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Gay & Bisex

IL PIACERE DELLA CROCIERA – UN CULO DA FAVOLA


di Membro VIP di Annunci69.it Angel1965
26.06.2025    |    8    |    0 6.0
"Antonio dormiva nel letto, col culo arrossato e gonfio, il mio sperma ancora che gli colava lento lungo la coscia..."
Avevo sessant’anni e una sola certezza: non avevo ancora goduto abbastanza. Così mi ero regalato quella crociera di lusso tra il Mediterraneo e il peccato. Non cercavo compagnia. Ma il destino mi aveva riservato un culo.

Antonio.

Lo vidi la prima notte, appoggiato al bancone del bar, pantaloni bianchi senza mutande sotto. Il suo culo era un invito al peccato: due natiche perfette, tonde, sode, che si muovevano come onde lente e ipnotiche. Mi sentii duro in mezzo secondo.

Il terzo giorno, fu lui ad avvicinarsi.

— «Ti sei perso nel mio culo?»
— «Nel tuo culo mi ci affogherei.»

Sorrise. Mi prese la mano e me la mise proprio lì. In mezzo. In quel culo da favola.

Lo portai nella mia suite. Lo spinsi contro il muro, e mentre si slacciava la camicia, io ero già in ginocchio. Gli leccai le chiappe come un condannato alla fame. Il buco era stretto, pulito, profumato. Lo aprii con la lingua, lo lavorai col naso, lo allargai con la saliva.

Antonio gemette, si piegò in avanti. La sua bocca cercava qualcosa da succhiare, e io glielo diedi: il mio cazzo duro, gonfio, pulsante. Se lo prese tutto, senza fiatare. Lo ingoiava, me lo sbatteva in gola come se non aspettasse altro da una vita.

— «Sì, succhialo così, porco… fammi venire in bocca se continui così…»

Ma non venni. Lo volevo dentro. Glielo infilai mentre ancora aveva la lingua fuori. Un colpo secco e il mio cazzo sparì in quel buco stretto e caldo. Antonio urlò. Ma non era dolore, era fame. Lo presi forte, senza pietà. Colpi profondi, lunghi, violenti. Il rumore del culo che sbatteva contro il mio bacino era musica. Lo schiaffeggiavo, lo allargavo, gli mettevo due dita in bocca mentre lo scopavo come un animale.

A un certo punto si inginocchiò, si leccò le dita e si aprì il culo da solo.

— «Voglio che mi vieni dentro. Tutto. Senza tirarti fuori.»

Lo presi per i fianchi, lo riempii fino all’ultima spinta. Venne anche lui, senza toccarsi, solo con le mie botte dentro. Il mio cazzo lo svuotò mentre il suo corpo tremava. Glielo versai tutto nel culo, e poi… lo feci inginocchiare.

— «Ora succhiami il cazzo sporco, succhiati la tua sborra.»

E lui lo fece. Pulì tutto con la bocca, mi guardava con gli occhi lucidi, ancora aperto, ancora affamato.

— «Sei un dio, Angelo… il tuo cazzo è la mia rovina.»

Ci sdraiammo sudati, incollati, sazi eppure mai abbastanza.
La crociera era solo all’inizio.



L’Estasi sulla Prua

Erano le tre di notte. Il mare era nero, calmo, silenzioso. Solo noi due sulla prua della nave, nudi, sudati, pieni di voglia. Antonio si era portato un lubrificante al mentolo, che pizzicava la pelle come una scossa. Se lo versò sul buco e mi guardò senza dire nulla. I suoi occhi mi urlavano scopami fino a spezzarmi.

Lo afferrai per i capelli, lo girai, lo piegai sul parapetto della nave. Il culo brillava sotto la luna, aperto, offerto, perfetto.

Lo presi in un colpo solo. Il mio cazzo entrò violento, gonfio, affamato. Antonio gridò. Ma non era dolore, era fame. Infilai due dita in bocca, poi tre, mentre lo scopavo come una bestia. Lui si sbatteva indietro, si prendeva ogni colpo con ferocia. Voleva tutto. E glielo davo.

— «Sporco puttano… sei solo culo e bocca. Sei la mia troia da crociera.»
— «Sì… il tuo porco… il tuo buco… il tuo schiavo… scopami! Sfondami!»

Gli sputai sulla faccia, glielo misi in bocca e glielo feci succhiare sporco. Poi di nuovo nel culo. Poi di nuovo in bocca. Era una macchina del piacere. Una bocca da ingoio, un culo da impazzire.

Mi venne una furia dentro, una rabbia erotica: lo presi in braccio, lo sollevai e lo tenni sopra il mio cazzo, impalato, tremante. Mi venne tutto in una volta, un’esplosione di sborra profonda che mi fece urlare come un animale. Mi uscì anche un urlo rauco dal petto, mentre lo stringevo a me, il cazzo che pulsava ancora dentro quel buco zuppo.

Antonio venne insieme a me, con un fiotto caldo che mi bagnò il petto e la pancia.
Crollammo nudi sulla prua, grondanti di sperma, senza più voce, né fiato.



Epilogo – L’Oceano Non Dimentica

Il mattino dopo, la nave sembrava la stessa. Ma io no.

Antonio dormiva nel letto, col culo arrossato e gonfio, il mio sperma ancora che gli colava lento lungo la coscia.
Aveva il sorriso di chi è stato scopato così a fondo da non distinguere più il piacere dal dolore.

Mi avvicinai. Gli infilai piano un dito, poi due, mentre ancora dormiva. Sussultò. Poi si voltò.
— «Non è finita, vero?»
— «Finirà solo quando quel culo sarà il mio domicilio.»

Sorrise. Mi baciò.
Poi si leccò le labbra e sussurrò:
— «La prossima volta voglio svegliarmi con il tuo cazzo in gola.»

E capii che quella crociera non era un viaggio.

Era l’inizio della dannazione più bella della mia vita.
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