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Lui & Lei

Matilde 04-18 - Il mio genere di preghiera


di Alex46
28.05.2019    |    884    |    0 8.7
"Sento che i capezzoli rinascono sotto il palmo delle mie mani..."
Appena arrivo a casa mi preparo un bagno caldo, perché voglio rilassarmi un po’. La casa è in disordine, l’assenza di Debra si fa sentire (e non solo per il disordine).
Le mie abluzioni sono lunghe oggi: ho tempo, certo per oggi non vado in ufficio, voglio curare me stessa e la mia bellezza, finalmente.
Quando finalmente esco dal bagno ho solo voglia di sdraiarmi sul letto e stare un po’ con me stessa.
Fa caldo nella stanza, accendo un po’ d’aria condizionata. Presto il fresco invade piacevolmente la superficie del mio corpo nudo e disteso. Indosso solo il tanga bianco, non so neppure io perché.
Il pensiero ritorna alla villa, alla piscina, alle donne che ci guardavano, al piacevole calore di quel pomeriggio che finiva. Senza accorgermene ho di nuovo le mani sul seno. Michele mi aveva detto che sarebbe rientrato abbastanza presto. Sento che i capezzoli rinascono sotto il palmo delle mie mani. Allargo anche le gambe, per essere ancora più rilasciata, a occhi chiusi. Non ho voglia di leggere.
Poi mi dico: perché no? Sono qui, da sola, felice di me stessa e del mio corpo. Felice dell’amore che provo per Debra e Michele, felice di essere ripagata. Godere un’altra volta è come ringraziare Dio per quanto sono fortunata. Sì, una specie di preghiera... come cantare, esprimere una lode al signore.
Non ci si può stancare di pregare... anche se oggi ho già “pregato” tre volte! Con le dita di una mano accarezzo il bottone attraverso il lieve tessuto del tanga. Un sospiro mi esce dal naso, accettazione piena del desiderio.
Mi apro ancora di più e, scartando il tanga, m’infilo il dito medio nella vagina (di solito la chiamo figa, ma ora è così, tanto per cambiare). Ma il pollice lo tengo rovescio sul bottone mentre mi sditalino, poi infilo anche l’indice e mi accorgo di andare più veloce. Mi sta bollendo dentro, l’orgasmo. Me lo voglio godere ancora una volta, perché ogni volta ho sensazioni diverse. Chi si stufa mai?
Con il bacino faccio dei movimenti incontro alle dita, ormai ho aperto la bocca alla ricerca di quell’aria di cui ho bisogno.
In auto era tutto così difficile... bello, però.
Più veloce, più veloce, ora, mi ordino.
- Eccolo... ahhhh! ahhhhhh!!!!
Proprio in questo momento sento che la porta di casa si apre.
- Ciao, Michele!
- Ciao, Matilde!
- Sono qui sul letto!
- Che fai? - mi chiede affacciandosi alla stanza.
- Lo vedi... ahhhh, ahhhhh, sto godendo...
- Ma... le ninfomani pensavo fossero quelle che vogliono scopare tutto il giorno con chiunque... tu cosa sei?
- Io non sono ninfomane, perché io voglio scopare solo con te.
- Però ti masturbi dalla mattina alla sera...
- Sì, e quando tu me lo dici mi sento ancora di più la tua... ahhhhh... cagna - concludo con gli ultimi spasmi dell’orgasmo.
Michele si toglie la camicia mentre gli guardo torace e spalle con grande ammirazione. Lo voglio. Poi si toglie i pantaloni e i boxer. Infine si sdraia accanto a me.
- Adesso però è il tuo turno.
- Che turno?
- Voglio che tu ti tiri una sega come se tu fossi da solo.
- Ma io pensavo...
- Lo faresti per me?
- Ma io non ti ho vista, prima. Sono arrivato troppo tardi...
- Posso sempre rifarlo... dopo - gli mormoro accostandomi di nuovo le mani al seno - se sei bravo, posso ancora... masturbarmi... magari con il mio dildo... oggi non mi è mica bastato, sai...
A queste parole immediatamente gli diventa duro. Se lo prende in una mano guardando me che mi accarezzo i capezzoli.
- Comunque lasciami immaginare che tu me lo abbia preso in bocca...
E detto questo inizia a masturbarsi, piano, con una dolcezza tutt’altro che maschile.
- Penso alla tua lingua che mi dà piccoli colpi sulla cappella...
Mi piace guardargli le espressioni in volto. Che uomo che è... è il mio uomo, anzi il nostro. E più lo guardo più sento la figa che protesta e pretende di essere riempita da quel cazzo. Ma io voglio aspettare ancora un poco.
Michele ha già capito però il mio gioco: infatti non si sta pompando per avere un orgasmo ma solo per il mio piacere di guardarlo. Sa che questo mio piacere ha solo uno sbocco...
- Hai vinto - gli dico.
E con questo mi alzo sul letto, lo copro con il mio corpo e m’impalo sul suo cazzo.
- Cazzo, Michele... che cazzo che hai... - ansimo mentre incomincio un moto su e giù per fottermi su quel palo meraviglioso - sapessi quanto l’ho desiderato... prima in macchina, poi qui mentre ti aspettavo... ahh, sììì, ahh...
- Come sega non c’è male, amore... Cos’è una nuova varietà? Mi piace... - scherza lui. Ma lo sento che è vicino.
- Stai per venire, amore?
- Eh, non sono distante... ma tu sbattimelo, ti prego... vai con il passo tuo.
- Il passo mio sarebbe quello di sfondarmi la figa...
- Fallo...
- Sììì, allora... ecco... ahhhhhhhh, ahhhhhhhhhyh, vengo amore, riempimi di sborra, ora, ti prego....
Non c’è bisogno lo dica ancora. Tenendomi i fianchi m’inonda la figa e ogni volta che rilascia un fiotto io sento un picco ulteriore di piacere confuso al mio orgasmo, lungo e bellissimo.
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