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Matilde 04-06 - Io, l'esibizionista


di Alex46
10.05.2019    |    2.187    |    0 7.1
"Così gli propongo una sessione fotografica..."
Alla fine di quel pomeriggio di esibizione così ben riuscita, Debra si è un po’ calmata. Michele l’ha baciata con amore, ma non c’è stato altro. Ci siamo preparati la cena, abbiamo fatto le salsicce alla brace e le abbiamo gustate alle ultime luci di un piccolo fuoco morente fra due sassi. Il giorno dopo saliamo tutti e tre insieme una bellissima via, la Sfera di Cristallo, più difficile delle altre e della Segantini. Mi diverto molto, e poi sto un po’ meglio. Con loro è stupendo.
I giorni scorrono, ormai è primavera, lo sentiamo sulla pelle ma non lo vediamo alla finestra: fuori piove oggi, che Dio la manda. Peccato, potevamo andare di nuovo in montagna. Debra ha dovuto andare a casa sua, a Tarvisio, per certi affari di famiglia: non ci sarà per tutto il weekend. È partita questa mattina e ci ha augurato molto sesso; poi, prima di uscire di casa, mi ha detto in un orecchio: - Fallo morire, anche da parte mia...
Mi sembra che Michele si stia un po’ annoiando, in tarda mattinata. Così gli propongo una sessione fotografica. L’ultima che avevamo fatto, in garage, era stata così divertente che voglio ripetere un’esperienza del genere, anche perché so che sono diventata più brava.
Michele accetta con entusiasmo e incomincia a preparare il set, in camera da letto. Non mi da alcun suggerimento su come devo vestirmi, pertanto faccio di testa mia.
Ritorno in camera con un divertente bustino zebrato, non sono righe nere, bensì disegni di fantasia, sorretto da due laccioli sulle spalle; poi slip neri, pantaloni di cotone azzurrini, zoccoli di legno (di Debra) a tacco alto e sottile con un’unica fascia di pelle nera.
Michele è troppo occupato a sistemare ancora le luci, a finestra aperta, per degnarmi di un’occhiata. Ma io sono sicura di me stessa, così mi siedo sul letto, paziente, ad aspettare.
Iniziamo con una decina di pose soft, non sto a elencarle tutte: ma non mancano le classiche, di profilo seno nudo in avanti e capo arrovesciato all’indietro, il bustino arrotolato sulla pancia e le mani dietro i capelli, posa frontale con bustino rivelante il seno e calzoni appena abbassati assieme agli slip, vista di tre quarti da dietro con seno fuori e natiche in primo piano; e ancora, di pancia sul letto mentre osservo il cuscino, io a carponi che guardo l’obiettivo a seno semiscoperto e mi lecco le labbra, oppure languida sul letto a bocca semiaperta, eccetera.
Di seguito facciamo alcune pose più erotiche, già oltre il glamour: a carponi con culo e figa in primo piano e la testa che si volta all’indietro per incontrare il fotografo; sul letto ma a gambe aperte, le mutandine scostate a forza; accucciata a gambe larghe, il tessuto degli slip tirato da una mano per scoprire la figa, il solito bustino arrotolato in basso: siamo così arrivati alla masturbazione (ed era ora).
- Vuoi toccarti ora? – mi chiede mentre sono immobile, schiena sul letto ma a gambe aperte, le mutandine scostate a forza.
Rispondo rimettendo la striscia di stoffa sulla figa, tirandola però per far risaltare le grandi labbra, poi avvicino la mano, ma ancora non mi tocco. Il busto zebrato mi copre ancora, tengo la bocca semiaperta. Ma dura poco, perché ne ho una gran voglia. Ora mi sto accarezzando le tette scoperte e sto strusciando un dito sulla figa per tutta la sua lunghezza, senza infilarlo. Michele si diverte a farmi dei primi piani anche sul dito: lo so perché due o tre volte mi blocca, oppure mi chiede di ripetere un gesto.
Allorché mi lascia la libertà di carezzarmi, vado ad appoggiare il dorso sul cuscino, di modo che di me si veda il più possibile, poi accentuo il movimento del dito.
- Così, vai, che sei forte. Lo senti che ti sta spuntando qualche goccina?
Segue una lunga serie di scatti alla masturbazione vera e propria. Ora non mi interrompe più e io sono decisa ad arrivare al primo orgasmo della giornata: non sto ferma, assumo varie pose a suo beneficio, ma mi manca più poco.
Quando sento che davvero sto arrivando, mi riscuoto, mi tolgo le mutandine e mi piazzo in ginocchio, a gambe divaricate e il bustino appena sotto il seno. Sono inclinata all’indietro, il ventre teso dall’energia proveniente dalla figa in primo piano. Non mi tocco più, ma sto godendo, ora. Ho una mano dietro, sul letto, e una dietro la testa.
- Michele, dai scatta così, vedrai che si vede che sto godendo... ahhhh!
- Queste sono magnifiche, brava! – mi incita tutto indaffarato, mentre io godo di fronte a lui.
- Sai cosa sto pensando? A qualcuno che mi guarda assieme a te, che ti pregherà di avere quest’immagine per poi masturbarsi con me così, sìììì, è questo che voglio mentre sto godendo, ahhhh, ahhhh. Lo vedi che non mi tocco, amore, sto godendo con il cervello.... che esibizionista!
- Sei in grado di farne un’altra? – mi chiede Michele mentre mi riposo sul letto.
- Certo, amore... lo sai che ho appena incominciato... Hai qualche idea?
- Mi piacerebbe che tu indossassi quella sottoveste a fiori di Debra e ti mettessi lì accanto il tuo dildo rosso... ti va?
- Ah, truccati pesantemente gli occhi – mi rincorre poi mentre mi avvio in bagno con il ritrovato indumento richiesto.
- Hai sentito che l’ex-re dell’Afghanistan, Zahir Shah, è tornato a Kabul? 29 anni è stato a Roma... – chissà perché mi viene in mente di dire.
La sottoveste a fiori è di tonalità grigie e rosa: è carina, fa molto anni ’50: non vorrei che fosse addirittura della mamma di Debra... glielo chiederò. Con quella era d’obbligo indossare i miei sandali preferiti, neri e dal tacco altissimo.
Dapprima due foto di riscaldamento, praticamente saltando il soft. Dopo un’immagine in piedi e una in ginocchio sul letto, passiamo subito alla scoperta della figa, una gamba rialzata e una mano che solleva un lato delle grandi labbra: e il solito sguardo provocante. Il passo successivo è un carponi con figa massaggiata, mutandine nere scostate e tacchi in primissimo piano; poi passiamo alle gambe per aria e aperte, con le mutandine tese ad altezza caviglie: con le mani mi allargo la figa.
Quindi procediamo con una foto di me, gatta erotica, rannicchiata e felina, mentre succhio il mio dildo. Altra foto di me che succhia l’oggetto ma con mano su figa e gambe aperte e rilassate: mi sto preparando per la grande introduzione. Che avviene poco dopo, con un sommesso gemito. Incomincio un va e vieni, interrotto almeno tre volte per esigenze fotografiche; poi mi metto in ginocchio a gambe larghe, schiena di tre quarti al fotografo, m’infilo ancora il dildo e me lo sfrego su e giù, poi lo appoggio al letto e lo premo con la figa, sempre su e giù, le mani sulle chiappe. Sto cominciando a godere, ma alla fine preferisco mettermi in ginocchio, volto rigirato al fotografo: il dildo è in primo piano, la figa me la tiro dal basso con l’altra mano; all’ultimo momento (ormai Michele non m’interrompe più, sa che non gli ubbidirei) preferisco sdraiarmi di schiena e venire a gambe spalancate, un ginocchio sollevato l’altro appoggiato sul lenzuolo. Preferisco non affondare troppo il dildo, non voglio indolenzirmi e voglio che le labbra accerchino il fallo rosso con un’elasticità perfetta...
Sì, godo così. Esattamente quello che voglio. Sborrare su questo dildo, su questo surrogato di cazzo che mi fa pensare al cazzo vero che prenderò tra un po’. Prima però voglio ancora godere, e tanto. Sono scatenata.
- Michele, lo vedi? Lo vedi come mi fa sborrare? Ora, ora lo fa. Sìììì, ecco, ora. Guarda, scatta, cattura questo orgasmo meraviglioso che regalo a te e a tutti quelli che lo vorranno condividere... aaahhh, aaahhhh, dio come godo.... Lo vedi come lo sbatto su e giù, sìììì? Mi sembra di tirarmi una sega come fa un uomo....
- Sì, amore, c’è la stessa identica violenza, quasi rabbia.... sei stupenda!
È ora di pranzo e abbiamo fame. Michele si esibisce in una spaghettata aglio olio e peperoncino che divoriamo di gusto, con tre o quattro bicchieri di cabernet. Mezza pera a testa e concludiamo, giusto prima di andare a lavarci i denti. Il telegiornale delle 13.30 ci racconta le solite cose, c’è da rallegrarsi solo perché non sono successe grandi tragedie.
Michele mi prega di continuare e io non posso deluderlo certo ora. Dopo un quarto d’ora in bagno, in cui mi tolgo quella brutta ombreggiatura agli occhi, ne riesco con un’altra sottoveste, questa volta mia, rosa e un paio di mutandine dello stesso colore. Le scarpe sono sempre le stesse.
Nel frattempo Michele aveva spostato il set in soggiorno, così da variare un po’: altrimenti mi sentivo già le critiche di Debra, “eh, già, sono capaci tutti così... non avete fantasia, mi sembra tutto uguale...”
Così vado a sedermi a gambe sguaiate sul divano, subito a toccarmi la figa. Non ho intenzione di farla durare a lungo questa, perché voglio fare l’amore con Michele adesso. E lui vuole la stessa cosa.
Non voglio essere prolissa, dirò solo che dopo due o tre scatti con la figa più o meno fuori, e dopo altri due o tre con il dito dentro e l’eccitazione che cresce, riprendo a sbattermi con il dildo, lo stesso di prima.
La variante è che Michele mi ha sistemato il suo PC portatile di fronte a me, su una sedia. Lo schermo è occupato da una serie di una dozzina di immagini, splendide foto che raccontano la masturbazione con dildo di una delle modelle porno più famose, Tawny Roberts. E le foto vanno da sole in sequenza, riprendendo da capo una volta esaurita la serie.
Io guardo affascinata, su invito di Michele cerco di scimmiottare lei, ma ormai mi manca poco a sborrare. Agli ultimi momenti, quando ormai vado di continuo senza fermarmi più, ma sempre con lo sguardo su Tawny e magari cercando di aspettare, ma senza riuscirci, il suo scatto più erotico, agli ultimi momenti mi viene un pensiero che ripeto subito, senza pensarci: - A volte mi viene voglia di avere delle tette più grosse... sì, vorrei rifarmele queste... vorrei provare anch’io il gusto di avere due tette come le sue... guarda che roba! Io mi ci sto masturbando sopra a queste tette, lo sai? Ora vengo con quelle tette in testa... Lei è stupenda, ma le tette di più...
- Non dirlo neanche per scherzo... con le tette rifatte non ti guarderei neppure più...
- Sì, bravo, fai presto a dirlo... però poi ti ci masturbi anche tu su tette come queste, vero?
- No, non è vero. Non sono le tette rifatte che vorrei. A me piacciono i seni tuoi e quelli di Debra. Punto e basta.
- Beh, allora lasciami fantasticare. A me piacciono, e le vorrei. Ora godo, amore, godo con questo cazzo di plastica nella figa, anche lei gode, sììììì, godo, sborro, ahhh, ahhh!
Ritorniamo in camera da letto, io che lo trascino per la mano. Lo faccio sdraiare, poi dopo una rapida incetta di alcuni indumenti in guardaroba mi congedo per il solito bagno: - Amore, immagina che io stia salendo le scale e venga a trovarti. Ho una minigonna jeans, una camiciola a strisce verticali bianche e rosa chiusa con bottoni sul davanti e a mezze maniche, i miei sandali azzurri. Sto salendo le scale, l’ascensore non funziona. Pensa anche che prima di venire da te mi sono masturbata un casino e che ora sulle scale un vicino di casa mi sta guardando con la porta socchiusa...
Quando ritorno Michele è lì sdraiato, non si è tolto i vestiti, e mormora: - Riesco a vederti mentre sali le scale, il vicino intravede sotto la tua gonna un paio di mutandine bianche e sente di eccitarsi...
- Sì, è così, hai visto giusto... le mutandine sono bianche – gli confermo mentre gli appoggio una mano sulla patta rigonfia.
Lui si alza e mi bacia con trasporto, ma nello stesso tempo non indugia e mi sbottona la camicia, mi bacia un capezzolo e me lo succhia. Io sono cotta a puntino, così anch’io gli apro i pantaloni e con qualche rimescolio riesco a estrarre il membro, duro, orgoglioso. Gli do due leccate, tanto per sentirne il sapore e inumidirlo di più. Non perché pensi che mi faccia male, semplicemente perché mi piace leccarlo, sentirne anche l’odore. E poi è un attimo, mi ritrovo del tutto nuda a infilarmi l’uccello nella figa, lui si limita premere sulle mie chiappe, governando il movimento.
- Ahhh, questo volevo, già questa mattina....
- Mentre ti fotografavo io ti scopavo con il cervello, mi hai fatto morire, ma adesso devo darti quello che ti meriti, cioè una trombata storica... Ti piace così? – e mentre parla mi agita il bacino sopra di sé, il cazzo va su e giù lubrificato che è una meraviglia e mi sta provocando un godere, sì, probabilmente proprio storico, come ha detto lui.
- Finalmente faccio l’amore con il mio uomo – sbattersi da sola la patata è un bel piacere, ma tu sei un’altra cosa.
- Perché ti amo, ecco il perché.
- Anch’io ti amo, Michele.
In quella suona il telefono.
- Lascia che suoni, ora voglio sborrare – mi dice.
Pochi minuti dopo chiudiamo in gloria il sesso della giornata, assieme, come sempre quando vogliamo terminare in contemporanea.
Al telefono era comunque Debra, che poi richiama più tardi, un’oretta dopo.
- Cosa state facendo?
- Abbiamo prima fatto delle foto, poi Michele mi ha scopata alla grande – pronuncio con voce squillante - Mi dispiace che non ci fossi anche tu... – aggiungo, con voce un po’ lamentosa.
- Sono con voi, lo sai, anche se sono qui a una riunione davvero menosa... Quando torno domani però mi fate vedere le foto, vero?
- Certo, amore, faremo anche qualche cosetta in più, con te! Tu intanto preparati...
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