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Matilde 01-14 - Debra e Teresa


di Alex46
24.01.2019    |    3.557    |    0 9.8
"Per questo motivo a un certo punto la sua mamma decise che non era proprio il caso che noi continuassimo a vederci di pomeriggio..."
Questa sera è l’ultima che passiamo da sole, domani Michele tornerà. Debra dice di essere un po’ stanca. E ti credo, dopo quello che ha combinato questa mattina: a suo dire, e non vedo motivo per non crederle, in ufficio non aveva nulla da fare e in effetti mi ha inondato di messaggini mentre io ero al mio convegno. Ad ogni messaggino, visto che non le rispondevo, si sditalinava, pare che lo abbia fatto una mezza dozzina di volte.
Dopo cena si rilassa sul divano e mi racconta delle sue prime esperienze, mi racconta per esempio di quando si è masturbata assieme a una sua amica, l’unica sua esperienza omosessuale, tanto tempo fa.

«Teresa e io ci conoscevamo dai tempi della prima elementare.
Più o meno a 14 anni, frequentando assieme il ginnasio, siamo diventate amiche inseparabili. Chiaro che abbiamo fatto un sacco di cose stupidine assieme. Per questo motivo a un certo punto la sua mamma decise che non era proprio il caso che noi continuassimo a vederci di pomeriggio.
Ma noi ci vedevamo lo stesso, di nascosto.
Un venerdì, al primo pomeriggio, Teresa telefona alla mamma per dirle che non sarebbe rientrata subito a casa ma si sarebbe fermata a vedere una partita di allenamento di una squadra di calcio di Udine, dove noi studiavamo.
Visto che lei non aveva da ridire nulla, decidiamo di stare per i fatti nostri nella nostra stanzetta di Udine.
- Ne ho abbastanza di mia mamma – disse Teresa – dobbiamo fare qualcosa per rilassarci un po’.
Appena entrate in stanza, sedute sui nostri letti ci rolliamo una canna, da un rimasuglio di roba che ci aveva lasciato un nostro amico. Presto siamo lì, sdraiate sul letto suo, a fumare e a rimbecillirci per bene, ridendo come delle matte per le nostre scemenze.
Verso le 17.30 con il telefonino Teresa chiama ancora sua mamma, per chiedere se poteva ancora fare un giro con amici e rientrare quindi con l’ultimo treno a Tarvisio.
Nessun divieto, perciò continuiamo a rollare a farci, la roba c’è e ci stiamo dando dentro.
Ad un certo punto io mi appoggio sul suo grembo, più che altro vinta dal fumo. Lei mi accarezza i capelli con le dita, ma dopo un po’ continua sulle spalle. Sono così stonata che perdo immediatamente il controllo e scopro che questo mi sta eccitando.
Mi rialzo, mi rivolgo verso di lei e la guardo mentre mi abbraccia e mi bacia sul collo. Un attimo dopo le labbra s’incontrano.
Non è un bacetto casto, anzi. Ci baciamo con passione, e con la lingua. Poi lei si siede su di me, io le accarezzo la schiena, lei il seno.
Senza accorgercene ci eccitiamo a vicenda in modo tale da farci sfuggire i primi gemiti di piacere, assieme a sospiri.
Lei indossa un paio di Jean, con la mano vado giù dove le finiscono le cosce e senza esitare comincio a sfregarla, cosa che mi restituisce subito anche lei. Solo che io ho su una gonna, per lei è più facile sentire la mia intimità che cominciava a bagnarsi, una sensazione allora quasi sconosciuta, impossibile con i pochi maschietti impacciati con i quali avevo fatto petting, più per curiosità che per reale desiderio di loro.
In questo momento invece sento chiaramente che sono bagnata, e la cosa mi eccita a tal punto da cominciare ad agitarmi, facendo capire a Teresa che le sue carezze mi piacciono proprio.
Nello stesso tempo le slaccio la cintura, le sbottono i pantaloni, le entro con le mano. Saltando le mutandine, passo direttamente al pube, al suo pelo e alla sua fessura, pure lei umida. Le tocco il clitoride, mentre anche lei ha il suo daffare a spostarmi gli slip e a toccarmi dal vivo.
Nel frattempo continuiamo a baciarci.
- Mmm, sìì – riesco a dire nel suo orecchio.
- Più veloce – mi sussurra lei.
Decido di farle quello che mi piacerebbe facesse anche lei a me. Così con il dito medio le accarezzo il clitoride e mi soffermo solo su quello.
- Sì, cazzo, dai – mormora mentre ormai anche lei ha cominciato a titillarmi.
Siamo eccitate dannatamente, e bagnate. Ormai è chiaro come andrà a finire ed entrambe ci lavoriamo il bottoncino, con mano non così esperta ma comunque efficace, per godere assieme di lì a qualche minuto.
- Penso... che dovrei chiamare la mamma... – mi dice mentre ancora non le ho tolto il dito.
- Va bene – rispondo, dandole l’ultimo bacio.
Ci siamo ripromesse di farlo ancora, ma invece non successe più».
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