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Gay & Bisex

Vita di coppia 15


di FRANK_1987
10.11.2019    |    3.919    |    1 4.1
"Pietro chiude gli occhi e distende le sue mani lungo i fianchi..."
PREMESSA (DA LEGGERE E NON SALTARE): Un nuovo capitolo uscirà ogni domenica. Questi racconti si collocano dopo la saga “IL FIDANZATO DI MIA SORELLA”

Una nuova famiglia

CAPITOLO 15

“Giulio, posso parlarti di una cosa?”, mi fa Rafael
“Che cosa vuoi?”, gli chiedo appartandoci vicino ad una colonna nel corridoio dell’ospedale
“Volevo ringraziarti per Ayako”
“Rafael, ma che cazzo me ne importa di quella zoccola transessuale?!”
“Lo so che tuo nonno e’ più importante ma io volevo ringraziarti lo stesso. Non abbiamo avuto modo di parlare da quando le hai dato il mio numero e così ho pensato di farlo adesso”
“La mamma si merita uno migliore di te”, gli dico “non merita di essere tradita. Gliel’hai detto che ti inchiappetti anche una trans o pensi che per lei sia troppo?”, proseguo
“Di sicuro non capirebbe”
“Ma se non si e’ scandalizza sapendo che anche suo figlio gay c’ha fatto sesso, perché dovrebbe scandalizzarsi con uno come te?”
“Ok, glielo dirò ma questo non e’ il momento di parlarne”
“Guarda che hai iniziato tu”, gli ricordo
“Che cosa hanno da confabulare i miei due uomini preferiti?”, fa la mamma raggiungendoci
“Niente, Giulio e’ triste per Ugo”, fa Rafael coprendosi
“Vedrai che il nonno si riprenderà”
“Ne dubito”, le rispondo ricevendo una carezza materna sulla guancia
Dopo un po’ di tempo, arriva lui. E’ in città da un paio di giorni ma come si presenta adesso non l’avevo mai visto. I capelli castani gellati e pettinati all’indietro, la barba di due o tre giorni, indossa una camicia bianca mentre la cravatta, i pantaloni e i mocassini sono neri. Al polso sinistro porta un orologio d’oro mentre a quello destro tiene avvolto un polsino del quale non si separa mai. Gli occhiali a specchio oscurano metà volto ma e’ sempre bello. Al suo seguito c’e’ la moglie. E’ abbigliata con un abito blu e i tacchi, rigorosamente 12, dello stesso colore. I suoi lunghi capelli scuri che le arrivano quasi fino alle natiche svolazzano per la sua andatura da vera donna. Al braccio destro porta una borsa di Louis Vuitton fatta penzolare fieramente all’altezza del gomito tenendo il braccio leggermente sollevato in aria. Sembrano due nababbi ma sono solamente mio zio Mariano e sua moglie Cecilia, neo-donna. Proprio così, Cecilia, ex transessuale, ha fatto l’operazione quattro anni fa riuscendo a cambiare dai suoi documenti, il nome dal maschile al femminile e impalmando quel bel fusto dello zio. Con loro non c’e’ il piccolo Miguel, avuto da una relazione occasionale di Mariano. Hanno deciso di farlo rimanere in casa, in compagnia della babysitter che si sono portati direttamente da Rio de Janeiro. E’ una signora di mezz’età scelta da Cecilia così il marito non se la scoperà anche se lei vorrebbe essere chiavata sicuramente da quel toro dall’abbronzatura perenne. Lui e papà non fanno altro che litigare ogni santo giorno. Prima andavano d’amore e d’accordo ma la malattia del nonno ha peggiorato le cose. Zio Mariano vorrebbe staccare la spina perché dice che non vuole vedere suo padre soffrire mentre il mio genitore non vuole farlo perché ha speranza che possano esserci miglioramenti. Ma le loro continue liti non giovano a nessuno. Si deve prendere a malincuore una decisione anche se può sembrare la più ingiusta e dolorosa di sempre.
“Tesoro, volevo dirti che purtroppo e’ successo quello che temevamo”, fa mio padre svegliandomi nel cuore della notte nei primi giorni di Agosto “il nonno ci ha lasciati”
Non appena sento queste parole, il cellulare mi cade dalle mani finendo sul pavimento e rompendosi in mille pezzi. Mario si alza improvvisamente sul letto cercando di scuotermi per farmi riprendere. La persona che ho amato di più al mondo mi ha appena lasciato. Sono andato in iperventilazione e la testa inizia a girarmi. Il mio fidanzato ci mette parecchio per farmi riprendere ed arriviamo all’ospedale che hanno già portato il nonno all’obitorio. Voglio vederlo per l’ultima volta ringraziandolo di avermi fatto affacciare su un mondo che non avevo ancora esplorato a 15anni. Lo so, per molti di voi e’ una cosa innaturale che un nonno faccia perdere la verginità anale al nipote ma non e’ stato violento e non ha mai abusato di me. Anzi. Mi ha sempre supportato quando da ragazzino incontravo qualcuno perché era sempre convinto che tra noi due le cose non potevano funzionare e invece e’ andato tutto benissimo per quasi 8anni, prima di fidanzarmi con Mario. Torniamo a casa per contattare l’agenzia di pompe funebri e dopo due giorni si svolgono i funerali. Lo zio Mariano decide di restare in città ancora per un po’ perché c’e’ una questione da affrontare: la vendita della fattoria di Ugo. Mio padre non può gestirla da solo, avendo già il suo principale lavoro, e non gli e’ mai piaciuto quel posto mentre mio zio, una volta tornato in Brasile, non saprà come mandarla avanti. Vorrei offrirmi volontario per occuparmene io ma sebbene abbia frequentato quel posto più del dovuto, il nonno non mi ha mai insegnato come si svolge la vita di un fattore impegnato a insegnarmi altre cose più licenziose. Vendere l’ultima cosa che apparteneva ad Ugo mette d’accordo i due fratelli e dopo aver trovato gli acquirenti giusti, Mariano, Cecilia e Miguel tornano a Rio de Janeiro. Lo so, anche voi pensavate che mi sarei fatto scopare di nuovo dallo zio, ma non potevo approfittare di una situazione del genere, non sarebbe stato etico. Dopo Ferragosto, approfittando delle vacanze estive, la famiglia che ha comprato la fattoria del nonno, arriva direttamente dal Piemonte. E’ un nucleco familiare composto da padre, madre e due figli, una ragazza di 20anni e un giovane di 17anni.
“Scusa il disturbo”, mi fa il ragazzo
“No scusami tu. Cosa c’e’?”
“Sei dentro la mia stanza”
“Oh mi dispiace”
“Mia madre ha voluto cambiare la disposizione quindi questa e’ toccata a me. Tu perché sei qui?”
“Perché qui ho perso la mia verginità”
“In questa casa?”, mi chiede stupito
“Si, in questa casa”
“Ma il proprietario non era tuo nonno? Com’e’ possibile?”, mi domanda mentre io lo guardo con un sorrisetto ironico e lui capisce che Ugo ha preso la mia virtù “mi stai dicendo che tuo nonno ti ha violentato in questa camera?”
“Non mi ha violentato, e’ stato consensuale”
“Mi dispiace”
“Non devi esserlo e’ stato un nonno esemplare, non ha mai abusato di me anzi, ero sempre io che andavo in cerca del suo bastone da 25cm”, quando gli rivelo le misure di Ugo, il ragazzo deglutisce amaramente “ora devo andare”
“Va bene, io comunque sono Pietro”, mi rivela porgendomi la mano
“Giulio”, gli rispondo stringendogli l’arto
“E’ stato un piacere, Giulio”
“Anche per me, Pietro”
Me ne vado tornando a casa non più a malincuore per non avere nonno Ugo accanto ma contento di aver conosciuto Pietro. E’ un ragazzo dai capelli castani e gli occhi verdi. Conoscendolo meglio scopro che gioca in una squadra dilettantistica di calcio come attaccante. Quando i miei giorni liberi coincidono con le sue partite mi piace andare a vederlo mentre corre per il campo sportivo cercando di prendere la palla e quando un avversario lo fa cadere, mi viene voglia di andare a suonargliele di santa ragione per poi portare Pietro negli spogliatoi, lavarlo dalla terra e dal sudore che ha addosso ed asciugarlo con la mia lingua. Lo so che e’ un pensiero insano, essendo lui minorenne, ma e’ già bello e formato, di sicuro non mi rifiuterebbe e se lo facesse, io non lo costringerei perché so come fermarmi. Parlo a Mario di questa mia ossessione ma lui non vuole incontrarlo per un possibile appuntamento sessuale. Non si abbassa a così tanto e mi addita come malato di sesso. Non mi offendo perché sicuramente e’ la verità e mi consiglia di andare in qualche clinica specialistica per curare la mia dipendenza dal sesso. Io lo escludo a priori e poi lui, capendo quanto Pietro mi interessi sia a livello affettivo che sessuale, mi da il benestare a scopare con lui, qualora lo desideri e mi dice anche che se avrò altre scappatelle, sebbene siano da considerarsi tradimenti, non devo nascondergliele come ho fatto con Adriano, il ragazzo del parco.
“Come sono andato?”, mi chiede Pietro dopo averlo aspettato un’altra volta dall’uscita del campo
“Non lo so, non mi intendo di calcio”
“Ma puoi dare un parere su di me invece che sulla partita”
“Tu sei stato bravissimo”
“Lo dici soltanto per indorarmi la pillola”, fa lui incamminandosi con il borsone sulla spalla
“Non e’ vero, dico sul serio”
“Ma se hai detto che non capisci niente di calcio”
“Ma mi intendo di calciatori. Quelli mi piacciono perché sono sempre bravi, anche se commettono degli errori che io non comprendo”
Pietro sorride perché capisce che che gli ho fatto un complimento e sorride compiaciuto. Non e’ minimamente turbato dalla cosa sia perché e’ un uomo che gli fa i complimenti e sia perché io sono più grande di lui. Lo invito a bere qualcosa di fresco e lui ordina una granita mentre io un succo di frutta all’albicocca.
“Hai una fidanzata?”, gli chiedo
“No, al momento no”
“Ti sei appena lasciato?”, domando curiosamente
“Si ma non stavamo da molto insieme. Lei voleva fare il primo passo ma io non me la sentivo”
“Ah, e io che ti credevo uno sciupafemmine incallito”
“No, ho avuto tante ragazze ma quando mi chiedevano di fare sesso, non lo so, mi bloccavo. Forse sarà ansia da prestazione”
“Si, sarà sicuramente così”, gli rispondo bevendo il mio succo di frutta mentre lui prende un po’ di granita e la mangia facendomi pensare che il cucchiaino che gli finisce in bocca sia il mio cazzo
“Perché mi guardi?”
“No niente, stavo riflettendo. Forse se non riesci a passare al livello successivo con una ragazza e’ perché in mezzo alle cosce non ha quello che desideri di più, cioè il cazzo”, Pietro non risponde, anzi, diventa tutto rosso in viso “secondo me pensi ai ragazzi perché sei gay e non hai il coraggio di ammetterlo a te stesso”, continuo finendo di bere la mia bibita e quando poggio la bottiglietta e la mano sul tavolino, le dita del ragazzo si avvicinano alle mie stringendole forti
C’avevo visto giusto, anche Pietro e’ dei nostri. L’avevo intuito quando ha deglutito imbarazzato non appena gli ho rivelato le misure del cazzo di mio nonno buonanima.
“I miei genitori lavorano e mia sorella e’ ancora all’università, vogliamo andare a casa mia?”
“Sei sicuro di volerlo fare?”
“Si, perché me lo chiedi?”
“Perché io sono più grande di te”
“Soltanto di 11anni ma chi se ne frega? Non mi stai mica costringendo”
“Ok, andiamo. Non vedo l’ora di scoparti”, gli dico
Io e Pietro ci alziamo dal tavolino del bar. Lo osservo mentre cammina più in avanti rispetto a me. Indossa un pantalonico blu di tuta corto e una maglietta verde. Sebbene il pantaloncino sia un po’ largo, riesco perfettamente e vedere le sue chiappe strusciare contro la stoffa interna disegnando una perfetta circonferenza rotonda. Stare a casa di Pietro mi fa un certo effetto. Mi commuove perché e’ la prima volta dopo tanto tempo che ci scopo con qualcuno, l’ho sempre fatto con il nonno. Pietro mi invita a sedermi sul divano mentre lui va a sistemare il borsone in camera sua perché la madre non ama vedere disordine in giro per la casa. Io non riesco a resistere. Ho il cazzo che mi scoppia nel pantaloncino marrone e deve uscire ad ogni costo per infilarsi in una bocca o in culo. Conoscendo ad occhi chiusi la casa, raggiungo la stanza di Pietro e chiudo la porta alle mie spalle. Mi avvicino minacciosamente e lo spingo con la schiena sul letto sedendomi a cavalcioni sopra di lui. La spinta che gli ho dato fa si che la sua maglietta si sollevi e mi mostri il suo addome piatto e un filo di peli che scende dall’ombelico finendo dentro gli slip. Lo bacio con passione ma anche con frenesia. Non vedevo l’ora di infilargli la lingua in bocca e adesso sta succedendo. Pietro mi accarezza la schiena finendo con le sue mani sulle mie chiappe ma poi io mi sollevo su di lui, gli tolgo i pantaloni insieme alle mutande e il suo cazzo svettante mi appare all'istante.
“Complimenti”, gli dico riferendomi ai suoi 18cm
“Grazie”, mi fa lui coprendosi
“Perché ti copri?”, gli chiedo
“Mi vergogno”
“Di avere un cazzo del genere? Diversi culi ne andrebbero matti, anche il mio. Lo sento già pulsare”
“Non ho mai scopato”
“Forse questo e’ il momento perfetto”, gli dico abbassandomi fra le sue gambe
La minchia maggiorata di un ragazzo non ancora maggiorenne mi finisce in bocca. Pietro chiude gli occhi e distende le sue mani lungo i fianchi. Nessuno mai gli aveva fatto un pompino e sono felice di essere il primo. Mi infilo tutta la sua nerchia in bocca giocando con la lingua, poi me la sfilo, gli lecco l’asta, la cappella e poi scendo lentamente fino a raggiungere i suoi coglioni leggermente pelosetti. Pietro mugola di piacere e si leva la maglietta mostrandomi il suo fisichetto ma al momento non devo essere io quello che si deve far scopare ma lui, quindi smetto di succhiarlo. Mi inginocchio sul letto, mi levo la maglietta bianca e abbasso i pantaloni e i boxer a metà gamba. Pietro rimane esattamente come suggerisce il suo nome: pietrificato. Si solleva quasi ipnotizzato dal mio cazzo e se lo infila in bocca. Non so se sia il suo primo bocchino ma e’ impacciato. Lo tiene per l’attaccatura delle palle ma non si mette in bocca solo che la capocchia. Lo prendo per la nuca, gli tolgo bruscamente la sua mano dal mio membro e gli scopo letteralmente la bocca. Dopo averlo lasciato senza fiato, lo getto sul letto, gli alzo le gambe e gli lecco il buchetto già violato. Mi confessa di non essere mai andato a letto con qualcuno ma di aver perso la verginità con vari oggetti e ortaggi trovati in casa. Comunque sia, e’ un piacere trovarlo già ben aperto così almeno la scopata sarà piacevole per entrambi anche se mi sarebbe piaciuto sverginarlo e suppongo che avere il mio cazzo nel culo sarà diverso da un cetriolo o una zucchina. Mi levo completamente i pantaloni e il mio intimo e mi avvicino alla sua rosellina.
“Ahi, mi fai male”, esclama Pietro stringendo le chiappette
“Se stringi ti farai ancora più male”
“Ma non voglio che entri ancora”
“Allora restiamo così?”
“No, esci”
“Non ne ho la minima intenzione. Facciamo così. Io mi muovo delicatamente mentre tu cerchi di rilassarti, ok?”
Pietro fa cenno di si con la testa tenendo la bocca leggermente aperta dal dolore. Mi muovo avanti e indietro con delicatezza per dargli un po’ di piacere. Sapevo che infilargli il mio cazzo nel culo sarebbe stato diverso ad un qualsiasi ortaggio ma più spingo, più la bocca di Pietro si spalanca per la gioia di essere scopato. Prendo coraggio e spingo altri centimetri. Lui digrigna i denti ma non stringe le chiappe, e’ un buon segno e gli pianto nel culo altra carne della mia minchia. Lo afferro per un fianco mentre lui si tiene la gamba sinistra sollevata sorreggendola da solo e si masturba il cazzo. Quando una persona si sega e tu la scopi, significa che non prova dolore, che può dedicarsi ad altro piacere e quindi comincio a spingere più energeticamente la mia banana dentro il suo retto. La sua pelle profuma, e’ stata appena lavata nella doccia degli spogliatoi, e’ leggermente sudato sia per la camminata che ci siamo fatti ma soprattutto per quello che si sta consumando nella sua cameretta. Mi appoggio alle sue scapole usandole come perno e, tenendo ancora in lui il mio attrezzo, riesco a sollevargli il culo e a trombarlo come un martello pneumatico. Non me ne frega niente se adesso prova ancora dolore, quello che mi interessa e’ portare a termine la scopata. Mi accascio su di lui e lo bacio teneramente quasi a scusarmi per come mi sono comportato.
“Ti fa ancora male?”
“Assolutamente no”, mi risponde
“Certo, l’avevi già collaudato”
“Ma nessun ortaggio e’ come il tuo cazzo”, mi dice facendomi inorgoglire “e poi quando mi scopavo da solo ero io a muovere dentro e fuori il cetriolo con delicatezza ma invece ora sei tu che comandi la scopata”
“Ti dispiace se uso un po’ di forza?”
“No, mi piace se lo fai”, mi comunica
Continuo a scoparmi il culetto minorenne di Pietro e lo abbraccio limonando con lui. Ha le gambe sollevate in aria e i piedi poggiati sul mio apparato renale. Con la mia minchia in quel giovane budello, sento le mie palle avvicinarsi al suo buchetto slabbrato ogni volta che affondo. Ha il cazzo schiacciato contro il mio addome e non può segarlo per questo motivo le sue mani si fermano sulle mie chiappe finendo successivamente nel solco delle mie natiche a stimolarmi il buco di culo aperto per lo sforzo che sto facendo nel fottermelo. Verificando quanto sia largo il mio foro anale, Pietro ed io sorridiamo e ci baciamo con passione. La mia testa si sta innamorando di lui ma il mio cuore me lo impedisce perché suggerisce alla mia mente che sono già impegnato con Mario ma non necessariamente deve scegliere tra l’uno o l’altro, posso averli entrambi e magari il mio fidanzato, quando il 17enne avrà raggiunto la maggiore età, non si farà scrupoli a scoparselo anche lui. Esco dal culo di Pietro e lo faccio alzare. Sulla sua coperta azzurra c’e’ la sagoma della sua schiena sudata. Lo posiziono a pecorina, gli punto il cazzo sul buchetto e di nuovo la pelle del mio membro viene avvolta dalle sue caldi pareti anali. Pietro poggia la testa sul materasso mentre io lo afferro per i fianchi e lui si sega. Fortunatamente, anche se sono il suo primo cazzo, il suo buco non perde sangue perché il solo pensiero mi fa venire un leggero svenimento. Dò una spinta vigorosa al culo di Pietro e poi gli chiedo di scoparmi.
“Che bel cazo che hai, lo voglio tutto nel culo”, gli dico spegnendo la mia parte attiva e accendendo quella passiva
“Vieni che ti scopo, troietta”, mi fa Pietro mentre si siede a gambe aperte poggiandosi con la schiena alla spalliera del letto
“Mi piace questo tuo cambiamento”
“Hai detto tu stesso che qualsiasi culo sarebbe felice di farsi scopare dal mio cazzo”, mi ricorda “e sono felice che il primo a beneficiarne sia tu”
“Ti ringrazio ma ti avverto, sono una puttana incallita”
“Meglio”, fa Pietro
Mi siedo sulle sue gambe e mi avvicino il pene al mio buchetto. Non e’ stato lubrificato e quindi mi do due sputate copiose sulla mano, le spalmo sulla mia rosellina e poi prendo il membro di Pietro e lo indirizzo verso la mia apertura. Non appena poggia la cappella, questa viene risucchiata nel mio intestino e anche l’asta trova posto al suo interno. Il ragazzetto sorride eccitato ed io, poggiando le mani sul suo torace, comincio a cavalcarlo. Le sue mani si posizionano sulle mie chiappe e le sento mentre me le muovono ritmicamente. Mi masturbo mentre un cazzo ancora acerbo e’ dentro di me. E’ acerbo perché non e’ ancora adulto ma vi assicuro che sa lavorarmi bene l’intestino. Faccio su e giù freneticamente tanto da far gridare Pietro dalla paura che il suo cazzo possa staccarmi e rimanere in un anfratto piuttosto buio. Le sue palle vengono schiacciate dalle mie natiche e sicuramente gli procurano la stessa sofferenza che provano quando ci danmo un calcio nelle parti basse. Mi sego furiosamente e poi sborro. Uno schizzo più lungo degli altri, finisce in faccia a Pietro, più precisamente sulla sua guancia sinistra mentre gli altri si riversano sul petto. Lui continua ancora a scoparmi anche se sono io a saltellare sulla sua minchia ma poi me la toglie dal culo strattonandomi, io mi faccio un po’ più indietro e lui espelle il suo nettare sopra il mio pube. E’ una gioia prenderlo con le dita e ficcarmele in bocca per assaporarle perché e’ una sostanza fuoriuscita dalla sua uretra per la prima volta grazie ad una scopata e non ad una sega in solitaria. Ansimiamo tutti e due stanchi e poi ci baciamo appassionatamente. Per fortuna riesco ad uscire dalla sua casa prima che arrivi la sua famiglia sebbene abbia dovuto percorrere gli stessi segreti labirinti che mi permettevano di uscire da quella casa dopo essere stato scopato dal nonno per non farmi scoprire dalla mia famiglia, molto tempo prima di venire a conoscenza di tutto quanto.
“Com’e’ andata con Pietro?”, mi domanda Mario
“E’ stato dolcissimo”
“E lui?”
“Che vuoi dire?”
“Tu sei più grande, tu dovevi essere dolce”, mi fa
“Sono stato come il miele quando l’ho scopato ma non quando me lo sono fatto mettere nel culo”
“Ti sei fatto scopare da minorenne?”
“Mario non lo dire con questo tono. Non e’ stata violenza sessuale. Lui era consenziente e anche se minorenne, non e’ successo niente di grave”, preciso “quanto mancherà per compiere 18anni? Pochissimo. Allora al nonno che aveva più di quarant’anni rispetto a me che cosa dovevano fargli? Bruciarlo sul rogo come nel Medioevo?”, continuo “e poi sono sicuro che se lo conoscerai, anche tu non aspetterai la sua maggiore età per scopartelo”
Lo so, sto diventando un approfittatore di ragazzini oppure e’ stato Pietro ad approfittarsi di me? Con la sua avvenenza mi ha stretto, mi ha costretto a provare questo sentimento per lui, fino ad obbligarmi a farsi scopare. Ormai quello che e’ successo non si può cambiare e fino a quando lui e’ contento, sono sicuro di non aver commesso nessun peccato carnale.

FINE CAPITOLO 15

TO BE CONTINUED

QUESTA E’ LA STORIA DELLA MIA ADOLESCENZA, SCRITTA DA ME E NON COPIATA DA ALTRI SITI. NON SONO UNO SCRITTORE PROFESSIONISTA QUINDI NON BADATE MOLTO GLI EVENTUALI ERRORI
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