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Matilde 06-02 - Debra e io: un sabato bestiale


di Alex46
26.07.2019    |    1.259    |    0 9.0
"Il clitoride mi sta palpitando, le labbra sono bagnate e calde, qualcosa mi sta già colando tra le cosce..."
Capita a noi due femminucce di ritrovarci assieme senza di lui, che è andato in montagna. Prima di uscire ci ha apparecchiato la colazione: in una tazza è un biglietto, scritto alla veloce, in cui ci comunica che oggi ci penserà come delle ninfomani che prendono cazzi da tutti. Debra e io ne ridiamo di gusto.
Siamo complici in tutto, ci dividiamo ogni cosa, dai segreti ai giocattoli erotici, dalle piccole paure alle fantasie: e naturalmente ogni tanto ci alleiamo contro il nostro maschio... Questa volta ce l’ha fatta grossa, ci ha dipinte in un modo che noi respingiamo al mittente, a parte l’eccitarci del primo momento. Lui lo sa e ci ha giocato sopra. Questa è una provocazione, quindi nasce in noi il desiderio di “fargliela pagare”, che è il nostro modo di ringraziarlo. E fargliela pagare significa sfinirci di sesso.
È dunque sabato mattina 13 dicembre 2003 e io mi sto crogiolando sotto le coperte. Debra si è già alzata, mi ha letto il messaggio, poi è uscita per una breve commissione. Vado in bagno a fare pipi, poi torno a letto con l’intenzione di masturbarmi: una cosa veloce, sotto le lenzuola, tanto per cominciare una giornata che promette bene: Debra e io da sole...
Ma non faccio a tempo, Debra si affaccia nella stanza (avevo aperto le persiane), vestita di jeans attillati e di un maglione girocollo semicoperto dai suoi capelli neri, sembra avere le gambe ancora più lunghe.
Getta la borsa sul letto ridendo non so più per cosa, questa si apre e il contenuto si rovescia sul copriletto: tra gli altri oggetti si evidenzia un dildo azzurro, che io conosco bene... La guardo, vede che me ne sono accorta e mi sorride: - Dovrei essere più discreta e stare più attenta - cinguetta. Io però sono meravigliata: - Da quando ti porti in giro questo? Qualche volta ti porti il vibratore, ma questo non me lo ricordo che tu l’abbia mai fatto...
- Non so, ma io in questo periodo (e mi pare anche tu) ne ho una voglia bestiale. A volte mi prende così forte che devo farlo, anche quando sono in ufficio, e non mi basta sditalinarmi: ho bisogno del cazzo grosso, ho bisogno di questo...
- Beh, devo dirti che anche per me è un po’ così. Anch’io ho nella borsetta il vibratore e l’ho usato due volte questa settimana...
- Lo sai che prima quand’ero fuori mi ha chiamato Michele? Stavano salendo alla falesia di arrampicata e aveva voglia di sentirmi.
- Era contento? - domando io un po’ gelosa di quell’attenzione.
- Contento? Di più... mi ha detto che gli dispiaceva che non fossimo con lui e che si augurava che ci divertissimo assieme oggi. E poi...
- E poi?
- E poi mi ha praticamente ordinato di mettermi un dito dentro... Io stavo guidando, così ho accostato.
- E l’hai fatto?
- Aveva una voce davvero sensuale, l’ho fatto non perché me lo ordinava ma perché l’avrei fatto lo stesso. In un attimo mi sono trovata con il dito che scostava le mutandine e mi stavo già toccando. La venuta è seguita subito dopo.
A quel punto mi ricordo di quello che volevo fare prima che Debra arrivasse e con l’immagine di lei in macchina mi poso un dito sul bottoncino, con una lieve pressione.
- Che fai, ti tocchi già? Aspetta un momento, lasciami almeno spogliare...
- Vai di là che ti telefono anch’io...
Lei prende il telefonino e corre in bagno, ancora parzialmente vestita. Anch’io afferro il mio cellulare, faccio il numero di Debra, poi me lo metto tra la spalla e il collo. Sono nuda e sdraiata sul letto, un dito sulla figa che si sta bagnando, a gambe spalancate. Con l’altra mano mi torturo i capezzoli.
- Ci sono - mi risponde - sono qui in bagno e mi sono sdraiata sul tappetino.
- A cosa pensi quando ti masturbi, amore?
- Adesso penso a Michele che mi prende e mi riempie. E mentre procedo a strofinarmi penso che anche lui si avvicina e mi dà colpi sempre più forti... fino a venire assieme a me. E tu?
- Adesso vorrei essere in un film porno, dove il culo fa la sua grande parte. Vorrei prenderlo nel culo da Michele, vorrei che fosse qui a sfondarmi, come ieri sera. E tu che posizione preferiresti?
- Mi piacerebbe scoparmelo con me sopra e lui che mi tiene le tette e me le stringe.
Passo qualche momento immaginando Debra che si fotte Michele sopra quel cazzo così bello. Poi me la vedo che gli si appoggia contro... o sono io quella sotto? Sì, questa è un’immagine più bella e allora mi concentro nel succhiarle i capezzoli con la fantasia.
Per tutto il tempo continuo a sollecitare i miei di capezzoli, fino a che dentro di me non nasce una pressione così forte da non poterla sopportare.
Il clitoride mi sta palpitando, le labbra sono bagnate e calde, qualcosa mi sta già colando tra le cosce.
- Debra, ora m’infilo due dita e mi strofino anche il bottoncino...
- Anch’io, amore, lo sto facendo... senti che te lo faccio sentire.
Un attimo dopo ha evidentemente avvicinato il telefonino alla figa: si sentono gli sciacquii leggeri delle dita che si muovono vigorosamente.
Sta diventando sempre più difficile conversare, ne conveniamo e ci dedichiamo ciascuna al proprio orgasmo. Io sono svaccata sul letto, con tre dita dentro che vanno su e giù: a ogni inserimento corrisponde una pressione sul clitoride, che sento ben vivo e pulsante.
- Sto venendo, Matilde, cazzo, sto venendo!
Non appena me lo urla al telefono, il mio orgasmo ha un rush finale e mi scorre nella figa, nel pube, nella pancia.
- Anch’io, amore, eccomi.
Stringo i denti nel godimento e non mi accorgo che Debra è rientrata in camera, mi si è avvicinata e mi guarda amorosa mentre io continuo a masturbarmi il clitoride, gesto che mi procura un secondo orgasmino, breve ma acuto.
Interrompiamo per fare colazione. Lei in minigonna jeans (ma senza mutande) e t-shirt attillatissima, io in mutandine e basta. Entrambe però abbiamo indossato sandali sexy.
Michele ci aveva qualche giorno prima regalato due dildo uguali che sembravano due cazzi veri, con tanto di vena centrale e glande.
- Forse è arrivato il momento di provarli, che dici?
- I dildo nuovi... vuoi dire? Me ne ero scordata...
- A me lo ha ricordato Michele prima...
Sono ancora nella loro confezione, con tanto di foto esterna che ne magnifica la qualità. Mi batte forte il cuore mentre apro una delle due e quando prendo in mano l’oggetto. Al tatto, il lattice sembra rimarchevolmente simile al vero. Bello di forma, carnoso, come un cazzo vero in erezione: quasi incredibile. Provo a chiudere gli occhi, lo stringo con il pugno e mi sembra quasi di avere in mano il sesso di un uomo.
- Questo è un sogno - dice Debra.
- Vuoi che guardiamo una proiezione delle nostre foto?
- Perché, hai forse bisogno di eccitarti?
- No, ho bisogno di fare la porca con te...
Detto fatto collego il pc alla televisione e do il comando di aprire dei file random tra le numerose cartelle che ci riguardano.
Debra si è già sistemata con alcuni cuscini per terra sul tappeto, messa un po’ di fianco, le cosce unite a formare una meravigliosa curva con il sedere e il busto. La mini le è già risalita in modo da poterle vedere la figa. Metto tra di noi un sacchetto di pop corn e lei mi sorride, poi vado a scegliere un po’ di musica.
Le prime foto appaiono già sullo schermo e noi siamo lì a guardarle, facendo qualche commento ogni tanto e accarezzandoci lievemente e soprattutto baciandoci.
Ad un certo punto appare un’immagine, evidentemente scattata da me, in cui Debra prende alla pecorina il ben visibile cazzo di Michele, che non è inquadrato. Si vede bene il suo volto, che esprime tutto il godimento possibile.
Quest’immagine mi eccita particolarmente, sì da provare una sensazione di languore in tutto il corpo, un modo di essere che si rivela soprattutto sulle punte dei capezzoli e su un clitoride quasi pulsante. Allontanando la mano dal pube ancora nascosto dalle mutandine, mi siedo a gambe incrociate e premo il pulsante “pause”.
- Non credo di poter guardare questa roba senza niente dentro...
Debra si alza quasi di scatto, evidentemente non aspettava altro, prende i dildo dal tavolino e li porta tra di noi.
Tutta la nostra complicità di essere porche assieme è riassunta in un bacio lascivo, lingue che si arrotolano una sull’altra, poi premo il pulsante “play” e la proiezione ricomincia: subito appaio io con un dildo impalato a gambe spalancate di fronte al fotografo, con in primo piano i sandali, una foto di un erotico che fa quasi male... un’immagine che ci ricordavamo particolarmente ben riuscita.
Debra intanto si è risistemata accanto a me, ha piantato i tacchi sul tappeto e ha alzato il pube in aria aiutandosi con un cuscinone sotto la schiena. Le labbra non sono ancora dischiuse, ma la figa si sta offrendo al godere e alla mia vista. Con le dita le dischiude e mi fa vedere quanto l’umido sta già per fuioriuscire da solo. Sembra impossibile che una figa così, più o meno simile alla mia, possa accogliere un cazzo, eppure è un miracolo che si rinnova di continuo... Lei lo tiene con una mano mentre con l’altra si apre, poi se lo infila, piano ma senza fatica.
- Dio, che bello... - ansima.
Se ne infila un buon 9 o 10 centimetri, trovandosi presto più avvantaggiata rispetto a me che ho appena incominciato, almeno un minuto dopo di lei e dopo averla guardata affascinata.
Abbiamo dentro di noi due cazzi identici.
- Se sono uguali, dovremmo godere alla stessa maniera... - azzardo.
Sul video ora si vede ancora Debra in piedi sui tacchi, a gambe larghe e fiera della sua nudità con le mani sui fianchi. Guarda dritta verso lo spettatore e i suoi occhi lo sfidano. Non posso resistere a quello sguardo e il movimento del dildo accelera. È veramente fantastico, somiglia moltissimo a uno reale, manca solo l’amore di Michele, ma per il resto la mia animalità non chiede tanto di più.
Sento l’orgasmo arrivare, se continuo così è solo questione di secondi... il mio corpo è tutto concentrato unicamente sulla figa e su ciò che lì dentro si sta costruendo.
Debra si sta scopando più furiosamente di me. I tacchi che fanno pressione sul tappeto, sta avanzando con il bacino ogni volta che s’infila più dentro il fallo. Con l’altra mano si accarezza il clitoride, una scena che ho visto mille volte, ognuna di queste uno sballo.
Ora però anch’io sto accelerando, sono quasi al limite, in quel momento in cui non sai se farti venire subito con qualche mossa che sai infallibile o se prolungare ancora un poco quel piacere dell’attesa che è altrettanto bello.
- Sìììì - sibila Debra - eccolo... Matilde ora godo.... Michele, per te.... questa sborrata è per te, ahhhhh, ahhhh, cazzo come godo!
- Oh, sì, anch’io - riesco a esclamare mentre il calore ben conosciuto ma ogni volta nuovo m’invade e mi fa volare - sìììì, eccomi Debra, ancora una volta assieme.... Michele, perché non ci sei a guardarci... guardaci, cazzo.... ahhh, arghhhh....
Rimaniamo un po’ lì sdraiate, un po’ abbracciate, dopo aver spento la tele e quindi la proiezione. Siamo estremamente rilassate, questa mattina abbiamo già prodotto tre orgasmi a testa... ma come sempre, quando siamo da sole, i nostri fisici magari sono un po’ stanchi e pigri ma non così la figa, che ne ha ancora voglia. Anche perché finora non abbiamo ancora fatto l’amore assieme, ci siamo solo masturbate. Debra e io siamo sempre sulla stessa lunghezza d’onda per questo.
- Adesso però vorrei leccarti, amore. Vorrei essere io a farti godere - le dico. Andiamo assieme in bagno, c’incontriamo con gli occhi nello specchio, lei mi indica il bidé mentre si accomoda sulla tazza per un po’ di pipi. Sento lo scroscio leggero dell’orina e ciò basta a eccitarmi in modo selvaggio. Io la sua orina potrei berla.
Dopo una decina di minuti di riassestamento, andiamo assieme a letto. Siamo ora completamente nude e a piedi scalzi. In mano teniamo ancora i nostri preziosi dildo nuovi.
Ci sdraiamo sul letto sfatto della notte e ci disponiamo subito a 69. Non perdiamo tempo in preliminari e ci penetriamo a vicenda, io e la mia amante.
Le allargo le cosce davanti il più possibile e così fa lei.
- Non lecchiamoci, amore, così possiamo parlare... - dico io.
- Ti piace come te lo metto dentro e fuori?
- Sìììì...
- Ti piace allora come ti fotto... questo si chiama fottere, Matilde.
- Sììì, si chiama fottere... e a te piace?
- Mi fai morire, continua così...
- Non vedo l’ora di sborrare su questo cazzone...
- Ma se lo hai fatto poco fa... non ti basta mai...
- No, non mi basta mai... e se mi fotti tu poi credo che potrei andare avanti tutto il giorno.
- Ahhh, sììì, ecco così, piccoli colpetti... sììì, non andare tanto in fondo, piuttosto ruotamelo dentro, dagli angolature diverse, schiacciami il clitoride, sìììì, cosììì, ahhh, ahhhh, tra poco vengo, ahhh...
- Tu invece sbattimi per bene, su e giù, sìììì, così, fino in fondo, lo voglio sentire come in gola, lo voglio...
Ed è così che abbiamo un orgasmo simultaneo pazzesco, di quelli che ti distruggerebbero per tutto il giorno se la tua amante non ti rimanesse accanto e non facesse di tutto per sedurti ancora...
Gridiamo, gridiamo come delle pazze, tra gemiti e mugolii, un orgasmo che dura parecchi minuti e che ci lascia del tutto spente per tutta la mattinata restante.
Nel pomeriggio andiamo assieme all’Ikea per comprare alcuni oggetti per la casa, tipo bicchieri, un nuovo tagliere di legno, un set di coltelli da cucina e altre cazzatine. Siamo vestite in modo del tutto normale, ma siamo comunque due fighe da sballo che tutti guardano, sneaker, due minigonne non eccessive ma da urlo. Verso le quattro di pomeriggio ci ritiriamo un momento nei bagni, Debra mi tira dentro e m’infila la lingua in bocca e un dito nella figa. Io le rispondo affannosamente, cerchiamo di far presto questa sveltina, in modo che nessuna ci scopra: e dopo poco veniamo entrambe sulle nostre dita, come se quel giorno non ci fossimo ancora concesse nulla.
Sulla via di casa, in auto, ho un’idea: - Senti, Michele dovrebbe arrivare per cena. Perché non lo aspettiamo sedute sul sybian che ci ha regalato Elisa?
Io ne ho ancora voglia...
- E perché, io no?
- L’unico problema è che poi magari siamo troppo stanche per lui...
- Vorrà dire che useremo l’altro buco - conclude Debra - adesso non vedo l’ora di vederti la figa squassata definitivamente da quell’aggeggio...
- Ma tu cosa ne pensi di quelle fantasie di Michele - domando io dopo un po’.
- Mi eccitano da morire, mi fanno venire una gran voglia quando le leggo...
- Ma tu ti ci ritrovi veramente?
- No, non farò mai quelle cose, almeno finché ci siete voi.
- Neppure io, però il ragazzo sa colpirci per bene...
- Eh, sì, non per niente ce lo siamo scelto.
Arrivate a casa verso le sei di sera riceviamo la telefonata di Michele: hanno raggiunto la macchina e stanno partendo per Milano, ci vorrà un’oretta col traffico della superstrada di Lecco.
Abbiamo un’ora per mandare avanti il nostro piano. Recuperato il sybian, lo piazziamo in mezzo al soggiorno. Nel frattempo io ho un’altra idea perversa, quella di usare il “serpente” che da un po’ di tempo ormai avevamo trascurato. Lo prendo e lo metto lì a portata di mano.
- Vorrei che quando Michele entra ci trovasse una di fronte all’altra sul divano con questo nel culo...
- Il culetto dovevamo tenerlo buono per lui... però è un’idea... non ce lo siamo mai messo assieme nel culo - osserva Debra.
Freneticamente disponiamo tutto quello che serve, il dildo delle dimensioni giuste sul sybian, ci spalmiamo di crema l’ano reciprocamente. Siamo nude con su gli sneaker e ci piacciamo come non mai. Ho voglia di fare ancora l’amore con lei, di masturbarla finché non mi dice basta, di provocarle il disfacimento totale.
Quando siamo pronte lei mi comanda di mettermi carponi e di succhiare il dildo che orgogliosamente svetta sul sybian.
Io non mi domando cosa vuole fare e sto al gioco. Senza esitare mi avvicino al fallo e me lo metto in bocca. Non è una cosa che mi fa particolare piacere, ma è abbastanza depravante da piacere a Debra. Poi lei lo accende, in modo che il dildo mi si ruota in bocca e va su e giù: posso così sentirlo come un fallo vero, lascio che mi sfiori la gola, che mi provochi una sorta di godimento. Sento che la figa ricomincia a colare.
Debra senza che io la veda accenna a infilarmi nel buchetto del culo il serpente, dapprima con precauzione, poi quando vede che io comincio a spingere come dovessi defecare allora più coraggiosamente. Entra qualche centimetro e io comincio a godere di quella pienezza.
- Succhia, troia... lo sai che tra poco ci metto il mio di culo su quell’affare... Voglio che sia tutto insalivato... succhia, affondatelo in gola...
- Arghh, arghh.. mmmh - è la mia risposta.
- Dai, così, che mi fai vedere quanto sei bagascia... ti piace che ti spacchi il culo, eh.... lo senti dentro questo coso e lo sai che sono io a manovrarlo, sono io che ti comando di fare la troia... del resto non sei altro che una bagascia... neppure d’alto bordo... però sei una baldracca elegante... perché sei una grandissima figa.
- Così... mmh.. mi fai godere... mmh... rgh!
- E oggi sarebbe la sesta volta... lo so che sei ancora arrapata... La sesta volta in cui ti senti viva sborrando l’anima. E poi non lo vuoi?
- Certo che lo voglio... - riesco a dire allontanando per un momento il fallo.
- E allora succhia e prenditi sto cazzo in culo...
- Amore, guarda che adesso mi accarezzo davanti...
- Amore un corno, troia, voglio vederti schiattare, il culo a pezzi. E poi ci penserà Michele a disfarti quella figa troia!
A questi insulti amorosi non resisto più. Ormai mi sgrilletto furiosamente il bottone, lascio che il dildo mi percuota la gola e che Debra m’infili sempre più a fondo il serpente. E vengo, vengo in modo favoloso, come oggi non mi era ancora capitato, e urlo: - Michele, eccomi, mi sto preparando per te... arghh! Godo, sborro....
- Lui vuole le bambine cattive, e tu oggi lo sei stata davvero... - mi sibila Debra.
Dopo qualche minuto mi rialzo. Debra mi ha letteralmente spaccato il culo e faccio fatica a raggiungere il bagno. Mi sento sfatta ma sono orgogliosa di quanto so essere troia per Debra. È un continuo gioco al rialzo, tra noi. E adesso tocca a lei. E anche per lei sarà la sesta volta, oggi.
Dopo essermi rinfrescata in bagno e aver bevuto un’aranciata assieme a lei, le chiedo che cosa ha escogitato per lei stessa.
- Vorrei godere ancora una volta, come te, prima che arrivi Michele e ci trovi come abbiamo stabilito.
- Sì, ma come?
- Per una questione di parità, credo che cavalcherò un po’ il sybian, se tu me lo governi. Ho una voglia bestiale di sfondarmi il culo... mi è venuta a vederti...
- E vedrai che ti accontento...
Dopo qualche minuto lei si è acconciata a cavallo della macchina. Abbiamo messo un po’ di crema anche sul dildo del sybian. Ora si alza un poco e se lo introduce piano, con molta cautela.
- Spaccarmi il culo sì, ma godendo, non sentendo male... - osserva.
Ci vuole qualche minuto ancora prima che Debra appoggi tutto il suo peso sulla macchina e abbia quindi dentro il dildo fino in fondo. Poi con lo sguardo mi invita ad accendere.
Inizia una cavalcata storica, Debra non è più come all’inizio di giornata, così fresca e vogliosa. Cinque orgasmi hanno lasciato il segno, anche se nel nostro cervello c’è ancora voglia, il fisico tarda a rispondere.
- Sei sfatta, troiona? - la incito - Non ce la fai più? Vorresti godere ancora come me, ma non ce la fai? Vuoi essere troia come me, ma chiunque vedrebbe che non ne hai i numeri - la provoco ancora.
- Alza la velocità di un poco - mi prega.
- Ah, certo - eseguo io - la signora senza tutti gli spettatori come a casa di Elisa non è capace di essere troia. Parla, parla tanto, poi non ce la fa più...
- La smetti di dire cazzate? Pensa ad alzare ancora, piuttosto.
Al terzo stadio di velocità, vedo finalmente Debra ravvivarsi. Ora gode, si vede che gode. Non è più un fastidio nel culo, è qualcosa di paradisiaco che ti fa sentire la figa vuota ma ti fa sborrare ugualmente, basta aspettare. E se non ci si tocca il clitoride la cosa è più lenta ancora.
Inizia il suo show, fatto di gemiti, di arrovesciamento all’indietro, di frenetico agitarsi sul dildo, fino a che sente che sta per esplodere: - Eccomi, amore, eccomi... cosìììì, lascia così che ora vengo... lo sento venire da lontano, questa volta... non so se posso sopportarlo... ahhhh, ahhhhh, eccolo... ora, ora, eccolo, sborro, ahhh, arghhh!
Di colpo smette di urlare, ma continua a godere in un orgasmo che sembra senza fine, a occhi chiusi, poi mi fa segno di rallentare, si gode ancora le ultime ondate, infine mi fa segno di spegnere.
Sono le 18.55, Debra ha ancora tempo di andare in bagno un momento, poi torna. Lasciamo la stanza come si trova e ci disponiamo sul divano sedute di schiena una di fronte all’altra, le gambe allargate e le ginocchia alzate. Il serpente ce lo infiliamo subito, nella figa però. Nel culo siamo sfatte, non potremmo sopportare un’altra sollecitazione. E rimaniamo così, ferme, a chiacchierare e aspettare l’arrivo del nostro uomo. Siamo completamente nude, in una stanza pienamente illuminata.
Dopo una decina di minuti d’immobilità, la posizione, la situazione e l’attesa erotica ricominciano a fare effetto.
- Ma cosa aspetta ad arrivare...
- Gli telefoniamo?
- No... direi che intanto potremmo incominciare un po’ assieme - dico io accarezzandole la pancia con un piede e cercando l’ombelico con l’alluce.
- Pianino però, non vorrei mai venissimo prima del suo arrivo... dobbiamo stare attente...
Muoviamo lentamente il bacino, cercando di darci un po’ di sollievo senza innestare l’inevitabile processo dell’orgasmo, che vorremmo rimandare a quando Michele potrà guardarci.
- È bello, vero?
- Sei bella tu, amore
- Sì, ma è bello farlo con te...
- Mi sembra di sentire un rumore...
- Sì, ci siamo... è lui...
Sentiamo la chiave nella toppa che gira, la porta richiusa, rumore di passi... Michele è lì, all’ingresso del soggiorno, lo zaino ancora sulla schiena... è bellissimo.
- Lo sapevo che vi avrei trovate così...
- E non sai cosa abbiamo fatto oggi... - dico con voce un po’ arrochita mentre mi accorgo che Debra comincia a spingere più sensibilmente.
- Me lo racconterete, no?
- Certo, ma lo sai quanti orgasmi ci siamo procurate a testa?
- Non lo so... quattro, cinque?
- No, amore, sei volte siamo venute, tre fuori, due di dildo e una volta di culo... siamo abbastanza troie per te?
- Col sybian cosa avete fatto?
- Io me lo sono messo nel culo - si vanta Debra.
- Pensavate un po’ a me?
- Sì, ma pensavamo a quanto sei stronzo, tu e tutte le tue fantasie di altri uomini per noi...
- Non vi piacciono?
Ormai Debra e io siamo a scoparci a vicenda sul serpente. Potesse cigolare il divano sarebbe assordante. Non ci freniamo più, di fronte al nostro uomo questo e altro.
- Sììì, che ci piacciono... ci fanno morire, bastardo, e lo sai - sibilo io - solo che non c’interessa e allora quando godiamo di queste fantasie ci sentiamo in colpa... e allora oggi per tutto il giorno abbiamo scopato e ci siamo masturbate tra noi, almeno qui non c’è alcuna colpa...
- Capisci, stronzo? Lo capisci o sei come tutti gli altri maschietti di merda? - aggiunge Debra.
- Lo capisco, lo capisco... forse preferite che io faccia fantasie su altre fighe...
- Tu provaci ad andare con qualche altra, poi vedi cosa ti succede...
- Io potrei ucciderti - la dico grossa - sì, non so se potrei sopportarlo...
- E io che sono tua moglie lo farei anche, ma prima ti taglierei le balle a morsi...
- Uh, che paura... avete bisogno di questo per eccitarvi, troiettine mie?
- No, ci basta che rimani nostro e che ci guardi... - dico io.
- Questo, se non fosse chiaro, lo stiamo facendo per te. È chiaro che l’orgasmo (se arriva, perché siamo sfatte) ce lo cucchiamo noi, però ti dovrebbe piacere. Lo stiamo facendo esclusivamente per te. Anche se ora però comincia a piacere anche a me. E tu, Matilde?
- Io, a conclusione di questa giornata, sarei soddisfatta solo a vederti ridotta in poltiglia. Voglio che tu vada a letto con culo e figa rotti. E domani, che è domenica, non se ne parli neppure...
- Per quello che sarà domani, vedremo - dice Michele. Per stasera, potete ringraziare che sono abbastanza stanco con quello che ho fatto oggi...
- Poi ci racconti...
- Però non così stanco da non poter gustare un po’ anch’io il frutto di tanta troiaggine vostra. Avete fatto le bagasce tutto il giorno, mentre io facevo sport. Vi siete leccate, penetrate, avete fatto tutto ciò che di più porno si può immaginare... adesso la conclusione non può che essere una sola, cioè che io vi sbatta fino a farvi godere l’ultima volta...
- È esattamente quello che vogliamo, e a te la scelta di chi si prenderà la sborra dentro... - dico io.
- Amore, io tra poco vengo - c’interrompe Debra - tu come sei?
- Ci sono, ci sono, quando vuoi diamo gli ultimi colpi e sborriamo per il nostro uomo qui...
- Eccomi, allora - dice Debra concitata, spingendo sul serpente, ma non troppo da toccarci mai le natiche assieme. Non può entrare tutta questa bestia, specialmente oggi e a quest’ora.
- Perché non vi toccate il clitoride?
- Sì, ecco, lo faccio...
- Anch’io, ecco, lo faccio anch’io....
- Ora sborro amore, ora, ecco, eccooooo, arghhhhh!
- Anch’io sto sborrando, ora, eccomi, ahhh, dio, ahha, cazzo che roba!
- Argh, arghhhhh, mi stai sfondando, ahhhhhh!
Michele ha pietà di noi e con notevole sforzo di volontà rimanda a dopo cena la trombata in progetto. Non ci rivestiamo neppure, rimaniamo nude mentre lui è ancora vestito da montagna.
Abbiamo tutti fame e durante la cena Michele ci racconta che quel giorno aveva fatto con i suoi amici 10 monotiri, tutti sopra al 6a. Gli era anche riuscito un 6c a vista. Hanno smesso solo perché diventava buio...
Spaghetti al pomodoro, poi cotoletta alla milanese e un dolcetto che lui ha comprato a Lecco: non un gran ché, ma è il pensiero che conta. Il tutto condito da generoso vino bianco freddo di frigo e un po’ frizzantino, una delizia.
- Ci volevo io per nutrirvi, se no voi vi ammazzate di sesso e mi morite di fame e di sete...
Dopo un po’ di televisione, io mi alzo e vado a sbottonargli la patta per prendermelo immediatamente in bocca, dove quello si rizza in men che non si dica. È il segnale che aspettava, ho voluto accelerare perché sono stanchissima e vorrei solo dormire. Una promessa è una promessa, ma io sono sfinita.
- Amore, succhiami un po’, così mi prepari. Lo sai che ti voglio fottere...
Debra intanto si è messa lì accanto a guardare, ma dopo un po’ quasi automaticamente si accarezza un poco.
- È incredibile, ma penso che tra poco sarò di nuovo pronta, questa volta per te...
Interrompo la somministrazione di leccate e succhiotti al cazzo di Michele per spogliarlo, almeno togliergli pantaloni e boxer. Lui si lascia fare, poi rimane lì fermo a cazzo duro in attesa che avvenga qualcosa.
- Debra, leccami un momento per favore, ho bisogno di essere più bagnata...
Lei mi accontenta subito, mi sputa anche dentro. Non vuole farmi godere, vuole solo bagnarmi di saliva. E dopo questa oscena trivialità, scavalco Michele e m’impalo sul suo cazzo, con l’intento di farlo venire.
- Sta attenta carina, non farmelo sborrare, se no io rimango all’asciutto... - è l’avvertimento di Debra.
- Questo è uno stupro al contrario, voglio che mi porti al limite - dico io invasata.
Dopo poche decine di secondi di su e giù, già sento che qualcosa dentro di me succederà.
- Non ci posso credere.... credo che verrò ancora.... sento che si sta avvicinando...
Michele, sentendo questo, mi spinge dal basso in modo sempre più violento.
- Questo è il più grande regalo di oggi - dico io.
Mi sto fottendo su Michele e lui risponde con uguale foga.
- Avrei voluto essere una mosca per vedervi oggi assieme...
- Ci siamo fatte anche nei bagni dell’Ikea, sai? - dice Debra che ormai si sgrilletta apertamente - dopo la sega che mi sono tirata in macchina al telefono con te questa mattina la storia è stata lunga e, a quanto vedo, non è ancora finita...
- Io tra poco godo ragazzi... è incredibile che ne abbia ancora, che non mi faccia male, anzi, così sento che potrei andare avanti ancora.... così, Michele, così, dai che vengo, mi stai tirando fuori gli ultimi brandelli... di sessualità, sono gli ultimi scampoli...ora potrei morire per te, sììì, cosììì, argh, aahhh, ahhhh, sborro, sì, ancora, sborro, non ci credo, ti sborro sul cazzo, il mio cazzo.... ahhh!
Debra mi dà solo qualche secondo per spostarmi, poi prende il mio posto, affamata, affannosa, lubrica.
- Tocca a me farti sborrare, maritino mio... eccola, eccola qua la figa che oggi ha lavorato così tanto... siamo state più tempo a scopare e masturbarci che a vivere, ti abbiamo odiato, ti abbiamo amato, ma la figa voleva sempre e soltanto te e qualunque cosa facessimo era per te.
E dicendo queste dolci oscenità Debra si abbassa su di lui e se lo prende fino in fondo pronta all’ultima cavalcata di oggi. Quando viene è un urlo selvaggio, una furia scatenata che rischia di spezzare in due quel povero membro che comunque la sta squassando a sua volta. E Michele le sborra dentro una quantità di sperma che non finisce più, una decina di fiotti rigogliosi e magnifici, da grande maschio, il nostro uomo. Io darei davvero la vita per lui, non penso che avrei difficoltà. Sì, mi spiacerebbe, ma non esiterei un secondo.
Ora entrambe noi donne siamo pallide controfigure di noi stesse. Sentiamo tutta la fatica di questa giornata di otto sborrate, di colpo, senza attenuanti. Non abbiamo neppure la forza di trascinarci in bagno, Michele ci porta direttamente a letto. Lui subito dopo se ne va a fare la doccia e a prepararsi per la notte, noi stiamo per addormentarci, quand’ecco che tutto fiero arriva da noi con un’erezione che in altro momento ci avrebbe fatte sbavare. Lui tira su coperte e lenzuola, si sistema nel posto centrale che gli abbiamo lasciato, si mette in ginocchio, ci costringe ad avvicinarci tra di noi e di colpo comincia a masturbarsi come se prima non fosse successo nulla.
Senza dire alcuna parola si smanetta con violenza guardando i nostri corpi sfranti e godendo di quella scintilla di interesse che ancora i nostri occhi possono esprimere. Fino a schizzarci in faccia muggendo la sua venuta e abbattersi subito dopo senza neppure spegnere la luce.
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