trio
COME NESSUN’ALTRA


18.06.2025 |
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"E Gis, con l’ultimo fiato, disse:
— «Hai capito ora? Nessuno ti scopa come noi..."
Lago di Como. Una spiaggia segreta. Una notte che cambia tutto.⸻
Mezzanotte.
Stesi sul telo, sulla sabbia. Nudi. Sfiniti.
Il mio cazzo non risponde più. Ma dentro… dentro pulsa ancora tutto. Il cuore, il desiderio, quella fame che loro due sanno risvegliare come nessun’altra.
Nicole dorme. Il corpo rilassato, le gambe semiaperte, la bocca ancora sporca del mio piacere.
Gis è sveglia. Mi accarezza il petto, mi sfiora le labbra con le dita e poi scende più giù. Il suo tocco è deciso, sensuale. Non chiede il permesso. Non le serve.
Mi guarda. E dice:
— «Come ti prendiamo noi… non ti prenderà mai nessuno.»
E io lo so.
Cazzo, se è vero.
•
Siamo arrivati al tramonto, solo noi tre. Un telo, del vino, corpi caldi e cuori malati di lussuria.
Nicole si era spogliata per prima, nuda come una dea, tuffandosi nel lago.
— «Venite a prendermi!» aveva urlato ridendo.
Gis si era voltata verso di me, si era tolta lentamente il vestito, rivelando il suo seno sodo e fiero, poi mi aveva detto:
— «Non lasciarla aspettare. Ma dopo tocca a me.»
Il primo a godere ero stato io. O meglio, noi.
Nicole mi aveva montato nell’acqua, affondando il bacino con lentezza crudele, lasciandomi affogare nel suo calore. Le sue tette contro il mio petto, la sua lingua nella mia bocca, il suo culo che guidava il ritmo.
Gis ci guardava dalla riva, una mano tra le cosce, l’altra che stringeva il seno. Aspettava il suo momento.
E quando era arrivato…
Mi aveva spinto con la faccia tra le sue gambe, si era messa a cavalcarmi la bocca senza pietà, fino a venire tremando, graffiandomi la testa con le unghie.
— «Più forte!» sussurrava.
— «Non smettere, succhiami tutta!»
•
Poi la notte. Il cielo nero. Il lago immobile.
Nicole dormiva. Esausta.
Gis no. Gis aveva ancora fuoco tra le gambe.
Mi prese la mano e la guidò tra le sue cosce. Era calda, bagnata, viva.
— «Fammi venire di nuovo… anche se sei distrutto. Anche se non puoi scoparmi ora, voglio strusciarmi su di te. Voglio sporcarmi della tua pelle.»
Si sdraiò su di me, la figa che scivolava sul mio ventre. Muoveva il bacino lenta, sensuale, umida.
Le sue tette mi sfioravano il viso, io le prendevo tra le mani, le succhiavo.
Il suo culo si agitava. Cercava. Pretendeva.
Gis godeva. Forte. Sudata. Sorridente.
•
Poi sussurrò:
— «Domani torniamo. Ma ci portiamo i toys. E forse anche la ragazzina della villa sopra. L’hai vista, vero? Ci guardava tutto il giorno. Si toccava tra le tende. Vuole essere presa. Vuole imparare.»
E fu lì che tutto cambiò.
•
Il mattino dopo, la sabbia ancora tiepida, i nostri corpi ancora sporchi di sesso e vino, una figura comparve tra gli alberi.
Una ragazza. Vent’anni, forse meno. Camicia bianca, lunga. Piedi nudi. Nient’altro.
Ci guardava. Fissa. Gli occhi lucidi.
— «Scusate… vi ho visti. E stanotte… vi ho sentiti.»
— «Come ti chiami?» chiese Gis.
— «Anna.»
— «Hai visto tutto?»
— «Sì. E non riesco più a pensare ad altro.»
Nicole si avvicinò, nuda, splendida.
— «Vuoi solo guardare… o vuoi imparare?»
Anna non rispose. Fece un passo. Poi un altro.
E arrivò tra noi.
•
Fu un rito.
Le aprimmo la camicia. Nessuna resistenza. Il seno piccolo, duro. Il corpo tremava, ma il desiderio era più forte della paura.
Le dita di Gis tra le sue cosce. La lingua di Nicole sul suo ombelico.
Io dietro, a stringerle i fianchi, a sentire la figa che pulsava.
Anna gemeva, ansimava, godeva.
Gis la baciava. Nicole la leccava.
Io la penetravo piano, con due dita. Poi con tre. Poi… lei esplose.
Fu un’onda. Un lampo. Un battesimo.
•
E poi… la barca.
Nera. Silenziosa. Immobile sull’acqua.
Una figura in piedi. Un mantello. Nessun volto.
Anna si alzò. Come in trance.
— «È venuto a prendermi,» sussurrò. «Mio padre.»
Scivolò nel lago. Nuda. Entrò nella barca.
E sparì. Nessuna onda. Nessun addio.
•
Restammo in tre. Di nuovo.
E fu lì che Gis parlò.
— «Hai visto? Lei era solo un segno. Adesso… ci prendiamo tutto. Fino all’ultima goccia.»
Nicole mi prese il cazzo, già duro.
— «Ora ci scopiamo come se fosse l’ultima volta.»
E fu così.
•
Gis si sedette su di me, affondando con un urlo.
Nicole si inginocchiò sulla mia faccia, la figa bagnata che grondava.
Le mie mani sulle tette di Gis, la lingua sulla figa di Nicole, i corpi che tremavano.
— «Scopaci!»
— «Riempimi!»
— «Fatti ingoiare!»
Venni. Dentro Gis. Con violenza. Con tutto me stesso.
Nicole mi prese subito dopo. Il cazzo ancora duro.
Mi cavalcò con rabbia. Gis le mise due dita nel culo.
Nicole urlò. Venne. Io venni di nuovo. Un’esplosione.
Tre corpi. Un unico orgasmo. Una tempesta.
•
Crollammo uno sull’altro. Sudati. Sporchi. Sazi.
La sabbia sotto. Il cielo sopra.
E Gis, con l’ultimo fiato, disse:
— «Hai capito ora? Nessuno ti scopa come noi.»
E questa volta…
non restava davvero più nulla da dire.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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