Gay & Bisex
Luca e Marisa: Atto 3


10.05.2025 |
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"Matteo le scopava il culo, Simone la fica, i loro cazzi che si sfregavano dentro di lei..."
Dopo l’incontro con Antonio e Giovanni in ferramenta, Luca e Marisa vissero giorni carichi di elettricità, il ricordo di quella giornata che accendeva le loro notti. Di solito passivo, Luca sentì il bisogno di prendere l’iniziativa. Una sera, mentre Marisa leggeva un libro sul divano, il profumo di limoni e salsedine che entrava dalla finestra, Luca prese il telefono e scrisse ad Antonio: “Ciao, Antonio, siamo Luca e Marisa, ti ricordi di noi?” La risposta arrivò rapida, educata: “Certo che mi ricordo! Siete una coppia speciale, difficile dimenticarvi.” Luca, con un sorriso, lo invitò a tornare alla loro villetta vicino a Sorrento, ma Antonio rispose che era preso dal lavoro. “Vi ricontatto presto, promesso,” scrisse.Il sabato successivo, a mezzogiorno, Antonio mandò un messaggio: “Oggi inauguriamo il campo di calcetto che abbiamo sistemato con i ragazzi all’ex stazione ferroviaria. Alle 15:00. Vi va di venire? Sarà divertente.” Luca mostrò il messaggio a Marisa, che inarcò un sopracciglio, gli occhi verdi che brillavano di malizia. “Un branco di ragazzi sudati? Non me lo perdo,” disse, sfiorandogli il cazzo attraverso i pantaloni. Luca annuì, già eccitato.
Alle 15:00, Luca e Marisa arrivarono all’ex stazione ferroviaria, un luogo abbandonato trasformato in due mesi di lavoro dai ragazzi. Il campo di calcetto, ricavato tra binari dismessi, era delimitato da reti improvvisate, senza fari perché abusivo, illuminato solo dal sole pomeridiano. Accanto, il casolare del capostazione era stato riadattato a spogliatoio, con panche di legno e ganci per i vestiti, ma senza docce. L’aria odorava di erba secca e sudore giovanile. Antonio li accolse con un sorriso, la maglietta già incollata al petto dal caldo, i capelli castani spettinati. “Eccovi, benvenuti!” disse, presentandoli agli altri nove ragazzi, tra i 20 e i 25 anni, fisici scolpiti, occhi pieni di energia e arroganza.
La partita fu un’esplosione di vitalità: urla, risate, contrasti duri, gol festeggiati con grida. Marisa, in un vestitino giallo aderente che esaltava il seno pieno e le cosce sode, e Luca, in jeans e camicia aperta, guardavano dal bordo campo, eccitati dai corpi giovani che correvano, sudati, i muscoli che guizzavano sotto il sole. Marisa si avvicinava a Luca, sussurrando: “Guarda che corpi, amore. Li voglio tutti.” Luca, il cazzo duro nei pantaloni, annuiva, immaginandosi dominato da quel gruppo.
Finita la partita, i ragazzi, fradici di sudore, si diressero verso il casolare per cambiarsi. Antonio fece un cenno a Luca e Marisa. “Venite con noi, vi mostriamo gli spogliatoi,” disse, con un ghigno complice. Marisa rise, prendendolo sottobraccio, il seno che sfiorava il suo bicipite. “Non vediamo l’ora,” rispose, la voce roca. Luca li seguì, il cuore che martellava, l’umiliazione che già lo eccitava.
Dentro il casolare, l’aria era pesante, satura di sudore e testosterone. I ragazzi si spogliavano senza ritegno, magliette buttate sulle panche, boxer che cadevano, cazzi semi-duri che oscillavano. Marisa si tolse il vestitino, rivelando il corpo nudo, il seno pieno, la fica rasata che luccicava. “Porca miseria, che donna,” mormorò un ragazzo, Marco, alto, con tatuaggi sul petto. Luca si spogliò, il perizoma rosso scelto da Marisa teso dal cazzo duro. “A quattro zampe, nonno,” ordinò Antonio, e Luca obbedì, il pavimento di cemento ruvido sotto le ginocchia, il culo esposto.
Marisa prese le redini. Si avvicinò a Marco, inginocchiandosi, le mani che gli abbassavano i boxer, liberando un cazzo lungo e venoso. “Sei pronto, ragazzo,” disse, succhiandolo con avidità, la bocca che lo ingoiava, i gemiti di Marco che riempivano il casolare. Antonio, dietro Luca, sputò sul suo buco, le dita che lo allargavano. “Che culo da puttana,” disse, schiaffeggiandolo, il bruciore che faceva gemere Luca. Infilò il cazzo, un affondo brutale che lo fece urlare, il dolore che si fondeva al piacere. “Prendilo, vecchio,” ringhiò, scopandolo con colpi secchi, le palle che sbattevano.
Gli altri ragazzi si unirono, un cerchio di cazzi duri intorno a loro. Marisa, ancora in ginocchio, succhiava Marco mentre Fabio, un altro ragazzo, le infilava il cazzo nella fica da dietro, facendola urlare. “Sì, scopatemi!” gridò, il primo orgasmo che la travolgeva, uno squirt che bagnava il pavimento. Luca, scopato da Antonio, guardava Marisa, il cazzo che gocciolava, l’umiliazione che lo consumava. Davide, un altro ragazzo, gli mise il cazzo in bocca. “Succhialo, nonno,” ordinò, e Luca obbedì, la gola che si allargava, la saliva che colava.
Marisa si spostò su una panca, le gambe spalancate. Fabio le scopava la fica, mentre Lorenzo le infilava il cazzo nel culo, alternando affondi che la facevano urlare. “Cazzo, spaccatemi!” gemette, il secondo orgasmo che arrivava, un altro squirt che schizzava sul petto di Lorenzo. I ragazzi ridevano, schiaffeggiandole il culo, chiamandola “troia”, parole che la mandavano in estasi. Luca, a quattro zampe, veniva scopato da Antonio, poi da Marco, il cazzo che gli devastava il buco. “Sei solo un buco,” disse Marco, e Luca, travolto, ebbe il primo orgasmo anale, il cazzo che schizzava senza toccarlo, il buco che si contraeva.
Il ritmo si fece frenetico. Marisa, a pecorina, aveva un cazzo nella fica, uno nel culo, e uno in bocca, i ragazzi che si alternavano. “Che troia insaziabile,” disse uno, mentre lei veniva ancora, il terzo orgasmo, uno squirt che colava sulle cosce. Luca, accanto, veniva umiliato, i ragazzi che gli pisciavano sul viso, il calore che lo inondava, il cazzo che pulsava. “Bevi, puttana,” ordinò Davide, e Luca, ubriaco di degradazione, obbedì, il secondo orgasmo anale che lo squassava, la sborra che schizzava sul pavimento.
Marisa, al centro, era un turbine di piacere. Matteo le scopava il culo, Simone la fica, i loro cazzi che si sfregavano dentro di lei. “Riempitemi!” urlava, il quarto orgasmo che la faceva tremare, uno squirt che inzuppava entrambi. Poi, un quinto, mentre Enzo le sborrava in bocca, il sapore che la mandava in estasi. Luca, devastato, guardava, il culo in fiamme, i ragazzi che lo schiaffeggiavano, “Guarda tua moglie, è una vacca.”
Per il finale, i ragazzi decisero di consacrare Marisa. La misero su una panca, le gambe spalancate, la fica gonfia e rossa, che bruciava dopo ore di scopate. Uno dopo l’altro, i dieci ragazzi sborrarono dentro di lei, fiotti caldi che la riempivano, la sborra che colava, un lago bianco che le inondava le cosce. “Che puttana perfetta,” disse Antonio, l’ultimo a venire, il cazzo che pulsava dentro di lei. Marisa, esausta, gemeva, la fica che pulsava di dolore e piacere.
Luca si avvicinò, a quattro zampe. “Amore, lascia che ti aiuti,” sussurrò, la lingua che scivolava sulla fica di Marisa, leccando la sborra calda, il sapore salato che lo ubriacava. Le succhiava il clitoride, alleviando il bruciore, mentre lei gli accarezzava i capelli, “Sì, amore, bevi tutto.” I ragazzi guardavano, ridendo, qualcuno ancora con il cazzo in mano, l’aria densa di sudore e sesso.
Alle 20:00, con le prime ombre della sera che calavano sul casolare, i ragazzi si rivestirono e se ne andarono, lasciando Luca e Marisa soli. Nudi, si abbracciarono sul pavimento, la sborra e il sudore che si mescolavano. “Ti è piaciuto, amore?” chiese Marisa, la voce stanca ma soddisfatta. “Sì, cazzo,” rispose Luca, sapendo che quel campo abusivo sarebbe stato il loro nuovo parco giochi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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