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Matilde 03-02 - Il sesso con Giovanni


di Alex46
22.03.2019    |    5.322    |    0 8.8
"L’idea di spogliarmi davanti a lui e sapere che mi guarda lì seduto mi dà la sicurezza di continuare..."
«È una mattina come tante e come al solito mi vesto per andare a lavoro: in autobus, come al solito. È una giornata molto fredda, ve le ricordate quelle dei primi di dicembre. In ufficio le solite pratiche mi prendono il tempo, quando d’un tratto ecco il suono del telefonino... è un messaggino che dice: ”Vai in bagno e spogliati nuda”.
Cancello il messaggio e continuo a lavorare come niente fosse... chissà chi può essere questo coglione?
Sono ormai le cinque e inizio a prepararmi per uscire e tornare a casa. Ripenso a quelle parole, non sono eccitata ma mi frullano in testa. Di sicuro è uno scherzo, ma di chi? Mentre penso suona ancora il telefono.. un altro messaggio.. ”non hai eseguito, vero?”.
Giunta nel mio appartamento dopo aver fatto un po’ di spesa, mi preparo una pasta veloce, non ho una gran fame e mi si prospetta un’altra serata solitaria.
È quasi ora di dormire quando una telefonata mi fa sobbalzare.. rispondo.. è una voce maschile che non conosco.. tenue e pacata ma che nasconde una ferma durezza... riconosco Giovanni quasi subito.
- Ora ti vesti e sali in macchina subito! Devi venire in via ....., al ... Ciao, ti aspetto.
- Scusa, come devo vestirmi?
- Come vuoi, tanto tu lo fai addrizzare comunque.
C’è qualcuno che festeggia il compleanno, una compagnia di gente allegra. Un sacco di gente a festeggiare una ragazza, bellissimi regali. Divertimento sfrenato fino quasi al primo mattino. Con Giovanni balliamo e perfino cantiamo. Poi ce ne usciamo e andiamo ancora una volta a casa mia.
Mi sento invadere da un’eccitazione incontrollabile e comincio a sbottonarmi la camicia... L’idea di spogliarmi davanti a lui e sapere che mi guarda lì seduto mi dà la sicurezza di continuare. Ho voglia di essere nuda. Ho voglia di toccarmi lasciando che lui mi veda. Per tutta la sera ne ho avuto una quieta voglia, solo al ricordo di come mi ha presa la notte dell’autostrada. Ma ora non sono più tanto quieta.
Mi sto spogliando davanti a Giovanni, ancora quasi sconosciuto, non so dove abita, che lavoro fa, non so nulla. Vediamo cosa fa adesso.
La camicia scivola via in un secondo, lasciando liberi i seni, le mie tette che sono ancora più sode se eccitate. L’ho sorpreso diverse volte questa sera a osservarle. Mi accarezzo i capezzoli, mi pizzico con voglia, arrossando un po’ la pelle. Li impugno, fissandolo negli occhi in attesa di qualche commento.
Non ne arrivano, ma è molto attento, lì, ancora perfettamente vestito. Chino il capo a leccarmi i capezzoli, mi stuzzico ancora un po’, poi finalmente lui parla: - Prosegui così!
Sento un brivido assalirmi violento. Prosegui, mi ha detto! Posizionata davanti a lui lascio cascare la mini per terra e accenno a offrirgli il perizoma nero: trasparente e ridottissimo, copre a malapena la figa.
Passo una mano sopra il tessuto, indugiando volontariamente e immaginando che anche la sua mano si massaggi tra le gambe.
Infilo un dito lentamente.
- Toccati... dai... ti va se lo faccio anch’io? – m’incoraggia.
Non ho neppure bisogno di rispondergli. La mia mano scivola dentro, completamente. Mi stringo forte. Divarico le gambe per mostrarla meglio, scoprendola dal piccolo perizoma.
Arretro di un passo in modo che mi possa guardare bene. Nuda, davanti a lui, il perizoma ora è abbassato, la gonna per terra mezza calpestata dai tacchi, le gambe aperte a mostrargli il mio desiderio; poi mi muovo per togliermi del tutto il perizoma, facendo uscire i sandali dalla gonna. Mi passo il perizoma sui seni, sul viso, poi lo annuso, lo lecco.
Lui ha estratto il cazzo, ha allungato le gambe e se lo sta accarezzando con gli occhi fissi sulla mia figa.
- Toccati ancora... oddio... come ti voglio... fammela vedere aperta... le tue dita... infilale, come se fossero le mie.
Lo accontento, non desideravo altro. Gli appoggio un piede sul ginocchio, apro le grandi labbra, fradice di voglia. Lecco dolcemente due dita e le lascio scorrere piano dentro di me, praticamente scivolare dentro, mentre d’istinto tendo a divaricare ancora di più le gambe.
- Vorrei la tua lingua tra le mie cosce. Vorrei sentirla succhiarmi il clitoride.
Mentre dico questo, mi chino un poco, ritraggo le dita bagnate del mio liquido caldo, le appoggio sulla sua bocca, lasciando che la lingua avvolga lentamente un dito per volta, ripulendolo di tutto il mio desiderio liquido.
Poi gli prendo il cazzo in mano. Dio come è bello sentire quanto mi vuole... Questa sera facciamo a meno del preservativo».

Michele si è alzato e sta bevendo uno dei suoi beveroni leggermente alcolici. Io sono completamente andata, come avessi visto un film. Debra è davvero brava a raccontare, anche se con un uditorio come il nostro non è troppo difficile. Continuavamo a carezzarci piano durante tutto il racconto. Qualche volta anche Debra si dava una carezzatina su una figa del tutto fradicia al ricordo e a vedere le nostre reazioni eccitate.
Quando Michele ha capito che stavamo cominciando a dimenarci sul sedere, senza poter stare ferme, ci ha sistemate sui fianchi una contro i piedi dell’altra sul divano, ci ha tirato su la gonna e tirato via le mutandine. Poi ci ha detto: - Adesso leccatevi, visto che non vedevate l’ora. Io intanto bevo e mi godo lo spettacolo.
Debra quasi mi aggredisce e mi sbatte la lingua tra le gambe con un ardore bellissimo. Io le rispondo uguale, anch’io vado a metterle il naso sulla figa e glielo premo sul clitoride. Mi va di fare così, mentre lei mi lecca. Poi si riscuote, ha avuto un’altra idea.
- No, Matilde, io non ho ancora finito il racconto. E ho voglia di farlo adesso. Mettiti tu con Michele. Io preferisco stare in piedi davanti a voi... mentre continuo a raccontare mi sditalino. Vi va?
Obbediamo di buon grado, darle spettacolo ci è sempre piaciuto e non saremo noi a deluderla, mai. Michele prende il posto di Debra e mi affonda la lingua nella figa. Io gli rispondo immediatamente, afferrandogli il cazzo e leccandolo come un gelato. Ma non siamo convinti, stiamo solo giocando, perché in realtà aspettiamo che Debra riprenda il suo racconto, se non altro anche per sapere che fine ha fatto Giovanni.
Lei si pianta in piedi davanti a noi e, con una mano tra le gambe nude, riprende.

«Dopo quella sera di grande sesso, Giovanni non si fa vivo per un po’. Il ragazzo è forse un po’ misterioso, un po’ troppo. Ancora adesso non so chi sia, non so neppure se è sposato o cose del genere.
Con Roberto le cose proseguono un po’ stancamente, lui continua a blaterare di sposarci e avere bambini. Un giorno sono a casa e, per reazione a questi progetti che non sento miei, mi sto masturbando felice di farlo, di essere sola con me stessa.
In quel momento telefona Giovanni, proprio mentre sto per regalarmi un orgasmo con i fiocchi, un dildo piantato nella figa, alle soglie finali dell’eccitazione.
Ho una gran voglia di essere scopata da un uomo, non Roberto che davvero non sopporterei specialmente adesso, così prego Giovanni di raggiungermi subito.
Non gli dico però cosa stavo facendo, altrimenti sarebbe incominciato il sesso telefonico.
Decido di farlo impazzire e di fargli venire il cazzo durissimo. Vado in camera e mi metto una canottierina bianca aderente che fa vedere le tette senza reggiseno, poi mi metto quella gonna azzurrina, quella con lo spacco laterale altissimo che, quando ci si siede, fa vedere fino alle mutande.
Come tocco finale mi metto un maglioncino con i bottoni che copre la canottierina. Quando suona il citofono mi do un’ultima toccatina a una figa ancora in credito per prima.
Metto Giovanni seduto sul divano, siedo vicino a lui e qui comincia la mia opera, perché la gonna si apre e mi lascia con tutte le gambe scoperte; resto così per pochi secondi, poi comincio ad accavallare le gambe: Giovanni inizia ad avere qualche problema, infatti non riesce a smettere di guardarmi le cosce e io so che gli sta crescendo il cazzo duro da dio.
Ora che ha i pantaloni tutti gonfi, decido di completare il mio piano e dico: - Che caldo... ma perché mi sono messa questo maglioncino...?
Mi slaccio i bottoni e, togliendomelo, butto il petto all’infuori per fargli vedere meglio le tette. Lui comincia a toccarsi.
A questo punto io mi alzo dicendo che vado a preparare qualcosa da bere e lo lascio lì; dopo pochi secondi mi raggiunge in cucina e, non appena mi giro e lo vedo, lui si mette con il bacino all’infuori per farmi vedere la tremenda erezione che gli ho fatto venire; io mi avvicino e comincio ad accarezzarglielo facendolo gemere.
Lui mi prega di sedermi su una sedia, di accavallare le gambe e di gonfiare il petto come prima: questo lo fa arrivare sull’ orlo dell’orgasmo senza neppure toccarsi e io inizio a strusciare le tette sul suo cazzo, ancora coperto dai pantaloni.
Dopo un attimo lui non resiste più e, urlando "mi fai morireeee...", si fa una sborrata tremenda nei pantaloni.
Il nostro incontro a questo punto si dà una calmata. Io sono ancora eccitata, ben più di prima perché non sono ancora venuta.
- Dopo che abbiamo bevuto assieme un gin tonic e ci siamo rilassati un momento, gli dico: - Sai cosa stavo facendo quando mi hai telefonato?
- No, ma posso tirare a indovinare?
- Prova.
- Ti stavi masturbando?
- Sì, ma come?
- Non so, dimmelo tu.
- Mi stavo chiavando con uno dei miei dildo. E mi stava piacendo, stavo pensando a quanto sono stufa del mio fidanzato. Me lo stavo sfregando nella figa e stavo per venire, quando mi hai chiamato tu...
- Puoi sempre proseguire quello che stavi facendo, sai che mi piace vederti.
- Sì, però facciamolo comodi, andiamo sul mio letto.
E così lo porto per mano in camera, dove mi faccio leccare per un po’ prima di riprendere in mano lo stesso dildo di prima e di scoparmi con quello di fronte ai suoi occhi sgranati.
Gli vengo davanti in maniera davvero scandalosa. Quando ho voglia, lo sapete quanto so essere troia. E più non c’è amore, più vorrei essere fatta di sola figa.
La serata continua con una scopata, nulla di eccezionale, ma soddisfacente. Siamo entrambi stanchi, lo invito a fermarsi per la notte, cosa che lui accetta volentieri.
La mattina seguente ho ancora una voglia pazzesca di avere quella scopata grandiosa che la sera prima era mancata. Giovanni sta dormendo di fianco a me. Prima mi accarezzo un poco, tanto da bagnarmi, poi decido di agire. Come tutti gli uomini al mattino, sta sognando qualcosa e ha l’uccello duro.
Gli prendo la mano e me la passo fra tette e cosce; con l’altra accarezzo il suo cazzo, fino a svegliarlo del tutto, poi faccio diventare quelle carezze una vera e propria sega.
È il momento: gli salgo sopra e me lo metto dentro.... finalmente!! Dopo un quarto d’ora io sono già venuta due volte... lui, vicino all’ orgasmo, mi dice: - Debra... sto venendo. Allora io, rallentando il ritmo, lo supplico di resistere: - Ti prego... ti prego... ho voglia di venire ancora una volta... aspetta.
Ma ho appena finito di dire quelle parole che vengo con un orgasmo violentissimo e gli sbrodolo un mezzo fiume sul cazzo.
- Vengo, Debra, mi fai sborrare, sento che sei fradicia, mi fai morireeeeeee...
E mi spara una sborrata fatta di spasmi ripetuti.
Beh, da quella mattina non l’ho mai più visto. Credo d’essermi servita di lui per staccarmi da quell’appiccicoso di Roberto e quindi finalmente tornare da voi.
Con Roberto mi tornava di continuo alla mente come tu sei stata capace di trattarmi da schiava, di umiliarmi veramente al più basso gradino. Forse in quel momento stavo provando lo stesso piacere tuo, Matilde, quello di umiliare profondamente una persona sfruttando il suo masochismo di base. Ma non poteva durare, dopo essere stata con voi vi assicuro che è difficile sostituirvi».

Qui Debra termina il racconto e le sue considerazioni. Per queste vorrei risponderle, ma non mi sembra il momento, e lo sa pure lei, che non ha mai smesso di accarezzarsi in piedi davanti a noi.
- Allora, siete eccitati amoretti miei? Vi è piaciuta questa roba? Abbastanza hard per voi? Che ne dite?
Michele è dentro di me, ma è quasi fermo, non si è praticamente mosso fino alla fine del racconto. Come al solito mi sento posseduta, ma anche credo di possedere, credo di dare un piacere almeno pari a quello che provo io tra le mie gambe.
Debra è sempre lei, il mio grandissimo amore. E le carezze di Michele m’inteneriscono quel giusto che mi serve per non diventare una belva assatanata di sesso. Almeno non subito.
È Debra la prima a tradire l’orgasmo che si sta provocando con le sue dita, davanti a noi, in posizione davvero oscena. È quasi sempre lei la prima, ma io la raggiungo appena in tempo per dire che lo abbiamo fatto assieme. È quasi meccanico: appena mi accorgo che lei sta per venire, mi viene anche a me l’urgenza di sborrare, quasi devo trattenermi per non anticiparla.
E anche stavolta scoppiamo assieme, all’unisono. I vari aah, aah, oohh, dai, di noi due si sprecano, mentre Michele mi stringe per la schiena e si unisce ancora di più a me. Siamo lì a godere, una in piedi, l’altra sdraiata con la figa sbattuta da Michele, io ho ancora la gonna e le mutandine tirate giù a mezza gamba, i piedi nudi ancora dentro le scarpe da ginnastica.
Michele si è fermato, e sono io la prima a riscuotermi: incurante di Debra, mi denudo completamente, lo faccio sedere sul divano, mi siedo sopra il suo cazzo dandogli la schiena e mi penetro con un colpo solo. Il suo cazzo è come prima meraviglioso, e poi questa posizione ci piace particolarmente: lo sento che dentro s’inarca, dovuto alla postura. E poi mi permette di masturbarmi violentemente con le dita, facilmente e in maniera ben visibile da tutti, perché mi piace essere il più esibizionista possibile. Così succede che mi masturbo di fronte a Debra, ma con il cazzo dentro però, un cazzo che quasi non si vede. Per questo sembra proprio una masturbazione, ma ben fatta. Vorrei avere uno specchio davanti, per vedermi quanto sono figa. E lo dico: - Vorrei uno specchio, Debra – me lo vai a prendere per favore? E intanto non smetto di sedermi su e giù sul cazzo, duro che di più non si può, ancora una volta pronto a durare tutta la sera per due troie.
Debra va a prendermi lo specchio e si mette davanti a noi in ginocchio, tenendo verticale lo specchio. Poi ovviamente ricomincia a masturbarsi.
Michele intanto mi chiede: - A te piacerebbe essere la sola donna con due uomini? Debra e io ne abbiamo fantasticato tante volte. Due che magari si fanno i pompini per ordine tuo?
- Sì, mi piacerebbe – rispondo io – ma mi piacerebbe anche di più fare come ha fatto Debra, far soffrire il suo ragazzo e poi lasciarlo in quella maniera, secondo me abbastanza crudele.
- Sì, è vero che anche a me è piaciuto pensarlo più volte– dice Debra continuando l’ennesimo ditalino, lenta ma decisa a farsi venire ancora e parlando di queste cose – L’idea che due cazzi quasi si tocchino, separati da una sottile membrana, la mia, mi fa impazzire. Certe cose si pensano perché siamo troie dentro, però la cosa più bella e arrestarsi al punto giusto, fare tante fantasie ma alla fin fine essere fedeli al proprio vero amore, che per me siete voi.
Io intanto sento l’orgasmo avvicinarsi, un po’ per gli affondi sul cazzo di Michele, un po’ per lo spettacolino di Debra che a gambe oscenamente divaricate si masturba in maniera selvaggia e blatera ormai solo di cazzi e di fighe. Ma soprattutto perché mi vedo allo specchio, le gambe bellissime abbandonate su quelle di Michele, i piedi che ciondolano, il bacino che si alza e si abbassa e il cazzo che ogni tanto si vede quando non è ben immerso nella figa. Anche le tette che ballano mi fanno impazzire, sono così felice di essere donna, così felice di essere puttana, perché mi piace godere, fino allo spasimo, finché ce n’è, finché l’ultimo liquido mi può sborrare fuori da questa figa che è tutto il mio vero e definitivo essere.
E sborro, oh, dio, se sborro stavolta. Allago le gambe di Michele, macchio il divano con la mia sborra colata giù sulle sue cosce.
Anche Debra è al limite e si lascia andare appena mi sente urlare, poi si rivolta contro lo specchio, se lo tiene appoggiato alle ginocchia mentre si è sdraiata sulla schiena e si guarda riflessa vedendo le tre dita che si è infilate dentro entrare e uscire: - Vengo, amori miei, vengo anch’io. Così è troppo, ora devo sborrare per voi, pensate che tutto questo orgasmo meraviglioso, aah, aah, aaah, è vostro, solamente vostro!
Michele mi rimane per un po’ duro dentro, poi sono io che devo cedere il posto. So che Debra è cotta a puntino e deve prendere anche lei la sua dose di cazzo. Oltretutto questa sera non c’è neanche un vibratore in giro, li abbiamo lasciati al loro posto e non ne sentiamo la mancanza.
Debra se lo guarda come si guarderebbe un salvatore di cui si è anche innamorati. È in piedi, nuda e aggressiva, le gambe lunghe sui tacchi alti sono irresistibili, sembra la dea del sesso. Ma dentro quella testa c’è anche tanta generosità. Se penso al dono che mi ha fatto...
Prende Michele per mano e insieme vanno a letto, ma non sembrano una placida coppia tipo marito e moglie. Lei è sexy da morire, piena di voglia, lui ha il cazzo ancora duro per lo sbattimento nella mia figa, per il pensiero di tutte quelle privazioni d’amore cui la moglie si è sottoposta.
Anch’io ne sono felice, sostanzialmente Debra ci ha detto che è pronta a rinunciare per noi a tutte le meraviglie del sesso con altri. Non mi sembra una cosa da poco.
Debra si sdraia a gambe larghe sulla schiena, morbidamente, e lo attira su di sé. Lui la penetra in pochi secondi e incomincia il classico va e vieni della posizione del missionario. Finalmente una scopata normale, direte... eh, no, perché io non sto lì a guardare, non li lascio in pace da soli. Mi inginocchio dietro il culo di Michele e comincio a leccarglielo, solo il buco, per minuti interminabili, il tempo che lui sbatte Debra come prima ha fatto con me.
Poi, quando Debra comincia a gemere in modo inequivocabile, allora subentro con un mio dito umettato di saliva, glielo infilo e vado su e giù con un po’ di forza. Lui sembra apprezzare, ma è ancora ben lontano dalla sborrata definitiva che metterà fine a questa serata.
Al contrario, Debra ora si agita, a suo modo cerca di scoparsi quel cazzo con iniziativa anche sua, incontrandolo a colpi di bacino, in un va e vieni davvero erotico a vedersi.
Poi urla che sta venendo, che viene come una fontana: - Michele, hai un cazzo meraviglioso, mi stai facendo morire. Ti amo, Michele, ci credi se ti dico che non l’ho mai detto a nessuno, solo a te lo dico e a Matilde, ti amo mentre vengo, mentre sborro per te, aah, aah, aahh!
Dopo alcuni minuti di sosta, Michele, ancora potente, la rivolta e la prende da dietro. Quasi Debra non ne ha più voglia, si vede. Ma Michele deve sborrare e per dio lo farà a costo di farle violenza. Le entra di nuovo e ricomincia a sbatterla; io sono stufa di stare di nuovo lì a guardare e m’insinuo con la testa sotto di loro, per poter leccare la figa a Debra, così capisce chi è la più troia. Intanto mi tocco anche da sola, perché tutto questo è irresistibile.
Passa una decina di minuti in cui il nostro atleta sembra non abbia pace, un cazzo duro senza fine, un mostro temibile. Debra non reagisce neppure più di tanto al mio leccarle il clitoride, però non molla. Anche lei vuole la sborrata definitiva.
Ed è così che dopo un altro po’ riusciamo ad avere tutti e tre un ultimo orgasmo, simultaneo: per noi ragazze minore di quello del nostro uomo, ma del tutto appagante.
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