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Matilde 02-23 - Debra al tennis


di Alex46
18.03.2019    |    1.828    |    0 8.2
"Non dirmi che non ci hai mai pensato, almeno una volta! Magari hai anche provato e non ti è piaciuto..."
Invece, la sera (presente Michele), siccome mi va di chiederle un’altra cosa, l’esperimento strap-on è momentaneamente accantonato.
- Senti, Debra, voglio farmi del male. Perché non ci racconti anche dell'altra donna... avevi detto che sono state due. Non sono gelosa degli uomini, quello se lo vedrà Michele... sono gelosa di quelle grandi troie che sono state con te. E così mi toglierei il pensiero...
Debra non si fa pregare, probabilmente ha capito con sottile intuito il mio conflitto e ha deciso di andare fino in fondo. Va a prendere da bere per tutti e tre, poi comincia. Siamo sdraiati, pronti ad ascoltare quali altre porcate questa moglie separata, e a questo punto anche un po' lesbica, abbia fatto.

«Non vi ho neppure parlato di Roberto? No, non credo. Giungiamo al campo con lieve anticipo. Guida Roberto, quello con cui esco da una settimana. E già questo fa progetti di matrimonio e figli, vuole che io divorzi. Mi viene un groppo alla gola a sentire questi discorsi. Di matrimonio me ne è bastato uno, e anche mi è avanzato...
Ci cambiamo, in spogliatoi separati. Passa qualche minuto ed ecco comparire Stefano con la sua nuova amichetta. Presentazioni d'obbligo.
Sopporto poco Stefano, uno così "costruito", desideroso di colpire e conquistare con le sue armi banalissime quanto convincenti: la macchinona, il cellulare ultimo grido, i club esclusivi, le vacanze esotiche. In effetti quasi sempre basta quello. Ma non sempre.
È il miglior amico di Roberto, lo è sempre stato, per cui, per così dire, è incluso nel prodotto. Prendere o lasciare.
La sua amica, di nome Gisella, è scostante. Emana alterigia anche se è di una bellezza strabiliante. Impossibile che passi inosservata, una con i capelli biondissimi, alta 1 e 70 senza l'ombra di tacchi e con due occhi azzurrissimi.
Entriamo in campo, io e Roberto, per quattro scambi di riscaldamento. Gli altri ci raggiungono quasi subito, entrambi bianchissimi immacolati.
Coppie invertite, come sempre.
Mi ritrovo al fianco Stefano, buon giocatore di fondo campo, grande atleta dentro e probabilmente anche fuori dal campo. Qualche qualità, il bellimbusto dovrà pur averla.
Roberto in ogni caso sarà bene che lo tenga d'occhio, anche se non abbiamo un rapporto fatto di reciproche promesse. Qualche rapido scambio in scioltezza, proviamo i servizi senza forzare, iniziamo. Il match è serrato, Gisella fa svolazzare la corta e vezzosa gonnellina a tempo con i capelli raccolti a coda di cavallo, picchia di diritto e sale a rete spesso e volentieri quando meno te aspetti, chiudendo il punto con autorità. Brava.
Stefano fa ciò che può per limitare i danni, giocando deciso vicino alle linee.
Anch'io devo dar fondo al meglio, tirando fuori qualche numero del mio non vasto repertorio. Non intendo permettere a nessuno di mettermi sotto, né qui né altrove.
Ci sono un po' di scambi velocissimi che non lasciano fiato. Gisella è potente, atletica, ma è anche graziosa: serve anche molto bene, precisa.
Al termine delle due ore cediamo, per due set a uno, 7-5 al terzo. Sono distrutta e piuttosto inviperita, tanto da rivalermi ingiustamente su Stefano che pur ha dato il massimo. Gli altri ormai mi conoscono, sanno assecondare i miei scatti d'ira proprio perché come sempre sono temporanei.
I due giovani leoni salutano e vanno a docciarsi in fretta prima di raggiungere il pregiato bar dove troveranno modelli, modelle, qualche pseudo manager, qualche mantenuto che si spaccia per PR: la solita marmaglia informe sul carrozzone della moda. Prendere o lasciare.
Ci accordiamo per vederci in seguito, tanto Gisella è venuta in auto per conto suo. Negli spogliatoi c'è qualcosa in Gisella che la rende spontaneamente familiare, un certo atteggiamento cameratesco difficile da trovare nelle ragazze, a maggior ragione in quelle appena conosciute. Forse l'ho giudicata troppo affrettatamente.
Al tempo stesso ha un fare sbrigativo e uno sguardo selvatico, come di chi è abituata a decidere anche per gli altri, da capo.
È molto sicura di sé, un po' magnetica. Mi immedesimo in Stefano, nelle reazioni che presumibilmente l'hanno travolto quando l'ha conosciuta, rifletto sull'abissale distanza che li separa, sul piano dello stile. È davvero incredibilmente sexy.
I capelli color oro chiaro sono leggermente appiccicati alle tempie per via del sudore. Il trucco sarebbe da rifare, le labbra sono ancora marcate da un rossetto color rosa. Mentre si spoglia, scopre i seni ben modellati, omogenei con il busto atletico.
Mentre si leva le mutandine, mi guarda sorpresa: - Debra... sei sveglia? Ti ho chiesto da quanto stai con Roberto!
Che figuraccia, cazzo... mi ha preso in castagna... chissà cosa s'immagina adesso.
Farfuglio un "scusa, stavo pensando... "che non spiega un bel nulla. Finisco di togliermi la biancheria intima.
- Comunque non da molto tempo... circa una settimana.
- Eccellente, sembrate fidanzati da sempre... lui ti guarda in un modo...! E poi... insomma, non è facile trovare una persona seria in questo ambiente.
- Sai, a volte... mah, mi sento un po' bloccata, vorrei cambiare, staccare tutto, fare nuove esperienze... Pensi davvero che Roberto sia "serio"?
Che sto dicendo? mi vengono fuori discorsi ambigui, per non voler incanalare il dialogo sui soliti binari di superficiale cortesia. L'iniziale diffidenza è scomparsa totalmente. Dov'è finita la mia solita riservatezza?
- Per serio intendo qualcuno un po' diverso dai soliti farfalloni.
- Le sue conoscenze in genere sono piuttosto noiose... sai lì, nell'ambiente, è pieno di porci e di pervertiti... e pezzi di merda... sono abituati a servirsi della gente come se fosse un giocattolo nelle loro mani... ma tu lo sai meglio di me, no?
- Puoi dirlo forte - replica annuendo convinta - Prendi quello stronzo di Stefano... un vero bastardo...
Sgrano gli occhi.
- Ma come, non è il... il tuo ragazzo?
- Cosa? - ride Gisella - Stefano il mio ragazzo? Noo, neppure per sogno. Sì, è vero, lo frequento, lui ci tenta sempre. Ma è quasi spregevole, di quei classici tipi che ti vogliono scopare solo per poterti mostrare in giro... Oh, scusa... magari è anche tuo amico...
- No, non mi piace per niente - replico sollevata - solo che lui e Roberto sono amici da tanto tempo, poi lavorano assieme: io mi ci sono trovata in mezzo.
Nel frattempo abbiamo raggiunto le docce e aperto l'acqua.
- E poi a me piacciono altre... persone... - riprende evasivamente Gisella - ma che tipo di rapporto vorresti allora?
- Beh... vorrei avere una vita più semplice, le cose più normali di questo mondo... e non le ho.
- Guarda che ti capisco benissimo... questa è gente che ha fatto del successo una regola e una necessità. Se vuoi stare con loro non puoi essere diversa - mi dice Gisella, lasciandosi inondare dal getto della doccia - o forse sono tutte cazzate, dipende se hai fortuna o no!
- Se è davvero così, Roberto te lo cedo subito! - scherzo io.
- Beh... no, non credo... sia il mio tipo. Voi scopate spesso?
Ci resto di sasso, ma ho impressione che ci sia complicità. Inoltre forse mi fa bene aprirmi, sfogarmi.
- Beh... sì, abbastanza... funziona bene tra noi.
- E ti piace? Godi sempre? Non fingi mai l'orgasmo con lui?
- Fingere orgasmi? Mai fatto in vita mia, caso mai il contrario.
Da quando vi avevo persi parlare di sesso poteva riaprire la cicatrice. Sollevo il viso per ricevere il getto d'acqua calda. Rifletto qualche secondo e decido di stare al gioco.
- Beh... è solo una settimana: ma non sempre mi è piaciuto. Sai com'è... a volte lui è un po' egoista... ha in mente strane idee.
- Strane idee... egoista... come tutti gli uomini - mi dice con tono complice - io ho incontrato solo uomini che volevano usarmi per la loro eiaculazione quotidiana... per questo ho deciso di mollare gli uomini, tanto non c’è speranza... basta!
- Beh, credo tu sia stata un po' sfortunata. Non tutti sono così.
Lei fa una smorfietta poco convinta. Ma ormai ho capito. Chiudo il getto e invito dentro Gisella, così possiamo insaponarci assieme.
- E allora sei single? - le chiedo.
- Sì, la mia ragazza mi ha lasciato da poco... sempre la solita storia, viaggio molto, poco tempo per stare insieme.
Questa è la conferma definitiva che lei è gay.
- C'è qualcosa che non va? Ti imbarazza sentire che preferisco le donne?
Mi sembra totalmente indifferente al giudizio degli altri. Sapete che non sono una bacchettona, tutt'altro, ma non riesco a nascondere un certo disagio. Non trovo le parole, e i secondi trascorrono e diventano macigni. Rientro nella doccia per sciacquarmi.
- Ti stupisce così tanto? - mi chiede ancora con dolcezza.
- Beh, sì, forse un po' stupita lo sono. È la prima volta che conosco una ragazza...
- Lesbica? Mai conosciuta una ragazza lesbica? Siamo come voi etero, sai... uguali in tutto, solo che ci amiamo tra noi... non dirmi che non ci hai mai pensato, almeno una volta! Magari hai anche provato e non ti è piaciuto...
- Ma che dici? No! Non mi è mai capitato! - mento.
Perché voglio difendermi da lei? Se mi è mai capitato? Ho ancora addosso l'odore di Anna... di qualche giorno prima. Se ho amato una donna? E che donna! Un amore straziante, altro che! Ma lei è una ragazza che ama le ragazze, che probabilmente si sente attratta da me.
Sento un pericolo latente, ma sento anche che il rischio è piacevole.
In quei momenti non si ha l'impressione di buttarsi via. Di fronte all'attrazione non c'è morale che tenga, solo l'amore potrebbe impedirlo, l'amore per un altro o per un'altra.
Insomma, questa ragazza chi è? Perché mi fa queste domande e mi vorrebbe costringere a rivedere quel poco di convinzioni che ho?
- Certo, certo... dicono tutte così. Dai, esci che devo sciacquarmi - sembra irritata o forse solo vagamente delusa. Passa qualche istante, non so cosa fare. Ma è di nuovo lei a riprendere il discorso.
- Sentiamo... e se... se ti capitasse lo faresti senza problemi? - ritorna alla carica.
La guardo di nuovo incredula: - Ma io non sono lesbica! Mi piace fare l'amore con Roberto... mi piacciono i maschi... gli uomini... lo capisci? - rispondo piccata, con la segreta paura che lei mi scopra.
Questo duello m'intriga. Non voglio offenderla comportandomi da educanda moralista, ma sono proprio curiosa di capire dove Gisella vuole andare a parare.
So di piacerle, magari tutto il discorso è iniziato proprio perché in qualche modo la attiro... e questo mi lusinga. È già successo con Anna, perché non dovrebbe succedere di nuovo?
Mi avvicino a lei.
- Mi avevi preso per una lesbica? - le butto lì, a muso duro.
- Io so che ti piacerebbe provare - dice con tutta la calma del mondo - ma non lo ammetti... è così? Hai una bocca irresistibile...
Poi fa per baciarmi, ma io me la scrollo di dosso bruscamente: - Lascia stare! Hai capito male...
Torno nello spogliatoio così come sono, nuda e gocciolante, mi asciugo, indosso il mio bustino di seta marrone scuro, trasparente e orlato di pizzo. Ha ragione, mi piacerebbe. Ho la pelle d'oca, e anche un po' di nausea. Decisamente non mi va quando vogliono sottomettermi. Voi ne sapete qualcosa... Ma ora è anche il momento di decidere cosa fare. Mi rimetto al collo la collana con le cinque stelle marine scure, indosso le mutandine coordinate con il bustino e i sandali neri con la zeppa trasparente.
Potrei far su le mie cose, salutare e andare. Invece prendo tempo, e questa è già in sé una risposta. Inequivocabile.
Gisella intanto mi ha raggiunto come se nulla fosse successo, anche lei ancora gocciolante. Dopo essersi asciugata indossa una camiciola bianca, le mutandine anche loro bianche e uno stranissimo collare, munito di una doppia catena da portare evidentemente a mo’ di sciarpa. Ai piedi ha un paio di sandali bianchi. È bellissima. Si mette di fianco a me, con il suo solito aspetto un po' strafottente.
- Sai di buono... - mi dice appoggiandomi la testa ancora umida sulla spalla - lo so, ti ho turbata. Ho imparato a leggere il desiderio di una ragazza dietro ciò che nessuno vede. Semplicemente non puoi impedirlo, capisci... se non sarà adesso, sarà in un'altra occasione...
C'è dentro affetto in questa seduzione. Mi sento meno controllata ora, forse lo volevo, lo desideravo sin dal primo istante. Alla fine godo della coscia soda che preme volutamente contro la mia. Mi rendo conto che i capezzoli mi si stanno indurendo, a pochi centimetri di distanza dal suo viso.
- Non lo hai mai neppure pensato? Immaginato? - mi richiede impietosa.
In un attimo mi torni in mente tu, Matilde, tu che ti masturbi, immagine cui dovevo ricorrere durante i rapporti con Roberto. Un Roberto che non aveva nulla del mio Michele...
- Forse... una volta... l'ho immaginato... - la mia voce ora denuncia indecisione, e godo della mia finzione.
Ho dalla mia l'esperienza fatta con te, mi sembra di giocare meglio su un tavolo che conosco se faccio finta dì non conoscerlo.
- E cosa... immaginavi? - la sua mano è sulla mia coscia - Immaginavi di spogliarla... di baciarla? Magari di leccarla... di farla godere?
Le sue parole sono stilettate di piacere, lei lo sa, io le permetto di risalire con la mano sulla la mia gamba.
- Una volta... mentre Roberto mi scopava... - invento lì per lì brutalmente - h mmaginato una ragazza che si stava masturbando davanti a me... per me. Lei si eccitava tremendamente guardando come mi dimenavo... beh, ho raggiunto un orgasmo bestiale!
- Mmm - sussurra lisciandomi lentamente verso il pube - ti piace?... ti piace quello che ti faccio? Chiudi gli occhi e rilassati.
Tenera, la testa sempre appoggiata sulla mia spalla, la mano mi accarezza con maestria sfiorando lieve la pelle della mia coscia. Ora ho girato la boa, spero che salga con la mano ancora di più, la supplico dentro di me.
Allargo le gambe in una posa inequivocabile.
Ma Gisella è una maestra del piacere e resta con le dita sull'interno coscia, cullandomi con voce calda e incurante del mio invito.
- Lo sento che ti piace. Scommetto che ti stai bagnando. Dimmi se non è vero...
- Sì... è vero... sì... - gemo.
- E tu non hai mai desiderato di fare l'amore con una donna? Ma guardati, cristo! Sembri una gattina in calore... altro che rapporto soddisfacente, bella mia...
Si è staccata da me, si è alzata come mi fosse diventata ostile. Gisella ha gettato le carte, ha giocato con me per dimostrare soltanto la mia incoerenza. Ma io ho ancora dalla mia parte la finzione, quella d'essere vergine...
- Stronza schifosa, sei una stronza sei fai così!
- Ma guarda, ora t'incazzi pure... Dov'è finito il tuo disprezzo... anzi il compatimento! Come se fossi una pazza svitata io che mi scopo le altre donne! Puoi sempre raggiungere il tuo maschione... se vuoi!
Il suo gioco avrebbe dovuto essermi chiaro da subito. Mi ero illusa che ci fosse un po' d'affetto, ma ora io ho voglia di godere di lei, perciò decido di andare fino in fondo.
- Hai ragione - acconsento - hai ragione. Però adesso non andartene, resta qui con me.
- Ah, brava... adesso abbassi la cresta! Mi preghi, addirittura! Okay, ma faremo a modo mio! - sbotta con aria minacciosa - ora alzati.
Obbedisco. Lei mi abbraccia, le sue dita indugiano sulla schiena, scendono a cercare le natiche, si insinuano nella mia intimità. Le sue labbra si accostano alle mie. Apro la bocca, come per poter respirare dopo una lunga apnea e la sua lingua mi penetra e gioca con la mia. Le nostre salive si mescolano, le lecco le labbra mentre lei mi bacia con foga.
Subito dopo lei si stacca, lasciandomi lì, in piedi. Per un attimo mi vedo, così indifesa ma al tempo stesso così figa da eccitare un moribondo.
Lei sta armeggiando nei pressi della borsa, senza dire una parola. Si sente solo il mio respiro affannoso, che tradisce la voglia, tutto il resto è ovattato, irreale. C'è solo lei, adesso, pensiero vertiginoso, con un dildo in mano.
Riecco la sua voce, tornata quella di prima: - Hai mai pensato di impalarti su un cazzo fìnto? - mi chiede con noncurante dolcezza, mettendomi una mano sulla spalla.
- No... cosa stai dicendo, sei matta! - mormoro, ma devo essere poco convincente.
- Non raccontarmi palle, Debra, non devi mica vergognarti... avrai pure provato a ficcarti dentro qualcosa... nell'intimo della tua stanzetta... ammettilo!
Ora mi parla come un uomo, quasi con volgarità gratuita. È proprio questo che mi piace in lei, la voglia di ferirmi. Io mi sento come un violino che voglia essere suonato da un maestro.
- Dopotutto è così facile... anche se è grosso scivola bene.
- Beh... sì... una volta ho appoggiato una banana alla vagina (non voglio usare la parola "figa"), per vedere che effetto faceva... - mento ancora, mentre lei si rispoglia, nuda con ai piedi i sandali.
Lei si è inginocchiata davanti a me, sento e vedo la punta della sua lingua indugiare sul clitoride, titillare il vertice con precisione chirurgica.
Gemo e mi inarco. Allargo le cosce. È quasi un riflesso condizionato, per far strada a quel dildo rosa. Lei intanto si lecca un dito, lo riempie di saliva; e lo stesso dito me lo fa scivolare tra le natiche, mi arriva all'ano, lo massaggia con grazia, senza fretta... tutto diverso da quello che provavo con voi, molto più rilassato e intimo... sì, qui non c'è intimità, c'è solo la voglia di godere! Come è possibile concedersi così a una persona che ho conosciuto due ore fa? Non sto bene, non c'è serenità, dentro di me sento che non provo amore in tutto questo.
Lei mi toglie le mutandine, il dildo scivola dentro senza tanta difficoltà, devo essere così arrapata, mentre il dito si infila nel culo con una lentezza esasperante. Gisella è una maga, sa dosare alla perfezione piacere e fastidio. Sento l'oggetto arrivare alla fine della figa, incontrare il collo dell'utero. Mi accuccio, allargo le gambe.
Ma una buona parte è rimasta fuori, oscena. Gisella lo fa ruotare con la massima calma. La sua dedizione mi lusinga, ma non mi intenerisce. Si sta prendendo cura di me, ma l'amore continua a non esserci.
La sua lingua cerca di nuovo la mia, poi passa dalle mie labbra ai lobi delle orecchie. Muovo il bacino al suo ritmo, cerco di trarre il massimo piacere. Vorrei che accelerasse e mi facesse godere, desidero essere scopata da Gisella... e mi piace quest'espressione.
I sussurri di Gisella mi mandano fuori di testa, mi dice ogni tipo di cose, dalle più gentili alle più oscene, dal "fighettina mia "al "troia che non sei altro".
Ora il movimento del dildo è più frequente, regolare, come un cazzo rettilineo, durissimo. Mi sento violata, spaccata da dentro: anche il dito nel culo fa la sua parte nella mia zona più segreta, separato dal corpo estraneo solo da una sottile membrana. Sono vicinissima a godere.
- Mi stai facendo morire... si vede che stai per godere... se tu potessi vederti adesso... - di nuovo la voce di Gisella, la sua scelta di tempo nel dire certe cose al momento giusto.
Ora si strofina con frenesia contro la mia coscia, finalmente sento anche la sua figa, sono orgogliosa che lei mi trovi così eccitante...
- Continua... ti prego... sto per venire... continua a muovere il dito - non so dire altro che questo, non c'è bisogno di altre parole. Lei accelera i movimenti senza più controllarsi, io subisco come se avessi le convulsioni, mi impalo contro il dildo fino a riceverlo quasi interamente nella figa.
- Anch'io cara... dio... sto godendo... mi sto strofinando il clitoride sulla tua coscia e questo mi basta per venire... sto godendo cosììì...
Il suo sussulto di piacere mi entra direttamente nelle viscere, poi più nulla che si possa descrivere. Mi sento sciogliere totalmente, l'energia esce da dentro con intensità tale che mi sembra di sciogliermi.
Godo lungamente, con ogni cellula, come se fosse la prima volta... vengo come un'invasata... sollevandomi e abbassandomi sulle punte dei piedi, a cercare ogni centimetro di dito e di cazzo... infine mi appoggio a lei, sfinita».
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