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Matilde 03-12 - L'insoddisfazione di Debra


di Alex46
05.04.2019    |    1.154    |    0 8.7
"Vengoooooooooooo!!!!!!! Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!! Voglio il tuo cazzoooooooo!!!»..."
L'episodio che ho appena raccontato è la denuncia che la nostra vita è frammentata in cento esperienze erotiche, se non è un delirio ci si avvicina: una febbre continua, qualcosa di simile alle allucinazioni sessuali che si hanno durante la pubertà.
Non c'è più uno spazio della nostra vita che non sia in qualche modo invaso: e responsabili siamo solo noi stessi.
A casa ogni sera i giochi si ripetono, la passione non accenna a spegnersi. Le fantasie sessuali sono inesauribili, a volte sono solo un pretesto per esercitare un primato sessuale che ci piace pensare variabile. Siamo così brave che riusciamo perfino a vivere talvolta un supposto primato di Michele, cosa che ci piace da morire. È un incendio che cresce, non riusciamo a resisterci.
A volte mi sembra che Debra si faccia sempre più maliziosa, sempre più inquieta. Quando viene, mi travolge: serra le gambe attorno alla mia testa, con scosse e tremiti violenti, mi impedisce quasi di respirare, soffocandomi dentro lei, impedendomi di allontanare la bocca dal suo piacere.
Poi mi afferra baciandomi, leccandomi, pulendomi la faccia a colpi di lingua. Una sera dopocena, di ritorno dal ristorante (Michele non c’era), non avendo voglia di andare in discoteca e nemmeno in qualche locale, ferma la macchina dicendomi con voce un po’ roca: - So io che cosa abbiamo voglia di fare.
Siamo vicine al centro. Entra con l’auto in una piccola via buia, a poche centinaia di metri dal Duomo. Si guarda intorno, non c'è nessuno, posteggia provvisorio in assoluto divieto.
Mi afferra la testa, se la porta al bacino, inizia a spingersela addosso. Nel frattempo si solleva la gonna, vuole a tutti i costi che la lecchi.
- È tutta la sera che lo voglio, in quel ristorante impazzivo!
Io sono come in trance, terrorizzata che qualcuno ci veda, eppure non so dire di no e divento a mia volta attiva. Le bacio la pancia, sento per lei uno sfinimento che mi toglie le energie, non riesco a far altro che a baciarla, a passare la lingua al confine della sua gonna. Lei sta tenendo sollevata la gonna, chiunque passando la vedrebbe, anche se ha avuto l’accortezza di posteggiare contro il muro. Mi chiede di scostarle, con la lingua, le mutandine. E io lo faccio... sì, lo faccio.
E mi trova con la bocca sulla sua figa, in mezzo a una strada, certo poco frequentata, ma non deserta come dovrebbe essere. Voglio far presto, portarla velocemente a godere, per poter riassumere una posizione corretta...
Il rapporto in strada con Debra non è stato un rapporto, è stata un'esperienza veloce, frenetica. Non ho goduto col corpo, ma ho avuto un vero orgasmo mentale, che a volte è quasi la stessa esperienza.
Tremo, mi agito sul sedile della macchina, mi appoggio sulla spalla di Debra mentre lei mi riporta a casa.
Una volta lì mi prende tra le braccia, mi coccola languida, e finalmente facciamo l'amore con tenerezza, un altro andare rispetto a prima. Ma non tornerei indietro.
Di fronte a questi episodi, a volte soffro di non conoscerla a sufficienza, lei mi sembra un mistero sempre più fitto. Ma è proprio questo che mi attrae, di lei.
Una sera mi fa leggere un suo scritto dei primi tempi del matrimonio:

«Sono a Tarvisio nel giardino di mia mamma. C’è un gran bel sole e me lo sto godendo nel mio bikini giallo. Sono sdraiata sull’erba a gambe e braccia aperte e sento che ho voglia di fare l’amore.
- Pronto? - rispondo allo squillo del telefonino.
- Ciao, Debra - mi saluta Michele entusiasta - come stai?
Al suono della sua voce ho avuto un sussulto e un tuffo al cuore.
- Accaldata - rispondo.
- Sei in giardino?
- Sì. E tu?
- È noioso, qui a Novara. Non ho mia moglie... e il lavoro è di una noia mortale!
- Così impari a stare lontano da me - scherzo.
- Ma, veramente sei tu che hai voluto andare a trovare tua madre...
- Mi sento sola... senza di te!
- Beh, se io fossi lì non ti sentiresti sola. Saremmo a letto e ti farei godere... Non senti voglia del mio cazzo?
- Da quando non ci vediamo non ho avuto nessun orgasmo, anche se mi sono masturbata...
- Davvero?
- Sì, davvero - rispondo pizzicandomi un capezzolo compresso sotto al costume - quello che vorrei è scopare con te, essere penetrata da te.
- Ci sono altre cose che puoi usare...
- Certo... ho qui con me il mio dildo... ma non ha funzionato, non so perché
- Io ho sempre pensato che tu sapessi come godere quando io non ci sono... questo mi spiazza...
- Spiazza anche me!
- Io invece devo confessarti che mi sono tirato un sacco di seghe in questi giorni, sicuramente una al mattino e una alla sera... sempre pensando a te. Pensavo tu facessi lo stesso... come hai fatto sempre!
- Beh, adesso non esagerare. Magari è solo un periodo così...
- Senti, io mi sento in colpa... non voglio che tu sia in quello stato!
- E allora, cosa dovrei fare, prendere il dildo e farmi fino allo sfinimento?
- Certo, questo è quello che devi fare, e io ti aiuterò.
- Tu vuoi veramente che io lo faccia... e stai male se non ne ho voglia?
- Sì, ti prego fallo... ma non ora. O, meglio, se vuoi anche ora, ma io devo lasciarti, ora. Ci sentiamo stasera?
- Sì, amore.
- Ti amo.
- Anch’io ti amo.
La sera, dopo aver salutato la mamma, mi ritiro nella mia stanza abbastanza presto, poco prima delle dieci. Mi sdraio sul letto in mutandine, il dildo è lì sul mio comodino.
Alle dieci in punto squilla il telefonino, e naturalmente è Michele.
- Sei pronta?
- Sì.
- Vuoi usarlo ora, con me al telefono?
- Tu vuoi che lo faccia? - domanda inutile.
- Ma certo, amore, che voglio! Ma sono io a chiederti se anche tu lo vuoi!
- Non so - rispondo con franchezza - vorrei tu fossi qui, o io essere lì.
- Qui o lì, io vorrei scoparti fino a sfinirti. Ma non è possibile, dunque vorrei che tu ti sfinissi da sola!
- Va bene, amore, ora lo faccio. Magari nella vasca da bagno...
- Grande... allora vai a riempirla... ti richiamo tra poco.
- Si è riempita - gli dico quando mi richiama - ora entro in acqua... è bollente!
- Il dildo è lì?
- Sì.
- Beh, allora metti il tuo bel culo in acqua e cominciamo!
- Ora mi tolgo le mutandine...
- Sìììì...
- Ora entro... mi sto sdraiando sul fondo della vasca. Non ho messo schiuma. Ora... potrei cominciare?
- Sììì... ora!
Io ridacchio al suo entusiasmo.
- Ok, sto scosciandomi. Tra poco me lo infilo.
- Perché non ti accarezzi un po’ prima? Così ti inumidisci anche dentro...
Io sorrido alla sua premura e chiudo gli occhi. Appoggio il dildo sul bordo della vasca.
- Ok, ora lo faccio. Ora mi sditalino. Ma... che stai facendo?
Ho sentito al telefono il rumore di una zip. Lui non mi risponde.
- Mi sto sfregando il clitoride con un dito - lo informo - sono tutta appoggiata di schiena e la figa tende a salire verso il mio dito...
- Quella figa così bella, che mi manca tanto...
- A lei manca il tuo cazzo - dico io. Intanto sento che le grandi labbra mi si stanno aprendo alla grande - Mi sto bagnando, anche dentro.
- Amore - lo sento dire, con qualche rumore. So che si sta masturbando - usa quel cazzo, amore. Pensami e usalo.
Io gli obbedisco.
- Me lo sono appoggiato... ora lo muovo un po’.... ora cerco di spingere... no ora me lo passo un po’ sul bottone...
Sento Michele che respira con affanno. Io intanto sto spingendo lentamente l’oggetto su per la mia figa.
- Debra, amore, sento che ti stai scopando... sento lo sciacquio dell’acqua...
- Sì, mi sto scopando, amore.
- Cosa faresti se fossi lì? - mi dice masturbandosi.
- Mi sdraierei sul tavolo, culo all’aria e ti offrirei la figa da scopare.
Michele geme.
- Debra... sento che c’è qualcosa che non va...
- Non è vero amore - mento gemendo un po’ per il suo piacere - se tu fossi qui mi scoperesti in modo tale da impedirmi di dire qualunque cosa... ecco a cosa sto pensando.
- Debra... io adesso vengo... tra poco!
- Fallo amore... se tu fossi qui lo tireresti fuori e mi verresti sulle natiche!!!
- Eccomi... ahhhhh!!!!!!!!
- Vengo anch’io, eccomi... ahhhhhhhhhhhhhh!!!!!! - è una bugia necessaria.
- Amore - mi dice lui dopo un po’ - sei fantastica. Ti amo un casino.
- Anch’io ti amo un casino - gli rispondo con dolcezza continuando a masturbarmi con il dildo. Per qualche ragione non riesco ad avere l’orgasmo.
- Posso chiamarti domani? - si congeda Michele.
- Certo - gli rispondo cercando di controllare la mia irritazione - ti amo.
Chiusa la conversazione, mi domando perché sto ancora qui a masturbarmi se non sono venuta con lui. Poi mi rispondo dicendomi che il dildo è fatto apposta per le donne sole, più che altro. E dunque perché non dovrei usarlo?
Decido di uscire dalla vasca. Mi asciugo, poi torno nella mia camera da letto, dove mi sdraio nuda. Ora sono percorsa da brividi. La punta del dildo non è davvero male. È come se la sensazione erotica non venisse da me ma da qualcosa dentro di me, come se la figa non mi appartenesse più, staccata dal mio corpo. Con le dita mi masturbo anche, e dopo un poco sento finalmente l’eccitazione arrivare. Sì, sono sull’orlo di un orgasmo, ma ancora non mi sono penetrata come prima nella vasca. Non voglio che accada così.
Perciò insisto, ma alla fine non oso entrare più di tanto.
Alla fine l’orgasmo arriva istantaneo, come una spinta che mi sbatte le ossa mentre tremo tutta. E gemo, gemo un casino. È meraviglioso, si è fatto aspettare un po’, ma poi sono stata ripagata.
La mattina dopo mi sveglio molto presto con la strana sensazione di essere felice di avere tanto spazio per me. Le mattine precedenti avrei voluto Michele accanto a me... Il dildo è lì, appoggiato sul comodino.
Mi alzo per fare la pipì, poi torno a letto afferrando il dildo. Poi mi accarezzo. Penso a Michele, solo in casa. Probabilmente dorme ancora. Che cosa penserebbe se sapesse che mi sto masturbando? Si arrabbierebbe? Non credo, gli piacerebbe di sicuro.
Me lo infilo appena, ma non sento piacere. Cazzo, cosa ho che non va? Ieri sera ce l’ho fatta a fatica... e oggi?
Mi sento frustrata, voglio godere ma non ci riesco. Mi viene da piangere. Smetto di masturbarmi, le braccia distese accanto ai fianchi.
- Cazzo! - impreco - adesso basta! Mi riprendo il dildo, lo reinfilo, questa volta fino quasi a farmi male. Con l’altra mano mi sditalino il cliroride, lo faccio di violenza, fino a che, finalmente, non lo sento arrivare. E, come al solito, è pazzesco, vengo agitandomi senza controllo, sbattendo su e giù il bacino come se Michele mi scopasse furiosamente.
Alle nove risuona il telefonino. Mi ero appisolata, dopo l’esplosione.
- Pronto - dico sbadigliando.
- Ciao, amore! Hai dormito bene?
- Mi sei mancato... e questa mattina mi sono masturbata ancora...
- Con il dildo?
- Sì.
- Dio, avrei voluto esserci... mi sei mancata anche tu! E adesso come stai?
- Benissimo, amore, non sai quanto! Ho goduto davvero tanto!
- Ma io sono sempre meglio, vero?
- Certo, amore... lui è un pezzo di plastica, sempre duro... - gli rispondo schiarendomi la gola.
- Sei grande, Debra. Non vedo l’ora di scoparti come mai....
- Sei grande tu... e non vedo l’ora che tu mi sbatta come solo tu sai fare!
- Questo è il genere di cose che un uomo ama sentirsi dire - conviene Michele - Io ho circa mezzora di tempo... ti andrebbe di rifarlo?
Non ne ho voglia, purtroppo non ne ho voglia. Ma non vorrei fargli un dispiacere.
- Certo - dico con finto entusiasmo - facciamolo assieme!
Sento qualche fruscio e rumore dall’altra parte: probabilmente si sta preparando a masturbarsi con me.
Anch’io mi acconcio: telefono tra orecchio e spalla, dildo in una mano, l’altra sul clitoride. Ma in realtà sono pronta a verificare il fatto che sentirò poco o nulla, come ieri sera nella vasca.
- Michele?
- Che c’è amore? - lo sento interrompere, forse si è anche un po’ irritato.
- Ho paura che non mi piaccia!
Silenzio. E poi: - A me invece piace... e molto. Puoi farlo per me?
Comincio il rituale e, con meraviglia, sento che sto tornando quella di sempre. Il sesso telefonico mi è sempre piaciuto, masturbarmi anche, e dunque... ma ora tutto sembra come prima, sento il familiare calore di un orgasmo che si avvicina non appena introduco il dildo nella figa.
- Amore... mi piace... credo che verrò come una fontana...
- Sì, amore, dai... dai... vieni con me!
- Sì... sììììì... ecco.... eccomi... ora, oraaaaa.... vengoooooooooooo!!!!!!! Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!! Voglio il tuo cazzoooooooo!!!».
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