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Matilde 06-09 - Ti va di masturbarti mentre guido?


di Alex46
06.08.2019    |    5.948    |    0 8.7
"Entrambe non ci accontentiamo di leccarci, usiamo anche le dita, prima uno, poi due e anche tre, di mano in mano che l’eccitazione cresce..."
Una domenica sono in auto con Michele, lui sta guidando e stiamo tornando da una passeggiata in montagna. Debra non è venuta con noi, ha preferito rimanere a casa a curare un po’ di cose.
- Fammi un favore...
Lo guardo con aria interrogativa. Sta guidando.
- Ti va di masturbarti mentre guido? Tirati giù i pantaloni e gioca un po’ per me...
Siamo in autostrada. È matto, o lo vuole sul serio? Prendo tempo, afferro il bicchiere di plastica pieno a metà di coca-cola e ne bevo un sorso.
- Vuoi guardarmi mentre mi tocco, ora?
- Sì, mi piacerebbe - mi risponde Michele con un occhio a me e uno alla strada.
Perché no, mi dico. In fondo avevamo camminato e più volte, guardando il fondoschiena di Michele, avevo pensato che me lo sarei steso lì sul sentiero... E allora inizio a sbottonarmi i jeans, poi alzo il bacino in modo da far scorrere con entrambe le mani i pantaloni e le mutandine.
Michele mi guarda con la coda dell’occhio, mentre intanto mi sorprendo a pensare di aver sicuramente assunto quell’espressione che ogni femmina eccitata assume.
Jeans e slip li spedisco in fondo, fino alle caviglie. Poi con la levetta abbasso il sedile, ma non del tutto. Poi mi appoggio una mano sulla pancia, sentendone tutta la fresca morbidezza, poi uso le dita per parteggiare le labbra e per carezzare leggermente il clitoride. Michele mi guarda, ma allo stesso tempo ha notevolmente rallentato per stare più facilmente nella corsia di destra. Si è messo tra due autotreni, di quelli che purtroppo possono circolare anche di domenica, in modo che nessuno possa vedermi.
- Lo fai ancora così spesso?
- Sì, per me è così naturale...
- Anche adesso ne senti il bisogno? Non vorrei che tu lo facessi solo per compiacermi...
- No, sta tranquillo. Tu hai il potere di far scoccare la scintilla quando e come vuoi...
- Sento che mi s’indurisce il cazzo...
- Ti piace?
- Da morire...
- OK, allora guardami...
- No, aspetta... telefona a Debra. E prima metti il viva voce... Ti va?
Per tutta risposta prendo il telefonino e con il numero di chiamata veloce ho da aspettare solo pochi secondi prima che la voce tanto amata di Debra si diffonda nell’abitacolo.
Appoggio il telefonino sul cruscotto.
- Ehi, siamo noi... siamo in autostrada e quindi stiamo arrivando...
- E tra quanto? - sentiamo gracchiare.
- Circa un’oretta penso... Tu cosa stai facendo?
- Ho appena finito di pulire la stanza da letto di fino e ora stavo andando a fare un bagno...
- Noi siamo nella prima corsia, davanti a noi 50 metri c’è un autotreno, dietro a noi un altro e andiamo alla stessa velocità... Io ho i pantaloni e le mutandine alle caviglie e una mano ce l’ho sulla figa. Me lo ha chiesto Michele...
- Sì, l’ho chiesto io, ma lei adesso ci ha preso gusto...
- Ecco, lo sapevo che dovevo venire anch’io... non si può lasciarvi soli neanche un minuto, altro che una giornata...
- Sì, Debra, voglio masturbarmi per lui... con un dito, fino a che non sarò fradicia.
- Mi sta già eccitando vederle i pantaloni e le mutandine giù, figurati - esclama Michele.
- Ora mi ha preso la gamba sinistra e me l’ha spostata verso di lui... ora sono spalancata fino alle ginocchia... ecco, ora non si è trattenuto e ha avvicinato la sua mano destra alla mia. Mi sto bagnando... ci stiamo bagnando...
- Amore, vorrei essere lì. Vorrei essere inginocchiata, accucciata davanti a te e leccarti... Però, Michele, fai attenzione, mi raccomando...
- Ahhh, ora sono fradicia... Michele si sta succhiando le dita bagnate...
- Tu come sei messa, Debra? - domanda Michele.
- Stavo andando in bagno...
- Sei già spogliata?
- Ho su ancora le mutandine...
- L’acqua è già nel bagno?
- È a metà...
- Ahhh, io tra poco vengo - ansimo io.
- Matilde si sta sgrillettando furiosamente, credo che sia ben vicina... – informa Michele.
- Io ora sono entrata nella vasca e sento una gran voglia di masturbarmi con voi...
- Fallo amore, fallo... ti abbiamo telefonato apposta....
Io intanto ansimo come se mi mancasse l’aria e non smetto certo di accarezzarmi il clitoride, che ora è durissimo. Sto andando in tensione, e tendo ad alzare il bacino dal sedile.
- Sta giù, Matilde, se no chi ci sorpassa ti può vedere...
- Lo sai che ti dico? Non me ne frega un cazzo... Ora voglio solo godere...
- Sei così bella in questo modo... Vieni per noi, vieni cara, vieni...
Per tutta risposta metto la sinistra sotto la t-shirt e mi accapiglio con uno dei miei capezzoli: ho la bocca sempre più aperta, sono sempre più ispirata.
- Mi piace fare questo per te, per voi. Mi piace un casino... ora scalcio i pantaloni e le mutandine, non mi frega che vadano per terra sulla moquette... Voglio le gambe del tutto libere... potessi metterei la destra fuori dal finestrino...
- Così entrerebbe aria nella figa...
- Sì, nella figa spalancata!
- Amori, sono in vasca e mi sono infilata un dildo, così non perdo tempo. Voglio venire con te, Matilde... Tu intanto non fermarti... lo sento che stai per arrivare...
- Vedessi come si sta sbattendo la figa...
- Non posso fermarmi, sto venendo... ora!!! Ahhhh, ahhh, eccomi, ahhhhrgghhh, dio come sborro!
Michele, eccitatissimo, mi appoggia una mano sulla coscia, facendo pressione per vedere gli spasmi della figa. Mi basta questo gesto per sentire che non ho ancora dato tutto.
- No, ancora... ne arriva un altro... senza neppure toccarmi... eccolo... ahhh, ahhhh... è una sborrata continua...
- La vedessi, Debra, è qui accanto in posizione da rana e non la smette più di godere...
- Vorrei baciarti quella figa, Matilde... io mi sto scopando qui da sola, nello sciabordio di quest’acqua calda...
- Noi invece siamo quasi al casello e adesso bisogna smetterla... dice Michele un po’ preoccupato. Riafferro i jeans e li indosso velocemente, facendo a meno delle mutandine che butto sul sedile di dietro.
- Debra, cosa fai? - si preoccupa Michele.
- Mi sto masturbando... però adesso chiudiamo. Mi richiamate quando siete in garage...
- In garage?
- Sì, in garage: cioè il primo posto dove potete essere non visti.
- Ma così, a poche decine di metri da te?
- E allora?
- Ok - concludo io.
Viaggiamo in silenzio per qualche chilometro fino al casello, poi attraverso la periferia. Io ho lasciato il sedile com’era e ho la testa appoggiata: per ben due volte dico a Michele che mi spiaceva che lui non potesse darsi alcun sollievo.
- Non ti preoccupare, vedrai che saprò prendermi anche gli interessi.
E così arriviamo al garage, entriamo e richiudiamo la saracinesca. Mentre io mi affretto a telefonare a Debra come promesso, lui esce dalla macchina e si piazza davanti alla mia porta aperta.
- Cosa vuoi fare?
- Vuole scoparti lì, è chiaro - gracchia ancora Debra.
- Si è tolto le scarpe, ora si sta sbottonando... ora se li cala giù. Ora i pantaloni e i boxer sono a terra e lui li sta usando per non avere i piedi sul pavimento...
- Voglio farti vedere uno spettacolino - mi dice Michele - Adesso mi pompo per te.
- E io ti guardo. Lo sai quanto mi piace - rispondo con un sorriso voglioso.
- Debra, quante volte sei venuta, lì nella vasca?
- Una sola... poi ho voluto aspettarvi e adesso sono pronta a ricominciare.
Michele aveva inzuppato i boxer di liquido e vederlo mentre si masturba in piedi davanti a me è uno spettacolo davvero forte. Io cerco di mettermi ancora più comoda, non voglio perdermi neppure un secondo di questo show.
- Parlatemi sporco - ordina Michele.
- Sporco come? Cosa ti piacerebbe sentire - interviene Debra.
- Tutto. Qualunque cosa. Parlate sozzo, volgare. Ditemi quello che pensate, cosa vi passa per la mente....
- Ok, non è difficile - dico io, e intanto mi tolgo la t-shirt rimanendo a busto nudo. Poi lo dico forte a beneficio di Debra.
- Perché, non ne hai ancora abbastanza, vero troia? Ti piace vedere mio marito che si tira le seghe per te, vero?
- Sì, mi piace. Perché, forse a te dispiace? - aggiungo fintamente aggressiva.
- Sparati quella sega per lei, amore! Io sono qui nella mia vasca che mi sbatto con questo pezzo di plastica. Non mi sono neppure ancora insaponata... Sbattiti quel cazzone...
- Sì, dai, sbattilo così... vedessi che sega si sta tirando. Mi fa venir voglia di prenderglielo e di impalarmi... Dai così, così mi piaci, lo sai che mi piace vederti schizzarmi addosso...
E mentre dico così, incomincio ad accarezzarmi senza ritegno le tette, esprimendolo a voce.
- Mi è piaciuto sentirti, Matilde, prima. Mi è piaciuto che tu lo facessi...
- Sì, mi è piaciuto masturbarmi per voi. Mi piaceva farlo così in macchina, a rischio di essere vista. Anzi, mi piaceva che qualcuno potesse vedermi... guardare alla mia figa... pensavo che altri uomini potessero vedermi come mi faccio da sola... Adesso la muovi davvero veloce quella mano... È uno spettacolo vedere il tuo cazzo... Fallo, fallo così, dai amore, io ti guardo, Debra ti sente. Fammi vedere come lo fai quando non ci siamo... fatti vedere quanta violenza ci metti... e se ti avvicini ti posso dare anche un lecchino...
- Glielo sto porgendo, lo sto avvicinando alla sua lingua...
- Guarda che non te lo succhio... voglio vederti venire, ma devi fartelo tu...
- Michele, urlami quando vieni, così anch’io mi lascio andare - urla una Debra più che affannosa.
- Ahh - mi sto pompando forte, faccio tutto io, ma è come se lo facessi tu, con la tua voglia di vedermi, ahhh... Col vostro parlare mi avete eccitato da pazzi...
- Io mi masturberò ancora, ma lo voglio fare su a casa... Lo farò anche mentre m’infilerò il tuo cazzo dentro e magari Debra mi lecca...
- Dio che figa che sei!
- Ve lo dico a tutti e due... dopo ne voglio ancora...
- Anch’io ne vorrò ancora - mi fa eco Debra.
- Allora, Michele, ti va dopo di scoparmi? Ti va di prendermi questa figa che ti è piaciuta così tanto prima? Ti va se mi masturberò di continuo, dopo?
Michele ha gli occhi ormai chiusi. Sente tutte le schifezze che dico con tanta dolcezza, ma non mi può rispondere più. È al limite.
- Allora, Michele... sei vicino alla tua sborrata? Dacci dentro... dopo te lo succhio io - quasi rantola Debra, anche lei quasi oltre la soglia - mi sto fottendo con questo coso, ma penso che da te vorrò qualcosa di diverso...
È questa frase sibillina che sdogana definitivamente l’orgasmo di Michele, forse perché per un momento ha pensato al culetto di sua moglie.
- Sta venendo, Debra, mi sta schizzando in faccia. Questo è il terzo... quarto schizzo che ha fatto!
- Ahhhhh, lo aspettavo questo.... arghhhhh, ahhhhhh - urla Debra nella sua vasca solitaria.
- Bene, credo che non avrei potuto neppure immaginare una cosa del genere... - si lascia andare Michele.
- Mi hai schizzata tutta - sorrido io, senza neppure tentare di pulirmi - ti va di leccarmi almeno in faccia? Se incontro qualche inquilino in questo stato...
Michele non esita. Anche lui è impaziente di rivedere Debra, nessuno di noi sa come andrà a finire questa sera. E così con due o tre rapide slinguate mi pulisce approssimativamente il volto, salvo poi baciarmi e risputarmi tutto in bocca. Ridiamo come bambini...
- Dai, ora saliamo, se no Debra s’incazza...
- Grazie, amore. Oggi è stato bellissimo...
- E se penso che ora incomincia il bello...
- Siete arrivati finalmente - esclama Debra dal bagno. Entro per salutarla e per fare la pipi, la trovo in accappatoio di fronte allo specchio, intenta a disegnarsi un trucco leggero.
- Ti è piaciuto? - mi chiede sorridendo mentre la bacio sul collo a mo’ di saluto. Il dildo era ancora appoggiato lì, sul bordo della vasca.
- Guarda, una cosa pazzesca, questa mutua masturbazione, con te come spettatrice, è stata davvero incredibile. E la cosa più bella è che ne ho ancora voglia, e che abbiamo tutta la sera davanti...
- Anche a me è piaciuto, anche se mi sentivo un po’ sola, forse un po’ abbandonata. Mi farai sentire che mi desideri?
Le sorrido, le circondo le spalle con un abbraccio, la rassicuro.
- E allora adesso cosa facciamo?
- Ne abbiamo parlato con Michele, in ascensore. Lui crede che dovremmo stare per un po’ di tempo da sole. Comincia con metterti su qualcosa, mentre io faccio una doccia veloce. Poi gli lasciamo campo libero e noi andiamo in camera da letto...
- Mi piace. Anch’io preferivo cominciare con te.
Sotto lo scroscio della doccia ho modo di toccarmi un poco, mentre mi pulisco con scrupolo. Pregusto già il momento in cui Debra mi accarezzerà e mi preparerà a dovere per il sesso con Michele.
Poi, dopo essermi asciugata, ma senza curarmi i capelli, indosso un paio di slip, una canotta e i miei sandali preferiti. Debra è già uscita e sta parlando con Michele. Incredibile! È in tanga, con un paio di sandali vertiginosi. Ci guardiamo, ci complimentiamo a vicenda, poi, baciato frettolosamente Michele, ci ritiriamo in stanza.
- Ti chiamiamo noi...
Di mangiare non si è neppure parlato, eventualmente vedremo dopo.
- Cosa hai in mente? - le chiedo, una volta richiusa la porta.
- Tutto, voglio tutto, qualunque cosa hai voglia di fare tu...
Nervosamente si siede sul letto e mi osserva rapita.
- Prima, quando eravate in garage, ho goduto come una pazza sul dildo...
Ha i capezzoli fortemente eretti e l’aspetto erotico di una donna che ha appena deciso di godere al massimo e di provocare godimento ai suoi amanti.
- Sdraiati, Debra...
Lei obbedisce, le mani sotto la nuca, le gambe allargate, completamente esposta a me se non fosse per la pezzuola e per il filo interdentale del tanga. Mi viene voglia di succhiarle fuori tutta l’energia, quella voglia di sesso così palpabile. E allora la accarezzo stando in piedi, a busto ricurvo. Le liscio le cosce e la pancia, poi mi chino di più a baciarla. E il nostro è un bacio lunghissimo, con le lingue che danzano assieme.
Per prendere respiro interrompiamo, lei è ancora nella posizione di prima, però ha leggermente voltato la testa e mi osserva l’inguine, notando come il tessuto di leggero cotone rosa mi si sia già inumidito.
Allora salgo sul letto, la scavalco e mi fermo sulle ginocchia ben appoggiate ai lati dei suoi fianchi.
- Senti cosa mi hai già fatto - le dico prendendole una mano e attirandomela sulla figa.
Lei emette un leggero gemito al contatto. Io lascio andare la sua mano, ma lei rimane lì, a carezzarmi il clitoride attraverso la stoffa bagnata. Io, ben piantata sulle ginocchia e con entrambe le mani appoggiate, mi chino a leccarle con grande dolcezza le areole, evitando di toccarle i capezzoli con la lingua, allo scopo di accrescere, se possibile, la sua tensione.
E infatti comincia ad agitarsi e a respirare più intensamente. Smette anche di toccarmi il bottone, mentre mi prega di lasciarmi leccare.
- Voglio sentirti, Matilde, voglio sentire il tuo sapore, voglio assaggiarti...
Per tutta risposta io scendo con la lingua, vado a incontrare il minuscolo tanga, lo tormento con i denti. Poi con una mano mi aiuto per scostarlo, per accedere alla figa, che ormai palpita.
D’improvviso decide di togliersi il tanga, me lo fa capire perché con le mani se lo sta tirando giù, facendoselo scivolare sulle gambe che ha dovuto, me consenziente, piegare e avvicinare. L’aiuto a farlo scorrere sui tacchi, dando un occhio alla figa stupenda e bagnata che mi ritrovo a portata di mano e di bocca.
Vedendomi così decisa, si scorda di quello che mi ha chiesto poco fa e si dà pienamente a me, alzando il bacino e offrendosi in modo quasi scandaloso, pregandomi silenziosamente di leccarla fino all’orgasmo. Vedendo questa frenesia, anch’io decido che è il momento: mi tolgo in un secondo gli slip e le appoggio la figa sulla bocca, mentre al contempo vado ad affondare il mio viso tra le gambe di lei.
Entrambe non ci accontentiamo di leccarci, usiamo anche le dita, prima uno, poi due e anche tre, di mano in mano che l’eccitazione cresce. Entrambe ci dimeniamo nel piacere del pre-orgasmo, più volte io sbatto i miei sandali sulla testata del letto, che poi è una mensola con qualche oggetto.
Ma nella fregola ci badiamo poco, ormai stiamo gemendo con la sola intenzione di regalarci al più presto un’esplosione, ormai la sto stantuffando con tre dita mentre con la lingua le lecco solo il clitoride. La voglio far venire, voglio sentire al più presto le sue esclamazioni di godimento... È chiaro che come sempre vogliamo godere assieme e siamo esperte nel sentire quanto è vicina l’altra. E così Debra non fa a tempo a esclamare il suo “Ahhhh, vengo” che anch’io mi lascio andare e le sbrodolo in bocca i miei succhi, sottolineando con sonori “ahhhhh” di orgasmo. Urliamo il nostro piacere per qualche secondo, felici di provarlo assieme, ma senza sapere se Michele ci sta ascoltando o no.
- Secondo te, ci ha sentiti? - le domando.
- Non credo, per me è ancora in bagno. Quella che ci siamo fatte è praticamente una sveltina... anche se una sveltina con te è sempre un bell’impegno...
- È ora di pensare a lui... - dico io, già pregustando quello che succederà tra poco. In fin dei conti l’idea del sesso con Michele mi ha solleticato tutto il giorno. La masturbazione in auto è stata tanto stupenda quanto preparatoria; e l’orgasmo appena avuto assieme a Debra è il sigillo di unione. Dunque è l’ora. Lo sento quasi biologicamente e il pensiero di avere ancora una volta il cazzo di Michele dentro di me mi fa quasi girare la testa.
D’altra parte, eccitate come siamo, non vogliamo chiamarlo così, semplicemente, e chiedergli la prestazione. Vogliamo una serata speciale... vogliamo sempre una serata speciale.
Indossiamo ancora i rispettivi tanga e slip e così, un po’ scarmigliate, usciamo dalla stanza per andare a cercarlo. Per solidarietà con Debra mi sono tolta la canotta (che invece mi ero tenuta facendo prima l’amore con lei).
Michele è in cucina, sta preparando tre panini a torso e piedi nudi, comodamente sistemato in un paio di shorts. Il tessuto di denim gli sta sottolineando la curva delle natiche, e la visione dei muscoli del torace e delle braccia mi fa quasi mancare.
- Avete fame? - ci chiede - mentre noi ci attacchiamo al suo collo.
- Di te, sicuro - gli soffia in un orecchio Debra.
- E di questi panini? - insiste.
- Perché no - dico io.
- Allora sedetevi, ma prima magari prendete qualcosa da bere. Cosa avete fatto di là?
- Ce la siamo leccata, amore...
- Mmmm... sono quasi geloso.
- Non dovresti, sai che l’abbiamo fatto per te.
- Più che geloso, mi sembra quasi di desiderare di essere una donna come voi, qualche volta. Meglio, di essere una di voi...
- E chi - dico io titubante.
- Qualche volta te, qualche volta lei.
- Sì, ce la siamo leccata di gusto e siamo venute assieme - aggiunge Debra - Ti è venuto duro a pensarci?
- Io ce l’ho duro - esclama Michele voltandosi verso di noi, già sedute a tavola, e accentuando l’evidente gonfiore inguinale con un leggero moto in avanti del bacino.
- Se vuoi ti torturiamo un po’ raccontandoti i dettagli... - lo solletico.
- Già siete due fighe da sballo, già siete lì sedute seminude che lo fareste tirare a un morto, già vi siete sbattute oggi da sole e poi assieme... Cosa volete ancora da un povero ragazzo di campagna...? E va beh, se volete raccontare i dettagli, fatelo... ma io ho fame.
Debra si alza, gli si accosta frontalmente ondeggiando sui tacchi, praticamente gli appoggia la figa sul suo rigonfiamento e gli sussurra: - Mangiamo dopo... noi ne abbiamo troppa voglia... ci siamo leccate fino all’orgasmo, lei era sopra. E più ci leccavamo, più pensavamo a oggi e a quello che abbiamo fatto. E più pensavamo allo sditalinamento di Matilde in macchina mentre tu guidavi, più mi veniva in mente la mia masturbazione nella vasca da bagno. E più ti amavamo.
E mentre parla si inginocchia davanti a lui, gli apre la cerniera, lo aiuta a togliersi l’indumento. Il cazzo appare in tutto il suo irrigidimento, perché il ragazzo non ha boxer.
Debra gli afferra le cosce, se lo avvicina al volto e gli bacia il cazzo a piccoli bacetti: - Se penso che prima questo cazzo te lo sei menato da solo, mi viene una voglia bestiale... E l’hai fatto davanti a Matilde, che ti stava a guardare...
Poi con la lingua scende in basso, gli succhia le balle, gli provoca i primi gemiti di piacere.
- Non vorrete incominciare senza di me - dico, andando a inginocchiarmi accanto a lei e costringendola a spostarsi appena un poco, quel tanto che basta per poter somministrare piacere in due.
Michele stringe a sé le nostre due teste, carezzandoci i capelli, che si mescolano tra loro.
- Così mi fate sborrare... e mi piacerebbe farlo sulle vostre tette.
- Sono belle vero? - afferma Debra.
- Un incanto.
A questo punto io afferro il manico introducendomi il glande in bocca, mentre Debra continua a leccargli i coglioni. Un attimo dopo con la testa vado su e giù, spingendomelo il più possibile in gola. Non si può capire che godimento prova una donna con il cazzo dell’uomo che ama in bocca... se non lo si è provato.
- Mettete le tette qui sotto, ché tra poco v’inondo - esclama Michele ormai sul punto di sborrare.
Debra e io ci guardiamo, quasi senza neppure nascondere un minimo di delusione. Vogliamo il cazzo dentro, noi... però dobbiamo stare al suo gioco. Sappiamo che non c’è mai da pentirsene, con lui.
Dopo tre o quattro smanettate, ecco Michele sull’orlo: - Eccomi, ora vi sborro sulle tette... così, sotto, qui... tutte e due... con le mani, alzatele il più possibile... voglio schizzarvi nell’incavo... ahhh, voglio che ve la beviate la sborra una con l’altra.. non lasciatene cadere neanche una goccia, ahhhh, eccco, ahhhhh, sborroooooo!
I primi due schizzi vanno a finire sulle tette di Debra, poi rapidamente si rivolge a me e mi bagna con altri getti, più piccoli però. Alla fine Debra e io ci confrontiamo, lei ne ha un po’ di più, ma non faccio questioni. Prima una e poi l’altra ci lecchiamo, bevendo tutto il seme di Michele fino a rimanere asciutte.
Debra si rialza per prima e si dirige verso il letto della camera. Noi la seguiamo, ma ci accorgiamo subito che ha in serbo una sorpresa per noi, perché con aria furbetta ha tirato fuori dall’armadio un pacchetto ancora imballato.
- Cosa c’è qui dentro - s’incuriosisce Michele.
- Oh, niente... una cosa nuova che avevo notato l’altro giorno con Mati e che ieri ho poi comprato.
In breve apre la confezione ed estrae un dildo di proporzioni un po’ più esagerate del normale ma con una base piatta dalla quale si diparte un altro dildo molto più corto.
- È un feeldoe - ci annuncia orgogliosa - è come uno strap-on, ma senza cinghie. Se voglio scoparti, Matilde, devo infilarmi io il cazzillo più piccolo e... pare che funzioni.
Un brivido mi corre giù per la schiena al pensiero di lei che mi scopa.
- Mi sembra una figata.
- Stasera vorrei vivere una fantasia pazzesca...
- Quale, quale? - domando io curiosissima.
- Vorrei che Michele ti scopasse nel culo... e poi vorrei scoparti io nello stesso tempo con questo...
Doppia penetrazione! L’avevamo già fatto, ma non con questo aggeggio, bensì con vibratori normali e una volta (Debra) con lo strap-on... Mi eccito un casino a quest’idea, anche perché Debra mi ha praticamente proposto di essere io la fortunata...
- Beh, cominciate voi... io devo fermarmi un momento - dice Michele - anche se comunque credo che me lo farete tornare duro in ben poco tempo...
Gli si legge in faccia l’impazienza.
In un impeto di voglia abbraccio Debra e la bacio lungamente, strusciando il mio seno sul suo, cercandole il bacino con il mio.
- Dio, che fighe che siete... avete due gambe da sballo... mi farete morire...
- dice Michele mentre ci aiuta a toglierci tanga e slip, assieme, che noi scalciamo, impazienti di rotolarci una sull’altra.
- Ho la figa in fiamme al pensiero che tu adesso mi scopi, Debra.
- Fammi sentire quanto sei bagnata, amore... no, non lo sei a sufficienza... fatti leccare sul letto da Michele, io intanto mi metto su il feeldoe.
Invece che limitarsi a “indossare” l’attrezzo, Debra procura anche la cremina necessaria per il mio povero culetto, che tra un po’ verrà devastato.
- Così adesso è tutto pronto, ho leccato anche il feeldoe - sorride, mentre ci guarda, io sdraiata sul letto che agito le gambe e stringo con le cosce la testa di Michele che mi lecca, quasi mi sputa dentro la figa. Dopo circa un minutino di questo trattamento (e io stavo già per venire), Michele si stacca da me.
- Dovrebbe essere pronta...
Debra si avvicina, in ginocchio sul letto. Dio, come è sexy, con quell’innaturale protuberanza maschile. Sono al limite dell’orgasmo e quasi sborro solo a guardarla.
- Ti voglio sentire urlare, Matilde. Tu questa sera devi chiedere pietà e dire basta... Io lo so che sei già venuta tre volte, oggi, ma adesso aspettati di esplodere perché riempita di cazzo, finto e vero... sei pronta, amore? Sei pronta... perché io adesso ti penetro con quest’aggeggio e non la smetto più finché non ti vedo sbracare in orgasmi multipli. Questa è la volta buona che ti spacchiamo la figa e il culo.
Io ho già un dito dentro la figa, per aprirmela, per fare spazio.
- Sì, sono pronta, ma subito fai piano...
- Beh, non sono mica una che ti vuole stuprare... io voglio farti godere, non farti del male! Michele, guarda come le entro dentro, come fosse nel burro!
E detto questo mi scavalca con le gambe e m’impala, senza forzare ma quasi subito in profondità, fino almeno a metà lunghezza. Poi comincia il va e vieni.
- Guarda Michele, come la scopo questa nostra troia... guarda come muovo il culo per farglielo entrare e uscire... sta già godendo questa puttana troia... dio, quanto sei vacca, Matilde!
Per parte mia non sono in grado di rispondere niente... È tutto il giorno che volevo essere posseduta e adesso che sta succedendo (tra l’altro in questo modo così strano) non posso fare altro che seguire i cerchi che mi porteranno a un orgasmo esplosivo.
- Ecco, ti vedo che stai per godere... - quasi urla Debra cominciando a darmi grandi colpi - anche a me piace, ma soprattutto godo al pensiero che ti sto sfondando...
- Ahhhh, ahhhh - comincio a gemere io.
- Sì, fai pure i tuoi versi... te lo do io il cazzo... lo volevi? Eccolo il cazzo, ma è il mio cazzo, troia... Voglio che tu goda, subito, ora....
- Ahhhh, ahhhh, ahhhhhrgh, ahhhhh!
- Così, godi, maledetta sguadrina bagascia!
Non capisco più niente, sto solo godendo come un’invasata sotto i colpi di questa scalmanata, in sua balia completa, non mi passa neppure per la mente di ricambiare qualcosa, sono così concentrata nel mio orgasmo da sentirmi completamente perduta. A malapena mi accorgo che Debra, forte come è, si è messa di lato e mi ha trascinata con sé, in modo da non staccarsi: e adesso fa di tutto, quasi sollevandomi, perché sia io a cavalcarla.
- Ora sbattiti tu!
Mi ritrovo impalata sul dildo, è incredibile che in tutto questo movimento non sia fuoriuscito né a me né a lei. Sto godendo come una furia selvaggia... è bastato evocare l’orgasmo multiplo, ed eccolo, a onde successive, come non fosse mai completamente esaustivo, bensì sempre preparatorio a quello dopo. Con la poca lucidità rimasta mi rendo conto che non posso letteralmente cavalcarla, mi farei male ad andare in fondo del tutto a questi 16-17 cm. Godo lo stesso, continuo a godere e a urlare, godo altre due volte dopo il cambio di posizione, anche perché Debra non smette di dire oscenità.
- Così, così, ti piace, vero troia, dimmi che stai godendo come una troia!
Poi, percepisco che Michele si è avvicinato. Mi sta spalmando il culo di crema, mi volto a guardargli l’uccello, eretto come un bastone. In questo momento sento che la serie dei miei orgasmi si sta affievolendo, per ora. E non voglio lasciare Debra in questo stato. Dolcemente mi alzo un poco e, afferrato il feeldoe, lo giro in modo da inserirmelo in modo attivo. E subito dopo impalo la più che impaziente e povera Debra che fino ad adesso ha goduto solo con il cervello.
- Cosa credevi, che di troie qui ci fossi solo io?
Adesso sono io a sbatterla, mentre Michele è ormai impaziente e vorrebbe fermarmi, vorrebbe, sì, INCULARMI. Ma qui nessuno è succube di nessuno. Adesso per un po’ le regole le detto io: voglio che Debra venga e così sarà, finché non sentirò ancora voglia io.
In effetti è un attimo, e anche lei comincia a gemere. Non le do colpi di violenza, è solo un avanti indietro preparatorio. Geme, ma trova la forza di essere carina con me, al contrario degli insulti di cui mi ha coperto prima.
Ora è tutta latte e miele e m’implora di farla godere: - Matilde, sìììì, cosìììì. Mi piace così. Mi hai eccitato a morte, ora devi farmi venire... lo sai. Ti prego, continua così... toccami il clitoride... se riesci... se no lo faccio io...
Michele intanto mi sussurra che non vede l’ora di prendermi il culo, che a vedermelo così andare su e giù per sbattere Debra, il cazzo comincia a fargli male...
Michele non trova niente di meglio che incremarsi un dito e di mettermelo dentro al culo, approfittando del mio va e vieni. Questo mi fa piacere... e m’indica grossolanamente la via per la prossima goduta, tanto che dopo un po’ non solo riesco a sbattere Debra, ma anche riesco a fottermi il culo sul dito di Michele con lo stesso movimento.
Le mie dita strofinano freneticamente il clitoride di Debra, il respiro diventa a entrambe affannoso. E quando Michele fa entrare un secondo dito, dall’elettricità comprendo di essere pronta per il settimo orgasmo di questa pazza giornata.
- Matilde, tra poco sborro... continua così... mi stai riempiendo di cazzo... lo voglio... dio, che giornata!
- Sì, così devi godere, come me prima... dimmelo se vuoi che continui a sbatterti quando incominci... Tuo marito ti deve veder godere, se no pensa che la troia qui sono solo io... e tu sai quanto sei troia, vero?
- Tu devi sbattermi così tutta la vita...
- Tu ti faresti sbattere così da chiunque...
- No, questo non è vero...
- Dilla la verità, invece... per un cazzo finto come questo cosa potresti pagare?
- Io... voglio il cazzo vero... Michele, ho sempre voluto il tuo di cazzo...
- Non crederle, Michele... questa mi ha confidato delle cose...
- È lei che è una stronza...
- Una stronza, eh? Una stronza che sta andando a prosciugarti la figa di quella poca sborra che hai dopo una giornata del genere... Stronza a me... dopo tutto quello che ci siamo sempre dette... la volta che mi hai confidato che avresti preso in figa un’intera squadra di calcio... Ti sbatto perché lo meriti...
- Quando mi tratti così mi sembra di essere una cagna...
- Sei una cagna...
- Sìììì, sono una cagna.... ora però godo, godooooo, ahhhhhhhhhhh, ahhhhrghhhhe.... continua, ahha, ancora, ahhhhh, così, amore, mi stai uccidendo, ahhhhh!
Debra si agita come un ossesso sotto i miei colpi, io mi sono di nuovo eccitata perché comunque il coso che ho dentro un suo effetto lo fa. Ma qui non è certo la stimolazione fisica che mi eccita... mi arrapa far godere così Debra, che sembra non smettere più, continua a godere a onde e io la sbatto finché non mi chiede basta, la sbatto finché ho forza nelle reni. La figa mi cola, sono ormai tutta un fuoco, mi sembra di essere il demiurgo dell’orgasmo multiplo di Debra, che sta urlando, sta vaneggiando...
Così per qualche minuto ancora, poi improvvisamente con gesto deciso mi fa capire di smettere..
- Sono al limite della sopportazione, Matilde... fermati, ti prego. Mi hai fatto venire quattro volte di seguito, amore, sono distrutta che di più non si può... ecco, sì, così, fermati.
Intanto Michele non ha mai smesso di giocare con il mio culo, dove ormai possono fare facile incursione due sue dita come in una vagina ben lubrificata...
- Sei pronta, Mati? - mi chiede.
- Dai, mettimi quel cazzo nel culo, ti prego. Ho di nuovo voglia di godere, amore, e questo che mi stai dando sento sarà il clou della giornata. Devi sfondarmelo questo culo. Tu sei pronto?
Per tutta risposta Michele mi salta addosso, mi sbatte ruvidamente di lato facendomi urtare Debra che giace lì quasi semisvenuta. Mi tira via il feeldoe e lo porge a Debra che manco se ne rende conto. Quindi mi penetra l’ano, sì, l’ANO, mi prende analmente, mi entra nel culo. Sento dentro le mie viscere tutta la sua potenza virile, tutto il maschio profondo... e allo stesso tempo mi sento così femmina, così prona al suo comando imperioso. Una sensazione ineguagliabile.
Michele non perde tempo in preliminari. È stato a guardarci venire come fontane, ha assistito ai nostri deliri erotici, volutamente tenuto in disparte proprio allo scopo di farlo diventare come è ora, cioè una belva assatanata di sesso, desiderosa solo di sfondare, distruggere, con tutta la morbosità accumulata durante la giornata e i nostri due show. E allo stesso tempo io, fuori di testa per ciò che ho fatto a Debra, sono la prima a desiderare di essere trattata come una femmina da marinaio, la prima a voler dargli quella delle mie aperture che certamente si presta di più a essere considerata con più ignominia e violenza.
- Così, Michele... - ho il coraggio di dirgli - fottimi il culo come potrebbe fare un energumeno, sììì, cosììì, ahhha, come un selvaggio... Che uomo, che cazzo che hai.
Debra intanto si sta risvegliando, decisa, vedo, ad andare in fondo al programma. È così distrutta, ma notoriamente la sua volontà le fa superare i momenti più difficili. Tutto questo perché a un certo punto, proprio quando Michele sta per farmi urlare, lei mi si accosta con il fallo pronto e mi si struscia seno contro seno, bocca su bocca.
Sotto i colpi di Michele non è facile accostarsi bene a lei e permetterle di entrare.
- Oh, sììì, amore - mormoro, cercando di aiutarla a entrarmi in figa - pianino, però... fa attenzione.
La bramosia di Michele per fortuna rallenta un poco, anche lui sa che questo è un momento delicato.
Ormai il dildo è dentro, almeno quasi fino a metà. Il fatto che Debra sia di lato a me, e non sopra o sotto, favorisce il non rischiare una lacerazione.
- Lo sento - dice Michele - lo sento... cerchiamo di non entrare entrambi nello stesso momento, sfalsiamo il ritmo se no la sfondiamo davvero...
Debra non ha certo bisogno di questa raccomandazione. È dolce con me, non ha più voglia di dirmi sconcezze, mi bacia con amore, mi fa sentire quanto mi ami. Io le rispondo, nel limite del possibile, perché sentirmi così aperta, presa nelle due aperture contemporaneamente, è un’esperienza che ti può mandare in tilt il cervello...
- Debrina - le chiedo - ti piace un po’ anche a te, oppure lo fai solo per me? Senti qualcosa? Perché io sono in un mondo a parte, voi mi state facendo morire...
- Non so Matilde cosa succederà... per il momento voglio solo farti godere in modo dolce, ci pensa già Michele alla violenza... poi per me vedrò... perché sono comunque a pezzi.
Intanto io mi guardo bene dal fare qualunque movimento, lascio a loro la completa iniziativa, la regia del ritmo. Sono troppo impegnata a sentire quanto mi stanno sfrugugliando fino ai precordi. Sono impalata davanti e dietro, sono alla loro piena mercé.
- Dio... mi avete impalata... come un capretto... e mi state facendo rosolare come un capretto... mi sento solo figa e culo!
- Mi fa godere sentire il dildo che si ritrae quando spingo io... e pensare che c’è solo una membrana sottile... la tua membrana Matilde... dio, come t’invidio...
Ormai non posso più parlare, posso solo gemere. Michele ha diminuito frequenza e intensità di colpi ma, se possibile, è ancora diventato più duro e più grosso. Con le dita mi tormenta l’area attorno al foro d’entrata, già ben dilatato e sensibile.
In questa stanza è un odore di sesso pazzesco, e sudiamo come portuali. Debra mi sembra si stia ravvivando, a sentire i miei gemiti e il mio godimento. Il suo non è più un movimento dolce ma meccanico: mi sembra che si stia trasformando in qualcosa di attivo. Cerco di abbracciarla, di stringerla ancora di più a me. Lei capisce che ho capito, impercettibilmente ci rendiamo conto di andare incontro a un orgasmo, per me inevitabile, per lei regalato, al punto in cui è.
- Matilde - ci siamo... non so come, ma forse tra poco muoio... non credo di resistere a un’altra esplosione... d’altra parte ora lo devo avere... sì, lo devo avere... toccami il clitoride, ti prego!
L’accontento, e nello stesso momento sento che Michele si sta agitando in modo diverso. Ci stiamo tutti preparando per l’evento della giornata, quello grosso...
- Amore... io vengo - mormora incredula Debra - mi fai venire Matilde... è incredibile!
Rallenta di brutto il suo scoparmi, compresa com’è in quest’orgasmo inaspettato.
- Ora riprendo, amore, ora riprendo a scoparti... un secondo ancora, ahhh, sììì, eccomi, amore, vieni anche tu, ti prego...
E Michele, sentendo il cambio di passo anteriore, aumenta quello posteriore.
- Ahhhhh - urlo io - mi state sfondando, ahhhhhh! Ora vengo... ORA. Sto sborrando Michele, perché mi stai spaccando il culo... Debra, smollati, dai, sto venendo, forza che ci sei...
- Ahhhhhhhhhhh - urla Debra.
- Arghhhhhhhhhh - urlo io - Michele... tocca te!
E all’uomo che mi sta prendendo quella poca anima rimasta bastano due colpi ben dati per poter urlare a sua volta: - Ahhhhhh, ti sborro nel culo, Matildeeeeeeee, ti sborro in culo, eccolo..... ahhhhhhhhhh!
Segue un silenzio di tomba. Le prime parole le pronuncia Michele: - Adesso, possiamo mangiarli quei panini, o no?
Debra e io ridiamo come pazze, e se non fosse che siamo felici, qualcuno potrebbe definirci “isteriche”. La ridarola contagia anche Michele e per tutto il resto della serata non faremo che ridere.
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