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Matilde 02-12 - E' ancora amore


di Alex46
28.02.2019    |    1.595    |    0 9.6
"- Ho temuto tutta la sera che tu ti fossi accorta, ma sai ora cosa ti dico? Che sono fiera di quello che volevo fare..."
Nell’ora successiva riesco a essere la più naturale possibile. Preparo un piatto di pasta, riordino, poi accendiamo la tele: lunghe code alle Poste per la distribuzione dei primi “kit” di spiccioli di euro. Debra non vuole uscire e riguardo alla scena del bagno sembra non essersi accorta di nulla.
Io sono la solita Matilde, sorridente e scherzosa: ho la battuta di nuovo pronta, per sdrammatizzare. C’è un’onda però che mi cresce dentro, l’immagine di lei che dormirà al mio fianco, stanotte.
Verso mezzanotte decidiamo di interrompere e di andare a letto. La finestra è ben chiusa, una coperta abbastanza pesante e un lenzuolo ci proteggono da un riscaldamento volutamente non alto (ho chiuso i radiatori); ci siamo infilate sotto il lenzuolo con la coperta, io in slip e maglietta, contrariamente al solito. Anche Debra non indossa mai gli slip, ma stavolta sì, assieme a questa sua vezzosa camiciola da notte che le arriva fino a metà coscia.
Il secondo televisore è acceso, proprio di fronte al letto. Debra manovra il telecomando, fa zapping tra i vari canali, districandosi tra telegiornali, televendite di tappeti e gioielli, gialli polizieschi e commedie insulse.
- Per i programmatori dei palinsesti non ci sono mai stagioni! - commento, facendo sorridere Debra. Lei a un certo punto si sofferma su un canale che trasmette dei brevi spot di videocassette erotiche, con il solito numero in sovrimpressione.
- Bello... lascio qui? - domanda Debra, in tono tutt’altro che serio.
- Certo, lascia... così imparo qualcosa - le butto lì a mia volta scherzosamente, fingendo interesse.
Guardiamo la televisione senza più ridere. Questi spot ci fanno schifo, il silenzio rassicurante della mia stanza è interrotto solo dalle musichette e dai gemiti del piccolo schermo, inframmezzati dalle solite frasi accattivanti o delle signorine che ti aspettano al telefono con la figa rovente.
Non ci frega nulla di ciò che vediamo, è solo un segnale abbastanza preciso. Siamo comodamente sedute, la schiena appoggiata alla testiera del letto, molto vicine. Posso sentire distintamente il calore della sua pelle, il suo respiro regolare.
Ripenso al pomeriggio, a quanto è successo in bagno, a come mi sono sentita strana e turbata. E ora sento che mi sta crescendo dentro quel senso di spudoratezza che ti fa venire voglia di osare e metterti in gioco.
La giornata è stata una serie di piccole schermaglie per capire chi per prima cederà, ma la buona volontà l’abbiamo messa entrambe.
Cominciamo a cambiare impercettibilmente posizione, sempre in silenzio, senza staccare gli occhi dallo schermo.
Le scene non sono particolarmente spinte, sono solo noiose e brutte: ora riprendono con una nuova videocassetta. Un attore sta sodomizzando una giovane messa in posizione sottomessa, a quattro zampe. In realtà non si vede niente se non un su e giù di corpi, sicuramente senza reale penetrazione. Lei sta recitando malissimo.
- Certo che essere inculate è proprio bello!
Sono colta in contropiede, non mi aspettavo un’osservazione del genere. Di fatto Debra ha dato il via al linguaggio di un tempo, mi ha imbeccato, non devo più riflettere su come comportarmi, su cosa vogliamo veramente. È solo sesso quello che ci sta spingendo una nelle braccia dell’altra?
Da una parte vorrei godere e far godere questa donna. Dall’altra voglio che ci sia amicizia, se non amore come una volta. Ciò che mi può far decidere è solo il suo prossimo passo, è lei la variabile. E lei, lei cosa starà pensando? Si troverà nel mio stesso stato oppure è venuta qui per ripescare un’amica e null’altro? Questo però non direi: sarebbe stata meno evasiva, prima. Mentre faccio tutte queste elucubrazioni Debra ancora una volta mi precede: - Oggi, Matilde, non lo hai mai neanche immaginato... o fatto... da sola...?
Cerca di capire se può ottenere complicità o meno, e lo fa in modo diretto, ancora una volta con la domanda meno obliqua cui si può dare solo una risposta in ogni modo difficile.
Per parlarmi si è avvicinata di qualche centimetro. Mi sorprendo a osservare il suo seno che si alza e si abbassa, mi sembra con maggiore frequenza. Mi pare di sentire l’odore della sua pelle, quell’odore che lei emanava sempre prima del sesso. Sotto la camicia si può indovinare la forma del capezzolo.
Senza più indugi, abbasso il volume della tele e le sfioro le gambe con le mie. Decido di giocare, con la volontà di andare fino in fondo.
- Sì, Debra, ci sono state delle fantasticherie - le dico senza abbassare lo sguardo.
L’emozione che ci fa battere così forte il cuore. Ormai è chiaro, faremo l’amore.
- Che caldo che fa! - sbotta Debra togliendosi la camicia con un gesto deciso e restando in slip.
- Sì, davvero - replico imitandola – Hai sempre delle tette stupende.
Lei sorride, guardando le mie. Allarme rosso, ho dei capezzoli che sono un manifesto di voglia. La mano destra era già sotto la coperta, così la muovo piano per farla entrare sotto gli slip.
La manovra non le sfugge, allora spengo definitivamente la fastidiosa televisione, ora ci siamo noi e basta.
Non mi accarezzo, premo soltanto con il palmo sul rigonfiamento delle labbra, che sento bollenti.
- Lo hai fatto - mi chiede incerta - quando eri in doccia?
Ora basta, si gioca a carte scoperte, senza più mentire o tacere.
- Avrei voluto farlo, stavo giusto iniziando... quando sei entrata tu.
- Ti ho vista sai, oggi - mi interrompe - come mi guardavi. Io del resto l’ho fatto un po’ apposta... Mi sono scoperta per te... Sono sempre la solita, mi lusingava. Quando sei andata a fare la doccia ho pensato che fossi andata a masturbarti: un tempo per me lo avresti fatto.
Ecco, le prime parole dirette, davvero esplicite, un’altra barriera crollata.
- Ho aspettato un po’ e poi ti ho raggiunta. Sai, ho fatto apposta a spogliarmi per fare pipì, ho capito subito che stavi per farlo o lo avevi appena fatto.
- Ho temuto tutta la sera che tu ti fossi accorta, ma sai ora cosa ti dico? Che sono fiera di quello che volevo fare.
- Ora sì che ti riconosco, adesso parli come la vera Matilde...
- La vera Debra però...
- La vera Debra, cosa?
- La vera Debra me l’avrebbe chiesto sul momento...
Sì, le piaccio, le piaccio da morire. E lei mi piace da impazzire. Stanno crollando anche gli ultimi ostacoli.
Siamo vicine, la mia coscia sinistra è a contatto con la sua, le gambe si toccano, ne percepisco il tepore. Ho voglia di abbracciarla e di cancellare tre mesi, mi viene perfino un groppo alla gola... La via più facile rimane il sesso.
- Vuoi vedermi nuda, vero? - le chiedo pro forma e, senza aspettare la sua risposta, scosto lentamente il lenzuolo, scoprendoci fino a metà gambe. Ha una mano appoggiata sugli slip, ma il suo sguardo è sulla mia, già dentro le mutandine, a palmo aperto.
- Ecco, guardami - sussurro in preda all’eccitazione.
- Ti sto guardando - articola Debra, con un filo di voce - sei stupenda, Matilde.
Con la mano libera sposto definitivamente le lenzuola. Dio, come siamo belle! Siamo seminude, senza alcuna innocenza vestite dei soli microslip, che sottolineano quanto le nostre pance siano piatte, con quella leggerissima e rada peluria attorno all’ombelico che si può vedere solo controluce. I due cardini del bacino, le anche appena in rilievo, racchiudono triangolini di colore diverso, ma dal medesimo scopo, quello di celare il sesso mentre è come se urlassero “scopami subito”, due monti di venere uno più erotico dell’altro. Siamo lì, entrambe già abbandonate al piacere che tra poco ci devasterà, il mio sguardo si perde su quel corpo semisdraiato, dai capezzoli duri, svettanti su due seni imperiosi nonostante la posizione quasi orizzontale. Lei se li sta accarezzando, sfiorandoli appena. Le sue cosce si aprono impercettibilmente, nell’anticipo della voluttà.
- Dio, Debra, che voglia che ne ho.
- Anch’io... anche io ho voglia di te.
- Ti ricordi quando lo abbiamo fatto la prima volta, quest’estate?
- Non sono mai riuscita a dimenticarlo, anche se ci ho provato.
Rimando la decisione di togliermi gli slip, non perché abbia timore di farlo, ma perché così siamo più sexy. E comunque con la mano continuo a premere senza sosta sul pube. In attesa che qualcosa succeda.
- E tu, tu vuoi vedermi tutta nuda? Vuoi che mi tolga le mutandine? Come facevo un tempo per fartela vedere...
- Oh sì, ti prego, fallo! Dai, voglio vedertela.
Ormai non c’è più alcuna remora, se dev’essere sesso, sesso sia.
Trasportati gli slip un po’ verso le cosce, solleva la schiena, inarcandosi, per allontanarli di più.
- Devi dirmelo, però – ansima.
- Cosa?
- Voglio sentirtelo dire, dillo...
- Fammi vedere la figa... la tua figa, Debra, la tua figa... la tua meravigliosa figa... che tanto ho sbattuto e leccato! La tua figa. È questo che vuoi che ti dica?
Continuo a ripetere quella parola oscena sottovoce. Le tempie mi martellano mentre Debra conclude l’operazione. La vulva è rigonfia, pulsante, con le labbra semi aperte, ben depilata ai lati e sovrastata da un ciuffetto di peli. Solleva una gamba e si piega verso di me, offrendomi una visione completa, fino al clitoride, eretto, quasi scappucciato.
- Ora tocca a te - mormora.
L’ho sognata per tre mesi! E adesso lei vuol vedere la mia figa... L’accontento, sto quasi tremando. La peluria chiara del mio pube è già umida, i peli si sono arricciati.
Ma anche lei è bagnata, lo vedo.
Nessuna delle due parla e non ci tocchiamo.
- Oggi hai preso le mie mutandine, vero? - riprende lei in tono di finto rimprovero. Quasi mi leggesse nel pensiero, continua: - Perché le ho ritrovate ben ripiegate in un punto diverso da dove le avevo lasciate.
- È stato più forte di me.
- Sai, il pensiero che tu le avessi raccolte e magari annusate mi ha fatto quasi svenire di voglia... Perché tu le hai annusate, vero? Ti piace ancora la mia figa?
- Volevo sentire che profumo avevi, ubriacarmi di te con slip usati da te per un giorno.
- E adesso la vuoi sentire ancora, in versione pesca? - mi chiede, offrendomi il suo slip.
Cosa è che ci piace tanto quando quell’odore ci entra nel cervello? Perché è così erotico sniffare le mutandine della persona amata o anche semplicemente della persona con cui tra poco si farà sesso? Per qualche secondo mi inebrio a lungo nel profumo di pesca del suo bagnoschiuma.
- Oggi era più porca la cosa, c’era il tuo afrore. E poi lo facevo di nascosto, senza sapere cosa sarebbe successo questa sera!
Sono davvero agitata, ora voglio solo fare sesso, non riesco a reggere una successione così potente di emozioni.
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