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Lui & Lei

Matilde 04-21 - Fine serata


di Alex46
31.05.2019    |    855    |    0 8.7
"Troviamo un tavolino in posizione tale che chiunque cammini dal centro della sala al bar non può non vedere le mie gambe (soprattutto le mie cosce)..."
Ma non riusciamo ad addormentarci. Dopo una mezz’oretta di sospiri e capito che non c’è nulla da fare, Michele ha l’idea di uscire.
Subito l’idea non mi alletta, poi però su sua insistenza cambio idea. In fondo è appena mezzanotte passata.
- A una condizione però...
- Quale?
- Lasciami vestire per uccidere...
- E me lo chiedi anche...
Sapete quanto mi piaccia esibirmi. Ora però, sessualmente appagata come sono, l’unico modo per recuperare appeal è quello di vestirmi in modo eccitante. Di solito sono io la prima a eccitarmi, ma anche gli altri vedo che non rimangono estranei.
Intanto indosso un paio di autoreggenti, perché credo che fuori non faccia così caldo stasera. Poi un paio di stivali di pelle con un tacco di otto centimetri che mi arrivano al ginocchio lasciandolo libero. Poi metto su una minigonna denim che si allaccia di lato con otto bottoni e sopra di quella una cintura dello stesso colore della pelle degli stivali. La camicia è di seta nera, maniche affusolate e senza bottoni, solo tre stringhe da annodare, il paio superiore giusto sopra il seno. Ma è talmente una seta sottile da essere quasi trasparente, quindi mi si vedono le tette e i capezzoli, anche se non proprio così sfacciatamente.
In macchina mi metto comoda, compresa nella mia figaggine, ad assaporare il mio profumo. La gonna si alza quel tanto da rivelare l’assenza di qualsiasi tipo di mutandine...
- Ti va se andiamo nel solito locale?
- Quale, quello con le due tizie sul sybian?
- Sì, quello.
- Quello dove a momenti ti facevi una delle troie che ci sono lì?
- Uff, esagerata... non l’avrei fatto mai...
- Già, già...
Il locale non ha nulla di cambiato, i soliti archi di divani con tavolini che circondano una pista da ballo con due cubi. Quando entriamo è l’una e il movimento comincia proprio adesso. Qualche coppia è già in pista, ci sono anche due o tre del locale a ballare (le vedi subito, sono sole e grandi fighe), nessuna sui cubi. La musica non è un gran che, per noi rocchettari, però è sopportabile, più tardi magari anche trascinante.
Troviamo un tavolino in posizione tale che chiunque cammini dal centro della sala al bar non può non vedere le mie gambe (soprattutto le mie cosce). Michele ordina da bere, ci godiamo la nostra bibita, poi del tutto rilassati ci alziamo per ballare un po’. E proprio mentre ci avviciniamo alla pista, ecco che il dj mette su Cocaine!
Sembra un segnale!
Già ho tre dei bottoni della gonna aperti (e ovviamente sono quelli inferiori). Di mano in mano che ballo, perché questo pezzo mi piace davvero tanto, mi viene voglia di sbottonare il quarto. E non esito a farlo. Poi trovo modo di mettere le mani sui fianchi e così facendo ho necessità di slacciare le due stringhe inferiori della camicia... se no strapperei tutto. Le curve del seno ormai credo si vedano chiaramente da sotto, come pure i capezzoli che puntano, mentre sul lato delle gambe appare sempre più spesso qualche pezzo di pelle libera dalle autoreggenti. E Michele m’incoraggia in questa esibizione, con uno sguardo eccitato che non ammette dubbi!
Qualche pezzo dopo il dj mette su un lento. Michele mi abbraccia e il suo è uno stringermi per nulla casto. Sul pube sento la sua rigidità di cazzo e questo non fa che infuocarmi ancora di più. Ora ne ho proprio di nuovo voglia, non l’avrei detto dopo le otto venute di oggi, di cui almeno la metà potenti. Però è vero, sono di nuovo pronta per il sesso, voglio scoprirmi, esibirmi e non me ne frega un cazzo di cosa la gente può pensare di me. Mi parla anche sporco il bastardo, mi dice che vorrebbe scoparmi lì in piedi e cosa aspettiamo ad andare nelle toilette, e via così. Ed è lui stesso a sbottonarmi il quinto bottone, ormai ne ho solo più tre. E finito il pezzo lento ci avviamo verso il bar e i suoi sgabelli.
Allorché li raggiungo ondeggiando sui miei stivali, sono molti quelli che mi guardano, anche qualche ragazza. Una coppia in particolare cattura il mio interesse. Lei è una brunetta molto attraente e capisco che sta additando al suo uomo la mia mancanza di mutandine. Lui le risponde qualcosa nell’orecchio, lei arrossisce, poi si alzano e vanno a ballare. È un altro pezzo lento, guardo per un po’ lui che si struscia su di lei.
Avrei voglia di slegare anche l’ultima stringa e di andare così a ballare assieme a loro, con la camicia addosso ma completamente aperta. Ma saranno le due, forse è il caso di non andare troppo avanti con questo gioco. Due drink li abbiamo bevuti, siamo a posto, pronti per tornare a casa.
Nel corridoio di uscita Michele mi abbraccia e mi dice che mi sente molto calda, forse devo togliermi qualcosa.
Mi metto a correre slacciandomi la famosa ultima stringa, rincorsa da lui, ed esco con le tette fuori, incrociando una coppia che si volta... a vedere una figa così che corre ridendo, con le tette al vento, una camicia svolazzante e due gambe da urlo con quasi la figa fuori.
C’è gente anche vicino al posteggio, sono tutti clienti del locale che arrivano o se ne vanno. Mi vedono in quelle condizioni e devo essere uno sballo per loro.
Non appena saliti sulla Passat, Michele mi fa scivolare la mano sotto il denim e mi trova subito una figa sgocciolante. Mi accarezza per qualche secondo il clitoride poi sta lì a guardare. Fuori c’è luce, c’è gente...
Mi sbottono gli ultimi tre e rimango con la figa assolutamente scoperta: anche la camicia rilasciata ai lati non riesce a coprire nulla.
Mi vuoi tentare, penso. E allora adesso ti faccio vedere io.
Mi metto la mano sulla figa e comincio a giocare con lei, poi alzo gli stivali e li appoggio sul cruscotto. Il sedile era già indietro al massimo da prima, quando mi stiracchiavo come una gatta profumata per fargliela vedere mentre guidava.
Poi riprendo a sgrillettarmi, con una mano sui capezzoli.
- Allora la vuoi questa fighetta, che è così stanca oggi, ma non più di tanto? Lo senti quest’odore di figa? È una figa che oggi ha sborrato otto volte ed è pronta a rifarlo, anzi vuole rifarlo. E il tuo cazzo com’è, adesso? Ti piacerebbe scoparmi ancora?
Michele mette in moto, ha capito che qui stiamo esagerando. Io rimango nella stessa posizione e continuo a masturbarmi anche quando lui fa manovra per uscire dal posteggio. C’è qualcosa di insano ma bellissimo nel masturbarsi in macchina di fronte all’uomo che ami, discinta, vogliosa. Ma non voglio venire, stasera dobbiamo ancora farlo assieme, non voglio, non voglio, ma ci vado vicino perché le mie dita non si fermano. E per tutto il tempo gli dico quanta voglia ho di lui, come non veda l’ora di scoparlo, come mi senta una vera troia, ecc. ecc.
Finalmente guadagnamo il letto, lui mi ci sbatte sopra così come sono e mi affonda la lingua nella figa. Non era proprio quello che volevo, ma se lo vuole lui va bene. Così rischio di avere il nono orgasmo prima di trombare ancora: quando è troppo è troppo...
Allora tanto vale che ci mettiamo a 69, così almeno non sto a pensarci tanto sopra. È bellissimo prenderlo in bocca, anche lui è fradicio di sborrina.
Ed è così che ci finiamo, questa sera. Io sopra di lui che ha ancora camicia addosso e pantaloni appena slacciati. Ma non sono sdraiata su di lui, mi appoggio sulle gambe ripiegate, gli stivali dietro alla sua testa. Mi agito nella mia camicia di seta nera, abbassandomi ogni tanto strofino le tette sul suo torace, mentre lui mi fruga tra le cosce con la lingua, m’insaliva le autoreggenti, mi sputa nella figa e sul clitoride impazzito.
Quando mi viene in bocca io non emetto alcun suono, perché sto sborrando anch’io e voglio succhiarlo allo spasimo per tutta la durata della sua ejaculazione. In compenso si mette lui a urlare la sua terza sborrata della sera.
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