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Matilde 03-13 - Farlo assieme


di Alex46
08.04.2019    |    4.055    |    0 9.2
"Quando vivevo da sola non lo facevo tutti i giorni, spesso mi capitava sotto la doccia al mattino, ma di certo preferivo la sera, con più calma, nella mia..."
Che la masturbazione mi piaccia così tanto non è mai stato un problema. Ci convivo da anni, la trovo naturale e trovo stupida l’educazione che la vorrebbe un peccato o qualcosa di contro natura.
Quando vivevo da sola non lo facevo tutti i giorni, spesso mi capitava sotto la doccia al mattino, ma di certo preferivo la sera, con più calma, nella mia cameretta. Magari con l’aiuto di qualche giocattolo, qualche anno più tardi.
Da quando sto con Michele e Debra lo faccio ben di più, anche perché è la mia vita stessa a essere in perenne eccitazione.
Naturalmente tutto questo piace anche a Debra, spesso lo facciamo assieme, come ho già avuto modo di raccontare più volte, e spesso al telefono.
Una mattina Debra, dal bagno, mi prega di controllare una cosa nella sua borsetta. Frugandovi dentro, noto il vibratore. Non mi risulta che lei ce l’abbia sempre con sé, così m’incuriosisco.
In quel momento lei esce dal bagno e mi vede con l’oggetto in mano. Allora sorride e mi prende in giro: - Non ti si può lasciare sola un attimo...
- Sentila, la santerellina – esclamo io.
Questo piccolo episodio è sufficiente a scatenare un momento di complicità tra noi e da lì all’eccitazione il passo è breve.
Con queste premesse, più tardi Debra mi chiama al lavoro. Mi dice che sta ancora pensando alla mia faccia di stamattina e che questo le ha fatto venir voglia di usarlo, il vibratore.
- Sono chiusa in bagno e me lo sto passando sulla figa...
A questa notizia, senza farci caso, in modo quasi automatico, la mia mano libera va a posarsi sul pube, poi lo sfrega lentamente.
- Ti stai toccando? – mi chiede, ed ha perfettamente indovinato.
- Sì – ammetto – mi stai eccitando. Non posso fare a meno di eccitarmi a pensarti chiusa in bagno e con il vibratore sulla figa.
- Mi spiace che tu non ce l’abbia.... potevamo farlo assieme.
- Mi piace anche così, solo vorrei che nessuno mi vedesse...
- A cosa pensi?
- Penso a te che me la lecchi. No anzi, a Michele che mi riempie di cazzo. E tu?
- Come si era messo? Sopra o sotto di te?
- Sopra, sopra. E tu potevi sederti sulla mia faccia, così potevo leccarti.
- Sì, certo che potevo. Mi sto immaginando te che eri scopata da Michele e mi leccavi la figa. Mentre invece mi sto facendo andare su e giù un cazzo finto in un bagno e tu invece sei lì alla scrivania cercando che nessuno capisca dove hai la mano destra...
- Mi sto strofinando la figa con su gli slip, tengo la mano di lato e con il polso mi premo il clitoride... tu sai quanto è bello!
Anche Debra sta avvicinandosi all’orgasmo, me lo dice, e intanto avvicina il telefonino al vibratore, il cui suono mi entra nel cervello. Per un minuto non parliamo, poi ci sussurriamo le rispettive esplosioni.
- Sto venendo, Debra...
- Cazzo, vengo, anch’io sto venendo!
Riesco a trattenere i gemiti stringendo i denti, ma non mi fermo perché voglio continuare a godere, magari solo esterno, di clitoride. E ci riesco.
Poi, e cara grazie che nessuno si è accorto, preferisco troncare la conversazione rimandando tutto alla sera.
Uscite dall’ufficio, decidiamo di andare a un centro commerciale. A dispetto dell’aria di marzo, ancora bella freddina, lei indossa una gonna jeans e una t-shirt, sotto la quale si vedono appena le tette, senza reggiseno.
Tornate a casa, ci prepariamo un aperitivo, ci godiamo un po’ di relax con qualche patatina semisdraiate sul divano. Ci siamo anche messe comode, praticamente siamo in mutandine e basta.
- Prenditi il vibratore, Matilde: così possiamo continuare a fare quello che non siamo riuscite oggi.
- E magari Michele entra e ci trova così.
- Così prepara da mangiare lui...
Detto fatto vado a prendere il mio vibratore ma, alla vista dei suoi compagni dildo, alla fine cambio idea e torno in soggiorno con due dildo più o meno uguali. Ormai Debra e io non accampiamo più alcun diritto di proprietà su questi giocattoli: sono “nostri”. Debra non protesta per il mio cambio di oggetto.
- Lasciamoci su gli slip...
Guardandoci in faccia lecchiamo le punte dei dildo in modo da farli penetrare poi più facilmente, anche se mi sembra di capire che non ce ne sia un gran bisogno...
Debra si sdraia sul tappeto, appoggia i talloni sul pavimento e alza il bacino. La figa, anche perché un po’ celata, ti vedo non ti vedo, da slip strapazzati, risalta in tutto il suo splendore. Se l’apre con due dita e subito dopo s’infila il dildo, senza spingere troppo.
- Che bello – geme.
La guardo inserirsi un bel po’ di centimetri, poi mi sdraio vicino a lei e la imito. Ma lei è già un po’ più avanti di me e mentre io sono ancora lì a inserire con prudenza il dildo, lei si sta già scopando con furia. Il suo movimento è davvero erotico, quel suo andare ogni volta con il bacino incontro al fallo, quel suo toccarsi il clitoride con le dita dell’altra mano.
Di solito si chiudono gli occhi quando ci si avvicina all’orgasmo: qui invece succede che ci guardiamo in volto, con gli occhi cerchiamo di esprimere tutta la nostra lussuria, tutta la nostra brama di godere, tutto il nostro esibizionismo.
Lei comincia a godere strillando, io la seguo poco dopo.
- Facciamo una doccia?
Ci alziamo dal pavimento, ma non arriviamo al bagno, perché prima l’occhio cade sul vibratore lasciato lì da Debra poco prima.
Ci dirigiamo assieme alla camera da letto perché abbiamo entrambe la stessa idea. Prendiamo un secondo vibratore, ci sediamo sul letto, appoggiando le schiene ai guanciali. Ci acconciamo, senza fretta, una accanto all’altra. I dildo riscompaiono nella figa, uscendo appena. Per un minuto o due stiamo ferme, a occhi chiusi assaporando il piacere che c’è e quello ben più intenso che verrà ancora.
- Sei pronta?
- Sì. Accendiamo i vibratori?
- Sì, spalanca bene le gambe che voglio vederti.
In men che non si dica accendiamo gli strumenti e ce li passiamo sul clitoride, ognuna per sé, completamente dimentiche del tempo che passa e intente solo all’oscenità di quello che stiamo facendo. Ci stiamo masturbando con due cazzi, uno emette un ronzio, l’altro ce lo agitiamo su e giù come ossesse.
Ci vediamo nello specchio, due bellezze sconce, due troie di strada. Senza una parola, ci masturbiamo come non esistesse nient’altro, ognuna per sé. L’orgasmo non tarda ad arrivare, quindi ci lasciamo andare, abbastanza provate a questo punto, semisdraiate sul letto, nude e con gli oggetti ancora dentro.
Ed è in quel momento che sentiamo la chiave nella porta. È Michele. Ci guardiamo e, ridendo, decidiamo di stare ferme, così ci vedrà. Credo che più oscene di così non si può.
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