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Matilde 03-08 - Sole per un giorno


di Alex46
01.04.2019    |    2.513    |    0 9.5
"Quest’uscita mattutina m’ha già fatto venire una fame..."
Per il giorno dopo, domenica, Michele programma di andare in montagna con dei suoi amici. Il trascorrere un giorno all’aria aperta, da soli, a contatto con la natura selvaggia, ci è entusiasticamente descritto a noi donne la sera, ma noi non ci lasciamo allettare.
Debra e io, dopo un rapido scambio di sguardi d’intesa, gli concediamo ben volentieri il nostro permesso. Lei non ha voglia di muoversi, io non so se avrò ancora mal di testa... e poi in tal modo avremmo un’occasione unica per stare insieme da sole, senza uomo tra i piedi: un’intera giornata per sollazzarci tra noi.
Ed è così che, a cena terminata e a decisioni prese, mentre Michele se ne sta tranquillo in sala alla televisione, avendo già preparato lo zaino, Debra e io cominciamo a sparecchiare la tavola, guardandoci nel frattempo di sottecchi.
- Hai sentito, Matilde? - mi sussurra complice - il nostro ometto se ne starà fuori dai coglioni per un’intera giornata! Wow... non è fantastico?
- Mm... sì - le rispondo io, facendo spallucce, come se la cosa non mi toccasse più di tanto - così finalmente potrò riposarmi un po’... sistemare la casa... leggere un libro... - decido di stare al suo gioco. A nessuna delle due fa in realtà piacere che Michele non ci sia domani, ci va solo di giocare.
È ovvio che la sto provocando, pretendendo che non mi interessi per niente fare l’amore con lei... cosa che invece, in questo momento, non è proprio vera... Ho ancora negli occhi la scopata che si sono fatti questa mattina e nelle orecchie quella di oggi pomeriggio...
- Oh... povera cara! - mi sorride Debra, avvicinandosi con aria fintamente contrita - e se io invece ti proponessi qualcosa di... alternativo?
Mi sta sollevando il mento in modo da potermi guardare fissa.
- Per esempio? - le chiedo io sottovoce - cosa avresti in mente?
- Lo sai benissimo cosa ho in mente! - mi risponde, avvicinandosi fino a giungere a un palmo dalla mia bocca socchiusa - Una bella maratona di sesso lesbico, sì, lesbico, ti piace come lo dico? Lesbico, tra noi ragazze.
- Per me va bene! - le rispondo io, a questo punto già parecchio infoiata, avvicinandomi a mia volta a lei, fin quasi a sfiorarla - Però... io ho già voglia adesso! Cosa ne diresti se intanto cominciassimo con un... antipastino?
- Qui? Adesso?
- Dai, andiamo in camera. Vieni!
Debra indossa una canottiera, abbondantemente scollata (e sotto il sottile tessuto si può indovinare la forma dei capezzoli) infilata in un paio di hot pants, stretti in vita da una cintura in pelle, mentre ai piedi porta dei sandali alla schiava con listini in cuoio annodati alle caviglie, senza tacco.
Non ho più mal di testa e Debra ci sta... Avviandosi in camera si volta a sorridermi con aria complice, comincia a sculettare, dimenando a bella posta il sedere, facendomi eccitare ancora di più. Dio, come si diverte a eccitarmi...
- Porca! - le sussurro piena di libidine, seguendola.
- Andiamo - mi sollecita lei, ridendo - stiamo solo perdendo tempo, e non ne abbiamo molto. Muoviti... forza! - E così dicendo, mi cinge la vita con un braccio e mi costringe a proseguire verso la camera da letto, nella quale ci chiudiamo di nascosto da Michele.
- Oh, finalmente! - sospira Debra, subito prima di buttarmi le braccia al collo, mentre io la attiro a me per baciarla, afferrandola per i fianchi - Avevo voglia di baciarti!
Limoniamo per qualche minuto, infilandoci vicendevolmente le lingue in bocca, succhiandoci e morsicandoci le labbra, pazze di eccitazione, mentre ci strusciamo l’una contro l’altra.
- Ti voglio! – le sussurro, staccandomi per parlare e per guardarla con libidine.
- Allora prendimi! - mi ringhia lei, evidentemente arrapata e con la sua miglior voce da sesso. Al che io le tiro su la canottiera dagli hot pants, in modo da poterle accarezzare quelle tette meravigliose.
- Cazzo... hai sempre due belle tette, Debra! – la complimento.
- Succhiamele, Matilde - mi sussurra Debra, alzando le braccia e portandosele dietro la testa per lasciarmi campo libero.
Subito, allora, non aspettando altro, mi chino su di lei sdraiata e mi do da fare con i suoi seni, dapprima slinguandole e succhiandole i capezzoli e poi infilandomeli in bocca. Poi le faccio scorrere la lingua sulla pelle fino a leccarle un’ascella.
Debra mi afferra per i capelli e mi attrae di nuovo a sé, infilandomi la lingua in bocca e mulinandomela dentro quasi con ferocia, togliendomi il respiro.
- Ti amo - mi sussurra poi, durante la prima pausa fatta per prendere fiato.
- Anch’io ti amo, da morire!
- Togliti le mutandine, allora! Fai presto! - mi intima Debra con tono perentorio, spingendomi via da lei in modo che io possa fare ciò che mi ha appena ordinato.
Un attimo dopo, sfilatami gli slip, sono sopra di lei, immobile, a gambe larghe, e sentendomi tanto... tanto porca. Ho alzato la gonna in modo da poter strofinare la figa su una sua coscia.
Debra sospira, poi si muove per avvicinare un dito alla mia figa e sfiorarla.
- Quanto mi piaci! - le sussurro, mentre lei mi sposta di lato, mi allarga con le dita le labbra della figa e quindi, dopo avermi messo allo scoperto il clitoride, si abbassa a slinguarmelo con esperti colpi di lingua e interrompendosi ogni tanto solo per rivolgermi oscenità – dicendomi, tanto per cambiare, che mi sto facendo succhiare da gran troia vogliosa - mentre io, tenendomi alzata la gonna per vedere bene cosa Debra mi sta facendo, con la bocca incollata alla mia figa, ruoto lubricamente il bacino, incitandola a continuare, vibrando tutta in preda all’eccitazione, sussurrandole che mi sta facendo impazzire.
Verrei certamente se, proprio in quell’istante, Michele non ci chiamasse. Ci guardiamo con aria interrogativa. Dobbiamo decidere se chiamarlo a nostra volta e renderlo partecipe oppure far finta di niente, ma a quel punto rimandando a domattina le nostre effusioni.
In un attimo, Debra e io, sebbene a malincuore, ci ricomponiamo, poi prima di uscire dalla stanza ci baciamo un’ultima volta.
- A domani! - mi sussurra, dopo essere riuscita a staccarsi dalla mia bocca, mentre, accarezzandomi la guancia, mi guarda con infinita tenerezza.
- A domani! - le ribadisco io – e stanotte, mani a posto, eh...?
- Okay – mi conferma lei, poco entusiasta della prospettiva.
La mattina la radiosveglia segna le 4.45 quando Michele richiude dietro di sé la porta di casa.
Mi alzo per fare pipì. Tra qualche ora Debra si sveglierà, penso. Ho tutto il tempo per alzarmi, bere un caffè e poi prepararmi per lei. Poi la vedo lì, nuda e immobile sotto le coperte, e cambio idea. Mi rigiro con voluttà nel letto, tra le lenzuola.
Al pensiero di lei mi eccito e la mano scivola quasi automaticamente sulla figa, solo per sentire che sono già bagnata zuppa...
So già che, dopo i primi, perderò il conto di tutti i ditalini che mi farò, non me ne frega un cazzo delle promesse. Se Debra fosse sveglia al posto mio farebbe uguale.
A gambe allargate mi accarezzo la figa in silenzio. Obbedienti, le dita dapprima cercano il clitoride, già gonfio, poi corrono veloci dal bottoncino alle grandi labbra, dischiudendole per permettere la penetrazione. Prima un dito, poi due e infine perfino tre.
Cerco di limitare il movimento, non vorrei svegliarla. Poi però ci do più dentro, facendomele scorrere rapidamente nella vagina, mentre con il pollice continuo a stimolarmi il clitoride. Inutile dire che vengo quasi subito, sobbalzando sul letto in preda a un orgasmo travolgente, desiderando che Debra si svegli.
Dopo qualche minuto riprendo a toccarmi e vado avanti così per almeno due ore, proprio come avevo previsto. Sarò venuta una mezza dozzina di volte, mai in maniera violenta come la prima.
Nel frattempo si saranno fatte le sette. Un movimento accanto a me mi fa capire che Debra si sta svegliando. Anche lei va in bagno, cercando di non far rumore. Crede che io dorma, e glielo lascio credere.
Ma non torna a letto. Quasi furtivamente sento che si sta vestendo, poi intuisco che sta uscendo.
Dopo un quarto d’ora suona il campanello. Sarà lei? Ma certo che è lei. Ma perché non usa la chiave, la stordita?
Mi precipito, nuda, ad aprirle. Debra è ferma davanti alla porta d’ingresso, in attesa che io le apra, bella come la luce del mattino, con i capelli scuri sciolti sulle spalle.
Ha con sé il suo zainetto, indossa una maglietta elasticizzata, molto aderente, bianca, con le maniche corte, portata infilata in una minigonna a vita bassa, di colore blu che le arriva a metà coscia, mentre ai piedi porta un paio di scarpe sportive, anch’esse bianche. E sopra tutto il cappotto.
- Mi sono dimenticata la chiave, però spero che ti piacciano queste brioches fresche appena sfornate.
In effetti nell’ingresso si sente già un profumino delizioso.
Debra entra, posa lo zainetto sulla poltroncina vicino alla porta di ingresso e quindi, senza dire neanche una parola, mi si avvicina, mi circonda la vita con le braccia per strusciare languidamente il pube contro il mio.
Ci baciamo con passione per diversi minuti, senza quasi respirare, infilandoci vicendevolmente la lingua in bocca.
- Buongiorno Matilde - mi saluta alla fine, con voce vellutata.
- Buongiorno Debra – la ricambio io, stringendomi a lei – e, visto che siamo in piedi, facciamo subito colazione?
- Oh... quest’uscita mattutina m’ha già fatto venire una fame...
- Senti di aver dormito abbastanza?
- Direi di sì...
- Beh, intanto oggi possiamo anche riposarci.
- Tu dici? - mi chiede lei, prendendo posto su uno degli sgabelli della cucina - di solito quando siamo sole tu e io non è che proprio trascorriamo il tempo a riposarci, no?
- No, no, infatti! - le rispondo, voltandole le spalle mentre, dopo aver preparato la caffettiera, la metto sul fornello.
- Piuttosto, tu hai riposato abbastanza?
- Insomma, direi di sì. Michele mi ha svegliato... ma poi...
- Poi cosa hai fatto, Matilde? – mi interrompe con uno sguardo che non lascia spazio alle bugie.
- Io, cosa ho fatto? Come cosa ho fatto?
- Matilde...
- E va bene, mi sono toccata, non ho resistito. Eri lì accanto a me, io ero sveglia...
- Sì, l’ho sentito che ti sei accarezzata. In realtà non ti ho sentita, dormivo della grossa, ma l’ho capito dall’odore che c’era in stanza questa mattina. Ti devi essere toccata un bel po’ di volte... potevi svegliarmi, no?
- Sì, l’avrò fatto cinque o sei volte... ho perso il conto.
- Dì, Matilde, hai ancora voglia di me?
- Da morire, non ho fatto altro che pensare a te, non vedevo l’ora che venisse giorno!
- Mm... a chi lo dici! Sai, anch’io stamattina mi sono fatta un ditalino in bagno da quanto ero eccitata! Prima ho fatto la pipi, poi non ho fatto a tempo a mettermi gli slip...
- Davvero? – le sorrido - e dimmi, a cosa pensavi mentre ti masturbavi? Com’è farlo come prima azione della giornata?
- Ma... a te, amore! A chi altri? - mi risponde, mentre sto versandole il caffè fumante nella tazza.
- Tieni... - le dico – beviamo finché è ben caldo!
E intanto azzanniamo le nostre brioches.
È bellissimo stare con lei senza pensieri, sapendo perfettamente che qui si scatenerà l’inferno erotico tra poco. Ma per il momento ci godiamo la colazione, procurata con tanto amore da Debra. Per strada lei può anche andare a occhi semichiusi e con la faccia pesta del mattino presto, tanto è figa lo stesso!
Alla seconda brioche a testa cominciamo a essere sazie, anche se lei ne ha comprate sei. Facciamo un altro bel caffè.
- Mm... è decisamente un po’ troppo caldo! - ride Debra, posando subito la tazza sul tavolo - Aspettiamo che si raffreddi? Nel frattempo... - continua poi con voce arrochita dall’eccitazione - possiamo cominciare a darci da fare... cosa ne dici, amore?
- Sono d’accordo - le rispondo, accarezzandole dolcemente i capelli - anzi non chiedo di meglio! Ti ho desiderata così tanto.... mi sditalinavo e non facevo che pensare a te...
Debra mi attrae a sé e comincia, lentamente, con grande malizia a sbottonarmi la camiciona che mi ero infilata per non avere freddo. Infine poi me la fa scivolare dalle spalle, facendola cadere a terra e lasciandomi quindi completamente nuda di fronte a lei.
- Sei bellissima - mi sussurra poi, carezzandomi sistematica lungo i fianchi - mi piaci da morire! E mi piace sapere che ti sei masturbata per due ore aspettandomi...
Io a questo punto, già arrapata dalle mie carezze notturne, sono fuori di me dal desiderio.
Beviamo il caffè, ma sembra che abbiamo fretta, quasi la febbre di fare l’amore.
Debra mi infila una mano tra le cosce, costringendomi ad allargarle e quindi, facendosi abilmente strada, mi inserisce il dito medio nella vagina, in un accenno di ditalino che già mi fa gemere.
Io però non ho nessuna intenzione di accontentarmi in quel modo. È tutta la notte che mi sditalino e adesso voglio qualcosa di più. Voglio fare sesso con lei, in modo totale e assoluto. Voglio che ognuna di noi si possa donare completamente all’altra, in maniera del tutto reciproca.
Per questo motivo - con un grande sforzo, devo ammetterlo - mi stacco da lei, sottraendomi alle sue attenzioni e quindi, preso a mia volta il controllo della situazione, le sfilo la maglietta dalla minigonna e gliela tolgo facendogliela passare al di sopra della testa.
Neanche a dirlo, come al solito, Debra non porta il reggiseno. Questo significa pieno accesso immediato alle sue tette.
- Spogliami, Matilde - mi sussurra Debra a quel punto, guardandomi con occhi colmi di lascivia - Toglimi tutto... forza!
Al che io mi accovaccio ai suoi piedi e quindi, dopo che Debra, per agevolarmi, si è abbassata lo zip della minigonna, le tolgo di mezzo anche quella, lasciandola quindi con addosso soltanto le mutandine, il cui tessuto ho trovato già inzuppato di umori.
- Fatti togliere anche queste! - le bisbiglio subito dopo, afferrandogliene i bordi.
Debra allora si solleva dallo sgabello quanto basta per consentirmi di sfilargliele lungo le sue belle gambe affusolate, che lei subito prontamente dischiude, esibendomi oscenamente la figa. Ora addosso ha soltanto le scarpe.
- Datti da fare, amore, come sai fare tu! - mi prega allargandosi con le dita.
La bacio con passione, così aperta, sento ancora l’odore della sua venuta, e mi piace che non si sia ancora pulita, come del resto neppure io ho fatto.
Debra geme, aprendosi al massimo, quando le slinguo la fessura, lappando la ricchezza che ne trasuda. Debra mugola e sospira, pazza di eccitazione.
- Oh sì... oh sì - biascica mentre, dopo avermi afferrato per i capelli per attirarmi di più a sé, si dimena sopra lo sgabello, ruotando scompostamente i fianchi. È un oltraggio a qualunque pudore.
- Continua Matilde... continua, ti prego... oh... mi fai morire!
A quel punto però io, perversamente, cambio tecnica. Estrattale la lingua dalla figa, senza incontrare alcuna resistenza, da tanto si è liquefatta per tutto il tempo, le infilo dentro fino alle nocche due intere dita, e subito dopo le faccio scorrere avanti e indietro.
Debra tace, si guarda tra le gambe, del tutto intenta a osservare le mie dita che le entrano ed escono dalla figa fradicia.
Ad un tratto i nostri sguardi si incrociano ed è solo lussuria.
- Fermati, Matilde - mi sussurra con voce roca - Altrimenti mi farai venire qui sullo sgabello! Andiamo a letto adesso, invece... ok?
- Ok - approvo, sfilandomi prontamente da lei e rialzandomi, fino a fronteggiarla - Andiamo a letto. Dai...
Giunte in camera fruga brevemente nel mobile dove sono i nostri giocattoli, i suoi e i miei assieme.
- Guarda cosa scelgo per te! - mi dice, mettendomi davanti agli occhi il grosso dildo di plastica color carne, bitorzoluto e arrotondato a entrambe le estremità, lungo una ventina di centimetri. Quello che io non ho usato mai.
- Bello! - esclamo, la figa si contrae in uno spasmo di desiderio - questa sì che è un’idea! È proprio vero che quando non ci sono cazzi in giro noi troie sappiamo come rimediare... Dai... proviamolo subito!
Neanche a dirlo, un secondo dopo siamo sdraiate nude sul nostro lettone, ancora sfatto della notte, ancora odoroso della mia figa.
Io mi ci sono gettata sopra, atterrando supina e allargando le gambe come fossi una rana. Debra, invece, ha avuto più pazienza, avendo la cautela, prima di raggiungermi, di sfilarsi le scarpe che poi, però, ha scalciato da parte, facendole finire chissà dove. Sta impugnando il grosso dildo.
- Ma tu questo non lo usi di solito, vero? - le chiedo curiosa, mentre solo a quella vista già mi faccio scivolare le dita lungo la fessura.
- No, no - mi risponde lei, subito prima di lambirne con la punta della lingua una delle estremità, arrotondata a forma di glande - Questo l’ho usato solo una volta per provarlo.
- Mm... allora è una novità che ci concediamo assieme – e nel frattempo con l’altra mano mi sgrilletto il clitoride, ormai in preda a un’eccitazione irresistibile.
L’attraggo a me, schiudendo contemporaneamente la bocca per invitarla a baciarmi, cosa che Debra fa subito, incollando le sue labbra sulle mie.
- Ti amo, Matilde.
- Anch’io ti amo - le rispondo accarezzandole i capelli con un filo di voce, tanto siamo vicine – Adesso però devi farmi godere come sai fare tu... infilami su quel mostro, forza!
- Sei sicura d’essere già pronta? - mi chiede premurosa lei, alludendo evidentemente alla mia lubrificazione – guarda che non voglio farti del male. Non foss’altro perché se no dopo ti passa la voglia.
- Sììì - le rispondo, dimenandomi lascivamente, piena di desiderio – non vedi come sono bagnata? Sembro una troia in calore!
Al che Debra m’insinua la punta arrotondata del dildo tra le grandi labbra e quindi, dopo averne localizzato con precisione l’apertura, me lo fa scivolare piano nella figa profonda, strappandomi un gemito d’intenso piacere e cominciando subito dopo, con abili movimenti del polso, a rigirarmelo dentro.
Quindi, con una pressione lenta ma decisa, comincia a spingerlo in profondità. È una sensazione davvero forte, questo coso è perfino troppo grosso, bisogna stare attente. Però, allupata come sono, comincio ad ancheggiare, facendo oscillare i fianchi e contemporaneamente spingendo il bacino in direzione dell’intruso, così da godermi appieno l’intensità dei suoi affondi.
Mi guarda ansimando, a sua volta eccitatissima. Le faccio capire che ci dobbiamo baciare ancora, così mentre lei mi scopa con il grosso dildo ci slinguiamo, ci succhiamo le labbra.
- Oh... ti amo... ti amo – riesce a dirmi con voce roca, mentre io sobbalzo sotto l’azione martellante di quel pistone infernale che lei continua imperterrita a farmi scorrere su e giù nella figa, regalandomi una sensazione di riempimento che in altri momenti sarebbe stata eccessiva.
- Fammi godere, Debra! - le mugolo io a quel punto, ormai pazza di eccitazione, ma anche un po’ timorosa di un eccessivo indolenzimento. È chiaro che la mia disinvolta attività notturna mi aveva rallentato i ritmi, faccio fatica ad avere un orgasmo, anche se sono eccitata come un violino - Amore, ti sto dando gli ultimi scampoli di libidine. Mi sono sgrillettata stanotte come una troia e adesso chi paga sei tu... mi spiace.
- Tu credi che mi spiaccia? Credi che mi spiaccia se non ce la fai a venire – mi sibila continuando a stantuffarmi – figurati, io amo i tuoi eccessi, so che l’hai fatto per me, amo il tuo essere troia incontinente, e sta tranquilla che anche stavolta ci riesco a farti sborrare.
Debra è sempre stata bravissima a farmi venire in quel modo - stuzzicandomi il grilletto, intendo... e così anche adesso ricorre a quella tecnica masturbatoria cui non riuscirei a resistere neanche dopo cento orgasmi.
Nel giro di qualche minuto, infatti, l’azione combinata della sua lingua che mi lavora il clitoride e del dildo che mi sbatte la figa, mi portano sull’orlo di un gigantesco orgasmo che, quando arriva, mi fa urlare come un’ossessa, più e più volte, costringendo Debra a continuare a fottermi, perché è chiaro che tra le due chi deve dire basta per prima è quella che sta venendo.
Alla fine, infatti, mi calmo, mi rilasso sfinita. Debra a quel punto mi sfila lentamente il dildo e, dopo averlo messo da parte, mi bacia dolcemente, accarezzandomi nello stesso tempo le tette fradice di sudore.
- Sei stata fantastica, Debra – le dico quando riesco a riprendermi, rannicchiata addosso al suo corpo caldo e nudo – Mi hai regalato qualcosa di davvero speciale... Adesso però vorrei essere io a farti godere!
- Sai... anch’io non vedo l’ora, dopo averti visto così. Muoio dalla voglia di sentirmi il dildo andare su e giù... nella figa. Cosa ne dici, me lo metti dentro?
- Certo – e intanto recupero il bestione appoggiato a lato sul letto – prima però fammi sentire quanto sei bagnata!
Debra subito spalanca le gambe, consentendomi in tal modo di infilarle una mano tra le cosce roventi, arrivando subito dopo a pastrugnarle la figa.
- Sei pronta, credo!
- Oh sì! - conferma lei, muovendo languidamente il bacino per godersi appieno l’oscena pratica alla quale la sto sottoponendo - Sono pronta a essere scopata! Aspetta, lascia che mi giri!
E, detto questo, mentre io mi sposto seguendo i suoi movimenti, si solleva in ginocchio sul letto e quindi si dispone a quattro zampe, con le braccia conserte sotto il corpo e la testa appoggiata sopra, le gambe ben divaricate e il sedere ben sollevato, dandomi in tal modo completo accesso alla figa, ormai spanata e gocciolante e al buchetto poco sopra, più scuro e leggermente dischiuso.
- Fottimi! - mi incita Debra a quel punto, girando leggermente il capo a guardarmi - Fottimi con quel grosso affare! Dai... fallo!
Subito balzo in ginocchio e quindi le faccio tutto ciò che lei mi aveva fatto in precedenza, le infilo il dildo quasi fino in fondo.
- Cazzo, se è grosso! – riesce a biascicare, senza fiato.
- Buona, Debra, che adesso ti scopo!
Ai primi su e giù, Debra comincia a gemere, poi a mugolare e quindi letteralmente a ululare, dimenando nel contempo scompostamente il bacino, per godersi in tutta la sua lunghezza il grosso cazzo di gomma che la sta penetrando.
- Se fossi un uomo ti scoperei dalla mattina alla sera! - le urlo ad alta voce, se no non sentirebbe.
Mi sto rieccitando anch’io, è uno spettacolo talmente osceno che non posso resistere.
- Mettimi un dito nel culo, Matilde, presto! Voglio venire con un tuo dito nel culo, dai.
Mi affretto a obbedirle, infilandole nell’ano senza alcuna difficoltà l’intero dito medio che ho bagnato nella mia figa. Comincio poi a fotterla anche con quello, cercando per quanto possibile di sincronizzare le due azioni.
- Ohu... ohu - comincia a gemere a quel punto Debra, scopata e sodomizzata nello stesso tempo. La sua voce non ha più nulla di umano - Ahh, che bello, Matilde! Oh... così fammi venire, adesso, dai! - mi incita, girandosi a guardarmi con occhi colmi di lussuria – Vorrei avere anche il vibratore nel culo, oltre a questo grosso cazzone nella figa... oh, dai... dai!
- Ti piace come ti scopo? Ne vuoi ancora? – affondo senza pietà dito e cazzone dentro i suoi buchi.
- Ti piace come godo? Vuoi vedere cosa sono capace di fare per te? Toglimi il cazzone dalla figa, dai. E toglimi anche il dito. E adesso mettimi il cazzone nel culo, dopo averlo sbavato per bene.
Al che io, dopo averle sfilato il dildo dalla vagina, gli sputo sopra rumorosamente, poi lo appoggio allo sfintere di Debra che già è lì a spingere per farselo entrare da sola.
Ma entra con difficoltà, la pelle del buco è alla massima tensione, lei sta provando dolore e infatti se lo prende per infilarselo da sola, non posso farlo io.
Non riesce a introdurlo per più di 6 o sette centimetri, però pian piano i suoi movimenti diventano meno contratti.
- Tra poco comincio a godere di nuovo, e sarà bestiale. Lo sento.
È un godimento vederla squartata e oltraggiosamente oscena. Lo sarà ancor più quando vedrò il piacere invaderla di nuovo.
Un istante dopo Debra si passa un braccio sotto la pancia e comincia a masturbarsi e a sgrillettandosi freneticamente; io ricomincio a muoverle il dildo con delicatezza, spingendomi fin dove i suoi movimenti mi fanno intuire.
Ma il giochetto dura poco, molto meno di quello fatto per me, in quanto Debra, dopo qualche secondo di quell’effetto combinato, gode, sobbalzando sopra il letto come colpita da una scossa elettrica, urlando tutto il suo piacere.
Mi fa quasi spaventare.
Ci infiliamo sotto alle lenzuola per ricomporci un momento. Stiamo un po’ lì, ad accarezzarci e a sbaciucchiarci, riprendendo lentamente le forze, fino all’ora di pranzo, allorché, sempre rigorosamente nude, andiamo in cucina a mangiare qualcosa.
Subito dopo pranzo, quindi, ritorniamo in camera, ma questa volta per schiacciare un pisolino insieme.
Quando poi ci svegliamo, è ormai pomeriggio inoltrato.
- È stato davvero bello prima... Tu ne hai ancora voglia? - mi chiede Debra, accarezzandomi la guancia.
- Lo sai che ho sempre voglia di te.
Dopodiché, senza necessità di dire neanche una parola, assumiamo come se fosse la cosa più naturale del mondo la posizione del sessantanove affiancato... la mia testa tra le sue cosce e la sua tra le mie.
Dopo un attimo di reciproco strusciamento, per sistemarci nel modo migliore, comincio a leccarla senza indugio, allargandole con le dita le labbra della figa e infilandole la lingua, come se fosse un cazzetto, mentre Debra fa lo stesso con me, ansimando eccitata.
Incredibile a dirsi, veniamo assieme dopo pochi secondi, eccitate e felici come bambine.
Così concludiamo la nostra giornata d’amore e di sesso: godendo di nuovo, questa volta insieme, assaporando ognuna gli umori dell’altra, prima di abbandonarci, questa volta davvero sfinite, sul grande letto matrimoniale. Qui attendiamo la sera, incapaci di fare nient’altro.
Una telefonata di Michele ci riscuote: tra un’oretta sarà qui, così decidiamo di preparargli una bella cenetta, semplice ma abbondante. Una sta in cucina, l’altra si fa un bagno ristoratore. Entrambe alla fine siamo profumate e ci sentiamo pronte ad affrontare l’ultimo sesso della giornata. Quello vero, quello con il nostro uomo, di cui non ci siamo mai dimenticate. Ne abbiamo fatto a meno, questo sì, ma è lui che dà senso al nostro rapporto, lo si creda o no. A Debra duole il culo, mi confessa.
Mentre lo aspettiamo ci pregustiamo i racconti che gli faremo. Gli diremo del nostro patto di ieri sera quando ci ha impedito di sborrare mentre lui guardava la tele, lo prenderemo in giro, poteva restare con noi invece di andare in montagna. Poi gli dirò di questa mattina e di come ho ridotto il letto. E infine delle nostre esagerazioni, del dildo quello grande, di fighe e culi spaccati da quel coso, mentre godevamo con la figa e con il cervello. Poi io gli salterò addosso, perché a quel punto sarà duro da matti, eccitato. M’impalerò su di lui e insieme guarderemo Debra che si masturberà con le dita di fronte a noi, con la figa a pochi centimetri dalle nostre facce. Poi ci scambieremo posto, se faremo a tempo.
Vogliamo venire con lui, alla fin fine non ne abbiamo avuto abbastanza di tutte le seghe e i cazzi finti. Vogliamo il suo amore e il suo cazzo vero. E certamente non ci deluderà.
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