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Il Rituale di Ralphy


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
10.05.2025    |    1.203    |    2 7.7
"Ralphy annuì, e lei iniziò a sfiorare il marito, le dita che seguivano i lacci di seta..."
Ralphy, 51 anni, viveva il sesso come un’arte sacra, un rito che trascendeva il contingente per trasformarsi in un rifugio dal fluire del tempo, un luogo esclusivo di piacere assoluto e condiviso. Non era solo desiderio fisico: ogni incontro era una festa, un momento di connessione profonda che lo trasportava oltre la realtà ordinaria. La sua bisessualità, scoperta dopo un’esperienza totalizzante a dodici anni con una ragazzina, si era evoluta nel tempo, aprendogli un mondo di godimento che non seguiva le convenzioni. Ralphy non cercava la penetrazione, né attiva né passiva, ma trovava estasi nel piacere riflesso, nell’essere il fautore del godimento altrui. I suoi massaggi, che definiva atti d’amore, erano il cuore della sua espressione erotica, un linguaggio fatto di tocchi, sguardi e rituali meticolosamente preparati.
La sua vita era cambiata quando aveva scoperto un sito di incontri, una piattaforma che gli aveva permesso di declinare i suoi desideri in mille forme. Qui aveva conosciuto coppie e singoli, esplorando dinamiche che lo rendevano il complice ideale, soprattutto per uomini etero alla prima curiosità. Non era amato dalla comunità gay tradizionale, che non capiva il suo rifiuto di certe pratiche, ma gli etero lo cercavano, attratti dalla sua capacità di farli sentire accettati, liberi di esplorare senza giudizio. Tra i suoi incontri più memorabili c’era quello con una coppia: Marco, 44 anni, un uomo bisessuale dalla curiosità insaziabile, e Laura, sua moglie etero, una donna aperta che vedeva nel piacere del marito un’estensione della loro libertà.
Era una sera di fine autunno, l’aria frizzante di novembre. Ralphy si preparava nel suo appartamento, un piccolo tempio dedicato al piacere. Sul letto, un lenzuolo bianco ruvido emanava profumo di fresco. Sul comodino, un flûte per champagne, pennelli di martora, due foulard di seta, olio Johnson, panna spray, lacci di seta colorati, piume d’uccello, braccialetti di perline e elastici per capelli. La stanza era scaldata da un condizionatore a aria calda, e sul tavolo un rotolo di Scottex attendeva il suo ruolo finale. Ogni dettaglio era curato, come in un rituale antico.
Il messaggio era arrivato su Telegram, dopo giorni di vocali e una videochiamata che aveva sancito l’interesse reciproco. Marco e Laura lo avevano contattato tramite il sito. Marco, un uomo dal fisico robusto e dallo sguardo curioso, aveva confessato di voler esplorare la sua bisessualità con la complicità della moglie. Laura, capelli castani e un sorriso malizioso, era stata chiara: amava vedere Marco lasciarsi andare, e l’idea di un massaggio di Ralphy la intrigava. L’appuntamento era fissato per le 21:00, sotto casa, davanti al bar.
Ralphy indossava una camicia di lino bianca e pantaloni scuri, il suo aspetto semplice nascondeva la tempesta di desiderio che lo animava. Quando vide Marco e Laura avvicinarsi, fece un cenno discreto. Marco aveva un’aria nervosa ma eccitata, Laura camminava con sicurezza, il cappotto aperto che lasciava intravedere un abito aderente. Salirono in silenzio al suo appartamento, l’ascensore carico di tensione erotica. Una volta dentro, Ralphy li accolse con un sorriso caldo. “Spogliatevi pure, tenete solo slip e calzini,” disse, indicando una sedia per i vestiti. Marco si tolse la giacca e la camicia, rivelando un torace muscoloso ma non scolpito. Laura, con un gesto lento, fece scivolare l’abito a terra, restando in lingerie nera. Ralphy notò il feticismo che lo legava agli indumenti intimi: gli slip di Marco, aderenti e leggermente logori, e i calzini scuri che coprivano i piedi gli accesero un fremito.
Marco si stese sul letto a pancia in su, come indicato da Ralphy, che si posizionò ai suoi piedi. Laura si sedette su una poltrona vicina, osservando con un misto di curiosità e desiderio. Ralphy iniziò accarezzando i piedi di Marco attraverso i calzini, affondando il viso nel tessuto. “Voglio che ti senta adorato,” mormorò, la voce bassa e rassicurante. La sua lingua sfiorò i calzini, lasciando tracce di saliva che si mescolavano all’umidità dei piedi. Marco emise un gemito sommesso, il suo corpo che si rilassava sotto il tocco esperto. Ralphy tolse i calzini con lentezza, la punta della lingua che solcava la pianta del piede, seguendo linee immaginarie ispirate alla medicina tradizionale cinese. Ogni movimento era deliberato, un dialogo silenzioso tra il suo desiderio e il piacere di Marco. Laura, dalla poltrona, si sporse in avanti, le guance arrossate. “È incredibile come lo fai rilassare,” disse, la voce roca.
Il massaggio proseguì verso le gambe, le mani di Ralphy che spalmavano olio Johnson, scaldato dal calore delle sue dita. Quando raggiunse l’inguine, Marco era visibilmente eccitato, il rigonfiamento negli slip evidente. Ralphy non toccò direttamente, ma sfiorò la zona con le piume d’uccello, provocando brividi. Poi, con un gesto fluido, prese i lacci di seta colorati – quelli che ricavava dalle buste di negozi di abbigliamento – e iniziò a legare delicatamente il pene di Marco, che nel frattempo aveva tolto gli slip. “Sembra un palo votivo,” scherzò Ralphy, mentre Marco rideva, il nervosismo ormai dissolto. Laura si alzò e si avvicinò, inginocchiandosi accanto al letto. “Posso toccare?” chiese. Ralphy annuì, e lei iniziò a sfiorare il marito, le dita che seguivano i lacci di seta. Ralphy, nel frattempo, prese un pennello di martora e lo immerse nella panna spray, tracciando linee sul torace di Marco. Ogni tocco era un’esplosione di sensazioni, e Marco si abbandonava completamente, il respiro sempre più rapido.
Laura, senza esitazione, si chinò a baciare il marito, sussurrandogli: “Dai, fattelo fare.” Marco, inizialmente titubante, si lasciò guidare. Ralphy, con la lingua, iniziò a esplorare zone più intime, senza mai superare i limiti del rispetto che aveva promesso. Il piacere di Marco era il suo piacere, e ogni gemito del marito era amplificato dagli sguardi di Laura, che ora accarezzava entrambi. Il rituale si intensificò: Ralphy usava le piume, l’olio, i foulard di seta, creando una sinfonia di sensazioni. Laura, con la sua apertura, guidava il marito verso nuove esplorazioni, mentre Ralphy si sentiva il loro complice ideale, colui che rendeva possibile ogni desiderio.
Dopo il massaggio, Ralphy propose di spostarsi in un’altra stanza, un angolo del suo appartamento che chiamava “l’alcova.” Era un seminterrato trasformato in uno spazio intimo, con tende di velluto rosso, cuscini sparsi sul pavimento, un materasso centrale coperto da lenzuola nere e una luce soffusa di candele che tremolava sulle pareti. L’aria era densa di profumo di incenso e dell’energia erotica che i tre portavano con sé. Laura si sdraiò sul materasso, nuda e pronta, il corpo rilassato ma vibrante di attesa. Marco, ancora eccitato dal massaggio, si avvicinò alla moglie, e i due iniziarono a fare l’amore sotto lo sguardo estasiato di Ralphy, che si posizionò a pochi passi, gli occhi brucianti di desiderio mentre osservava “lo stantuffare del cazzo nella fica,” come aveva descritto nel suo dialogo. Ogni tanto, si chinava a lubrificare con la lingua, un gesto che definiva “insalivato e perverso,” sfiorando i loro corpi con una devozione quasi religiosa. Laura gemeva, incoraggiando entrambi, mentre Marco, complice di Ralphy, sembrava vivere una libertà mai sperimentata prima.
L’alcova divenne il teatro di un gioco fluido di ruoli e desideri. Ralphy, il regista, alternava momenti di osservazione a interventi attivi. Prese un laccio di seta e lo fece scivolare lungo la schiena di Laura, poi lo usò per legare i polsi di Marco in un gesto simbolico, non costrittivo, che accese un sorriso sul volto dell’uomo. Laura, con un movimento deciso, si girò, invitando Ralphy a unirsi più da vicino. “Vieni qui,” disse, la voce carica di desiderio. Ralphy si avvicinò, inginocchiandosi accanto a loro, e iniziò a sfiorare i loro corpi con le piume, alternando tocchi leggeri a pressioni più decise con le mani. Ogni gemito di Laura, ogni fremito di Marco, era per lui una ricompensa, un’eco del piacere che orchestrava.
Marco, spinto da Laura, chiese a Ralphy di intensificare il contatto. “Fammi sentire di più,” mormorò, gli occhi socchiusi. Ralphy, fedele al suo rifiuto della penetrazione, usò le mani e la bocca, esplorando il corpo di Marco con una dedizione che rasentava l’adorazione. Le sue dita, unte di olio Johnson, scivolavano lungo l’asta legata dai lacci di seta, mentre la sua lingua tracciava cerchi sul torace dell’uomo. Laura, avvolta nel piacere del marito, si chinò a baciare Ralphy, un gesto che sigillò la loro complicità. “Sei incredibile,” gli sussurrò, prima di tornare a Marco, le mani che guidavano il ritmo del loro amplesso.
L’energia nell’alcova cresceva, un vortice di sensazioni che univa i tre in un unico respiro. Ralphy prese la panna spray e la spruzzò sul ventre di Laura, poi usò un pennello di martora per spalmarla, creando disegni astratti che si mescolavano al sudore dei loro corpi. Marco, ormai perso nel piacere, chiese a Ralphy di usare tutti i lacci di seta, come aveva fatto con un altro uomo in passato. Ralphy sorrise, avvolgendo l’erezione di Marco con i nastri colorati, stringendoli appena, oleandoli con l’olio Johnson e insalivandoli con la lingua. “Sembra una processione votiva,” scherzò Laura, ridendo, mentre Marco gemeva, sopraffatto dalle sensazioni.
Laura, con la sua apertura, prese l’iniziativa, invitando Ralphy a sdraiarsi accanto a loro. “Voglio che tu senta quello che sento io,” disse, guidando le mani di Ralphy sul suo corpo. Lui, sempre attento a non superare i suoi limiti, accarezzò i suoi seni, il suo ventre, mentre Marco continuava a muoversi dentro di lei. Il piacere di Laura era contagioso, e Ralphy si sentiva al centro di un rito che celebrava la libertà dei loro desideri. Ogni tanto, Marco si chinava a sfiorare Ralphy, un tocco furtivo che parlava della loro connessione, un’intesa che non aveva bisogno di parole.
L’apice arrivò in un crescendo di gemiti e sospiri. Marco, spinto dai tocchi di Ralphy e dall’energia di Laura, raggiunse un orgasmo potente, il corpo che tremava mentre i lacci di seta scivolavano via. Laura, avvolta nel piacere del marito, si lasciò andare a sua volta, le mani strette a quelle di Ralphy. Lui, come sempre, trovò la sua gioia nel loro godimento, il suo corpo vibrante di energia erotica riflessa. Sdraiati sui cuscini dell’alcova, i tre rimasero in silenzio, il respiro che si calmava lentamente. Le candele tremolavano, proiettando ombre morbide sulle pareti, e l’incenso continuava a diffondere il suo profumo.
Marco e Laura ringraziarono Ralphy, confessando che non avevano mai vissuto nulla di simile. “Sei un maestro,” disse Marco, un sorriso stanco ma soddisfatto. Laura annuì, accarezzandogli il braccio. “Ci hai fatto sentire liberi.” Ralphy sorrise, il cuore pieno di quella gioia che solo il piacere altrui poteva dargli. Li accompagnò alla porta, il lenzuolo bianco ormai spiegazzato, i lacci di seta sparsi sul letto come trofei di un rito compiuto.
Mentre chiudeva la porta, Ralphy ripensò alle sue parole: il segreto era fingersi un po’ repressi, per poi rivelare ai complici un mondo di perversioni senza limiti, ma sempre rispettoso. Marco e Laura erano stati i complici perfetti, e lui sapeva che quell’incontro sarebbe rimasto tra i suoi ricordi più vividi. Una parte di lui temeva il giorno in cui la vecchiaia avrebbe spento il suo desiderio. “Spero che mi cancelli i ricordi,” aveva detto. Ma per ora, il fuoco era ancora vivo, e l’alcova avrebbe accolto altri riti, altri complici, altre feste del piacere.

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