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Gay & Bisex

La mia adolescenza 8


di FRANK_1987
11.02.2019    |    8.366    |    6 8.3
"Mi sdraio nuovamente sul letto e mi sego ripensando alla mia mano che ravana sopra il suo pantalone e immagino di venire sulla pelle delicata della sua schiena..."
PREMESSA (DA LEGGERE E NON SALTARE): Un nuovo capitolo uscirà ogni Lunedì. Questi racconti si collocano prima dell’inizio della saga “IL FIDANZATO DI MIA SORELLA”. Possono essere considerati dei prequel non dei sequel, quindi, se volete leggerli immedesimandovi, dovrete dimenticare tutto quello che avete letto finora o almeno cercare di posticiparlo nella vostra mente in modo da rendere queste letture più facili senza confondervi cronologicamente.

Un ventata di freschezza (E’ SOLO UN CAPITOLO DI PREPARAZIONE PER IL PROSSIMO)

CAPITOLO 8

Il locale per gay e’ affollatissimo. Ci sono tanti ragazzi e ragazze delle più svariate espressioni del mondo sessuale. Omosessuali, lesbiche, bisessuali, transessuali, drag queen e man queen riempiono il salone di questa discoteca aperta nella città poco distante dalla mia. Fa caldo ed entro a petto nudo indossando solamente un pantalone bianco elasticizzato e delle sneakers blu abbinate alla cintura dello stesso colore. Sono eccitato e la forma del mio cazzo si percepisce venendo notata anche dai più allupati della sala. Alcuni sono più disinibiti degli altri perché mentre cammino tra la gente atteggiandomi a fighetto, osano toccarmi i pettorali e gli addominali. Anche delle ragazze lo fanno sperando che io possa scoparle ma non ne ho la minima intenzione. Raggiungo il privè ed entro in una stanza con un separé di legno forato alla stessa altezza del pube di un uomo. E’ un gloryhole e mi abbasso sbirciando se qualcuno farà uscire il suo cazzo da un buco sul separé. Poco dopo un meraviglioso pene già scappellato esce dal secondo buco ed io mi avvicino con la bocca per iniziare a succhiarlo. Pompo quel cazzo sconosciuto dentro il mio cavo orale mentre il suo proprietario me lo sbatte contro le pareti e alle mie spalle sento avvicinarsi qualcuno. Un altro cazzo esce dal primo buco ed io, tralasciando quello che stavo succhiando, occupo la mia bocca con il secondo membro. Questo e’ più lungo e tenendolo per l’attaccatura delle palle, gli ciuccio la cappella e gli lecco l’asta. Poi mi metto in mezzo ai due buchi e alterno i due cazzi nella mia bocca succhiando e leccando tutta la loro superficie leccabile. Mentre li sego leggermente, un terzo cazzo esce dal terzo buco. E’ un pene enorme, probabilmente di un mulatto, con la cappella ricoperta dalla pelle prepuziale. Lo lecco e lo masturbo contemporaneamente scappellandolo e ricoprendolo nuovamente utilizzando solo le mie labbra. Posizionandomi al centro del separé, con le mani sego il cazzo di colore e quello fuoriuscito per secondo mentre con la bocca succhio il primo cazzo. Il suo proprietario non ci mette molto a venire e mi sborra in bocca la sua succulenta crema. Il secondo cazzo bianco mi viene sfilato dalle mani e l’uomo inizia a masturbarselo mentre io lascio andare quello mulatto e mi metto davanti al cazzo masturbato che spara sulla mia faccia ogni goccia possibile di liquido spermatico. Ripulisco anche il secondo cazzo e mi avvicino al terzo che masturbo io fino a farlo esplodere in una vera e propria fontana. Il primo schizzo mi finisce sulla spalla, il secondo in faccia e il terzo perfino tra i capelli. Succhio via ogni residuo di sborra vedendo quei meravigliosi cazzi sparire nel nulla dietro al paravento. Mi alzo sbottonandomi i pantaloni ed eccitato come sono, non ci metto niente a venire sul pavimento di quella stanza peccaminosa. Ad un tratto sento il bip di una radiosveglia e scopro che era tutto un sogno. Mi alzo constatando di essermi sborrato nelle mutande per via del sogno che ho appena fatto, un sogno che si verifica quasi ogni notte da quando ho scoperto dell’apertura di quel locale e anche a causa della mia voglia di andare a frequentarlo una volta che avrò compiuto 18anni. E’ una domenica di fine Maggio, comincia a fare caldo e mio fratello Salvatore, ritornato mesi fa dal servizio militare, ci ricorda che la famiglia della sua fidanzata sarebbe venuta a pranzare da noi.
“Non dimenticatevi che oggi Barbara e la sua famiglia vengono a mangiare qua”
“Tranquillo, non l’ho dimenticato”, risponde la mamma che dovrà cucinare
“Finalmente li conosceremo”, le fa eco papà
“E’ da quando e’ tornato dal militare che non fa altro che parlare di lei. Barbara di qua, Barbara di là”, fa Claudia scherzando mio fratello che le da una spinta
“Dobbiamo vestirci eleganti o andremo bene vestiti come ogni giorno?”, gli domando e Salvatore mi da un colpetto con il pollice e l’indice sul mio orecchio destro
“Smettetela”, fa mamma cercando di calmare gli animi
“Hanno cominciato loro per primi”, ricorda Salvatore
“Loro hanno cominciato per primi ma sarai tu a smetterla per primo”, lo rimprovera papà “sei il più grande, dai il buon esempio”, continua
Archiviata la scaramuccia con Salvatore, il resto della mattinata lo trascorro in compagnia del mio sverginatore nella sua bella fattoria assolata. Qui mi sembra di essere veramente felice perché oltre ad avere un cazzo di 25cm sempre a disposizione di ogni mio buco a lui non più proibiti, posso girare praticamente nudo sia per la casa che per la tenuta che e’ un po’ più isolata rispetto al resto del paese e nessuno può vederci o sentirci, dando libero sfogo ad ogni nostra perversione tant’e’ che quando mi faccio scopare, grido come un pazzo indemoniato, consapevole di poterlo fare tranquillamente. Dopo aver ricevuto l’antipasto di sborra, saluto il mio uomo e torno a casa. Sono quasi le 11.30 e mi preparo per presenziare al pranzo con la famiglia della fidanzata di mio fratello. Decido di non seguire le sue regole sull’abbigliamento sempre restando però sul classico quindi indosso una camicia a maniche corte celesti, uno jeans blu scuro, le sneakers, blu quelle che avevo durante il gloryhole nel locale mentre stavo sognando, e mi pettino portando i miei capelli castani in avanti in modo che sulla mia fronte formino una virgola all’insù. Quando suona il campanello, mio papà, da buon padrone di casa, apre la porta facendo entrare quella nuova famiglia. I suoi componenti sono italo-polacchi perché il padre di Barbara e’ italiano mentre la madre e’ polacca e lei e Salvatore si sono conosciuti mentre lui svolgeva il militare ad Arezzo. Insieme ai tre c’e’ un ragazzino mingherlino di nome Michele. Ha capelli e occhi neri, come il genitore maschile, e indossa una maglietta bianca e blu a righe orizzonti, dei pantaloncini corti beige e le sneakers bianche. Si vergogna da morire e sta in disparte per tutto il tempo della chiacchierata tra famiglie e anche durante il pranzo non spiccica una parola. Si limita a mangiare seduto come quei damerini dell’Ottocento stando sempre attento a non rilassarsi più di tanto.
“Ciao, io sono Giulio”, mi presento avvicinandomi a lui
“Michele”, mi risponde porgendomi la mano ma senza stringerla forte
“Quanti anni hai?”, gli chiedo
“14, a Settembre inizio il liceo artistico”
“Ti piace disegnare?”, gli chiedo e lui mi risponde annuendo e abbozzando un sorriso “ah, fico. E cosa disegni?”
“Corpi”
“Nudi?”, gli chiedo ridendo ma poi mi fermo immediatamente carpendo il suo imbarazzo e chiedendogli scusa “ti va di giocare alla PlayStation?“, gli domando
“Si, mi piacerebbe molto”
“Vieni in camera mia”
“In camera tua?”, mi domanda preoccupato
“L’ho attaccata lì ma se vuoi possiamo fare qualcos’altro anche qui”
“No, no, giochiamo alla PlayStation”
Entriamo in camera e socchiudo la porta. Mi sdraio sul letto poggiato con la schiena sul cuscino che ho posizionato verticalmente mentre Michele si siede a bordo letto accavallando le gambe. Iniziamo a giocare alla PlayStation ma poi lui si sdraia e su di me fermandosi con la sua faccia sopra il mio pacco. Non ho mai provato eccitazione verso un ragazzo in modo che sia io a scoparmelo ma adesso Michele, con la maglietta sollevata mettendo in mostra un po’ della sua schiena e l’inizio del suo slip, mi sta cambiando, mi sta portando a diventare attivo, io, che sono sempre stato passivo. Mi viene voglia di accarezzare la sua pelle morbida ma la parte razionale del mio cervello mi dice di non farlo, che ha solamente 14anni, e’ una cosa proibita ed illegale ma la parte irrazionale del mio cervello mi ricorda che ancora non sono maggiorenne, che non ho compiuto 18anni e che qualsiasi cosa possa accadere con Michele e’ tollerata e legale perché siamo tutti e due minorenni. Il problema ora e’ capire se la sua timidezza e’ dovuta al suo carattere o alla sua omosessualità che cerca di reprimere davanti alla sua famiglia. Smettendo di giocare, faccio finta di grattarmi la gamba destra per poi poggiare la mia mano sulla sua schiena in modo che il mio anulare e il mignolo tocchino la sua pelle bianca come un lenzuolo. Non so se prova solletico o se il ragazzino si fa sempre più ardito, ma sposta leggermente il suo corpo così la mia mano scivola sul suo culetto. Michele non dice niente, anzi, ha anche smesso di giocare per godersi questo momento mentre io inizio a massaggiargli le chiappe. Sono piccole e sode e mi ricordano ancora l’età che hanno ma in questo momento non ho nessun risentimento e comincio a muovere la mia mano in modo che possa arraffare più carne possibile. Il ragazzino solleva un po’ il busto e mi infila una mano dentro le cosce. Io sospiro piacevolmente toccando ancora le sue chiappe mentre il mio cazzo cresce a vista d’occhio e viene agguantato da Michele. C’avevo visto giusto, e’ come me e toccando tutte e due le chiappette del 14enne, mi sento in Paradiso mentre le sue manine toccano il mio pene di 19cm seppure ancora avvolto nel pantalone. Questo Paradiso però deve interrompersi quando Salvatore viene a chiamarci perché la famiglia di Barbara deve tornare a casa.
“Michele, i tuoi ti stanno aspettando”, fa Salvatore entrando all’improvviso in camera mia facendomi togliere la mano dal culo di Michele che si alza rimanendo seduto sul letto
“Cosa vogliono?”, chiede il ragazzo
“Dovete andare via”
“Di già?”, faccio io amareggiato alzandomi dal letto
“Perché? Ho interrotto qualcosa?”, chiede Salvatore sorridendo ironicamente
“No, niente”
“E’ stato bello conoscerti, Giulio”, dice Michele alzandosi ed abbracciandomi “possiamo rivederci un’altra volta?”, mi chiede mentre osservo mio fratello che sorride sotto i baffi
“Certo, quando vuoi tu”, gli rispondo
“Domani pomeriggio?”
“Ok, domani pomeriggio”, gli dico e poi se ne va seguito da mio fratello
Ho il cuore che mi batte all’impazzita e l’eccitazione che avevo mentre toccavo il sederino di Michele sta scemando riportandomi alla realtà. Ho appena massaggiato le chiappe ad un ragazzino di 14anni che non ha ancora iniziato il liceo e che sta per dare gli esami di terza media. Sto malissimo per questo ma immediatamente penso che se lui ci sta, non faccio nulla di grave e che se voglio che sia mio in tutto e per tutto devo sbrigarmi prima di raggiungere la maturità altrimenti mi sembrerà di essere diventato un approfittatore. Mi sdraio nuovamente sul letto e mi sego ripensando alla mia mano che ravana sopra il suo pantalone e immagino di venire sulla pelle delicata della sua schiena. Dopo cena, ritorno nella mia stanza per finire i compiti che Michele mi aveva impedito di fare dandomi la possibilità di accendere la parte attiva del mio essere gay.
“Che stavi facendo?”, mi chiede Salvatore entrando prepotentemente nella mia stanza
“Che vuoi dire? Quando?”, gli rispondo ignaro
“Oggi pomeriggio”
“Non so a cosa ti stai riferendo”
“Mi sto riferendo a te e a Michele. Vi ho visti sul letto”
“Stavamo giocando alla PlayStation”
“Con una mano sul suo culo?“, rabbrividisco “e scommetto che lui stava usando il tuo joystick“, continua mio fratello paragonando il mio cazzo all’aggeggio che si usa per giocare
“E anche se fosse?”, gli rispondo confessandogli implicitamente la mia omosessualità anche se lui ne e’ già al corrente visto che prima di partire per Arezzo faceva al mio culo la stessa cosa che facevo io poco fa a quello di Michele
“Devi stare attento, Giù. Potevano entrare papà o mamma e vederti in quella situazione facendoti scoprire per quello che sei”
“Ok, farò attenzione”
“Bravo, fratellino”, mi risponde Salvatore uscendo dalla mia stanza
Io mi alzo dal letto e per evitare che gli siano venuti in mente i ricordi di quando mi tastava il culo, chiudo la porta a chiave e mi addormento. Mi sveglio lunedì mattina carico di voglia perché pomeriggio avrei rivisto il mio 14enne preferito. Tutti i pensieri negativi su una nostra possibile scopata si infrangono ripensando che io con un altro quattordicenne, ora con un anno in più però, c’ho già fatto sesso anche se in quel caso, e’ stato Kevin a scoparmi e non io. Questo piccolo dettaglio ormai irrilevante per la mia eccitazione, lo accantono subito così faccio colazione e mia madre mi accompagna a scuola. Per non perdere la voglia di cazzi, porto Kevin e Alberto in bagno e li spompino facendomi venire in bocca durante l’ora in cui la professoressa di matematica manca. Alle 13.30 suona la campanella e finalmente posso ritornare a casa. Poche ore mi separano dal rivedere il mio bel Michele quindi mangio ed ho anche il tempo di fare i compiti. Quando mi arriva un messaggio dove Michele mi informa che sua madre e’ appena uscita e la sua casa e’ libera, indosso una maglia blu a maniche corte, un pinocchietto grigio e corro in camera da mio fratello.
“Sa’, mi presti le chiavi della tua moto?”, gli chiedo
“Perché?”
“Devo andare da una parte”
“Non te le do se non mi dici dove devi andare”, mi ricatta
“Devo vedermi con una persona”
“Michele?”
“Si”, gli rispondo
“Non c’e’ trippa per gatti con lui. Non riuscirai a fartelo mettere. Michele e’ una donna in tutto e per tutto ed ama solamente farselo mettere, non metterlo. Un po’ come te”
“E chi l’ha detto che mi devo fare scopare?”
“Cosa? Non vorrai dirmi che ora ti sei messo a fare anche l’attivo?”, mi risponde sbalordito “non dopo che te lo sei fatto aprire come un carciofo da nostro cugino Carlo”, continua informandomi che il bastardo gli aveva raccontato ogni cosa durante una festa dove si erano ubriacati confidandosi
“Ma a te che cazzo te ne frega? E poi, al limite, ce lo succhieremo e basta”
“Sono sul comodino. Tanto io prendo la macchina dopo”
Prendo le chiavi e scappo via. Salgo in sella alla moto, mi metto il casco e parto per raggiungere la casa di Michele prima che sua madre torni presto dalla commissione che e’ andata a svolgere. Arrivo, parcheggio la moto nel vialetto e busso violentemente alla porta che viene aperta da lui.
“Finalmente sei arrivato”
“Non potevo farmi perdere quest’occasione”, gli rispondo
“Non entri?”
“Entro subito”, gli rispondo a doppio senso
Mi accomodo chiudendo la porta con un piede e subito inizio a baciare le tenere e rosee labbra di Michele. Il suo alito sa di panino con prosciutto cotto e per questo motivo si vergogna e ogni tanto evita di ricambiare il bacio. Sul suo volto sta nascendo un po’ di barba ed ha un leggero baffetto appena accennato, tipico dell’età dello sviluppo. Baciandoci, ci incamminiamo verso il salotto e le nostre mani si dissetano dei nostri rispettivi corpi.
“Aspetta devo andare un attimo in bagno”
“Spero ti sia pulito bene”, gli ricordo
“Perché, cosa vuoi fare?”, mi chiede maliziosamente
“Io niente, lui vuole entrare in te”, gli rispondo spudoratamente brandendo la sagoma che il mio cazzo ha formato verso sinistra dentro il mio pantaloncino
Michele si lecca avidamente le labbra e corre subito in bagno così da finire in fretta quello che deve fare e tornare subito da me. Ha una casa davvero confortevole, sono sicuro che il rumeno Stanislav, l’altro uomo che mi sta scopando, la troverebbe di suo gradimento. Alle pareti ci sono diverse fotografie di Barbara e di Michele che mostrano la progressiva crescita dei due ragazzi. Anche da bambino, il mio ometto era uno spettacolo ma non si può certo dire che sia il classico polacco biondino perché di straniero ha solo il sangue e non l’aspetto fisico. Sono molto eccitato e non vi va di aspettare così decido di andare in bagno per controllare cosa stia facendo Michele. Fortunatamente non ha chiuso la porta a chiave così lo trovo intento a lavarsi i denti. Entro furtivamente e le mie mani si appiccicano da sole sulle sue chiappe avvolte in un jeans di colore scuro. Con lo spazzolino in bocca, Michele alza la testa e mi sorride dolcemente mentre io strizzo il suo culo e gli alzo leggermente la maglietta. Lui finisce di sciacquarsi la bocca ed io, con una mano intorno al suo collo e l’altra aggrappata al suo pettorale destro, gli lecco e succhio l’orecchio per poi alzargli la maglietta ammirando il suo addome adolescenziale. Gli sbottono il pantalone abbassandoglielo leggermente e inizio a tastare il suo culetto da sopra l’intimo strusciando ogni tanto il mio pacco duro contro il suo solco anale inviolato ma ancora per poco. Eccitato all’inverosimile, lo prendo per un braccio e lo porto di nuovo nel salotto aiutandolo a camminare perché i pantaloni abbassati fin sopra il ginocchio gli impediscono una deambulazione facile e lo getto sul divano facendolo penzolare dallo schienale.
“Che cosa vuoi fare?”, mi chiede Michele
“Voglio godermi questo culetto”, gli rispondo accarezzandoglielo
“E non puoi farlo scopandomi?”
“No, perché una semplice scopata non mi basterebbe”
Con l’avambraccio sinistro poggiato sul suo coccige, sculaccio Michele con la mano destra da sopra i pantaloni. Per ogni schiaffo che gli do, lui emette un gridolino di piacere caricandomi ancora di più. A volte alterno le sculacciate ai massaggi ma per la maggior parte del tempo gli do dei sonori schiaffi che riecheggiano nell’aria. Temevo che non avrebbe gradito ma invece lui mi incita a sculacciarlo perché adesso gli piace questo trattamento. Massaggio le sue chiappe morbide prendendo le sue mutande tra le mani e, stropicciandole, gliele abbasso leggermente notando l’inizio del solco anale. Mi avvicino a quella meraviglia e inizio ad annusarlo inebriandomi dell’odore di bagnoschiuma che emana la sua pelle delicata. Lungo le sue gambe si comincia a notare una leggera peluria che accarezzo teneramente e poi riprendo a sculacciarlo sonoramente.
“Più forte, Giulio”, mi incita Michele
“Guarda che lo faccio davvero”, lo minaccio
“Fallo, fallo”
“Sei proprio sicuro?”, gli domando senza mollare un attimo le sue chiappe che vengono avvolte dalle mie mani
“Si, sono sicuro”
“Ok, l’hai voluto tu”
Mi siedo sul divano, prendo Michele dai fianchi e lo faccio sdraiare sopra le mie gambe. Con le mani riprendo a massaggiargli le chiappe e a schiaffeggiargliele lievemente. Poi gli abbasso l’intimo constatando che i suoi glutei sono diventati rossi ma, incurante del nuovo e vivace colore che ha assunto la sua pelle, riprendo a sculacciarlo prima piano, poi sempre più forte. A volte gli schiaffeggio una chiappa per volta, altre invece gliele schiaffeggio tutte e due contemporaneamente. Il mio cazzo sta scoppiando dentro i miei pantaloncini e preme contro l’ombelico di Michele che digrigna i denti e urla ad ogni mio sganascione. Sentirlo gridare e averlo impotente sulle gambe senza che lui possa liberarsi, anche se non vuole, mi piace moltissimo e allora gli allargo le chiappette osservando il suo buchetto ancora immacolato. Passo una mano tra una chiappa e l’altra come se fosse una carta di credito e gli stimolo l’ano sentendolo sospirare.
“Hai qualcosa da usare per aprirti il culo?”
“Usa il tuo cazzo”, mi risponde
“Volevo dire per facilitare l’entrata”
“Credevo che l’avresti portato tu”
“Ero troppo eccitato e mi sono dimenticato”, gli confesso “ho cercato di arrivare in tempo prima che tua madre potesse ritornare, scordandomi tutto”, continuo
“E adesso?”
“Usiamo la saliva”
“Ma mi farà male”, fa lui assumendo un’espressione cucciolosa
“Con me non e’ successo e il cazzo che mi ha sverginato era più grande del mio, vedrai che farò pianissimo”, lo rassicuro accarezzandogli i glutei color pomodoro e glieli bacio affettuosamente
“Ok, sbrighiamoci”
“Michele, sono tornata”, ci avverte la madre entrata dalla porta sul retro
“Cazzo e adesso?”, gli chiedo spaventato
“Esci svelto”, mi dice alzandosi da sopra di me sistemandosi mutande e pantaloni “ci vediamo la prossima volta”, prosegue
“Quando?”, gli chiedo abbracciandolo per la vita desideroso di non staccarmi più da lui
“Ti faccio sapere io”, mi risponde baciandomi
Il suo alito ora sa di menta ma avrei preferito che sapesse di sperma, il mio sperma. Dandogli dei piccoli bacetti a stampo, mi avvicino alla porta, la apro e finisco di baciarlo solamente quando la chiudo facendola diventare un limite da non oltrepassare perché altrimenti sua madre ci avrebbe scoperti. Purtroppo questa volta e’ andata a buca ma sono convinto che non mancheranno occasioni per rivederci e riuscire a scopare almeno fino a quando resterò ancora un minorenne come Michele. Questo incontro lo voglio io, desideroso di toccare il suo culo ancora una volta ed essere il primo che entrerà nel suo forellino, ma lo vuole soprattutto il ragazzino, artefice di aver preso l’iniziativa ieri quando in camera mia si e’ sdraiato sulle mie gambe giocando alla PlayStation mostrandomi tutto quel ben di Dio nascosto dai suoi indumenti. Cammino all’indietro per non perdere d’occhio la porta della sua casa e torno alla mia carico di speranze…

FINE CAPITOLO 8

TO BE CONTINUED

QUESTA E’ LA STORIA DELLA MIA ADOLESCENZA, SCRITTA DA ME E NON COPIATA DA ALTRI SITI. NON SONO UNO SCRITTORE PROFESSIONISTA QUINDI NON BADATE MOLTO GLI EVENTUALI ERRORI.
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