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tra due .....02 triangolo


di iltiralatte
01.06.2025    |    197    |    0 8.7
"Ella gli accarezzò il viso con un gesto lieve..."
Il triangolo

La fretta sembrava regnare tra le pareti dell’appartamento, mentre Mila chiudeva freneticamente l’ultima fibbia della sua borsa.
Leo, già pronto, la osservava con un sorriso: le chiavi dell’auto tra le dita.
— Pronta per il tuo primo giorno?
Le domandò, con un tono che oscillava tra il serio e il divertito.
Ella annuì, anche se nel petto avvertiva un peso indefinibile.
Essere entrata nella vita di Leo aveva cambiato tutto per lei e adesso quel cambiamento si estendeva oltre le mura di casa. Non sarebbe stata solo la sua compagna, ma anche la sua segretaria.
Salirono in auto e percorsero le strade ancora umide della notte, il traffico appena accennato.
All’ospedale, il via vai era già intenso, medici e infermieri impegnati in una corsa che non si arrestava mai.
Appena entrati, Leo ricevette una chiamata urgente:
— Devo passare un attimo in chirurgia, hanno bisogno di me per un consulto.
Mila si trovò sola, con un ospedale immenso da attraversare.
I corridoi sembravano lunghi più del necessario.
Volti curiosi la scrutavano mentre avanzava.
Alcune infermiere scambiavano sguardi sornioni, mentre due colleghi di Leo la notarono subito, tra occhiate di apprezzamento e commenti appena sussurrati.
Il corridoio si allungava davanti a lei come un territorio ancora da esplorare.
Mila avanzava con passo sicuro, ma sentiva il peso degli sguardi su di lei.
Alcuni medici, immersi nelle loro conversazioni, sollevarono lo sguardo al suo passaggio, valutandola con una curiosità appena accennata.
— Decisamente fuori standard per una paziente.
Mormorò uno, con un sorriso compiaciuto.
— Le visite iniziano più tardi. Posso sapere chi sta cercando qui?
Nessuna malizia esplicita, solo un'analisi tecnica, quasi scientifica, come se fosse un dettaglio da classificare tra gli altri.
Mila proseguì senza rallentare, ignorando il sottile gioco di osservazioni.
Sapeva che in un ambiente come quello, ogni nuovo volto veniva scrutato con attenzione ed il suo non faceva eccezione.
Finalmente raggiunse la porta dello studio di Leo e vi entrò senza voltarsi indietro.
Leo sopraggiunse pochi istanti più tardi chiudendo la porta alle sue spalle.
Sedette alla scrivania, incrociando le mani con un’espressione rilassata.
— Dunque, Mila, penso tu abbia già un’idea di cosa comporti questo ruolo: Organizzazione, precisione e… pazienza.
Mila fece un mezzo sorriso, consapevole che lavorare con Leo sarebbe stato tutt’altro che una routine tranquilla:
— Dovrò fare tutto ciò che trascurerai tu. … credo.

— Esatto
Confermò Leo scorrendo distrattamente alcuni documenti sulla scrivania.
— Qui dentro è un continuo susseguirsi di emergenze, modifiche dell’agenda, e… qualche richiesta fuori dal comune.
Mila sollevò un sopracciglio:
— Del tipo?
Leo la osservò per un istante prima di rispondere, divertito:
— Ad esempio, convincere certi colleghi che non sei un’apparizione miracolosa, ma la mia segretaria.
Mila rise:
— Ahh
— Ho già avuto un’anteprima del loro spirito di osservazione.
Leo sorrise, poi tornò serio:
— Ma a parte questo, il tuo compito sarà gestire tutta la mia parte amministrativa.
Fece una pausa, poi aggiunse con un tono più basso:
— Nonché il mio benessere psicofisico.
Un leggero brivido attraversò Mila, ma mantenne la compostezza, incrociando il suo sguardo con un’espressione giocosa.
— Questo è nel contratto?
Leo le si avvicinò, sfiorandole la mano con una naturalezza che sembrava il proseguimento di quella conversazione.
— Clausola speciale.

Il vento sferzava la superficie dell’acqua, sollevando piccole onde che si infrangevano contro lo scafo della barca.
Leo stringeva il timone con una sicurezza innata, lo sguardo rivolto verso l’orizzonte, dove il cielo si confondeva con il mare.
Il suo spirito dominante trovava pace solo in quel contesto: la vastità dell’acqua, la libertà senza confini.
Mila, invece, sedeva sulla panca di poppa, le mani serrate attorno ai bordi del legno.
Il movimento oscillante la metteva a disagio, e ogni volta che la barca inclinava leggermente sotto il gioco delle onde, il suo cuore accelerava.
Non riusciva a capire cosa spingesse Leo a cercare rifugio in quell’immensità liquida.
Per lei, l’acqua era incerta, mutevole, mai veramente affidabile.
— Rilassati!
Consigliò Leo, senza distogliere lo sguardo dalla rotta.
— Devi solo lasciarti andare, è la barca a fare tutto.
Mila inspirò profondamente, cercando di nascondere il fastidio nella sua voce:
— Non è così semplice.
— Per te è naturale, per me è come stare su un terreno che potrebbe tradirmi in ogni momento.
Leo rise, un suono pieno e sicuro:
— Il mare non tradisce.
— È prevedibile, se sai leggerlo.
Ecco il punto: Leo leggeva il mare come Mila leggeva le emozioni.
Era una questione di prospettive, di linguaggi diversi.
Chissà se mai sarebbero riusciti a comprendersi davvero?

Mila si fermò sulla riva della piscina, lo sguardo fisso sull’acqua che si muoveva appena sotto la carezza del vento.
Era ancora lì, quel limite che le sembrava insormontabile, eppure Leo non lo notava.
Per lui l’acqua non era minaccia, ma promessa.
Mila si voltò verso di lui, incrociando il suo sguardo pieno di fiducia e di qualcosa di più profondo: complicità.
—Se entri …
Affermò Leo con un mezzo sorriso:
— Ti prometto che questo sarà solo l’inizio.
Mila sollevò un sopracciglio:
— L’inizio di cosa?
Leo si avvicinò, sfiorandole il polso con leggerezza:
— Di qualcosa che piacerà ad entrambi.
La sua voce era bassa, calda, e Mila percepì tutto il non detto in quelle parole.
Una promessa che andava oltre il nuoto, oltre il semplice superare una paura.
Era un invito ad abbandonarsi, a lasciarsi andare, non solo all’acqua, ma a lui nella loro intimità.
Il cuore le martellava nel petto, più per lui che per l’acqua.
Forse fidarsi di Leo era più facile che fidarsi della massa liquida.
Inspirò profondamente e fece il primo passo nell’acqua.

Mila si rannicchiò contro il petto di Leo, la testa posata sul suo braccio.
La luce soffusa della lampada sul comodino colorava la stanza con toni caldi, mentre il silenzio era rotto solo dal loro respiro e dal fruscio leggero delle lenzuola.
— Credo di dover ammettere una cosa,
Mormorò Leo accarezzandole un seno.
Mila sollevò lo sguardo, incuriosita:
— Ah sì?
— Cosa sarebbe?
Leo sospirò, come se trovare le parole fosse più complicato di quanto avrebbe voluto:
— Sono un pessimo istruttore di nuoto
Mila sorrise, divertita.
— Finalmente lo ammetti?
— Una cosa che non sai fare alla perfezione!
Egli rispose accennando un mezzo sorriso:
— Avevo l’illusione di riuscire ad insegnarti, ma se non ci siamo riusciti, vuol dire che qualcosa non ha funzionato.
— Forse ho troppa poca pazienza …
— Forse avendoti tra le mani la voglia di accarezzarti prevale ed io dimentico il mio scopo,
— O forse ti serve un istruttore diverso e professionale.
Ella gli accarezzò il viso con un gesto lieve.
— Non è colpa tua.
— Ti manca sempre il tempo, tutto qui.
—Eppure voglio che tu impari,
Insistette Leo, con quella fermezza che ella ormai conosceva bene:
— Non per dovere, ma perché voglio vederti giocare, divertirti.
— Voglio che l’acqua diventi tua alleata.
Mila lo studiò, percependo la sincerità nella sua voce.
Egli non le chiedeva di imparare solo per se stesso, ma perché credeva che farlo sarebbe stato importante per lei.
— Allora cosa proponi?
Domandò infine.
Leo sorrise:
— Alla piscina dove ci siamo conosciuti organizzano corsi di nuoto.
Mila lo osservò per un lungo istante, poi ridacchiò.:
— Dovrò farmi insegnare da uno sconosciuto?
Leo le prese la mano, intrecciando le dita alle sue
— Sì, ma io sarò lì ogni volta che potrò.
— Magari non sempre, ma ogni volta che riuscirò ad avere tempo linero.
Ella annuì, socchiudendo gli occhi.
Il calore del suo corpo, la sicurezza di quelle parole, rendevano tutto meno spaventoso.
— D’accordo.
Mormorò.
Leo la baciò sulla fronte:
— Mi fai felice!
Il primo giorno di corso, Leo accompagnò Mila alla piscina, ma il suo telefono squillò prima ancora che ella potesse scendere in acqua.
— Sapevo che sarebbe successo,
Commentò con un sorriso paziente, scorrendo la schermata della chiamata:
— Emergenza in sala operatoria.
Mila annuì, cercando di mascherare la lieve delusione.
— Vai, ci vediamo più tardi.
Leo la studiò per un istante, poi sfiorò il suo polso:
— Mi dispiace non esserci.
Ella sorrise:
— Ci saranno altre lezioni.
— Altre occasioni
Infatti, ce ne furono.
Ma la maggior parte delle lezioni si svolse senza di lui.
Leo cercava di liberarsi ogni tanto per assistere ai suoi progressi, ma più spesso doveva arrendersi alla realtà di un lavoro continuato che non lasciava spazio alla vita privata.
Però Leo aveva indovinato:
Mila imparò a contare su se stessa.
Il timore iniziale si stemperò poco a poco, trasformandosi in una nuova consapevolezza: l’acqua non era più un ostacolo: adesso era una frontiera che ella aveva finalmente iniziato ad attraversare.
L’acqua scivolava sulle sue braccia mentre Mila cercava di mantenere il ritmo.
Aveva imparato a muoversi con maggiore sicurezza, ma quel giorno la piscina era particolarmente affollata, e una distrazione bastò a farla sbagliare.
Dovette cambiare corsia e quando lo fece avvertì un impatto improvviso,come se avesse colpito un muro in movimento.
— Ehi
La voce di un uomo interruppe il silenzio ovattato dell’acqua.
Mila riemerse, respirando a fondo.
Davanti a lei, un ragazzo dalla corporatura atletica la fissava con un misto di sorpresa e irritazione.
— Sei sempre così spericolata o oggi hai deciso di sperimentare nuove tattiche di allenamento?
Ella sollevò un sopracciglio.
— Scusa non ti ho visto.
L’uomo si mise verticale nell’acqua:
— Nemmeno io.
— Ma la mia spalla sì.
Egli accennò un sorriso, scuotendo la testa prima di strofinarsi il punto d’impatto.
— Per fortuna siamo in un punto in cui si tocca o il bagnino avrebbe dovuto recuperarci.
Mila notò la sicurezza che traspariva dal suo atteggiamento nonostante non fosse nuotatore esperto abituato a dominare lo spazio che occupava:
— Credo che ora uscirò dall’acqua
Concluse infine
— Io invece credo che ti imiterò: non sono abituato a muovermi in questo elemento; meglio affrontarlo poco per volta.
Si ritrovarono perciò seduti sul bordo della piscina coi piedi a molla nell’acqua.
— Potresti almeno dirmi il tuo nome?
— Torpedo?
— Squalo blu o quale?
Mila esitò un istante, poi rispose con semplicità:
— Mi chiamo Mila.

— Bruno.
Le rispose porgendole la mano
— Benvenuta nel mio territorio.
Ella sbuffò, ma non poté fare a meno di notare il tono scherzoso della sua voce.
Mila si appoggiò con una mano al bordo della piscina.
Bruno, accanto a lei, osservava l’acqua con un sorriso divertito.
— Non so chi dei due sia il peggiore
Commentò, scuotendo la testa.
— Ma direi che siamo in lizza per il titolo di nuotatori meno promettenti di questa piscina.
Ella sollevò un sopracciglio:
— Parli per te, vero?
Egli si girò verso di lei, incrociando le braccia:
— Assolutamente no ma l’unico modo per stabilirlo è una sfida.
Mila ridacchiò:
— Una sfida?
— Come pensi di organizzarla?
Bruno dal bordo scivolò nell’acqua facendo qualche passo per allontanarsi:
— Semplice: una gara.
— Niente tecnica, niente stile, solo … il primo che arriva dall’altra parte senza sembrare sul punto di affogare vince.
Ella lo studiò per un momento, percependo la sua sicurezza giocosa.
Accettò infine, con un sorriso malizioso
— Va bene, ma quando avrò vinto, vorrò il mio premio.
Bruno annuì.
— Affare fatto.
— Ma … se vinco io?
— Io pure avrò diritto ad esigere la mia ricompensa
Mila fece un mezzo sorriso.
Non succederà.
Così, senza un vero pubblico e senza regole precise, la loro competizione prese vita nell’acqua, mescolando sfida e divertimento in un ritmo tutto loro.

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