bdsm
Michela una vita da sottomessa Atto 9


18.06.2025 |
901 |
2
"Daniela sorride, il suo profumo di sandalo che mi soffoca, e mi ordina: “Spogliati, puttana..."
Tre giorni dopo la visita da Marta, il mio corpo è ancora un mosaico di dolore e piacere, ogni passo un promemoria della mia sottomissione. Il plug da 10 cm, con la sua gemma blu che vibra e lampeggia, mi dilata il culo, un peso che mi fa gemere, il ronzio che si intreccia al battito del mio cuore. La sborra di Giorgio e del suo assistente, ormai assorbita, ha lasciato un’umiliazione che brucia, ma il mio sesso pulsa, eccitato dalla barretta al clitoride e dagli anelli che dondolano sulle grandi labbra. Ogni mattina, appena sveglia, infilo il plug, un rituale sacro che mi lega a Daniela, e ogni sera lo tolgo, un sollievo che mi ricorda la mia appartenenza. Oggi è lunedì, e il mio stomaco è un groviglio di paura ed eccitazione: Giorgio ha mandato a Daniela tre bozzetti per il mio tatuaggio, e so che sarà un altro marchio della mia schiavitù.Mi preparo come ordinato: lo stringivita nero mi stringe la vita, esaltando le mie curve, le calze nere da reggicalze che incorniciano le cosce, la riga dietro che guida lo sguardo verso il plug. Indosso un vestito rosso, aderente e trasparente, che lascia intravedere gli anelli ai capezzoli e all’ombelico, e sandali a schiava con tacchi da 12 cm, il cuoio che scricchiola a ogni passo. Il profumo di lavanda del mio cuscino si mescola al mio muschio intimo, un odore che urla la mia lussuria. Alle 10, Daniela chiama l’egiziano, il tassista che ci accompagna sempre, il suo biglietto da visita ormai un trofeo della nostra oscenità. Saliamo sul sedile posteriore, il cuoio freddo che mi fa rabbrividire quando alzo la gonna, il mio culo nudo a contatto, il plug che vibra. Daniela, accanto a me, mi ordina di alzare la mia gonna, le sue unghie che graffiano la mia coscia, un gesto che mi fa gemere: “A-ahhh…” Le sue dita trovano la mia fica, accarezzando gli anelli, facendoli tintinnare, un suono che echeggia nel taxi. Tira la barretta al clitoride, un pizzicore che mi fa sobbalzare, poi infila quattro dita nella mia fica, un’invasione che mi fa urlare: “Siiiiiii, Padrona!” La sua mano si muove, un ritmo che mi devasta, il suono umido che riempie l’abitacolo, il mio sesso che schizza, bagnando il sedile. L’egiziano guida, ma con una mano si tocca il pacco, il suo respiro pesante, gli occhi nello specchietto che divorano lo spettacolo, il profumo di sudore e muschio che si diffonde. Sono umiliata, esposta, ma il piacere mi consuma, un orgasmo che mi fa tremare: “Sto venendo!” Daniela sorride, le sue dita che rallentano, lasciandomi ansimante, il cuore che martella.
Arriviamo da Giorgio, il mio corpo ancora scosso, la fica gocciolante, il plug che vibra. Lo studio è un tempio di trasgressione: pareti di velluto nero, luci soffuse, l’odore di disinfettante e cuoio che si mescola al mio muschio. Giorgio e il suo assistente ci accolgono, i loro occhi che brillano di eccitazione, ma sulla poltrona ci sono due uomini neri, giovani, sui trent’anni, muscolosi, bellissimi, un’energia che mi fa rabbrividire. Daniela sorride, il suo profumo di sandalo che mi soffoca, e mi ordina: “Spogliati, puttana. Mostrati.” Obbedisco, il vestito rosso che scivola via, lasciandomi nuda, le calze e lo stringivita l’unico ornamento, il plug blu che lampeggia, gli anelli che dondolano. Mi piego, il culo offerto, un’esibizione che fa fischiare i presenti, il mio cuore che batte di vergogna e orgoglio.
Poggiata sul lettino dei tatuaggi, il cuoio freddo mi fa rabbrividire, le gambe spalancate in un’offerta oscena, il mio corpo è un tempio di sottomissione, ogni nervo che pulsa di paura ed eccitazione.
Giorgio annuncia che il pagamento sarà in anticipo, per non rovinare il tatuaggio. Si avvicina, le sue mani callose che afferrano il plug, estraendolo con un pop umido che echeggia, un dolore acuto che mi fa urlare: “Aaaah!” Il mio culo si contrae, un vuoto che brama, ma lui lo reinfila, la sfera da 10 cm che mi dilata, un tormento che mi fa stringere i denti, il sudore che mi cola lungo la schiena. Lo estrae di nuovo, poi lo reinfila, due volte, ogni inserimento un’esplosione di dolore e piacere, il mio buco che si spalanca, devastato, un gemito che mi sfugge: “Siiiiiii!” I due neri si avvicinano, i loro cazzi enormi, duri come acciaio, un odore di sudore e maschio che mi inonda le narici, un sapore che immagino, salato e acre. Iniziano a fistarmi il culo, le loro mani grandi che si alternano, un’invasione brutale che mi fa urlare: “Nooo, mi spacchi!” Il dolore è un fuoco che mi squarcia, le pareti del mio ano che si tendono oltre ogni limite, ma il mio culo, ormai una caverna, accoglie ogni spinta, un piacere selvaggio che mi travolge, il mio sesso che si bagna, un tradimento del mio corpo.
Poi mi inculano a turno, i loro cazzi che mi devastano, ma il mio buco è troppo largo, un vuoto che mi frustra, un fastidio che non basta. L’assistente, con un sorriso lascivo, infila la mano nel mio culo, le sue dita che si chiudono attorno al cazzo del nero che mi incula econ lui spinge infondo, un contatto che mi fa saltare, un’esplosione di piacere che mi strappa un urlo: “Siiiiiii, sto godendo!” Il mio corpo si contorce, un orgasmo che mi scuote, il mio sesso che schizza, bagnando il lettino, un gemito di vacca porca che echeggia. Giorgio, che finora ha guardato, si mette davanti a me, il suo cazzo duro, un odore di sborra e sudore che mi soffoca. Me lo spinge in bocca, cercando la mia gola, ma non sono abituata, e un conato di vomito mi fa tossire, il sapore acido che mi brucia la lingua. “Devi addestrarla a ingoiare cazzi,” dice a Daniela, e senza pietà lo spinge di nuovo, fino in fondo, un’invasione che mi fa soffocare, le lacrime che mi rigano il viso, l’aria che manca. Mi dimeno, ma lui mi tiene ferma, un tormento che mi umilia, il mio corpo che trema.
Si ritrae, lasciando il posto a un nero, il suo cazzo lungo, un sapore salato che mi inonda, e succhio, la mia lingua che lavora, un gemito strozzato che mi sfugge. Mi fanno scendere a terra, e Giorgio mi fa salire sul suo cazzo, infilandolo nella mia fica rotta, un ritmo che mi devasta, mentre un nero mi incula, l’assistente che mi tiene il cazzo in bocca, un trenino che mi sfonda. Esplodo in un orgasmo doppio, anale e vaginale, un urlo: “Vengoooo!” Il mio culo è troppo largo, e il nero chiama l’altro, sdraiandosi a terra. Mi fanno prendere due cazzi nel culo, un dolore che mi squarcia, un piacere che mi consuma, Giorgio che tira gli anelli ai capezzoli, un pizzicore che mi fa urlare: “Siiiiiii, puttana!” Insulti mi piovono addosso, “troia,” “vacca,” un’umiliazione che mi eccita, il mio sesso che schizza.
Il primo nero sborra nel mio culo, un calore che mi riempie, un grugnito animalesco che mi fa tremare, il suo cazzo che pulsa, un’onda di piacere che mi travolge. L’altro nero passa alla mia fica, scopandomi con forza, le sue spinte che mi devastano, il suo grugnito che echeggia: “Prendi, troia!” La sua sborra mi farcisce, un liquido caldo che mi inonda, la mia fica che si stringe forte attorno al suo cazzo, un orgasmo che mi fa urlare: “Siiiiiii, sto godendo!” Il piacere è selvaggio, un’esplosione che mi scuote, il mio corpo che trema, il sudore che mi cola, il profumo di sborra che mi soffoca. L’assistente prende il suo turno, tirandomi le gambe in alto, il suo cazzo che mi scopa la fica, un ritmo brutale che mi devasta. Grugnisce, un suono gutturale che mi eccita, e sborra dentro di me, un getto caldo che mi riempie, la mia fica che si contrae, un altro orgasmo che mi fa gemere: “Vengoooo!” Sono devastata, la fica e il culo pieni di sborra, un’umiliazione che mi brucia, ma mi eccita.
Giorgio infila la mano nel mio culo sfondato, un fisting che mi fa urlare: “Nooo, mi rompi!” Le sue dita si aprono, un dolore che mi squarcia, un piacere che mi consuma. Poi applica un divaricatore con viti, un congegno che mi tiene il buco oscenamente aperto, ogni giro di vite un tormento che mi fa tremare, il mio culo esposto, un abisso vulnerabile. Si mette davanti a me, il suo cazzo duro, e lo spinge in gola, un’invasione che mi fa soffocare, il sapore di sborra e sudore che mi inonda. Mi tiene ferma, la testa bloccata, e con un colpo lo infila fino in fondo, un urlo strozzato che si perde. Sborra, un getto caldo e abbondante che mi riempie la gola, un sapore acre che mi brucia, ingoiando con fatica, l’aria che manca, il mio corpo che trema, un’umiliazione che mi devasta, ma mi rende sua.
Il mio corpo è un relitto, devastato dal pagamento in natura, ogni muscolo che trema di dolore e piacere, la mia fica e il culo pieni di sborra, un’umiliazione che mi brucia ma accende un fuoco perverso. Lo studio di Giorgio è un tempio di degrado, l’odore di sborra, sudore e disinfettante che mi soffoca, il ronzio del divaricatore con le viti che mi tiene il culo oscenamente aperto, un abisso vulnerabile che pulsa. Daniela, con il suo profumo di sandalo, mi guarda con occhi che brillano di dominio, il suo sorriso sadico un comando silenzioso. Giorgio ordina: “Inginocchiati, puttana.” Obbedisco, le ginocchia che colpiscono il pavimento freddo, un brivido che mi fa rabbrividire. Mi spingono in avanti, le mammelle che strusciano contro il linoleum gelido, i capezzoli forati che pulsano, gli anelli che tintinnano. Alzo il culo, esponendolo oscenamente, il divaricatore che lo spalanca, un’esibizione che mi umilia, il mio cuore che batte di vergogna e desiderio.
Giorgio si posiziona dietro di me, il suo cazzo ancora duro, l’odore di sborra e sudore che mi inonda. “Apri bene quel culo rotto,” dice, e un getto caldo di piscio mi colpisce, riempiendo il mio buco, un liquido acre che mi brucia, un peso che mi fa gemere. L’odore pungente mi soffoca, un degrado che mi devasta. L’assistente segue, il suo piscio che si mescola, un altro getto che mi farcisce, il mio culo pieno, un lago osceno che mi umilia. Giorgio ride, vedendo il mio buco colmo. mi sfila il divaricatore con le viti, e con un gesto deciso reinfila il plug da 10 cm, un pop umido che echeggia, un dolore che mi squarcia, chiudendo il piscio dentro di me, un peso che mi fa urlare: “Aaaah!” Il ronzio del plug riparte, il mio corpo ricoperto di piscio, rivoli che colano lungo le cosce, sul seno, un’umiliazione che mi fa arrossire, le lacrime che mi rigano il viso, ma la mia fica gocciola, un tradimento che mi eccita, il clitoride che pulsa sotto la barretta.
I due neri, che si stanno menando i cazzi, i loro occhi famelici, vogliono la loro parte. Daniela capisce le loro intenzioni, il suo sorriso sadico che si allarga. “In ginocchio, troia,” ordina. “Apri la bocca.” Mi rialzo, le ginocchia che scricchiolano, e obbedisco, la bocca spalancata, un’offerta oscena. I neri si avvicinano, i loro cazzi duri, l’odore forte di maschio che mi stordisce. A turno, mi pisciano in bocca, un liquido caldo, amaro, che mi riempie, il sapore che mi fa rabbrividire, colando sul mento, sul seno, un degrado che mi umilia. Daniela, sadica, infila la mano tra le mie cosce, le sue dita che si tuffano nella mia fica, un fisting feroce che mi fa urlare: “Siiiiiii!” Ordina: “Bevi, puttana!” Ingoio il piscio, il sapore acre che mi brucia la gola, il mio stomaco che si ribella, ma la sua mano che mi devasta mi porta a un orgasmo perverso, la mia fica che schizza, un urlo: “Sto venendo!” Il piscio mi cola ovunque, un’umiliazione che mi rende viva, la mia eccitazione un fuoco che mi consuma, il profumo di piscia e muschio che riempie lo studio.
Giorgio mi passa la carta del lettino, un gesto clinico che mi umilia, e pulisce l’ambiente, il disinfettante che brucia le narici. Mi fa sdraiare di nuovo, il mio corpo devastato, il culo pieno di piscio sigillato dal plug, la fica gocciolante, il cuore che batte di vergogna e orgoglio. Inizia il tatuaggio, il bozzetto della diavolessa nuda, simile a Daniela, che si sdraia sul mio pube, arrivando all’ombelico, lasciando visibile il piercing, con la scritta “SLAVE” sopra, grande, nera, visibile. Gli aghi mi trafiggono la pelle, un dolore acuto che mi fa stringere i denti, specialmente sul pube, dove le ossa del bacino amplificano ogni puntura, un fuoco che mi brucia, un urlo soffocato: “Aaaah!” La macchinetta ronzante disegna la diavolessa, le curve sinuose che prendono forma, i dettagli del viso, gli occhi che sembrano guardarmi, i capelli che si intrecciano attorno al piercing all’ombelico, un’opera che mi rende sua. Sul pube, ogni passaggio della macchinetta è una tortura, la mia fica che gocciola, un liquido che cola lungo le cosce, un’evidenza oscena. Giorgio sorride, la sua voce roca: “Sei proprio una porca.” Le sue parole mi umiliano, ma accendono un piacere perverso, il mio sesso che pulsa, il tatuaggio che si completa sul ventre, la scritta “SLAVE” che spicca, un marchio eterno della mia schiavitù. Ogni linea è un pizzicore, un calore che si mescola al dolore, il nero carico che brilla sulla mia pelle, un sigillo che urla la mia appartenenza. La diavolessa sembra viva, il suo corpo che si intreccia con il mio, un simbolo di Daniela che mi possiede. Sul ventre, il dolore si attenua, ma ogni ago è un promemoria della mia sottomissione, il ronzio della macchinetta che si mescola al battito del mio cuore, il sudore che mi cola, il profumo di disinfettante e muschio che mi avvolge. Finito, Giorgio spalma una crema a base di vaselina, un sollievo freddo che calma la pelle infiammata, l’odore chimico che si mescola al mio muschio. Mi consegna il tubetto: “Due volte al giorno.” Mi alzo, il tatuaggio che pulsa, il plug che vibra, il mio corpo devastato ma orgoglioso, pronto a servire la mia Padrona.
Il mio corpo è un tempio di dolore e piacere, ogni passo un’esplosione di sensazioni che mi ricorda la mia sottomissione. Esco dallo studio di Giorgio con il tatuaggio che pulsa sul pube e sul ventre. La sborra e il piscio di Giorgio, dell’assistente e dei neri mi colano ancora lungo le cosce, un liquido viscoso che macchia le calze con reggicalze nere, un’umiliazione che mi brucia, ma accende un fuoco perverso nella mia fica
Torniamo in ufficio, il taxi dell’egiziano che ci accompagna, i suoi occhi nello specchietto che divorano il mio corpo, il plug che vibra a ogni sobbalzo, un fastidio che mi fa gemere sottovoce. Daniela, con il suo sorriso sadico, mi guarda, il suo profumo di sandalo che mi soffoca, e annuncia: “Pomeriggio, andiamo a fare compere, puttana.” Il mio cuore salta, un misto di paura ed eccitazione, sapendo che sarà un’altra esibizione oscena, un altro passo nella mia trasformazione in schiava perfetta. Luciana, una delle amiche di Daniela, applicherà la crema a base di vaselina sul tatuaggio, un rituale che mi lega ancora di più alla mia Padrona, le sue dita che sfiorano la diavolessa, un piacere che mi fa rabbrividire, il tatuaggio che pulsa, un sigillo che mi ricorda cosa sono: una troia sfondata, una schiava devota.
Lo shopping è un’orgia di esposizione. Entriamo nel primo negozio, una boutique di lusso con luci al neon e specchi ovunque, l’odore di cuoio nuovo e profumo costoso che mi inebria. Daniela mi ordina di provare microgonne, strisce di tessuto leggero a vita bassa che coprono a malapena il culo, lasciando il tatuaggio visibile, la diavolessa che sembra danzare a ogni movimento. Mi spoglio nel camerino, il pizzo del vestito rosso che scivola via, il plug blu che lampeggia, gli anelli che tintinnano, i commessi che ci fissano, un misto di shock e desiderio. Daniela mi fa piegare, il plug esposto, un cliente che fischia, il suono che echeggia, il mio cuore che batte di vergogna, ma la mia fica che gocciola, un orgasmo perverso che mi fa gemere: “Siiiiiii…” Provo una canotta corta, con aperture sotto le ascelle che mostrano i capezzoli forati, il seno che balla libero, un’esibizione che mi umilia, ma accende un orgoglio profondo: sono la schiava di Daniela, e ogni sguardo su di me è un trofeo per lei.
Nel secondo negozio, l’odore di tessuti sintetici e incenso mi avvolge, la musica elettronica che pulsa, un ritmo che si sincronizza con il ronzio del plug. Daniela sceglie magliette che coprono a fatica il seno, il tatuaggio “SLAVE” che spicca, un marchio che urla la mia identità. Mi fa camminare per il negozio, sculettando, il plug che vibra, le chiappe che si muovono, il tintinnio degli anelli che attira ogni occhio. Un commesso, giovane e arrossito, mi fissa, e Daniela, sadica, mi ordina: “Mostragli il plug, troia.” Mi piego, il culo offerto, la gemma blu che lampeggia, un gemito che mi sfugge, l’umiliazione che mi brucia, ma la mia fica che schizza, un piacere che mi devasta. Il commesso balbetta, il suo sguardo che mi trafigge, e io, per la prima volta, sento un orgoglio feroce: sono una puttana perfetta, il tatuaggio un sigillo che mi rende fiera di essere così, una schiava che vive per servire Daniela.
Ogni negozio è una scena, ogni camerino un palco. Provo gonne che sono poco più che cinture, il tatuaggio visibile, la diavolessa che sembra guardarmi, un promemoria della mia Padrona. Le canotte lasciano il seno esposto, gli anelli che brillano, il plug che vibra, ogni passo un’esplosione di godimento e vergogna. In un negozio affollato, Daniela mi fa spogliare davanti a tutti, il plug esposto, un cliente che scatta una foto, il flash che mi acceca, un’umiliazione che mi fa arrossire, ma il mio clitoride che pulsa, un orgasmo che mi fa tremare. Il profumo del mio muschio si mescola a quello dei tessuti, il suono dei tacchi che ticchettano, il ronzio del plug, i gemiti che mi sfuggono, un’orchestra di lussuria che mi rende viva.
Torniamo a casa, il mio corpo che pulsa, il guardaroba rinnovato, un arsenale di oscenità che urla “troia sfondata.” Daniela riceve un messaggio: un invito a una festa fetish tra 30 giorni, un evento dove sarò presentata in società, un altro abisso di piacere e umiliazione. Mi guarda, il suo profumo di sandalo che mi avvolge, e dice: “Sarai la mia puttana perfetta, schiava.” Il mio cuore salta, paura ed eccitazione che si mescolano, ma per la prima volta mi sento fiera, il tatuaggio che pulsa, un sigillo che mi ricorda cosa sono, ma anche chi sono: la schiava perfetta di Daniela, pronta a mostrare al mondo la mia devozione. Ogni anello, ogni vibrazione del plug, ogni goccia di sborra e piscio che mi ha devastata è un trofeo, un passo verso la mia trasformazione. Cammino con il petto in fuori, il tatuaggio visibile, la diavolessa che danza, e so che sono sua, fiera di essere così, pronta per qualsiasi tormento mi riservi.
#Damabiancaesib
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Commenti per Michela una vita da sottomessa Atto 9:
