Lui & Lei
DEMET – UNA NOTTE DI PURA FOLLIA


16.05.2025 |
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"Il vestito si alzò, le sue cosce nude si strinsero intorno ai miei fianchi, e le sue labbra cercarono le mie con una fame che mi tolse il respiro..."
Prequel – L’inizio del fuocoNon avevo programmato nulla. Era una di quelle giornate in cui la realtà ti pesa addosso, e l’unico desiderio che senti è quello di scomparire, almeno per una sera. E così avevo preso un volo per Istanbul. Da solo. Nessun amico. Nessun piano.
Giravo tra i vicoli umidi di Karaköy come un fantasma, attirato dai suoni, dai profumi, da un’energia che non riuscivo a spiegare. Ero vivo, ma disconnesso. Un’ombra.
Poi l’ho vista.
Seduta da sola, su un divanetto in un rooftop con vista sul Bosforo. Un vestito nero cortissimo, gambe nude, capelli sciolti, sguardo perso nel bicchiere. Irraggiungibile, pensai. Eppure reale.
Demet Özdemir.
Quella luce nello sguardo, anche nel silenzio. Quel viso che avevo visto mille volte sullo schermo, ma che dal vivo sembrava appartenere a un’altra dimensione. Fragile e incandescente allo stesso tempo.
Mi fissò. Solo un attimo. Poi sorrise.
“Se ti siedi, non farmi domande. E non chiedermi chi sono stanotte.”
Mi sedetti. E il mondo, da quel momento, non fu più lo stesso.
⸻
La notte – Pelle, anima e desiderio
Ci siamo trovati fuori, lontani dal locale, come se qualcosa di invisibile ci stesse trascinando. Le sue dita intrecciate alle mie. Il passo sicuro. L’aria densa di una promessa che nessuno di noi voleva dire ad alta voce.
Entrammo in un’auto scura con i vetri fumé. Non parlammo. Lei mi guardò, poi senza alcun preavviso si sedette su di me. Il vestito si alzò, le sue cosce nude si strinsero intorno ai miei fianchi, e le sue labbra cercarono le mie con una fame che mi tolse il respiro.
“Stanotte sono solo una donna. Solo corpo. Solo voglia. Capito?”
“Sì.”
E fu la nostra unica regola.
L’attico in cui ci portò sembrava un sogno: vetri ovunque, vista mozzafiato su Istanbul addormentata. Ma io vedevo solo lei. Le sue spalle nude. Il vestito che scivolava piano, rivelando curve che sembravano disegnate per essere adorate. Il seno piccolo e teso, la pelle color miele, le gambe forti.
Le andai addosso come un affamato. La presi in braccio, la baciai ovunque. Lei gemeva, graffiava, mi cercava come se avesse atteso tutta la vita solo quel momento. Il sesso tra noi fu una sequenza di esplosioni.
Prima sul tappeto, con le sue gambe che mi stringevano forte mentre le entravo profondo. Poi in piedi, contro il vetro, mentre la città ci guardava.
“Fammi male. Fammi tua. Fammi dimenticare come mi chiamo,” mi sussurrò mentre le mani mi guidavano dentro di lei.
La portai in doccia. L’acqua scivolava sui nostri corpi stretti, le sue unghie lasciavano segni, il suo respiro diventava animale. Si piegò davanti a me, offrendosi completamente. Le tenni i fianchi e la presi con tutta la forza che avevo.
Lei urlò.
Non per dolore.
Perché si stava liberando. Finalmente.
Ci consumammo ancora. E ancora. Fino a non avere più voce. Né controllo.
⸻
Epilogo – La fine, senza fine
Pensavo fosse finita. Ma Demet non era il tipo da chiudere con dolcezza. Si staccò da me, si leccò le labbra, poi mi spinse indietro sul letto.
“Ancora uno. L’ultimo. E poi sparisco.”
Si mise a cavalcioni su di me, le mani sui miei polsi. Le sue anche iniziarono a muoversi lente, maledettamente lente. Ogni spinta, ogni struscio era un tortura e un’estasi. Le sue unghie segnavano il mio petto, il suo ventre bagnato scivolava sul mio sesso teso.
“Guardami negli occhi. Non voglio che ti dimentichi nemmeno un secondo.”
Le sue parole erano fuoco.
Affondai le mani nei suoi fianchi. La presi forte.
Lei gridò.
Si piegò su di me, tremando, sudata, disfatta.
“Ancora. Più forte. Fammi impazzire. Rompimi.”
E la ruppi. Con la mia bocca, le mie mani, il mio desiderio che non si era mai saziato.
La presi da dietro mentre si aggrappava al bordo del letto.
Poi sopra il tavolo.
Poi sulla sedia, con il sole dell’alba che la illuminava, gambe spalancate e occhi persi.
Venimmo insieme. Urlando. Come due demoni che tornavano all’inferno.
E poi… silenzio.
Lei restò sopra di me, esausta, viva, devastata.
“Questa notte non tornerà mai più,” disse piano.
“Lo so,” risposi.
“Ma resterà sotto la pelle.”
⸻
Coda – Il mattino dopo
Si rivestì senza fretta. Un vestito nuovo. Un altro sorriso. Nessun rimorso. Nessun legame.
“Non chiamarmi. Non cercarmi. Fingi che sia stato un sogno.”
“Non posso.”
Lei si voltò per l’ultima volta.
“Lo so. È questo il bello.”
E se ne andò.
Lasciandomi solo, ma pieno di lei. Della sua voce, del suo corpo, del suo sapore, del suo odore.
Una notte sola.
Ma abbastanza da riscrivere tutto quello che credevo di sapere sul desiderio.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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