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Matilde 04-04 - Una famiglia particolare


di Alex46
07.05.2019    |    2.863    |    0 4.9
"E questo collarino cos’è? Ah, è per me? Grazie, grazie, mmm..."
Già la sera dopo, approfittando che Michele arriverà tardi perché trattenuto in ufficio da un progetto in ritardo, Debra e io abbiamo un altro incontro selvaggio.
Nel pomeriggio ero stata io a comprare alcune cosette nel sexy shop dove lei era stata il giorno prima. Mi sono fatta coraggio e sono entrata, non ho neppure avuto bisogno della famosa scusa di regalare qualcosa a un’amica: tanto ho comprato solo indumenti.
È il periodo in cui ci piace vestirci da prostitute, le nostre fantasie sono cicliche, hanno periodi di punta per poi assopirsi e riprendere magari qualche tempo dopo.
Così ho comprato per me una minigonna nera traforata e a frange, che va indossata senza mutandine e abbinata a una cintura a borchie discrete, poi un paio di autoreggenti a rete sempre nere; a Debra ho regalato un paio di autoreggenti bianche che arrivano solo a metà coscia, una microgonna jeans simile alla mia ma con apertura a cerniera laterale, abbinata a una cintura metallica composta di tanti graziosi riquadrini. E mentre io ho pensato di completare la mise con orecchini e collana, per lei ho acquistato un ultimo pensierino, una specie di collare di pelle impreziosita da una bella fibbia di metallo.
Quando entro in casa porto tutto in bagno dove trovo Debra che si sta asciugando i capelli, nuda.
- Ma... cosa hai preso, amore? Fammi vedere, fammi vedere.... mmm, che bello questo.... e questo è per me? Noo, sei fantastica. Queste calze avrei voluto comprarmele ieri, poi mi sono trattenuta. E questo collarino cos’è? Ah, è per me? Grazie, grazie, mmm.., non desideravo altro...
Dopo il primo entusiasmo inizia a vestirsi, con lentezza, studiando se è proprio il caso d’indossare tutte le novità assieme. Io intanto faccio una doccia veloce, ai capelli penserò un’altra volta. Lei decide anche d’indossare lo stesso corpetto argentato della sera prima.
In breve, verso le 19.30, siamo pronte entrambe, ansiose di dare libero sfogo a un’altra grande fantasia, quella di essere puttane che se la godono in attesa dei clienti.
Ci guardiamo allo specchio, così discinte, così efficacemente depravate: così belle però da non provocarci fastidio, anzi da piacerci davvero, come se quella fosse la nostra natura. Debra è davanti a me, di fronte allo specchio grande, mi si appoggia contro in modo da alzare appena la microgonna nuova e da mettere la figa nella condizione del ti vedo e non ti vedo. Io l’abbraccio da dietro, provocandomi una piacevole sensazione sui capezzoli perché sono topless, poi comincio ad alterare la posizione del corpetto suo.
A lei piace il gioco, così si appoggia un po’ di più, io devo contrastarla, ma nello stesso tempo le frugo nel seno. Lei indugia ora a guardarsi la figa, la perfezione fatta figa.
Ho quindi io l’iniziativa di accarezzarla e la cosa va avanti piacevole fino a che lei non preferisce appoggiarsi a terra, sempre sulla solita stuoia pelosa. Ci siamo liberate di corpetto e di minigonne, siamo nude con le cinture in vita, con le calze e con i tacchi. Per un po’ si fa toccare, poi con la stessa libidine mi restituisce il favore, ci tocchiamo un po’ alternandoci, scambiandoci bacini ed effusioni. Mi colpisce il suo profumo, diverso dal suo solito, un po’ più andante, adatto forse al personaggio che lei vuole interpretare.
- A che ora viene il tuo, amore? – mi chiede a bruciapelo.
- Tra mezzora, mi sembra, se non è in ritardo.
- Come gli piaci, bagnata o tutta da riscaldare?
- Gli piaccio bagnata, anzi in genere vuole sempre che mi tocchi un po’ davanti a lui prima di saltarmi addosso...
- Allora ti va bene se ti accarezzo un pochino, amore...
- Certo, cara, certo. Non desidero altro, vorrei che lui non dovesse mai arrivare! Lascia che io mi guardi allo specchio mentre mi masturbi! – E così dicendo alzo le gambe per aria e di sottecchi cerco di spiare nello specchio.
Debra mi accarezza ancora per un poco, poi striscia di fronte a me per affondarmi la lingua nella figa.
- Era questo che volevi fare, vero? Altro che carezzarmi un pochino... tu vuoi farmi godere prima dell’incontro che avrò...
Lei mi lecca decisa, ma io non ci sto, così. La costringo a rigirarsi, a salire carponi su di me, poi le attacco la figa allo stesso modo suo. Debra per un po’ sta con la testa su a godersi la mia lingua, ed è bello perché per appoggiarsi ha scelto di mettermi una mano sul pube, poi riabbassa la testa per restituirmi il favore. La variante di pregio di questo 69 è che lei non appoggia le ginocchia e i gomiti sul pavimento, bensì è accucciata sulla mia faccia, costringendomi a una posizione un po’ scomoda con la testa rialzata per accedere al suo sesso. Per lei invece è semplice avere il totale possesso linguale di tutto il mio sesso.
Ed è così che abbiamo assieme il primo orgasmo, dolcissimo ma assai bagnato, tanto che decidiamo all’unisono di rigirarci (io sopra) in modo da poterci scambiare i nostri umori con le labbra. Un bacio fradicio che dura per gli ultimi sussulti della venuta. Sento il mio sapore nella sua bocca, mi da al cervello, mi penetra così profondamente da desiderarne immediatamente un altro, di orgasmo.
Ma non è così semplice, dobbiamo baciarci a lungo e sfregarci come bisce una sull’altra per rieccitarci. Usciamo dal bagno, in soggiorno c’è una scala di quelle apribili, un ingombro che è lì da stamattina per non so più quale lavoro.
L’appoggio in piedi alla scala, dalla parte dei gradini, con un piede sul primo, la costringo quasi a schiacciarsi contro i gradini superiori, le sono contro un po’ piegata per leccarle le tette e sfregarle ancora la figa. È tutta allungata, distesa, quasi le posso contare le costole da quanto è distesa e arcuata all’indietro. È di un erotico micidiale. E lo sente pure lei, perché dopo solo qualche secondo riprende a venire, questa volta in modo più consistente: ho il pensiero fisso di quanto è figa e di quanto con lei la natura abbia compiuto un capolavoro.
È un orgasmo lento e duraturo, di quelli che non ti spingono a chiuderti a riccio cercando di trattenerlo dentro, bensì ti inducono a continuare ad andare incontro alla lingua che te lo sta provocando, come non dovesse esserci fine.
Ma la fine purtroppo c’è sempre e così dobbiamo interrompere questa posizione così erotica, lei appoggiata alla scala a godere della mia lingua.
Subito dopo sono io a salire sul terzo gradino, a scosciarmi al massimo: - Debra, ora tocca a me. Devi farmi venire allo stesso modo tuo, se ci riusciamo.
Sono costretta ad alzarmi sulle punte delle scarpe, e ad aggrapparmi con le mani al di sopra della testa ai montanti della scala. Così avrebbero dovuto crocefiggere Gesù, se Gesù fosse stato una donna... chissà perché penso a questo, davvero ignobile, ma dentro noi donne c’è davvero qualcosa di diabolico e di totalmente irriverente. Sì, mentre Debra mi lecca penso proprio a questo, e la cosa mi eccita in modo bestiale. E lo dico forte: - Sai, mi sembra di essere sulla croce, tu sei il mio centurione, l’agonia me la da la tua lingua. Per noi non ci sarà mai salvezza...
- Con te andrei all’inferno, per sempre... - ha modo d’interrompere un momento Debra.
- Tu mi stai facendo godere, amore, ma credo che sarà un orgasmo ben diverso dal tuo. Forse è questo pensiero blasfemo, questa bestemmia, aaahhh, aaah, che mi gira per la testa e per la figa... arghh, sììììì, godo, mi fai sborrare, amore, dio come mi fai sborrare.... ahhh!
Questa volta Michele non ci sorprende sul più bello, arriva mentre siamo in cucina a bere un aperitivo e a imbastire una specie di cena veloce. Dalla mise comprende tutto quello che c’è già stato tra di noi.
- Quante volte siete venute? – si limita a informarsi.
- Due volte a testa – rispondo.
- E oggi?
- Oggi? Io niente. Tu Debra?
- Neppure io.
- E a me non avete pensato neppure un pochino?
- Ma lo sai che tutto quello che facciamo è per te... non ci credi?
- In genere sì. Talvolta ho qualche dubbio, e di solito è quando fate davvero le troie. Una di queste volte mi sembra proprio stasera...
- Lo sapete che l’altro giorno riflettevo sulla nostra situazione? Voi siete sposati, io sono un’intrusa, la gente non sa nulla del nostro rapporto. Lo so, ve l’ho già detto, ma dovete perdonarmi. Io non so come adeguare questo nostro amore con la realtà che ci sta intorno. Io so che non è sborrando a ripetizione che risolveremo il problema....
- Però sborrare aiuta – scherza Michele.
- Io credo che prima o dopo dovremo dare il via alla famosa “operazione nipote” – interviene pensosa Debra. Lo so, fa uno strano effetto sentirci parlare di queste cose così, nude, con le calze e i tacchi, una cintura in vita e la figa ancora fradicia di tutte le venute di poco fa.
- Lo sapevo che ci sareste arrivati, prima o poi.
- Tu cosa ne dici? – m’interpella Michele.
- Io dico che sarebbe bellissimo, ma che ne sarebbe di me?
- Non ti andrebbe di fare la zia? – scherza ancora il buontempone.
- Dai, Michele, non prenderla così in ridere. Per me è una cosa seria...
- Perché, tu davvero credi che noi ti lasceremmo davvero andare per la tua strada, in quel caso? Pensi che tu non ti affezioneresti a nostro figlio? Se è così, sei fuori... – interviene decisa Debra.
- A me piace scherzare, amore, ma non sono mai stato così serio. Se Debra è d’accordo io ti dico che a me piacerebbe aprire un cantiere contemporaneo, un altro figlio, e con te. E così, a parte i problemi pratici di una famiglia un bel po’ più allargata, tu staresti con noi a tutti gli effetti e a tutto diritto, anche di fronte alla gente.
- Dovremmo cambiare casa, come minimo – aggiunge Debra, lasciando così intendere che i due erano d’accordo, magari già da tempo, e aspettavano solo l’occasione buona per dirmelo.
- Voi fareste questo per me? Davvero fareste questo? Io sono la donna più felice della terra. Michele, tu non sai quanto io desideri un figlio da te. È come se l‘avessi capito da allora, dalla prima sera, tu sei il mio uomo, sei tu che devi essere padre di un mio figlio. È come se una vocina mi fosse girata per la testa da subito, anche se sconfessata, inconfessata.
- Avremo modo di pensarci e di parlarne – conclude Debra ansiosa di suggellare questo nuovo accordo con altri orgasmi nella serata – per ora ho un’idea, quella di vestire Matilde con quel suo baby doll che chissà dove lo ha preso, che fa tanto donna incinta.... Voglio fare l’amore con Matilde incinta.
Ancora una volta ci ritiriamo in camera e ci rivestiamo. Io indosso il mitico baby doll, nero e trasparente, caratterizzato da un orlo rosa proprio sotto al seno. Lei una gonnellina sottoveste e un top uguale, color viola pallidissimo. La gonnellina ha un bordo nero in vita e un altro uguale più in basso a due terzi. Ovviamente ci siamo tolte le calze, ma non abbiamo rinunciato ai tacchi, abbiamo semplicemente cambiato calzature indossandone due paia più moderate. Non abbiamo più l’aria di puttane. Giochiamo a essere una donna incinta e un’altra che presto lo sarà anche e che l’abbraccia teneramente. Questo è quello che vede Michele quando lo chiamiamo.
Cominciamo a baciarci, i top già abbassati in modo da scoprire il seno. È un bacio da inizio, come se suggellassimo così quanto promessoci poco prima. Michele lo sa, ma gli è difficile vederci come mamme in questo momento.
Debra poi si siede sul letto, a gambe chiuse, mi afferra per la vita, mi gira e mi costringe ad abbassare il culo all’altezza della sua bocca.
Una mammina che si fa succhiare il buchino del culo dalla sua amante non è male, come fantasia! Praticamente comincio a godere, mi manca già davvero poco. Si toglie il gonnellino, si siede questa volta per terra e a gambe spalancate di fronte a Michele, ancora con gli slip però, mi agita un dito nelle parti sensibili. Io non mi sono quasi mossa e sto lì a prendere quello che viene, anzi cerco di favorirla allargandomi con le mani le natiche, con ciò sollevando senza pudore il baby doll.
Mentre lei accosta le gambe, sempre un po’ larghe, al busto appoggiato al letto io mi chino a leccarle le tette, sempre perché mi piacciono da morire i suoi capezzoli. Sono duri come la pietra del Carso! Poi però più comodamente lascio che sia lei a farlo a me. Lei che intanto s’impastrocchia la figa, a mutandine sfilate ma rimaste a mezze cosce.
Quindi ci spogliamo ancora, ci teniamo su solo qualcosa, lei il top viola chiaro, io il baby doll completamente arrotolato. E così mi sbatte sul letto, mi tiene i polsi fermi con la sua forza, mi lecca il collo, si sfrega sul mio seno. Solo dopo un po’ riesco a liberarmi, a metterla sotto e ad appoggiare i seni sulla sua figa, come se volessi entrare con il mio capezzolino duro dentro di lei... Ma così non arriviamo a nulla, soltanto a eccitarci ancor più, così Debra rompe l’indugio e m’infila due dita, non diritte, a gancio, in modo da farmi godere anche di clitoride. Io sono in ginocchio sul letto, lei mi passa la mano da sotto e Michele può vedere davvero tutto.
- Michele, cosa te ne sembra? Vedi come mi sta scopando? Lo sai che tra poco godo? Lo faccio per te, questa scopata è per te. Ti devi eccitare, amore, anche di più di quello che già sei. Ti piace quello che le tue donne stanno facendo?
Poi non ho neppure il tempo di stare a sentire risposte, perché Debra cambia ancora, si appoggia ai cuscini sullo schienale, allarga le gambe, la figa ormai oscenamente scoperta e mi chiama a sé, pretendendo che io stia in piedi, con i tacchi, sul letto e le offra ancora una volta la figa da leccare. Io gliela do, e vengo in quel modo, non penetrata ma leccata dal basso verso l’alto, più sul culo che sulla figa. E mentre godo, mi stringo convulsamente le chiappe, tanto che alla fine ho due macchie esangui. Mentre sborro lei continua a leccare, anzi a bere tutto quello che cola.
Mi fa effetto essere venuta da sola, senza di lei. Debra sembra accorgersene: - Allora mammina, com’è godere, come ai bei tempi, con la tua amante? Ti piace che io ti faccia godere da sola?
- Non mi va avere del vantaggio – soggiungo.
- Non ti preoccupare che ti raggiungo presto. Adesso vado a prendere quel serpentone sintetico che mi ha venduto la rappresentante di falli, te lo ricordi? Non l’abbiamo mai usato e credo che sia venuto il momento, se ti va!
Anche Michele sa dov’è, così gentilmente va a prendercelo. È mostruoso, ma non è così grosso di diametro, pertanto non mi fa paura. A parte che in questo momento accetterei anche un mostro.
Non abbiamo neppure bisogno di leccarlo, tanto siamo fradice. Inizio io a infilarglielo, lentamente, per una decina di centimetri. Nel fare questo guardo Michele che, affascinato, si è tolto tutto e si sta masturbando appena. Ne approfitto anche per muoverlo un poco, con un moto leggermente rotatorio. Un sospiro sfugge alle labbra di Debra.
Poi mi siedo sulla sua pancia, l’orrendo coso che punta verso l’alto e, senza molti indugi, me lo infilo da sola, anch’io per una decina di centimetri, e comincio a muovermi su e giù.
Questa è una scopata del tutto nuova, ci vuole molta coordinazione nei movimenti e molta attenzione alle necessità dell’altra. Questo all’inizio però, perché preso il ritmo, diventa un’altra grande esperienza piacevole che va ad aggiungersi alle centinaia già vissute assieme. Ci stiamo fottendo sullo stesso oggetto, stiamo sicuramente provando le medesime sensazioni, e infatti ben presto arriviamo a un orgasmo in comune, come due brave sorelle che si dividono la fetta di piacere.
Ma abbiamo anche la sorpresa di ritrovarci Michele che, scavalcato il corpo di Debra e dandomi le spalle, si è accucciato e sta schizzando sborra in bocca a sua moglie. L’avevamo lasciato che si masturbava, ma nel frattempo il processo è andato avanti anche per lui e vederci assieme con il serpentone è stato troppo.
Quest’oggetto ha un vantaggio, che non si spinge mai troppo e, come dicevo, non è grossissimo e rigido come certi dildo. Quindi si rimane più disponibili a ulteriore sesso, questa volta vero, con un vero cazzo.
Che nel frattempo però non è tanto gagliardo, quindi dobbiamo metterci una per parte e officiarlo fino al primo accenno di erezione. Ma lo sappiamo che Michele è un campione: una sega non ha mai voluto dire molto per lui, dal punto di vista della potenza successiva.
Noi donne ci siamo ora liberate anche delle scarpe, siamo assolutamente nude come le mamme ci hanno fatto. Ora vogliamo fare solo sesso, non c’importa nulla di tutto quello che di solito ci appiccichiamo, fantasie, esibizionismo o quant’altro.
Nulla ci vieta però di continuare a eccitarci tra di noi, Debra e io, con leccatine, sguardi, carezze, dita curiose. Sappiamo che questo fa piacere al nostro uomo, dunque basta sesso tra di noi, però accarezzarci senza intenti orgasmici è come se ci dicessimo quanto vogliamo entrambe e definitivamente solo Michele.
Questi comincia da me, appena si sente pronto non esita a infilarmi come uno spiedino, da dietro, mentre io sto ravanando tra le cosce di Debra con le mani e lei si sta agitando a pancia in giù sul letto. All’inizio quasi lei non se ne accorge che Michele mi sta scopando, lo realizza solo quando si rigira con l’intento di farsi leccare la figa.
Allora cambia idea e preferisce accostarsi al cazzo di Michele e leccargli le palle, pur con qualche difficoltà visto il va e vieni nella mia figa. Così Debra riesce a controllare bene il suo uomo: - Ricordatevi che me ne dovete una... sono indietro di uno – precisa. Come a dire “guardati bene dal venirle dentro, tocca a me”.
Passato il messaggio, dopo un poco sono io stessa a staccarmi: - Michele, prendi Debra, adesso mi va di guardarvi.
Debra gli salta addosso, e dandogli la schiena s’impala con determinata ferocia su quel cazzo magnifico.
- Oh, finalmente! Guardate come esce ed entra, guardate che spettacolo, sono io che lo governo, lui non può fare niente se non assecondarmi. Dio che chiavata che stiamo facendo!
Io per un po’ guardo, poi, quando lei si rigira con abile contorsionismo in modo da fronteggiare Michele e stargli comunque sopra, anch’io mi avvicino ai due sessi uniti. Le labbra della figa di Debra formano un cerchio uniforme e perfetto di carne, una specie di bordo di preservativo che attornia in modo geometrico il cazzone. Mi viene voglia di leccarle, quelle labbra tese, e lo faccio. Lei si volta con il busto a rimirarsi le chiappe e la testa della sua amante che le lecca la figa invasa dal cazzo di Michele. Dopo un po’ mi diverto a rilasciare saliva nel solco di Debra, che cola in basso a formare ulteriore lubrificante e a mescolarsi con la prossima e futura sborrata: - Eccomi, eccomi, ahhh, ahhh, sìììììì, cosììììì, mi sto scopando il tuo cazzo Michelino mio, amore, che me lo sai dare così bene, sìììì, ahhhh, ogni volta che vogliooooo. Sìììì, godoooooo, ahhhh!
Non è finita. Michele è ancora duro e vuole ridurre le sue donne a straccetti, questo è chiaro. D’ora in poi ci darà solo violenza, tanto può menarlo fino a che vuole che per venire ha tanto tempo.
Tocca a me, ma non sono io a cercarlo. È lui che, nel rispetto dell’attimo di riposo di Debra, deve agire altrove. Con me preferisce la normalissima posizione missionaria, quella dove uomo e donna possono guardarsi negli occhi nell’eccitazione e dirsi le cose più belle.
- Michele, lo sai che io sono praticamente distrutta, ne ho ancora voglia, però tu devi farmi violenza, devi assolutamente massacrarmi, se no non vengo più – gli confido in un orecchio. Era quello che voleva sentirsi dire.
Potrei contarli. Mi da una decina di colpi, ma dieci colpi tali che non posso resistere a un colpo di più ed esplodo, letteralmente deflagro sotto di lui stringendolo con le gambe allo spasimo. E tutto questo Debra lo vede, capisce che toccherà a lei beccarsi la sborrata finale di suo marito. Michele è molto eccitato, quasi vicino alla conclusione, ma io l’ho preceduto.
Mi stacco da lui, Debra è già pronta e si mette nella mia identica posizione. A questo punto infatti è meglio che sia lui a governare, lui sa perfettamente quanto esplosivo c’è ancora tra le gambe e nella pancia di sua moglie, ma soprattutto sa quanto ne ha lui, che è quello che conta per mettere la parola fine a un’altra serata storica.
Mi piace guardarli quando si avviano alla conclusione, quando dai più chiari segni si capisce che mancano più pochi secondi all’esplosione di coppia. Il treno sta arrivando, sferraglia nella stazione, è un rapido che si fermerà solo alla prossima, la locomotiva fischia. I due sono perfetti, coordinati, amorosi, selvaggi, un corpo praticamente unico. Ho in mente ancora la perfezione con cui la figa di Debra inglobava il cazzo di Michele poco fa, quando lei era di sopra.
Stanno sudando copiosamente, anch’io sono fradicia di sudore. Eppure continuano in quello che è un misto di esercizio atletico, di bravura e di amore, fino a che Michele accusa che sta per venire e avverte la compagna, la quale proprio in quel momento smolla gli ultimi residui di sessualità, lasciandosi andare a un orgasmo sonoro, con il cazzo che fa scorregge nella figa, nel più completo abbandono di ogni razionalità o coscienza.
Un momento prima di spegnere la luce e baciandoli uno per uno, ho modo di osservare: - Certo che se le coppie facessero tutte l’amore come lo fate voi, divorzi non ce ne sarebbe neppure uno in giro....
- Noi siamo una coppia, ma di tre – mi risponde Debra – e noi non ci separeremo mai. Buona notte, amori miei.
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