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Michela una vita da sottomessa Atto 4


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
09.06.2025    |    586    |    4 9.4
"Giorgio si mette di fronte a me, mi alza le gambe sopra le sue spalle, e infila il suo cazzo doppio nel mio culo, accanto a quello di Marco..."
Il mattino mi accoglie con un fremito di eccitazione, il cuore che batte come un tamburo impazzito mentre mi preparo per l’appuntamento con Giorgio, il tatuatore e piercer amico di Daniela. Sono un burattino nelle sue mani, ogni suo ordine un filo che mi tira più a fondo nella mia depravazione, un vortice che bramo con ogni fibra del mio essere. Oggi, Daniela mi ha ordinato di non indossare nulla sotto il miniabito di seta trasparente, un velo bianco latte che sembra svanire sulla mia pelle, un tessuto leggero come un soffio visto nelle boutique di Milano. La seta fluida accarezza le mie curve, ma è così sottile che ogni dettaglio del mio corpo è un’offerta: i capezzoli turgidi che premono contro il tessuto, la mia fica rasata che pulsa sotto ogni sguardo, il reggicalze nero che aggancia le autoreggenti di seta. Queste terminano a metà coscia, con una riga nera che corre sul retro, un dettaglio che sussurra peccato, lasciando la pelle nuda appena sotto l’orlo del vestito, che sfiora le natiche. I tacchi a spillo, 12 cm di vernice nera lucida, mi fanno barcollare, ogni passo un’esplosione di dolore e sensualità, un inno alla mia sottomissione. Il plug anale da 8 cm, un colosso nero con una base di gemme rosse che scintilla, è conficcato nel mio buco, un peso che mi dilata e mi fa gemere piano, il ronzio debole che suggerisce una batteria al tramonto. L’odore muschiato della mia eccitazione mi avvolge, una scia calda e invitante che tradisce il mio desiderio, il liquido che scivola lungo le cosce, un marchio della mia appartenenza a Daniela.
Entriamo nello studio di Giorgio, un antro pulsante nel cuore di Milano, con pareti ricoperte di graffiti che sembrano vivi e specchi incorniciati da luci al neon che vibrano come vene. L’aria è densa di inchiostro, disinfettante e un sentore metallico, un mix che si intreccia con il mio profumo intimo, creando un contrasto che mi fa rabbrividire. Giorgio ci accoglie, un uomo sulla cinquantina, alto circa 1,70, grassottello, il corpo un mosaico di tatuaggi: draghi e teschi che si intrecciano sulle braccia, sul petto visibile sotto la camicia sbottonata, fino al collo. I suoi occhi grigi mi squadrano, un sorriso che rivela denti storti, una promessa di rudezza che mi fa pulsare. Al suo fianco, Marco, il suo assistente, un ragazzo di 25 anni, alto 1,90, magro ma scolpito, con tatuaggi freschi che si arrampicano sulle braccia e sul torace. I suoi capelli neri sono rasati ai lati, e i suoi occhi azzurri mi fissano con curiosità. Daniela, accanto a me, emana un’aura di dominio, i suoi stivali neri a mezza coscia e la minigonna che lascia intravedere le calze nere, il suo sguardo che mi spoglia, un comando silenzioso che mi ordina di essere perfetta.
“Spogliati e mostra il tuo corpo a Giorgio,” ordina Daniela, la voce un filo d’acciaio che mi trafigge. Obbedisco, la seta che scivola via come un sussurro, lasciandomi nuda, il plug che sporge dal mio culo, le autoreggenti e i tacchi l’unico ornamento. Giorgio si avvicina, le sue mani callose sfiorano il plug, accarezzandolo, poi lo spingono con forza. “A-ahhh!” urlo, saltando, il dolore che mi fa inarcare la schiena, il piacere che mi fa pulsare la fica. “Posso usarla se non vi faccio pagare?” chiede, la voce roca. Daniela è inflessibile: “Solo il suo culo.” Giorgio sorride, ma lei aggiunge: “Voglio che Michela ti faccia il servizio completo, partendo dai piedi, con un pompino da esperta. Ma il suo culo… sarà una sfida.”
Giorgio si spoglia, e il mio respiro si ferma. La sua camicia cade, rivelando un torso tatuato e tondo, i jeans si abbassano, e il suo cazzo si libera, un mostro doppio, largo come il mio polso, circa 16 cm di lunghezza, venoso e pulsante, già duro. Lo fisso, la mia bocca che si secca, il desiderio che mi fa gemere piano. Marco segue, togliendosi la maglietta e i pantaloni cargo, e il suo cazzo si svela, lungo e sottile, circa 18 cm, una lancia di carne che si erge fiera, la punta che brilla di umori. La scoperta delle loro dimensioni mi colpisce come un fulmine, un misto di paura e lussuria che mi fa tremare. Mi inginocchio, umiliata ma eccitata, il pavimento freddo contro le mie ginocchia, e inizio dai piedi di Giorgio, leccandoli, il sapore di sudore e cuoio che mi fa rabbrividire. Risalgo, la lingua sulle sue gambe pelose, sul torace, fino a prendere il suo cazzo in bocca. Le mie labbra si allargano a fatica attorno alla sua larghezza, la mia gola che si tende, il sapore salato che mi riempie. Succhio con devozione, la mia lingua che danza sulla sua asta, poi scendo alle palle, pesanti e calde, leccandole, affondando il viso nel suo inguine, l’odore muschiato che mi soffoca. Giorgio geme, soddisfatto, e si gira, offrendomi il suo culo. Con un gemito di vergogna, lo lecco, la lingua che scivola sul suo buco, un’umiliazione che mi fa sentire una cagna, ma il desiderio di compiacere Daniela mi spinge oltre. Marco si avvicina, il suo cazzo lungo che mi sfiora le labbra. Lo prendo in bocca, la lunghezza che mi riempie la gola, alternandomi tra i due, la mia bocca che si spalanca per Giorgio, si allunga per Marco, i loro insulti che mi eccitano: “Troia, succhia meglio!” “Cagna, prendilo tutto!”
Mi alzo, barcollando, la bocca ancora piena del loro sapore, e Giorgio mi ordina di poggiare le mani e il corpo sulla poltrona ginecologica, piegata a 90 gradi. Il mio seno preme contro il cuoio freddo, i capezzoli che si induriscono, la seta delle autoreggenti che fruscia contro le cosce. Giorgio si posiziona dietro di me, le sue mani che afferrano il plug, tirandolo piano. Il suono umido del mio ano che lo rilascia echeggia, e Marco resta a bocca aperta, il plug più doppio del suo braccio, un colosso che lascia una voragine al suo posto. “Cazzo, che buco,” mormora Giorgio, infilando la mano nel mio culo, spingendo con forza, quasi fino al gomito. “A-ahhh… cazzo…” urlo, il dolore che si trasforma in piacere, un’invasione che mi fa tremare. Invita Marco a fare lo stesso, e si alternano, le loro mani che fistano il mio culo come una macchina implacabile, ogni spinta un’esplosione di sensazioni. Daniela, seduta su una sedia, si tocca la fica, le sue dita che scivolano tra le labbra, l’odore dolce e acre che si diffonde, il suo sguardo dominante che mi fa pulsare. La vedo eccitarsi, la sua mano che si muove sempre più veloce, i suoi gemiti soffocati che mi fanno tremare di desiderio. “S-sììì… sto godendo!” urlo, l’orgasmo che mi travolge, il mio sesso che gocciola, il mio buco che pulsa attorno alle loro mani.
Non si fermano, e Marco si sdraia su un materassino da yoga, il suo cazzo lungo e duro che punta verso l’alto. Giorgio mi fa sedere sul cazzo di Marco, dando le spalle al ragazzo, il mio culo che lo accoglie con facilità, un piacere che mi fa gemere. Giorgio si mette di fronte a me, mi alza le gambe sopra le sue spalle, e infila il suo cazzo doppio nel mio culo, accanto a quello di Marco. “Aaaaahhh!” urlo, il mio buco che si dilata oltre ogni limite, un dolore lancinante che si mescola a un piacere animalesco. Mi insultano, le loro voci che si intrecciano: “Puttana schifosa, sei solo un buco!” “Cagna, prendi tutto!” Si eccitano come bestie, scopandomi il culo con un ritmo brutale, i loro cazzi che si muovono dentro di me, riempiendomi. Daniela si avvicina, le sue cosce spalancate sulla mia bocca. “Lecca, schiava,” ordina, e io obbedisco, la mia lingua che scivola sul suo clitoride, il sapore dolce e acre della sua fica che mi fa gemere. Daniela viene, il suo orgasmo che mi inonda la bocca, un getto caldo che ingoio, mentre Giorgio e Marco sborrano litri di sborra nel mio culo, il calore che mi riempie, un piacere che mi fa tremare, anche se non riesco a venire una seconda volta. Sono stremata, ma felice, il mio buco pieno, la mia anima che appartiene a Daniela.
Mi alzo, barcollando, i loro cazzi che escono con un suono umido, la sborra che minaccia di colare. Daniela prende il plug da 8 cm e lo infila nel mio culo con un gesto deciso, tappando tutto dentro di me. “Non perderne una goccia, puttana,” dice, e io gemo, il peso che mi dilata. Mi fanno sedere sulla poltrona ginecologica, le gambe spalancate, il mio corpo esposto. Giorgio chiede dove fare i piercing. Daniela ordina: “Due anelli grandi sul labbro sinistro della fica, due sul destro, uno sul clitoride, uno all’ombelico con catenella, e uno per ogni capezzolo. Sette buchi.” Giorgio scuote la testa: “Sono troppi, sette buchi. Ci vorrà tempo per guarire, almeno un mese.” Daniela, a voce alta, ribadisce: “Voglio che Michela soffra.” Giorgio annuisce, e prepara l’attrezzatura. I primi due piercing alle labbra sinistra della mia fica sono un dolore acuto, un ago che mi trafigge, facendomi stringere i denti e mugolare, il mio corpo che trema sulla sedia. I due a destra bruciano altrettanto, ma resisto, il sudore che mi cola sulla fronte. L’ombelico è un dolore sopportabile, ma quando Giorgio passa al primo capezzolo, urlo, il dolore che mi squarcia. I miei capezzoli sono duri, ipersensibili dopo il trattamento brutale al mio culo, ogni tocco un’esplosione di sensazioni che mi fa tremare. Daniela si arrabbia, non tollera i piagnistei stupidi, e colpisce il plug con un pugno preciso, il dolore che mi fa trasalire, un’esplosione che mi ricorda perché soffro. La scena si ripete con l’altro capezzolo, e Daniela spinge il plug con la mano, un gesto che mi sfonda, il piacere che si mescola al dolore.
Per il clitoride, Giorgio prende una macchinetta speciale, ma Daniela gli fa segno di non usare l’anestetico. L’ago colpisce, un dolore secco che mi fa urlare, dimenandomi, mentre Marco mi tiene ferme le gambe. Daniela gioca con gli anelli ai miei capezzoli, tirandoli piano, e io gemo, il dolore che si trasforma in desiderio. Giorgio applica una crema speciale su tutti e sette i buchi, consegnando il tubetto a Daniela. “Tre volte al giorno per un mese,” ordina, “e niente sesso per un mese, proteggete le parti.” Daniela chiede: “Il culo si può usare?” “Certamente,” risponde Giorgio, un sorriso complice. Daniela ordina a Luciana, sempre presente, di far lavorare il mio culo per un mese. Giorgio promette che tra un mese metterà anelli definitivi da 4 cm, non removibili, gratis, alle stesse condizioni. Usciamo, e Daniela riattiva il plug alla massima velocità, il ronzio che mi fa urlare: “A-ahhh!” Il mio culo pulsa, la sborra sigillata dentro, i piercing che bruciano, il corpo stremato ma appagato. Sono la cagna di Daniela, e ogni sofferenza è un canto alla mia appartenenza.

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