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Gay & Bisex

Vita di coppia 17


di FRANK_1987
24.11.2019    |    4.457    |    1 4.2
"“Ciao, come va?”, mi chiede una voce femminile “Tutto bene grazie”, le rispondo dopo averla notata ritornando a guardare il barista perché lei, in quanto..."
PREMESSA (DA LEGGERE E NON SALTARE): Un nuovo capitolo uscirà ogni domenica. Questi racconti si collocano dopo la saga “IL FIDANZATO DI MIA SORELLA”

Anche se in questo capitolo all’inizio c’e’ una scena GAY, continuando a leggere troverete una scena TRANS. Vi ho voluto avvisare per non imbattermi in commenti sgraditi ed ho voluto postare il racconto in questa categoria perché e’ quella che mi identifica.

Al cinema o al locale? Tutti e due

CAPITOLO 17

Il suo cazzo esce ed entra dal giovane culo ritmicamente. I coglioni sbattono lungo il perineo e il ragazzo che si sta facendo scopare e’ steso supino sul letto e si sta segando il membro. Chi lo scopa, invece, e’ inginocchiato davanti a lui e gli spinge il pene dentro le budella tenendo le sue gambe alzate arpionate per le caviglie. Quando le lascia andare, il passivo poggia i piedi sul materasso e sembra una rana mentre l’attivo si accascia su di lui e inizia a baciarlo. Non c’e’ bisogno neanche più che si seghi la banana perché e’ praticamente attaccata al ventre di chi e’ sopra di lui e sfrega simulando una masturbazione lenta e piacevole. E’ in questa maniera che sto osservando Mario e Pietro fare l’amore. Ormai e’ da un bel po’ di tempo che va avanti questa storia. Già il giorno dopo che il ragazzetto ha compiuto 18anni, Mario ha voluto incontrarlo per scoparselo e farsi scopare a sua volta. Sebbene non lo sia ancora a livello professionale, Pietro e’ pur sempre un calciatore e farsi fottere il culo da uno di loro e’ una cosa che molti gay, o quasi, sognano almeno una volta. Quante seghe ci siamo fatti vedendo in televisione i beniamini del calcio? E a me e’ successo di incontrarne uno che un giorno spero diventi come Pelè, Maradona o Cristiano Ronaldo. Sono seduto ad una poltrona e osservo Mario riprendere ad afferrare le gambe di Pietro leggermente sotto al ginocchio, fin dove arriva l’elastico dei suoi calzettoni. Perché e’ così che il mio fidanzato l’ha voluto far vestire. L’ha chiamato invitandolo a casa da noi dicendogli di portare anche il suo borsone con tutta la roba che usa quando va al campo sportivo. Una volta entrato in casa, Mario gli ha ordinato di vestirsi come se dovesse giocare una partita ed e’ così che poi io mi sono fatto scopare. Mentre Pietro aveva arrotolato la maglietta dietro al collo e abbassato un po’ i pantaloncini giusto quel che serviva per far uscire il suo cazzo, io mi sono messo a pecorina facendomi fottere il buco del culo. Quando Mario gli ha intimato di smetterla, gli ha tolto gli indumenti da lavoro e ora lo scopa disteso sul letto. Segandomi il cazzo seduto ad una poltrona, ora il mio fidanzato ha smesso di trombare Pietro, si e’ avvicinato a bordo letto mettendosi a pecorina e, poggiando il suo torace sulla coperta, il 18enne gli e’ andato dietro infilzandolo con il suo cazzo. Devo rallentare la sega perché rischio di sborrare prima del previsto. Vorrei unirmi a loro ma mi sono già fatto scopare e il culetto di Pietro ha già avuto la sua dose quotidiana dei miei 19cm quindi lascio che sia Mario a godermi ancora perché io ne ho già goduto abbastanza anche quando lui era ancora minorenne. Pietro scopa il culo del mio fidanzato prendendolo per i fianchi ma anche per le spalle così da assestare meglio le sue spinte ed entrargli più in profondità. A volte lo afferra anche per i glutei stringendoglieli e imprimendogli le impronte delle dita. Quando Pietro grugnisce perdendo il controllo delle sue bordate, capisco che e’ arrivato il momento. Si toglie dal culo di Mario e lo fa inginocchiare davanti a lui spruzzandogli in faccia tutto il suo sperma. Mentre Mario ripulisce la banana del ragazzo, io mi alzo segandomi, prendo la maglietta del calciatore, ci sborro sopra e poi gliela strofino sul viso. Pietro ci comunica che ha intenzione di chiedere ai suoi genitori se può andare a vivere per conto suo ma sarebbe comunque una bugia perché invece vorrebbe trasferirsi da noi. Nonostante mi meraviglio vedendo Mario ben disposto ad accettarlo in casa, io non voglio grane future evitando che la sua famiglia scopra che me lo scopavo quando non aveva raggiunto la maggiore età e desidero che Mario non venga additato pure lui per una cosa che non ha commesso.
“Per favore, perché non posso venire a vivere qui?”, mi fa Pietro
“Perché non voglio. Mi piace divertirmi con te. Non sei un passatempo ma la gente mormora, non mi va che dicano di me cose non vere”
“Che cosa? Che ti scopi un minorenne? Non lo sono più”, mi ricorda il ragazzo mentre mette le sue cose dentro il borsone
“Ma lo sei stato e ti ho scopato. Non mi va di finire in galera”, gli dico
“Ma dovresti”, mi gela indossando il pantalone “mio padre e’ un avvocato, potrei raccontargli ogni singola cosa e ti farebbe diventare carne da macello per quei detenuti che vanno metti per i fighetti come te”, conclude mettendosi la maglia, prendendo il borsone e correndo nel corridoio
“Pietro non farlo neanche per scherzo”, gli grido seguendolo praticamente nudo “io mi fidavo di te, non puoi farmi una cosa del genere. Ti ricordo che sei stato tu a provocarmi seduti al tavolino del bar”, proseguo a ricordargli mentre lui esce sbattendo la porta ed io mi guardo bene dall'avvicinarmi ad essa perché, pur essendo Dicembre, qualche vicino potrebbe aver sentito le urla e mi avrebbe visto con il cazzo al vento
“Te l’avevo detto”, mi fa Mario entrando dal corridoio con gli slip addosso “non avresti dovuto impantanarti in questa cosa. So che non hai voluto che si trasferisse qui anche per proteggere me ma ora hai messo tutti e due a rischio”
“Quindi secondo te avrei fatto meglio a farlo venire qui?”, gli chiedo
“Dovresti, se non vuoi essere arrestato. Io non voglio, perché non me lo sono scopato quando aveva 17anni, ma tu non meriti una cosa del genere se lui era consenziente”, afferma mentre io annuisco preoccupato “devi fare qualcosa per rimediare altrimenti dovrai dire addio a tutto”, mi dice Mario tornandosene in camera da letto
Nonostante sia arrivato il mio mese preferito che mi porta sempre grande gioia, dentro di me sento nascere un freddo intenso. La neve non si e’ ancora vista in città ma la minaccia di Pietro ha portato il gelo nella mia vita. In fondo non posso farmi mettere i piedi in testa da un ragazzino. Non posso farlo trasferire a casa nostra. Che cosa direi ai suoi genitori se dovessero vederci per caso? Crederebbero alla sua finta versione che siamo due universitari già laureati che hanno frequentato la stessa facoltà che vuole scegliere lui l’anno prossimo? Questo lui non lo mette in conto ma mentre i giorni passano, la mia preoccupazione di essere arrestato diminuisce ma non cessa del tutto. Tra qualche settimana e’ Natale ma noi quest’anno non lo festeggiamo. Al Sud, per quelli che ancora vogliono osservarla, e’ tradizione non celebrare nessuna festa importante quando in famiglia si e’ avuto un grave lutto e quello di nonno Ugo per me e’ stata una tragedia. Ancora non ci posso credere. Ogni volta che vado a casa di Pietro, mi aspetto di vederlo uscire dal portone ma adesso non lo immaginerò neanche più perché da quel ragazzo arrogante non ho nessuna intenzione di continuare ad andarci. Un giorno entra suo padre nel ristorante e mentre sono intento a portare un piatto ad un cliente, il coperto mi cade a terra. Mi scuso con il commensale e con Gustavo fingendo di sentirmi poco bene ma il padre di Pietro mi saluta come se niente fosse e per oggi sono di nuovo tranquillo di non avere le manette ai polsi come detenuto e non come schiavo sessuale. La sera ricevo una telefonata dal figlio che mi comunica di non aver detto niente a nessuno, che non lo farebbe mai perché non vuole smettere di divertirsi con noi e che non vuole più trasferirsi nella nostra casa poiché significherebbe trovarsi un lavoro e al momento non vuole rinunciare al denaro della sua famiglia. Io lo capisco bene. In fin dei conti mi sono trovato il mio attuale lavoro che ero un po’ più grande di Pietro. Racconto tutto a Mario che e’ felice di non dover andare in prigione ingiustamente ma lo e’ di meno sapendo che il ragazzo non verrà ad abitare da noi. Avrebbe comunque beneficiato delle nostre attenzioni anche vivendo in due abitazioni diverse.
“Vogliamo andare al cinema?”, chiedo a Mario mangiando
“Non mi va, sono stanco”
“Ma e’ da un po’ di tempo che non usciamo insieme”
“Un po’ di tempo? Tre giorni”, precisa lui
“Per me sono un’eternità”
“Esci da solo, io sono davvero stanco. Forse ho un po’ di influenza”
“Allora devo restare a casa per metterti la supposta”, gli dico avvicinandosi seducentemente a lui
“La supposta che dici tu fa alzare la febbre, non la fa abbassare come quelle normali”
“Ok, esco da solo ma se non ti senti veramente bene, chiamami”
“Va bene, mammina”, mi fa Mario baciandomi
Mi preparo per andare al cinema e quando esco sta piovendo. Prendo l’ombrello, scendo i gradini di casa e salgo in macchina. Raggiunto il cinema, compro un biglietto e mi siedo quasi all’ultima fila. Poco dopo, il film che ho scelto di vedere inizia. E’ l’ultimo film di Christian de Sica, stasera avevo proprio voglia di ridere. Dall’altra parte del corridoio, c’e’ un signore che mi guarda perché ho accavallato le gambe. Io capisco perché mi sta fissando, allora sposto femminilmente una ciocca di capelli dietro l’orecchio e poi lo saluto. Lui e’ disorientato e riprende a guardare il film. Ora sono io che lo osservo. Ha un fisico massiccio nascosto da una camicia carta da zucchero. Barba che fa un tutt’uno con i capelli ma e’ leggermente stempiato. Può avere intorno ai quarant’anni e dal suo jeans, sebbene abbia le gambe aperte rivolte verso lo schermo, posso notare una bella protuberanza. I lembi della camicia sono stranamente scostati da sopra la sua patta e capisco che e’ stato lui a posizionarli in questo modo, così avrei visto chiaramente la sua dotazione. Mi giro un attimo verso lo schermo perché una battuta mi ha fatto ridere ma quando mi volto verso di lui non lo trovo. Una mano fredda mi si poggia sulla spalla destra.
“Se vuoi ti aspetto tra cinque minuti nel bagno dei maschi”, mi sento dire
Non e’ certo per questo motivo che sono venuto al cinema ma se quell’uomo mi ha chiesto di andare da lui per farmi scopare oppure per farsi succhiare solamente il cazzo, non vedo perché devo farmi perdere questa opportunità. Mi alzo e raggiungo i bagni. Solo una cabina e’ aperta e quando la apro, lo trovo seduto sul water con il cazzo già fuori dalla patta.
“Stavo per andarmene”, mi fa
“Non ero sicuro che sarei venuto qua”
“Non fare l’ingenuo, lo so che mi guardavi. Ti piaceva fissarmi il cazzo ancora dentro ai pantaloni, vero?”, mi chiede impugnando meglio il suo membro “ora lo stai vedendo perfettamente, inginocchiati e prendilo in bocca”
Mi strofino le mani per surriscaldarle un po’. Mi umetto le labbra e poi mi abbasso davanti al suo uccello. Il suo cazzo con la cappella rotonda e’ a qualche centimetro dalla mia bocca quindi lo afferro con la mano e lo guido dentro il mio cavo orale. L’uomo mugola di piacere mentre io cerco di dargliene ancora. Pompo la sua minchia di 18cm dentro la mia bocca, poi la sputo fuori, gli lecco i coglioni risalendo l’asta, gli stuzzico la capocchia con la lingua e poi lo faccio scomparire di nuovo nelle mie caldi fauci. Lui reclina la testa all’indietro e con la mano poggiata sulla mia nuca mi muove verso il suo pube ma non c’e’ bisogno, sono proprio io a succhiargli piacevolmente la sua banana profumata.
“Io mi chiamo Emanuele. Te l’ho voluto dire perché voglio che il mio nome rimanga impresso nella mente di ognuno di voi. Tu come ti chiami?”
“Giulio”
“Bene, Giulio. Ora che ci siamo presentati, fammi vedere il tuo culetto”
Mi alzo da terra e chiudo la porta della cabina bagno con il chiavistello. Era spalancata e per fortuna nessuno e’ entrato nella toilette. Mi sbottono i pantaloni, mi giro e li abbasso insieme ai miei boxer scoprendo solamente il mio culetto in corrispondenza della sua faccia. Le mani di Emanuele ancora fredde mi toccano i glutei e la sua lingua si insinua dentro le pieghe della mia rosellina. La stuzzica gradevolmente e la pigia per far in modo che lei si apra meglio quando avrò il suo cazzo nel culo. Mi da due sculacciate fortissime e poi sento lo strappo della carta del condom.
“Accomodati sulla mia poltrona”, mi intima
Mi levo una gamba del pantalone e mi avvicino buffamente a lui. Mi siedo in corrispondenza del suo cazzo e poi me lo pianto dentro al culo. Emanuele inizia a scoparmi con tutta la sua forza da uomo quarantenne. Mi bacia con la lingua e non credevo che uno come lui potesse fare una cosa del genere. Mi infila le mani dentro il maglione toccandomi la schiena e avvertendo un leggero calore sulla pelle. I suoi arti stanno iniziando a surriscaldarsi così come il resto del suo corpo e soprattutto il cazzo. Gli apro la camicia fino all’ultimo bottone. Un petto peloso e muscolosissimo mi si presenta davanti. E’ una goduria toccare tutti quei peli che stanno iniziando a cambiare colore con l’età. La sua robustezza mi ricorda quella dei gladiatori romani o semplicemente come vengono rappresentati nei film storici. Mi rimette le mani sulle chiappe e affretta la scopata. Io mi aggrappo ai suoi pettorali e i capezzoli urtano contro i miei palmi. Intanto nell’altra cabina e’ arrivato un signore che sta espletando i suoi bisogni e batte contro il muro per far cessare i gemiti che mi procura la minchia di Emanuele il quale mi mette una mano in bocca attutendo i rumori. Poi esce dal mio culo e mi fa inginocchiare. Si toglie il preservativo e si masturba davanti alla mia faccia macchiandola della sua essenza. Struscia il suo pene sulla mia lingua facendoselo lucidare, mi ringrazia per l’avventura, si abbottona pantaloni e camicia e se ne va. Io invece mi sego il cazzo, che non era stato neanche minimamente toccato ne’ da me ne’ da Emanuele durante l’amplesso essendo rimasto imprigionato nei miei boxer non completamente tolti. Dopo un paio di menate, sborro per terra. Mi riaggiusto, mi lavo la faccia ed esco. Il film sullo schermo e’ quasi arrivato a metà ma la notte e’ ancora giovane e decido di andare nel solito locale. Fuori fa freddo ma dentro c’e’ un’atmosfera decisamente diversa e più rovente. I ragazzi go-go boys sono sempre perennemente a torso nudo suscitando le attenzioni mie e degli altri habitué. Ordino il classico Bloody Mary e mi siedo al bancone.
“Ciao, come va?”, mi chiede una voce femminile
“Tutto bene grazie”, le rispondo dopo averla notata ritornando a guardare il barista perché lei, in quanto donna, non mi interessa
“Sei da solo?”
“Vedi qualcun altro vicino a me?”, le dico con un tono arrabbiato cercando di farla andare via
“Ti va di divertirci un po’?”
“Sono gay”
“Oh, ma sai quanto ne ho conosciuti come te? E poi ti svelo un segreto. Ho qualcosa che piacerebbe anche a quelli come te”, mi sussurra all’orecchio
Porca puttana. Non l’avevo mica notato. Quella che mi sta parlando non e’ una donna nata tale ma un’altra trans. L’ennesima che ci prova con me. Con le luci del locale, i suoi lineamenti maschili non ero riuscito a percepirli ma ora che so con esattezza cosa lei sia, posso constatare che si notano eccome seppur appena accennati.
“Ti interessa? Sei mai stato con una trans?”, mi domanda lei
“Me ne sono già scopato sei, bastano per essere all’altezza di un buon scopatore?”
“Non ci resta che scoprirlo” mi fa lei allontanandosi
La seguo senza finire il mio drink e percorriamo il corridoio che ci porta dentro le dark room. Una sola volta ci sono stato tanti anni fa ma in quell’occasione mi sono scopato un ragazzo e in questa mi scoperò una trans o forse mi farò scopare da lei, ora vedremo. La trans, Alessia, mi prende per il collo della giacca e mi bacia con passione. Mi toglie il giubbino e lo getta a terra e le sue mani percorrono il mio corpo raggiungendo il mio cazzo bello duro. Si inginocchia e mi sbottona i pantaloni togliendomeli insieme alle sneakers. Poi si alza, riprende a baciarmi e mi getta sul letto. Io mi tolgo anche il maglione e adesso sono nudo anche se non completamente. Solo i miei boxer devono essermi sfilati. Alessia cammina gattonando e accarezzandomi le gambe, poi prende l’elastico del mio intimo e lo abbassa liberando i miei 19cm. Fa un verso di ammirazione e se li mette subito in bocca. Io tengo le mie mani perpendicolari al mio corpo godendo con gli occhi chiusi. Lei mi succhia la banana fino all’attaccatura delle palle e ogni tanto devo afferrarmela perché sento i suoi denti strofinare sul mio cazzo. E’ sicuramente molto affermata in quello che fa, perché nonostante la sua dentatura urti contro la pelle del mio cazzo, non mi fa male ma mi provoca piacere.
“Voglio che mi scopi”, mi fa Alessia
“Anche io voglio vederti mentre ti siedi su di me”
“Sei un porcellino”, mi apostrofa
“E tu una scrofa”
“Così mi offendi”
“Scusa, non era mia intenzione”, le faccio io “credevo che volessi cambiare di nuovo nome e te ne volevo scegliere uno io”
“Ok, se vuoi chiamarmi scrofa non mi offendo. Sarà il nostro segreto”
Alessia si solleva e prende una scatola di preservativi. E’ davvero equipaggiata e all’interno ce ne sono rimasti solo due segno che gli altri dieci li ha già usati. Sono molto contento di questo perché essendo l’undicesimo cazzo della serata che le entra nel culo, ho qualche timore sulla sua salute ma di sicuro non rischio proteggendomi. Alessia mi passa il condom che io srotolano lungo il mio cazzo. Lei si spoglia esibendomi per la prima volta il suo meraviglioso corpo. Gli ormoni che assume le hanno dato ormai una linea femminile ma il cazzo sembra comunque bello consistente. La transessuale si siede su di me, le lubrifico il culo sputandomi sulle dita e, infilandogliene una dentro, poi la sostituisco con il mio cazzo. Alessia poggia le ginocchia sul materasso facendosi entrare tutto il mio membro nell’ano e iniziando a cavalcarmi. Io la prendo per i fianchi guidando la trombata sentendo i suoi glutei schiacciarmi i coglioni che si stanno caricando di sperma ogni qualvolta che lei saltella sul mio cazzo. Alessia si toglie il reggiseno mostrandomi il suo petto leggermente accennato. Non ha ancora fatto l’intervento per ingrandirlo o forse non vuole farlo per sembrare il più normale possibile e non rovinarsi come fanno le altre uguali a lei con numerosi e disastrosi interventi chirurgici non fondamentali.
“Mmh, che bello, che cazzo che hai”, esclama lei
“Ti piace?”
“Si, e’ lunghissimo”
“Non lo credevi per un omosessuale?”
“Smettila di denigrarti da solo. Io non bado alle etichette. Non dovresti farlo neanche tu”, mi consiglia mentre si aggrappa al mio petto e fa su e giù sul mio cazzo
“Ok, scrofa, allora impalati meglio sul mio cazzo”
“Mmh, si”, fa lei accomodandosi fino a raggiungere le palle e riprendere a scoparsi il culo praticamente da sola
La afferro per le tettine mentre lei si mette una mano tra i capelli e saltella felice come se fosse su un prato verde. Si abbassa su di me e mi bacia. Lo fa con una tale passione che per un po’ il bacio stesso mi porta a sborrare. La prendo per le chiappe e Alessia poggia le sue mani sul materasso così io, avendo davanti alla mia faccia le sue tette naturali e non siliconate come al solito, gliene succhio una e poi mi solleva facendo aderire il mio petto al suo. Limoniamo come due fidanzati e successivamente la ribalto sul letto. Il mio cazzo esce dal suo culo, che vedo per la prima volta anche se non in tutto il suo splendore, e prontamente glielo affondo ancora dentro. Ha le gambe spalancate così io, con la mano desta poggiata sul suo fianco sinistro e con la mano sinistra all’altezza della sua coscia destra, continuo a scoparmela guardandola negli occhi con un ghigno malefico e lei ansima di piacere. Do qualche bordata per farla calmare ed e’ così che si prende in mano il cazzo masturbandolo. Le lecco la caviglia sinistra fino a raggiungere la pianta del piede mentre lei si aggrappa ai miei bicipiti contratti per lo sforzo che sto facendo a tenerla ferma. Esco dal suo culo e mi alzo dal letto. Lei mi capisce al volo e mi segue posizionandomi a pecorina. Ora il suo buco di culo lo posso vedere chiaramente ed e’ di nuovo pieno del mio cazzo che fa dentro e fuori. Le palle piene di sborra sbattono lungo il suo perineo e mi fanno un po’ male perché e’ arrivato il momento di svuotarle ma ancora desidero resistere.
“Sei una scrofa, una lurida scrofa”, la insulto
“Si, voglio esserlo sempre”, mi fa
“Ti sei presa più di dieci cazzi stasera”, le ricordo
“Il tuo e’ davvero l’undicesimo”
“Si, vede, guarda com’e’ largo”, constato
“Non ancora, allargarmelo di più”
Il suo buco slabbrato accoglie perfettamente il mio cazzone anche in questa posizione. Mi piace scoparla a pecorina perché così posso afferrarla per le spalle e spingerle dentro tutto quello che ho per farle provare piacere. Lei e’ poggiata con le mani sul materasso e inarca la schiena per poter aprire meglio il culetto. Ma io sono a farlo usando le mie dita. Inserisco i miei indici dentro al culo ancora pieno del mio membro e posso vedere la pelle del mio cazzo muoversi su e giù lungo l’asta come se lo stessi osservando ai raggi X. Anche la sua mucosa anale si intravede ma mi fa un po’ impressione e tolgo le dita continuando a scoparmela. Lei si prende il cazzo e, anche non riuscendo a raggiungere la completa erezione, vedo fuoriuscire dalla sua uretra piccole gocce spermatiche. In seguito, smetto, mi tolgo da lei liberando il mio pene dall’involucro di lattice e le innaffio i glutei fino a bagnarle la schiena con uno schizzo più lungo degli altri. Agito il mio pene per far uscire gli ultimi residui e spennello la mia cappella sulla sua rosellina martoriata ma pulsante perché evidentemente e’ felice. Sta quasi per raggiungere il piacere di avere il dodicesimo cazzo in culo così finirà tutti i preservativi nella scatola, allora ci rivestiamo e mentre io raggiungo l’uscita del locale, Alessia mi fa l’occhiolino intenta a parlare con un signore di mezza età. Torno a casa fradicio perché l’acqua che sta mandando giù e’ davvero tanta. Quando entro in casa, noto subito che c’e’ qualcosa che non va. Sul tavolino ci sono due bicchieri che prima di uscire non c’erano. Non credo che Mario ne abbia usati un paio per bere due bibite diverse e dopo essermi tolto il maglione e raggiunto la stanza da letto, lo scopro armoniosamente abbracciato con Pietro. Ecco perché non e’ voluto venire al cinema con me. Doveva vedersi con il ragazzo. Sono un po’ arrabbiato ma mi fanno una tenerezza tale che non li voglio svegliare di proposito ma sono costretto a farlo quando mi corico sul materasso. Do un bacio a Mario senza dirgli nulla. In fondo anche io mi sono divertito con due persone diverse in una sola serata e forse non avrei potuto farlo se lui fosse venuto con me.

FINE CAPITOLO 17

TO BE CONTINUED

QUESTA E’ LA STORIA DELLA MIA ADOLESCENZA, SCRITTA DA ME E NON COPIATA DA ALTRI SITI. NON SONO UNO SCRITTORE PROFESSIONISTA QUINDI NON BADATE MOLTO GLI EVENTUALI ERRORI
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