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Scambio di Coppia

Francesco: La prima volta di Lusy


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
15.06.2025    |    443    |    3 9.4
"‘Sei pronta, piccola, ’ ha sussurrato, la voce vellutata, il suo respiro caldo che odorava di vino e rossetto..."
Mi chiamo Francesco, all’epoca aveno 24 anni, e quella notte ha segnato un punto di svolta nella mia vita. Sono sempre stato un esploratore del piacere, un single bisex che per cinque anni ha girovagato tra coppie, assaporando ogni sfumatura del sesso. Ma con Lusy, la mia fidanzata di 22 anni, tutto era diverso. Lusy è un fuoco: capelli castani mossi che le cascano sulle spalle, occhi verdi che ti trafiggono, un corpo snello con un culo sodo e un seno pieno, una terza che sembra scolpita. Scopiamo come ossessi, a volte tre volte al giorno, e lei non ha limiti: bocca, fica, culo, sa fare tutto. Mi aveva confidato, una sera, che a 14 anni un amico di suo padre, ben dotato, l’aveva sverginata e le aveva insegnato ogni trucco. Ma portarla nel mio mondo di scambi di coppia? Era un rischio che mi terrorizzava.
Ero titubante, ma la voglia di condividere quel brivido con lei era troppo forte. Sfogliavo “La Coppia” quando trovai un annuncio: Antonio e Stella, 40 e 35 anni, esperti, pronti a guidare coppie inesperte. Antonio era un uomo affascinante, brizzolato, occhi azzurri, fisico atletico. Stella, in una foto che mi mandarono, era un sogno: mora, capelli lisci, un seno prosperoso, una quarta che sfidava ogni logica, gambe lunghe e un sorriso pericoloso. Mi rassicurarono: avevano iniziato tante mogli e fidanzate a questo gioco. Scoprii che vivevano a pochi passi da noi, a Roma, in una villa sulle colline, e capii che era destino.
Organizzammo un incontro. Antonio mi aveva chiesto aiuto con una gomma forata, e io, da buon samaritano, ero andato. La villa era magnifica: un cancello di ferro, un giardino che odorava di erba tagliata, una facciata di pietra che profumava di storia. Suonammo il campanello, il suono metallico che echeggiava nella sera tiepida. Lusy era nervosa, splendida in un vestito nero attillato che le fasciava le curve, il rossetto rosso fuoco che brillava, le unghie smaltate di rosso scuro che urlavano sensualità. Io indossavo una camicia bianca e jeans, il cuore che batteva forte. Antonio ci accolse in tenuta sportiva, un sorriso caldo ma con un lampo malizioso, il profumo di dopobarba che si mescolava all’aria.
Stella apparve poco dopo, un uragano di seduzione. Indossava un abito di seta verde smeraldo, aderente, che esaltava ogni curva, i capezzoli visibili sotto il tessuto. Le unghie laccate di nero lucido, il rossetto bordeaux come sangue fresco. Abbracciò Lusy, sfiorandole le labbra con un bacio che fece arrossire la mia fidanzata, il suono delle loro guance che si sfioravano un preludio pericoloso. “Vieni, aiutami in cucina,” disse Stella, trascinando Lusy, il fruscio della seta che accompagnava i loro passi. Noi uomini ci sedemmo in giardino, l’odore del vino rosso e del fumo della mia sigaretta che si mescolava. Antonio mi rassicurò: “Stella sa come fare. Lusy stasera scoprirà chi è davvero.”
La cena fu un gioco di sguardi. La sala da pranzo, con pareti di velluto rosso e un lampadario di cristallo, odorava di cera e ragù. Lusy, accanto a Stella, sembrava ipnotizzata, il suono dei loro bicchieri che tintinnavano mentre parlavano. Stella buttò lì che le piacevano anche le donne, e il silenzio che seguì fu elettrico, il battito del mio cuore nelle orecchie. “Andate in salotto, prendiamo un amaro,” disse Stella, tirando Lusy per sparecchiare. Antonio mi fece l’occhiolino: “È iniziata la seduzione.”
Lusy mi raccontò dopo cosa successe in cucina. Nella stanza più piccola, che odorava di limone e spezie, Stella la sfiorava “per caso”, le mani sul culo di Lusy, il suono del suo respiro che si accorciava. Poi la bloccò contro il bancone, le infilò la lingua in bocca, il gusto di vino e rossetto che si mescolava, le mani che strizzavano i seni e il culo. Lusy, spaventata ma eccitata, si lasciò andare, il suono dei loro baci umidi che riempiva la cucina. Tornarono in salotto mano nella mano, il rossetto di Lusy sbavato, il suo profumo di fiori mischiato a quello intenso di Stella, rosa nera e desiderio.
Dopo un amaro, il liquido che bruciava in gola, Stella prese Lusy per mano. “Vieni, ti mostro le stanze di sopra,” disse, la voce vellutata, i tacchi che risuonavano sulle scale di marmo. Lusy mi guardò, paura e curiosità negli occhi, il rossetto macchiato. Antonio mi trattenne: “Aspetta, lasciamo fare a Stella.” Dopo mezz’ora, mi disse: “Andiamo, senza rumore.” Salii le scale, il cuore in gola, i passi attutiti dal tappeto. Alla porta socchiusa di una camera, rimasi senza fiato.
La stanza era un tempio del piacere: tende di velluto nero, lenzuola di seta rossa che brillavano sotto la luce soffusa di un candelabro, l’odore di cera e sesso che saturava l’aria. Lusy era nuda, a pecora sul letto, il culo in aria, il seno che dondolava, il rossetto sbavato, le unghie rosse che graffiavano le lenzuola. Stella, dietro di lei, indossava uno strap-on bianco, lucido, che pompava nella fica di Lusy con un ritmo forsennato, il suono umido della carne che si univa, i gemiti di Lusy che echeggiavano come un canto. “Sì, dammelo,” urlava, il corpo che tremava, il profumo della sua fica bagnata che inondava la stanza. Antonio e io, fermi sulla porta, guardavamo, i cazzi duri sotto i pantaloni, il suono del nostro respiro che si mescolava al frastuono del piacere.
Lusy raggiunse il primo orgasmo, un grido che squarciò l’aria, la fica che si contraeva attorno allo strap-on, il suono dello squirt che schizzava sulle lenzuola rosse, l’odore dolce e salato che si mescolava al profumo di Stella. Poi Stella, con un sorriso sadico, lubrificò il fallo e lo infilò nel culo di Lusy, il suono vischioso che accompagnava ogni centimetro. Lusy urlò, il dolore che si trasformava in piacere, il secondo orgasmo che la travolse, il corpo che si inarcava, il suono dei suoi gemiti che si mescolava al ritmo dei colpi di Stella. “Prendilo, troia,” sibilò Stella, il suo rossetto bordeaux che brillava, le unghie nere che graffiavano il culo di Lusy.
Stella, soddisfatta, fece sdraiare Lusy sul letto, le lenzuola rosse ormai macchiate di sudore e fluidi. Si mise a cavalcioni sul suo viso, la fica rasata che odorava di muschio e piscio, e iniziò a muoversi, il suono umido della lingua di Lusy che scivolava tra le pieghe. “Leccami,” ordinò Stella, e Lusy obbedì, il gusto salato che le riempiva la bocca. Poi Stella, con un ghigno, le tappò il naso e pisciò, il getto caldo che colava nella bocca di Lusy, il suono dello scorrere che echeggiava, l’odore acre che travolgeva i sensi. Lusy, disgustata ma ipnotizzata, bevve, il corpo che tremava sotto il dominio di Stella. Poi Stella si toccò, sfregandosi sulla faccia di Lusy, fino a squirtare, un orgasmo potente che le inondò il viso, il suono del liquido che schizzava, il profumo del sesso che sigillava il momento. Stella, appagata, usò i seni di Lusy per pulirsi, strizzandole i capezzoli, il suono dei suoi gemiti che si mescolava al fruscio delle lenzuola.
Antonio mi trattenne: “Non ancora, la prossima volta partecipiamo anche noi.” Aveva ragione e cosi scendemmo senza farci sentire. Lusy, scossa ma eccitata, scese con gli occhi lucidi dopo qualche minuti, il profumo del sesso che la avvolgeva.

Tornammo a casa avvolti da un silenzio denso, carico di promesse non dette, l’aria nella nostra Golf che sembrava vibrare di ciò che era appena accaduto. La notte era tiepida, le strade di Roma illuminate dai lampioni che proiettavano ombre danzanti sul volto di Lusy. Lei era seduta accanto a me, il vestito nero attillato leggermente sgualcito, il rossetto rosso fuoco ormai sbavato, le unghie smaltate di rosso scuro che tamburellavano nervosamente sul ginocchio. Il suo profumo, un mix di fiori e sudore intriso di sesso, si mescolava all’odore di cuoio dell’auto, creando un’atmosfera che mi faceva pulsare il cazzo nei jeans. Non parlammo per tutto il tragitto, ma i suoi occhi, quando li incrociavo nello specchietto, brillavano di un misto di shock, eccitazione e qualcosa di nuovo, qualcosa di selvaggio.
Arrivati nel nostro appartamento, un bilocale disordinato che odorava di caffè e libri, chiusi la porta con un clic che sembrò sigillare il mondo fuori. Lusy si tolse le scarpe, il suono dei tacchi che cadevano sul parquet un preludio di intimità. Si sedette sul divano, le lenzuola bianche sgualcite che avevamo lasciato quella mattina ancora lì, e mi guardò, il respiro corto. “Mi è piaciuto molto,” sussurrò a mezza voce, le parole che si spezzavano nell’aria, il suono della sua confessione che mi colpì come un pugno. Le sorrisi, il cuore che batteva forte, e mi avvicinai, abbracciandola. Il suo corpo era caldo, il profumo della sua pelle, ancora impregnato dell’odore muschiato di Stella e del sesso, mi travolse. Le accarezzai i capelli, il suono del mio respiro che si mescolava al suo, e le chiesi, la voce bassa: “Cosa ha scatenato tutto?”
Lusy si morse il labbro, il rossetto ormai un’ombra, e iniziò a raccontare, gli occhi che si perdevano nel ricordo, la voce che tremava di eccitazione e vergogna. “Quando siamo salite al piano superiore,” disse, “Stella mi ha portato in quella camera. Non so come sia successo, tutto è stato così veloce.” Il suo racconto mi accendeva, il cazzo che si induriva nei jeans, il suono delle sue parole che dipingevano una scena che mi faceva fremere.
“Appena siamo entrate nella stanza,” continuò Lusy, “ho sentito il clic della porta che si chiudeva, e Stella si è voltata verso di me. La camera era… magica, Francesco. Tende di velluto nero, un candelabro che gettava ombre tremolanti, lenzuola di seta rossa sul letto che brillavano come sangue. Odorava di cera, di muschio, di qualcosa di proibito. Stella mi guardava con quegli occhi scuri, il rossetto bordeaux che sembrava succhiarti l’anima, le unghie nere lucide che scintillavano. Indossava ancora quell’abito di seta verde, ma si muoveva come una predatrice, il fruscio del tessuto che mi faceva venire la pelle d’oca.
Non ho avuto il tempo di parlare. Mi ha spinto contro il muro, il suono del mio respiro che si spezzava, e ha infilato le mani sotto il mio vestito. Le sue dita, fredde, sono scivolate tra le cosce, trovando le mutandine di pizzo nero già bagnate. ‘Sei pronta, piccola,’ ha sussurrato, la voce vellutata, il suo respiro caldo che odorava di vino e rossetto. Non so cosa mi sia preso, Francesco, ma ero già eccitata, il cuore che batteva all’impazzata, l’odore della mia fica che si mescolava al suo profumo, un misto di rosa nera e spezie che mi stordiva. Mi ha sollevato il vestito, il suono del tessuto che si accartocciava, e in un attimo me l’ha sfilato, lasciandomi in mutandine e reggiseno. Il pizzo nero graffiava la pelle, i capezzoli duri che premevano contro il tessuto, il seno che si alzava a ogni respiro corto.
Mi ha spinto sul letto, le lenzuola rosse che frusciavano sotto di me, fresche contro la mia pelle bollente. Stella si è spogliata, l’abito verde che scivolava a terra come una cascata, rivelando un corpo perfetto: il seno pieno, i capezzoli scuri, la fica rasata che brillava di desiderio, l’odore muschiato che mi avvolgeva. Si è sdraiata su di me, i nostri corpi che si incastravano, il suono della pelle che si sfregava, il calore che mi faceva tremare. ‘Leccami,’ ha ordinato, posizionandosi per un 69, la sua fica a pochi centimetri dalla mia bocca. Non avevo mai fatto niente del genere con una donna, ma il suo odore, salato e dolce, mi ha attirato come una calamita. Ho affondato la lingua, il gusto della sua fica che mi riempiva i sensi, il suono dei miei risucchi che si mescolava ai suoi gemiti, un suono profondo che vibrava contro la mia pelle.
Stella mi leccava, la sua lingua che scivolava sulla mia fica, succhiando il clitoride con una precisione che mi faceva urlare. Il suono umido della sua bocca, il profumo della mia eccitazione che colava lungo le cosce, tutto era amplificato. Le lenzuola rosse si appiccicavano alla mia schiena, il seno che rimbalzava a ogni movimento, le unghie rosse che graffiavano la seta. Sentivo il piacere montare, un’onda che mi travolgeva, il corpo che si contorceva sotto di lei. Stella muoveva i fianchi, sfregando la fica sulla mia bocca, il suono vischioso che accompagnava ogni spinta, il gusto della sua fica che si intensificava. ‘Sì, piccola, così,’ gemeva, la sua lingua che pizzicava il mio clitoride, il dolore che si mescolava al piacere.
Poi mi ha pizzicato i capezzoli, il suono dei miei gridolini che si mescolava al fruscio delle lenzuola, e sono esplosa. L’orgasmo mi ha squassato, un urlo che ha rotto il silenzio, la fica che si contraeva, il suono dello squirt che schizzava sulle lenzuola rosse, l’odore dolce e salato che si mescolava al suo profumo acre. Stella non si è fermata, la lingua che succhiava ogni goccia, il suono dei suoi gemiti che si intrecciava ai miei. ‘Sei una troia perfetta,’ ha sussurrato, e io mi sono abbandonata, il corpo che tremava, il cuore che batteva come un tamburo. Non so quanto sia durato, ma ogni secondo era fuoco, ogni tocco una scarica elettrica, l’odore del nostro sesso che saturava la stanza, un tempio di piacere che non volevo lasciare.”
Il racconto di Lusy mi fece indurire il cazzo all’istante, il suono delle sue parole che mi accendeva come un incendio. La guardai, il suo viso arrossato, il profumo del sesso che ancora la avvolgeva, e non resistetti. Le sfilai le mutandine di pizzo nero, fradice, l’odore della sua fica che mi travolse, un mix di sudore e desiderio che mi fece grugnire. La spinsi sul divano, il suono delle lenzuola bianche che si sgualcivano, e la scopai con forza, il cazzo che entrava nella sua fica bagnata, il suono vischioso di ogni spinta che riempiva la stanza. “Sì, Francesco, scopami,” urlò Lusy, le gambe spalancate, le unghie rosse che mi graffiavano la schiena. Il suo orgasmo arrivò come un’onda, un grido che squarciò l’aria, la fica che si contraeva attorno al mio cazzo, il suono dello squirt che colava sul divano. Non mi trattenni: le riempii la fica di sborra senza preservativo, il calore che le inondava l’utero, il suono del liquido che colava, l’odore del nostro sesso che sigillava la notte. Ci accasciammo, il respiro affannato, il silenzio che tornava, carico di promesse per ciò che il futuro ci riservava. La storia con Stella ed Antonio era appena iniziata e ci avrebbe proiettato in un nuovo mondo. Saranno persino i nostri testimoni al matrimonio e passeranno con noi la prima notte di nozze, ma questa è un’altra storia.

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