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La Vicina Proibita – Kami, il Mio Peccato


di Membro VIP di Annunci69.it Angel1965
16.05.2025    |    5    |    0 6.0
"Entrò con le chiavi che le avevo lasciato mesi prima..."
Non è facile spiegare quando e perché una donna ti entra dentro. Non nel modo che pensi. Ma più in fondo, in quel posto dove si nascondono le ossessioni.
Kami mi ci è entrata con un bacio.
Uno solo.
Breve, fulminante. Ma bastava a bruciare tutto.

Era un pomeriggio di giugno. Sole alto, silenzio ovattato nel cortile, mia moglie fuori per la spesa. Stavo trafficando in garage, con la porta aperta, quando lei è comparsa.
Kami. La mia vicina ventenne. Quella che ogni tanto vedevo fumare dal balcone in reggiseno, o stendere i vestiti lentamente solo per farsi notare.

Canottiera bianca, niente reggiseno. Shorts di jeans corti, pelle lucida di sole.
Mi guarda e sorride: «Hai una chiave inglese?»
Le porgo l’attrezzo. Le dita si sfiorano. Troppo a lungo.
Mi fissa negli occhi.
«Sai che sei troppo serio per essere felice?»
E senza dire altro, mi bacia. Un bacio veloce, ma con la lingua. Appena accennata.
Un bacio che sa di sfida, di guanto lanciato.

Poi si allontana, senza dire nulla.
E io rimango lì, con il sapore di lei addosso e il cuore impazzito.



Due giorni dopo

Non bussò.
Suonò una sola volta, come se sapesse che l’avrei aperta.
Vestita con una canottiera ancora più sottile. Senza reggiseno. Minigonna nera. Niente sotto.

«Mi fai entrare?»
Non risposi. Le feci solo spazio.

Chiudo la porta. Lei si gira, si toglie la canottiera con lentezza e resta a petto nudo.
Seni piccoli, sodi, capezzoli duri.
«Li volevi, vero?» sussurra, prendendomi la mano e portandola su di sé.
Mi esplode qualcosa dentro. La bacio senza dolcezza. Le mani le stringono il culo sotto la gonna. È nuda sotto. Calda. Bagnata.
Si strofina contro di me.

«Sul divano. Dove si siede tua moglie.»
La frase mi distrugge ogni freno.

La butto giù, le gambe aperte come un invito. Le passo la lingua lenta, profonda. Kami geme, si inarca, mi stringe la testa tra le cosce.
«Continua… fammi venire… fammi impazzire…»

La prendo lì, sul divano. Forte, dentro fino in fondo. Lei si muove sotto di me, mi graffia la schiena, mi chiede tutto.
«Scopami forte… come se non avessimo un domani.»

Veniamo insieme. Animali. Pieni di colpa, eppure sazi.
Lei si riveste.
«Tanto lo rifaremo,» dice. «E lo sai.»
E se ne va. Senza voltarsi.



L’ultima volta. Quella indimenticabile

Mia moglie via per il weekend. Kami lo sapeva.
Non bussò. Entrò con le chiavi che le avevo lasciato mesi prima.
Vestito rosso, corto. Tacchi alti. Niente sotto. Nessuna vergogna.

«Stasera voglio tutto. Voglio la tua bocca, la tua lingua, il tuo cazzo. Voglio che mi scopi in ogni buco. Voglio urlare come una cagna.»

Mi si inginocchia davanti. Mi sbottona i pantaloni. Me lo prende in bocca senza esitazioni. Profondo. Caldo. Lo lecca come se fosse suo. Mi guarda mentre si strozza con piacere.

«Vuoi venire in bocca o prima mi spacchi la figa?»
Io non ce la faccio più.
La tiro su, le alzo il vestito. La figa è liscia, aperta, pronta.

Mi inginocchio e gliela lecco con foga, mentre le dita le affondano dentro. Lei si contorce, si aggrappa a me.
«Ti prego… voglio venire… voglio il tuo cazzo ora.»

La metto a quattro zampe sul tavolo. La penetro con violenza.
Lei grida.
«Così… fammi male… più forte…»
Le tiro i capelli, la prendo senza pietà. Il tavolo trema. I suoi gemiti sono un canto sporco.

Poi la prendo in braccio. La porto in camera. La butto sul letto.
Figa, bocca, culo. È tutta mia.

Le apro le cosce. La scopo forte. Poi la giro e la preparo con la lingua.
«Mai fatto qui?»
Lei si morde le labbra, accende lo sguardo:
«Spaccamelo. Fammi tua anche lì.»

Le do tempo, poi entro piano. È stretta, caldissima.
Gemiti strozzati. Piacere che si fonde con il dolore.
La prendo nel culo mentre le dita le accarezzano la figa. Viene mentre la prendo dietro. Forte. Totale.

Poi la faccio girare. Si apre a me, esausta. Mi siedo sul bordo del letto. Lei si inginocchia.
«Fammi finire in bocca. Voglio ingoiarti tutto.»

E lo fa. Profondo. Le mani che mi stringono le cosce.
Vengo forte, dentro la sua gola.
Lei ingoia tutto. Poi si sdraia, sudata, aperta, piena.
Figa arrossata, culo segnato, bocca ancora umida.
E dice solo:
«Ora sì. Questa non la scorderai mai.»



Il Ritorno di Kami – Una Notte Più Puttana di Prima

Non me l’aspettavo.
Era passato qualche mese dall’ultima volta, da quella notte indimenticabile che ancora bruciava dentro di me come un fuoco che non si spegne.

E invece, eccola lì, sulla soglia di casa, in piedi davanti a me, con un sorriso beffardo e occhi pieni di una promessa che sapeva di trasgressione pura.

Indossava un body nero di pizzo così trasparente che lasciava poco all’immaginazione, tacchi alti, labbra rosso fuoco e un profumo che mi fece venire il respiro corto.

«Pensavi di liberarti di me così facilmente?» sussurrò, entrando senza aspettare risposta.

Mi prese per mano e mi trascinò dentro, chiudendo la porta con un colpo deciso.

«Stasera ti mostro cosa vuol dire essere davvero puttana,» disse, e la sua voce era carica di malizia.

Non servivano parole. Il suo corpo parlava per lei: movimenti lenti, provocanti, mani che si muovevano con disinvoltura su ogni centimetro di pelle.

Mi lasciò senza fiato, mentre la sua bocca scivolava sul mio collo, scendendo verso il petto, fino a posarsi con voracità sulla mia pelle, mordicchiando, succhiando.

Quando mi spogliò, la luce soffusa della stanza accese ogni curva, ogni segreto.

La prese con la forza di chi sa quello che vuole, ma anche con la dolcezza di chi non ha paura di lasciarsi andare completamente.

Il suo corpo rispondeva a ogni mio tocco, a ogni mia carezza, amplificando il desiderio fino a farci perdere il senso del tempo.

Si mosse con una sensualità selvaggia, senza freni, un turbine di passione che mi travolse.

Le sue mani esploravano ogni zona, dal seno morbido al culo sodo, senza paura, senza vergogna.

Quando la presi da dietro, sentii il suo respiro farsi corto, i gemiti farsi più intensi.

«Spaccami ancora,» mi ordinò, «fammi sentire tua come mai prima.»

Le accarezzai la bocca, poi la lingua, infine entrai dentro di lei con tutta la mia forza, mentre la sua bocca si apriva per una carezza di fuoco.

Quella notte Kami non era solo la mia vicina proibita. Era diventata il mio vizio più intenso, la mia ossessione, la mia libertà.

Quando infine crollammo, esausti, nudi e sudati, capii che non sarebbe mai finita.

Perché lei era più puttana di prima, e io non avrei mai potuto farne a meno.



Fine
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