Gay & Bisex
Luca e Marisa: Atto 1


09.05.2025 |
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"Marisa si è alzata, il vestito alzato, il perizoma strappato, e si è seduta sul divano, le gambe spalancate, il mare che scintillava oltre la finestra..."
Mi chiamo Luca, ho 58 anni, e con mia moglie Marisa, 50 anni, abbiamo trovato un modo per ravvivare la nostra vita di coppia dopo trent’anni di matrimonio: il piacere condiviso, il desiderio di giovani amanti bisex, attivi, che ci portano in un vortice di passione e trasgressione. Io sono un uomo robusto, capelli brizzolati, occhi castani, un po’ di pancetta ma ancora in forma, passivo per natura, desideroso di essere dominato da ragazzi giovani, vigorosi, che sanno prendermi senza esitazione. Marisa è una donna calda, sensuale, con un corpo che sfida il tempo: alta 1,65, capelli biondi tinti che le cadono sulle spalle, occhi verdi che brillano di malizia, seno pieno che tende i vestiti, culo sodo che attira sguardi, e una passione insaziabile per i giovanissimi, ragazzi tra i 20 e i 30 anni, che lei ama sedurre e condividere con me. Viviamo in Campania, in una villetta a picco sul mare vicino a Sorrento, con il profumo di limoni e salsedine che entra dalle finestre, un angolo di paradiso che nasconde le nostre notti di trasgressione. Questa è la storia di una serata che ha segnato un nuovo capitolo nel nostro gioco, un’orgia con due giovani bisex attivi, Matteo e Davide, che ci hanno travolto, umiliato, e fatto godere come mai prima.Era un sabato sera di fine primavera, l’aria tiepida che portava il profumo del mare e dei limoneti. Marisa ed io avevamo organizzato tutto con cura. Dopo mesi di chat su un’app per incontri alternativi, avevamo trovato Matteo e Davide, due ragazzi che sembravano perfetti per i nostri desideri. Matteo, 25 anni, era un universitario, alto 1,80, fisico scolpito da ore in palestra, capelli neri corti, occhi azzurri penetranti, un sorriso arrogante che prometteva guai. Davide, 28 anni, lavorava come barista in un locale sul lungomare, leggermente più basso, 1,75, ma muscoloso, con tatuaggi che gli coprivano il braccio destro, capelli castani mossi, e un’energia selvaggia che ci aveva eccitato fin dalle prime foto scambiate. Entrambi bisex, attivi, e con una voglia dichiarata di dominare una coppia matura come noi. “Voglio vedere quanto reggete,” aveva scritto Matteo in chat, e Marisa, ridendo, aveva risposto: “Vieni a scoprirlo, piccolo.”
Abbiamo preparato la nostra villetta per l’incontro. Luci soffuse, candele profumate che riflettevano sul pavimento di cotto, un divano di pelle nera al centro del salotto con vista sul mare, lenzuola fresche nella camera da letto al piano di sopra, e una selezione di giocattoli – plug, dildo, manette, una frusta di cuoio – su un tavolo di legno accanto. Marisa si era vestita per sedurre: un abito rosso aderente, corto, che lasciava intravedere il perizoma nero di pizzo, reggiseno push-up che esaltava il seno, tacchi a spillo, rossetto scarlatto, smalto nero sulle unghie. Io indossavo una camicia bianca aperta sul petto, pantaloni attillati, e un perizoma rosso che Marisa aveva scelto per me, un segno della mia sottomissione. “Stasera sei il nostro giocattolo, Luca,” mi aveva sussurrato, accarezzandomi il cazzo attraverso i pantaloni, e io avevo annuito, già eccitato al pensiero di essere usato.
Alle 22:00, il campanello ha suonato. Matteo e Davide sono entrati, un’energia elettrica che saturava l’aria. Matteo indossava una maglietta nera che gli modellava i muscoli, jeans strappati, e un profumo di sandalo che mi ha stordito. Davide aveva una canottiera grigia, pantaloncini sportivi, e un ghigno che mi ha fatto tremare. “Bella coppia di vecchi porci,” ha detto Matteo, squadrandoci, e Marisa ha riso, avvicinandosi a lui, il seno che sfiorava il suo petto. “Vediamo se sai stare al passo, ragazzo,” ha risposto, la voce roca, e gli ha sfiorato il cazzo attraverso i jeans, sentendolo indurirsi. Davide mi ha guardato, gli occhi che bruciavano. “Tu, nonno, a quattro zampe,” ha ordinato, e io ho obbedito, il cuore che batteva, il cazzo che pulsava nel perizoma, il pavimento fresco sotto le ginocchia.
Marisa ha preso il controllo, come sempre. Ha afferrato Matteo per la nuca, baciandolo, la lingua che esplorava la sua bocca, mentre le sue mani gli slacciavano i jeans, liberando un cazzo già duro, lungo, venoso, la cappella lucida. “Cazzo, sei pronto,” ha mormorato, inginocchiandosi, e ha iniziato a succhiarlo, la bocca che lo ingoiava, la saliva che colava, i gemiti di Matteo che echeggiavano sopra il rumore delle onde lontane. Davide, dietro di me, mi ha abbassato i pantaloni, il perizoma strappato via con un gesto secco. “Guarda che culo da puttana,” ha detto, schiaffeggiandolo, il bruciore che mi faceva gemere. Ha sputato sul mio buco, le dita che lo allargavano, e ha infilato un plug, freddo, largo, che mi ha fatto urlare. “Taci, vecchio, o ti sfondo subito,” ha ringhiato, e io ho annuito, il cazzo che gocciolava, l’umiliazione che mi eccitava, il profumo di salsedine che si mescolava all’odore di sesso.
Marisa, ancora in ginocchio, succhiava Matteo con passione, la testa che si muoveva, le mani che gli massaggiavano le palle. “Brava, troia, continua così,” ha detto lui, afferrandola per i capelli, spingendo il cazzo più a fondo, la gola di Marisa che gorgogliava. Davide, dietro di me, ha tolto il plug, sostituendolo con il suo cazzo, un affondo brutale che mi ha fatto urlare, il buco che si apriva, il dolore che si mescolava al piacere. “Prendilo, nonno, sei solo un buco,” ha ringhiato, scopandomi con colpi secchi, le palle che sbattevano contro di me, il suono della carne che riempiva il salotto. Marisa si è alzata, il vestito alzato, il perizoma strappato, e si è seduta sul divano, le gambe spalancate, il mare che scintillava oltre la finestra. “Vieni, piccolo, scopami,” ha ordinato a Matteo, e lui ha obbedito, il cazzo che scivolava nella sua fica bagnata, un gemito che le sfuggiva, “Cazzo, sì, così!”
Io, a quattro zampe, con Davide che mi scopava il culo, guardavo Marisa, il suo corpo che si inarcava, i seni che rimbalzavano, il viso contratto dal piacere. “Guarda tua moglie, vecchio, è una troia per cazzi giovani,” ha detto Davide, schiaffeggiandomi il culo, e io ho gemuto, il cazzo che schizzava pre-sperma, l’umiliazione che mi consumava. Matteo scopava Marisa con forza, ogni affondo che la faceva urlare, “Sì, piccolo, spaccami!” mentre le sue mani gli graffiavano la schiena, lasciando scie rosse. Davide ha accelerato, il cazzo che mi devastava, e ha sborrato, fiotti caldi che mi riempivano il culo, un orgasmo che mi ha fatto tremare, il cazzo che schizzava senza toccarlo, un piacere che mi squassava.
Ma non era finita. Matteo ha tirato fuori il cazzo dalla fica di Marisa, lucido dei suoi umori, e si è avvicinato a me. “Pulisci, nonno,” ha ordinato, e io ho aperto la bocca, succhiando il suo cazzo, il sapore di Marisa che mi ubriacava, l’umiliazione che mi faceva gemere. Davide, ancora duro, si è messo dietro Marisa, sollevandola, il cazzo che le entrava nella fica, scopandola in piedi, i suoi urli che riempivano la stanza. “Cazzo, sì, ragazzo, fottimi!” gridava, il corpo che tremava, uno squirt che inzuppava il pavimento di cotto. Matteo, nella mia bocca, ha spinto più a fondo, “Succhialo bene, puttana,” e io obbedivo, la gola che si allargava, la saliva che colava, il rumore del mare che si mescolava ai nostri gemiti.
Hanno cambiato posizione, un balletto di corpi e desideri. Matteo mi ha fatto sdraiare sul divano, le gambe alzate, e mi ha scopato il culo, il cazzo che mi apriva, ogni affondo un colpo che mi faceva urlare, “Prendilo, vecchio, sei nostro!” Davide, accanto, si è messo sopra Marisa, a pecorina, il cazzo che le entrava nella fica, poi nel culo, alternando, i suoi gemiti che si mescolavano ai miei. “Troia, sei nata per i cazzi,” le diceva, schiaffeggiandole il culo, e lei rideva, “Sì, ragazzo, usami!” Io, sotto Matteo, venivo travolto, il cazzo che schizzava, il buco che bruciava, l’umiliazione di essere il loro giocattolo che mi mandava in estasi.
Poi, il momento che sognavamo. Matteo e Davide ci hanno messo uno accanto all’altra, a pecorina, sul tappeto, il mare che luccicava oltre la finestra. “Ora vi scopiamo insieme, vecchi porci,” ha detto Matteo, e si è messo dietro Marisa, il cazzo che le entrava nella fica, mentre Davide mi scopava il culo, i nostri gemiti che si mescolavano, le nostre mani che si cercavano. “Guardate quanto siete patetici,” ha detto Davide, ridendo, e ci ha schiaffeggiato, il bruciore che ci faceva urlare. Marisa veniva, uno squirt dopo l’altro, “Cazzo, sì, scopatemi!” mentre io, travolto, schizzavo, il cazzo che pulsava, il buco che si contraeva. Matteo e Davide si sono alternati, passando da Marisa a me, i cazzi che ci devastavano, la sborra che ci riempiva, un’orgia che ci consumava.
Verso l’alba, ci hanno legato, polsi e caviglie, con le fettucce di cuoio. “Siete le nostre puttane,” ha detto Matteo, e ci ha pisciato addosso, il calore che ci inondava, l’umiliazione che ci faceva venire ancora. Davide ha riso, unendosi, il piscio che ci colava sul viso, sul corpo, un marchio di degradazione che ci eccitava. “Grazie, ragazzi,” ha sussurrato Marisa, il viso coperto di piscio, e io ho annuito, il cazzo ancora duro, il cuore che batteva.
Dopo che se ne sono andati, ci siamo lavati, abbracciati sotto la doccia, l’acqua che scioglieva il piscio, la sborra, il sudore, il profumo del mare che entrava dalla finestra. “Ti è piaciuto, amore?” ha chiesto Marisa, accarezzandomi. “Cazzo, sì,” ho risposto, e ci siamo baciati, sapendo che avremmo cercato altri Matteo, altri Davide, altri giochi. Siamo Luca e Marisa, una coppia matura che vive per il piacere, e questa è solo una delle nostre storie.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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