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Lui & Lei

Matilde 07-15 - Guardami, amore! agosto 2004


di Alex46
25.09.2019    |    904    |    0 8.7
"E mentre mi dice queste cose sento che il mio corpo si tende nel solito picco che sta arrivando, fino a che lo urlo, glielo esplodo addosso, perché voglio..."
Ci rendiamo conto di non aver neppure mangiato questa sera, nell’ansia di provare il nuovo giocattolo. Però adesso abbiamo una fama tremenda e ridendo corriamo in cucina come ragazzini ad aprire il frigo, vedere cosa c’è di pronto, così da non perdere tempo e continuare dopo a fare sesso.
Sessualmente, noi tre siamo degli animali. Come questi nostri racconti dimostrano, siamo sempre pronti a fare sesso e a masturbarci, da soli o insieme.
Ci incitiamo a vicenda, quando non possiamo essere tutti e tre assieme. E se siamo da soli amiamo poi raccontarci i momenti intimi, ma soprattutto amiamo sentir raccontare.
Se appena uno ha una fantasia, o una voglia, gli altri cercano di assecondarlo, con entusiasmo. Debra e io (forse più io) abbiamo un debole: quello per cui ci piace essere guardate, desiderate. Se camminiamo per strada godiamo di quei fulminei sguardi femminili che tradiscono invidia, o ammirazione; oppure di quelli maschili, meno fulminei e di certo più insistenti, più scoperti, che denotano desiderio o semplice ammirazione. Masturbarsi di fronte a un partner è una delle varianti di sesso più belle che io conosca, è la miglior preparazione al sesso vero partendo da un godimento sopraffino, quello esibizionistico.
Se sono da sola non c’è più bella fantasia, masturbandosi con il vibratore o semplicemente carezzandosi, di pensare che i tuoi amanti sono lì a guardarti e che godono che tu tragga piacere dalle tue enormi e insondabili necessità di orgasmo. E mentre lo fai, ti incitano, ti amano, ti fanno sentire necessaria al mondo.
Riusciamo a confezionare un’insalata, per la verità non più freschissima, con due uova, con pane riscaldato e con il seguito di due pesche per frutta. Consumiamo lo spuntino del tutto nudi.
- Pensa a quella poveretta di Debra, là, nella sua cameretta da monaca... Non ci siamo mai stati a casa sua, a Tarvisio... chissà com’è sua mamma...
- Beh, tutto meno che monaca - scherza Michele insistendo con lo sguardo sulle mie tette - però... non sai che lei sta arrivando?
- Davvero? Sta arrivando?
- Sì, mi ha telefonato che ha anticipato la partenza.
- Che bello! E a che ora arriverà...?
- Ma, secondo me dopo mezzanotte... sai quanto è matta mia moglie...
- Sai... basta parlare un momento di lei... e già mi torna la voglia... come se il desiderio di sesso che ho lo dovessi o volessi dedicare a lei e alla sua assenza, come dire, in suo onore...
- Ne trovi di scuse... tu sei troia e basta...
- Sarò troia sì... ma adesso dobbiamo rifarlo... amore.
- Masturbati - taglia corto Michele con un gran sorriso.
- Ma... davanti a te... come prima?
- Beh, certo, non credo che con me in casa tu ti voglia isolare dieci minuti, magari in bagno. Fallo qui, in cucina. Io ti sto a guardare. L’unica cosa che ti chiedo...
- Cosa?
- Mettiti i tuoi sandali... voglio vederti figa al massimo.
Ne approfitto per andare un momento al bagno, il vino bianco bevuto sta già facendo il suo effetto. E dopo essermi rinfrescata, calzo i mie sandali e con passo ondeggiante ritorno in cucina dove Michele mi ha atteso mangiando altre due pesche.
Mi piazzo in piedi davanti a lui e senza una parola lascio che le mani mi scorrano lentamente sul seno e sui capezzoli, cerco di sedurlo indugiando a pizzicarli appena, in realtà a indurirli, gonfiarli. Ho i suoi occhi puntati addosso e sono felice di questo. Lo so che non mi sta giudicando, sta solo godendo fino all’ultima goccia di spirito la forza sessuale che sprigiono per lui. E così scendo, con le mani, giù fino ai fianchi, il bacino leggermente proteso in avanti, quasi a incontrare lui che è lì a pochi decimetri. Lui si sta accarezzando, come a tradurre in sensazioni fisiche l’alta tensione erotica che gli comunico.
Guardarlo mentre mi guarda è una stimolazione più forte di quella che mi possono dare le mani, anche se ora mi sono un po’ allontanata e, appoggiata di schiena al muro, le gambe leggermente piegate, comunque faccio il gesto di offrirgli la mia bella figa depilata e come al solito assolutamente in ordine. Ormai le mie dita vanno a incontrare la fessura, ad allargarla, carezzarla, umettandosi via via, anche se un po’ di rugiada riesce comunque a colare giù per l’interno delle cosce. Senza alcun ritegno ora con un dito sto premendo leggermente il clitoride, con movimenti circolari, con l’altra mano accenno a una penetrazione, badando però a non nascondere alla sua vista l’oggetto del desiderio. Ogni tanto mi avvicino le dita bagnate alle labbra per sentire tutto l’aroma dei miei liquidi pre-orgasmici.
- Ti vuoi fare così... con le dita... amore? - mi chiede tutto preso dalla mia stessa furia.
- Sììì... mi piace così... l’orgasmo di prima è stato impegnativo... ahhh... non vorrei indolenzirmi...
- Perché non vuoi indolenzirti?
- Perché... dopo voglio scopare, amore... voglio che tu mi sbatta...
- Ma prima mi regali una bella sborrata, vero? Da quella fighetta vogliosa...
- Sì.. Michele... sììììì... una bella sborrata... lo sai che sto per venire, vero?
- Stai con le gambe larghe, amore... voglio vedere i tacchi diritti e le gambe oblique... sììì... così... - mi incita masturbandosi una canna durissima.
- Dimmi come mi vuoi vedere... che cosa ti eccita... di quello che sto facendo... - lo prego.
- Voglio vederti sussultare nell’orgasmo, voglio vedere le tue dita fradice della tua sborra di femmina, voglio leccarti subito dopo per continuare a farti venire... solo questo voglio. Anzi vorrei che tu lo facessi tutta la sera fino a implorarmi di scoparti duro.
E mentre mi dice queste cose sento che il mio corpo si tende nel solito picco che sta arrivando, fino a che lo urlo, glielo esplodo addosso, perché voglio che veda quanto mi sto facendo godere. Poi, dopo qualche secondo, vado a sedermi sulle sue cosce e gli appoggio il viso e i capelli sfatti sulla spalla.
- Ti amo.
- Io ti adoro e ti amo.
- Aspettiamo Debra?
- Ora le telefoniamo...

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