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Lui & Lei

Matilde 08-03 - Eroscillation


di Alex46
14.10.2019    |    669    |    0 6.0
"Nel diario di Michele è raccontata un’altra fantasia, quella di far finta di essere geloso dei dildo..."
Nel diario di Michele è raccontata un’altra fantasia, quella di far finta di essere geloso dei dildo. «Debra era stata avvisata quindi stette al gioco: - Sì, devo ammetterlo. Non sono sicuro che mi piaccia lasciarvi da soli assieme.
- Ma che dici, Michele... dai, no fare lo scemo. Ti è sempre piaciuto... Quando tu non ci sei e io ne ho voglia... Lo sai che l’ho fatto anche nel bel mezzo della notte, per non svegliarti. E qualche volta mi va di farlo proprio in quel modo, non in altri.
- Sì, hai ragione, sembra tutto logico. Però, non è che mi fai stare meglio. È come se fosse messa in questione la mia mascolinità... Non accetto che tu voglia scoparti un pezzo di plastica invece che la cosa vera. Cosa ti affascina? Vorrei saperne di più, vorrei sapere perché tu sei capace di godere allo stesso modo.
Così ieri mi è venuta un’idea. E mentre ci pensavo sentivo che mi stavo eccitando, era una cosa da fare subito.
Questa mattina mi sono svegliato per primo, con un cazzo così duro che uno scultore avrebbe potuto diventare matto. Era un misto di eccitazione sessuale e di preoccupazione di quello che avrebbe potuto succedere.
La guardo e le sfioro con un dito le labbra, le metto una gamba sopra, la giro un po’ verso di me. Ho bisogno che sia ben aperta per quello che voglio fare. Per un attimo temo si stia svegliando, poi invece non succede.
Ad ogni secondo mi eccito sempre di più, la accarezzo lievemente, anche i seni.
Allorché catturo il capezzolo con le dita, lo trovo duro, duro come sono io. Lei emette un mugolio.
Mi viene in mente quello che mi aveva detto una volta: “Quando giochi così con me, io sento tutto giù sul clitoride”. Non avevo mai ben capito cosa volesse significare, ma ora è chiaro. Muove le gambe e le vedo il bottoncino farsi largo a chiedere attenzione.
È lì, accanto a me, completamente nuda e a gambe allargate. Le cerco le labbra e la bacio, lei mi risponde con un contatto quasi elettrico. Farei l’amore subito, ma non voglio, devo rispettare il mio piano.
- Michele - mi sussurra all’orecchio quasi dormendo ancora.
- Buongiorno, Debra - le bisbiglio. E intanto con la mano dirigo sulla sua pancia, fino a sfiorarle il sesso. Lei si allarga e s’inarca, come a facilitarmi la strada, come mostrarmi meglio dove aveva bisogno di essere toccata.
- È questo che vuoi? - le allargo la fessura e le tocco le prime morbidità esteriori.
- Un po’ più su, Michele - ansima. Siamo entrambi carichi di elettricità, anch’io ho bisogno di essere toccato, già mi figuro di quando la penetrerò; lei si muove vogliosa... è questo il momento per capire che cosa cazzo ha un vibratore più di me.
- Il mio piano era di portarti al limite e poi vedere cosa avresti fatto quando io mi fossi fermato. Voglio che ti fai venire con il vibratore. Voglio imparare.
- Non vorresti scoparmi, invece? Con quel cazzo duro che ti ritrovi...
- Ne ho una voglia bestiale, però ora ti tocco ancora un po’ e poi basta. Devi farmi vedere come fai con il vibratore.
- Ma se mi hai visto centinaia di volte...
- Vero, ma ora voglio vederti come se tu fossi da sola.
- Vuoi una dimostrazione?
- Sì, amore. Me lo devi.
- E tu allora, quanto alle seghe che ti sei tirato, cosa mi dici?
- Io non uso pezzi di plastica...
Debra scoppia a ridere.
- Ma, allora, finché uso le dita e basta a te va bene?
- Sì, è il vibratore o il dildo che non riesco a capire perché mi agitano.
- Beh, tranquillo, Michelino mio. Il più delle volte mi tocco e basta. Il vibratore è impegnativo, non sempre si ha la tranquillità...
- Più esattamente vorrei sapere che cosa è che ti fa scegliere un giocattolo al posto del mio cazzo. E così adesso faccio sciopero e devi arrangiarti da sola, con il vibratore.
Le dico questo con forza, l’avevamo già fatto altre volte che io fossi il padrone e lei la schiava.
- Bene, se è questo che vuoi - mi sorride rivolgendosi al comodino e al cassetto. Estrae una confezione con su scritto “Eroscillator”. - Sei sicuro che lo vuoi?
- Sì - le rispondo. E davvero in questo momento è proprio quello che voglio vedere.
- Sai cosa - mi dice armeggiando con la scatola - lo faccio solo se tu ti masturbi per me.
- Cosa? Stai scherzando?
Debra mi guarda come a dirmi: “eh dai ché l’abbiamo fatto chissà quante volte, ho capito che stiamo giocando, però...
- Stai scherzando? - insisto scherzoso - non lo sai che gli uomini non lo fanno di fronte a voi...
- Ah, sì? Però sarebbe bello averti qui vicino mentre lo faccio... Magari prendi il suo posto.
E intanto ha estratto il giocattolo, un attrezzo abbastanza simile a un vero cazzo. Lo sfiora con le dita, lo avvicina alle labbra, sorridendomi.
- Adesso però vado a fare la pipi...
- Andiamo assieme, è meglio.
- Sai, Michele, non dovresti incazzarti con i miei giocattoli - mi dice appena torniamo in camera da letto, rinfrescati - questo mi ricorda davvero il tuo, è il mio favorito.
Quella bocca che gioca con il cazzo finto mi sta ipnotizzando, quasi senza accorgermene mi ritrovo a strofinarmi, a mano aperta.
Lei intanto accende lo strumento, il ronzio è immediato e discreto.
- La ragione per cui questo mi piace è che lui si muove di lato, non su e giù. Senti? - e me lo appoggia su una gamba.
Nel frattempo si acconcia, seduta contro la spalliera del letto piena di cuscini. Mi fa cenno di avvicinarmi. Con una mano si apre la figa, quasi a controllarne il bagnato, con l’altra mi sfiora il cazzo con il vibratore. E mi guarda in faccia, per vedere che effetto mi fa.
Non posso credere che mi piaccia così. Adesso sono io che mi agito, cercando disperatamente quel contatto.
- Guardami le mani - mi sussurra.
La vedo trastullarsi il clitoride, mentre con l’altra mano si masturba un capezzolo. Di nuovo posso vedere la connessione precisa che c’è tra le due cose.
Con la mano mi sfrego un po’ più forte, affascinato dalla grazia con cui Debra si sta masturbando il clitoride.
Sto quasi per venire. E più la guardo più mi riempio di lussuria anch’io. Ma lei capisce che forse non ce la faccio a trattenermi.
- Guardami in faccia, Michele. Guarda come siamo quando veniamo assieme.
Non ha da chiedermelo due volte. Il ronzio del vibratore, il suo sguardo eccitato nel vedere che mi masturbo di fronte a lei, le dita che giocano con il capezzolo e il modo come il suo bottone si sta ingigantendo allo stimolo del vibratore: è pazzesco, indimenticabile.
E quindi succede. Le cosce le si irrigidiscono, si afferra un seno con la mano, io mi avvicino ancora e le entro con due dita nella figa. E questo è troppo anche per lei. Spersi negli spasmi dell’orgasmo, finisco di sborrarle addosso al rumore del vibratore e assieme ai suoi gemiti.
Dopo qualche minuto, la guardo con aria interrogativa, come dire “allora è meglio con me o senza?”. Il mio piano è fallito, ne so come prima.
- Vuoi sapere come è stato?
- Sì, dimmi come è stato.
- Tu vuoi sapere se lo farò ancora senza di te?
Rido, perché me lo sta chiedendo per vedere in che direzione andrà ora il nostro gioco.
- Amore, tu DEVI farlo senza di me. Io ti amo così tanto che non ho paura di essere surclassato da un pezzo di plastica.
- Questo volevo sentirti dire...
- E poi, se una è troia, che lo sia fino in fondo!
- Sì, sono una gran troia, però sono innamorata di te. E quando mi sbatterò la figa da sola vorrò che tu sia sempre con me, oppure telefonarti e dirtelo in tempo reale “guarda amore vengo, senti come sborro... per te”.
- Poi però quando ci sono, l’amore possiamo farlo anche a tre... sai che mi è piaciuto quando me lo hai passato sopra!».
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