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Lui & Lei

Matilde 02-10 - Il maschio oggetto


di Alex46
26.02.2019    |    1.233    |    0 7.8
"Voglio solo sesso da lui questa sera, nessun’altra emozione..."
Oggi ho avuto voglia, più voglia del solito! Ci sono delle giornate in cui, se non avessi un rapporto stabile e robusto con Michele, se non avessi il chiodo fisso di Debra, la potrei dare a chiunque. Sì, uscirei alla mattina solo per farmi scopare, non con il primo che mi capitasse, ma di certo senza fare troppe distinzioni.
Sento il disperato bisogno di toccare, baciare, leccare, succhiare e prendere dentro di me un uomo. Intanto in Afghanistan, gli alleati entrano in Kabul.
Se devo giudicarmi solo per giornate come questa, allora potrei essere una vera ninfomane. Ma se pensate che la cosa mi dispiaccia, siete fuori strada. Gli uomini sono troppo belli, troppo fichi, come si fa a resistere?. Se sono anche intelligenti e spiritosi allora sono del tutto irresistibili. Ma anche quelli un po’ “tonti”, poverini, hanno il loro fascino.
Mi ricordo di quella volta che Debra, l’unica persona di sesso femminile che amo e che considero alla mia altezza, mi ha descritto alcune delle sue fantasie su di me.
“Voglio vederti godere!” mi diceva Debra con voce roca e calda dall’eccitazione.
Ed a me di solito piace godere a fondo di un uomo, mi piace farlo come me lo chiede lui, per soddisfarlo e per provare su di me le sempre nuove sensazioni che un uomo mi sa dare, se vuole.
E questa sera sono qui, assieme a Michele, e penso alle parole di Debra. Forse è per questo che lo fisso, ma è anche tutto il giorno che lo desidero. Lui è il tipo che ti spoglia sempre prima con gli occhi poi con le mani. Sento il suo sguardo che mi penetra, come volesse spingere anche gli occhi là dove entrambi sappiamo potrà conficcarmi qualcosa tra poco.
Si vede così tanto che ne ho una voglia bestiale? Penso di sì, da come si accendono i suoi occhi. Ma mi dà fastidio che non comprenda subito, che questa sera riservato a lui c’è solo ed esclusivamente sesso. Di solito a loro maschietti poi va benissimo.
Ma un maschio a volte non ci riesce, a capire.
Mentre parliamo m’invita a sedermi accanto a lui. Ho la gonna al ginocchio e una camicetta trasparente al punto giusto. Sono appena tornata dal lavoro, potrebbero esserci abbigliamenti migliori per sedurre, ma anche lui mi vuole da tutto il giorno e io, oggi, ho voglia di un uomo.
Ma non uno qualsiasi, lui! No, invece forse di uno qualsiasi. Non mi piaccio per questo.
Un conto è dirsi queste cose nell’eccitazione, godere assieme delle proprie fantasie; un altro è sentire che forse è vero, forse un cazzo qualunque andrebbe benissimo.
Mi siedo maledicendo la gonna troppo lunga, vorrei scoprire di più le gambe in modo da costringerlo a spingere gli occhi tra le mie gambe a spiare cosa porto sotto.
Cerco di essere evasiva, per destargli la voglia improvvisa di prendermi, anche un po’ brutalmente. Non mi arrendo di fronte all’evidenza del suo amore per me.
Mentre gli riassumo l’elaborazione del mio lavoro dell’ultimo quadrimestre, così per curiosità sua (lo aveva chiesto la sera prima, ma non c’era stato tempo di rispondere), scivolo in avanti con il sedere, in modo che la gonna, ovviamente, rimanga indietro e mi scopra del tutto le cosce. A lui non sfugge.
Come mi sento donna quando faccio queste cose! La seduzione più semplice, quella dello scoprirsi, a volte con moderazione e con studiata indifferenza, a volte in modo sguaiato e provocatorio. Pare che su un uomo funzioni sempre.
Riesco a scoprire le calze mentre elucubro di tabulati a memoria, so quanto eccitante è la pelle che s’intravede sul limite delle autoreggenti.
Ha gli occhi su di me, un po’ mi guarda in faccia un po’ lascia correre sulle gambe, quindi eccoli sul pube, sugli slip in piena vista, nonostante questa gonna troppo lunga. Mi secca di non essere mai abbastanza scandalosa per lui, è abituato a volermi troia.
Si sta eccitando ma non si muove. Non “sente” quanto sono eccitata io?
Non ci credo, questo sta giocando, questo ha capito tutto e lo fa apposta a non saltarmi addosso.
Mi appoggio a lui e mi strofino senza più parlare. E, finalmente! Le mani, prima sui fianchi e mi stringono forte. Mi piace! Poi salgono lente a tastare il seno prima d’iniziare a slacciare la camicetta. Cerca di baciarmi ma io non voglio i suoi baci. Li rifiuto, anche se lo faccio con discrezione. Voglio solo sesso da lui questa sera, nessun’altra emozione. Unicamente sesso!
Intanto lo spoglio in silenzio, lo denudo completamente prestando attenzione a non eccitarlo più del dovuto, e senza alcuna tenerezza.
Quando è nudo valuto la sua eccitante disponibilità, prendo il cazzo in mano e lo stringo come per saggiarne la compattezza. Un articolo a buon mercato? No, siamo nel gotha dei cazzi, ma è sorprendente come per un attimo ancora una volta sia vittima di una fantasia: quella di avere in mano un altro cazzo, che so, magari più grande, o ancora più duro, perfino quello di un personaggio famoso.
Non ha certo bisogno d’essere stimolato, così lo immagino dentro al centro della mia voglia, cioè nella figa, mentre si muove senza sosta e si spinge a fondo, per riempirmi.
Ho sempre più voglia di cazzo, e adesso che ce l’ho in mano voglio andare subito al sodo.
Ripenso alle parole di Debra e mi eccito ancora di più. Quella frase sul “voler vedermi godere”: ora ti potrei accontentare, Debra. Tra poco, per l’esattezza. Con il cazzo di tuo marito e con te che mi guardi, allora sì che mi vedresti veramente godere, questa sera.
Mi levo la camicetta e gli slip ma tengo la gonna e le calze. Lui è sempre più eccitato, fissa il mio pube nudo, con tanto di figa denudata, bagnata e disponibile. Si sente già dentro di me.
Quando si ha molta voglia di scopare, di sentire il cazzone che va su e giù, allora prenderlo prima per un minutino in bocca è il massimo. Accresce la voglia in modo spasmodico. M’inginocchio ai suoi piedi e gli ingoio il cazzo durissimo. Cerco di spingermelo più profondo che posso in gola, ma non voglio stimolarlo più di tanto. Più mi stimolo io, senza esagerare su di lui, meglio mi sbatterà dopo.
Ora è il momento di lasciarlo e di passare ai nostri dialoghi sconci, prima della penetrazione. Mi alzo e, presi due cuscini, mi stendo sul tavolo aprendo le gambe a mo’ d’invito. Lui mi viene vicino, si china su di me.
- Da quanto è che lo vuoi... che mi vuoi? – gli domando.
- Io ti desidero tutti i giorni, per tutto il giorno.
Si avvicina con il cazzo tra le mani e me lo punta sulla figa, lo strofina tra le labbra e si fa strada, ma non spinge.
- Prendimi! – lo prego, so che quest’invocazione fa sempre effetto su di lui.
Eccolo, finalmente.
- Oggi mi sono masturbata con il dildo... me lo sono portato in ufficio da tanta voglia che avevo questa mattina. Però avevo voglia di cazzo, il dildo era solo un triste surrogato, oggi. Ho pensato al tuo cazzone tutto il giorno...
- Io anche, in un angolo della mente c’eri sempre tu, che stamattina mi avevi detto che ti saresti trombata un esercito di cazzi...
Non spinge con forza ma è inesorabile, lentamente lo sento entrare, mi sto aprendo a lui e lo accolgo. Mi piace sentirlo mentre mi entra nel ventre e... godo.
Non è l’orgasmo, è solo l’inizio. Questo è appagamento di un desiderio, mi sento piena, soddisfatta e finalmente domata. Ora inizio a provare piacere.
- Un esercito no, però ho avuto delle tentazioni pazzesche... sai Marco, quello carino, quello che mi scoperebbe lì seduta stante se gli facessi solo capire una mezza intenzione...
- Cosa è successo con Marco?
- Niente, però ci sono andata vicino. Lui ha capito che oggi poteva essere la volta buona e ha fatto di tutto per attaccare discorso. È stato lì che ho deciso di andare in bagno e finirmi con il dildo, così almeno non ci pensavo più, o quanto meno non a certi livelli di energia.
- E hai pensato a lui mentre ti masturbavi?
- No, ho pensato a te.
- Non ci credo, tu mi racconti delle bugie!
Si muove bene, come al solito. Sa quando spingere e quando rimanere dentro. Potrei anche rimanere stesa sul tavolo e lasciargli il compito di portarmi all’orgasmo ma ora voglio condurre anch’io il gioco.
- Invece è vero... beh, insomma, quasi vero. Un po’ l’ho pensato.
- Oh, così me la conti giusta. Non è da persone normali dover andare in bagno a masturbarsi e non pensare a ciò che hai appena volutamente perso! Io non voglio la tua fedeltà mentale, voglio solo quella fisica, lo sai. Non sono geloso di quello che pensi.
- Sì, l’ho pensato, ma era strano... era come se fosse un Marco diverso, idealizzato alla Michele, o qualcosa del genere.
- Ma cosa vuoi idealizzare con un cazzo di lattice nella figa!
- Michele, sei uno stronzo, e mi piaci per questo. Riesci sempre a farmi sentire splendidamente troia, più troia di quello che già sono, che è già notevole.
- Tu mi piaci troia.
- Ma al mondo c’è pieno di donne, vogliamo dire quasi un miliardo di “chiavabili”? Come faccio a essere la più troia di tutte?
- Non devi fare un grande sforzo... solo...
- essere quella che sono, certo! Ora però facciamo cambio, vorrei salirti sopra.
Lui accetta, steso sul tavolo e sui cuscini e io sopra.
Non mi levo neppure la gonna, la tengo. Mi sembra così di esaudire ancora meglio le voglie della mia giornata, quando ero vestita così. Gli salgo sopra e lo invito con la mano a guidarmelo dentro. Scendo e m’impalo. È diverso da prima, come sempre si aggiungono nuove sensazioni a quelle precedenti, che non scompaiono.
Lo cavalco, lo faccio entrare e uscire più volte. Mi piace... mi piace davvero tanto ma... se lo guardo sento incrinarsi il misterioso equilibrio del piacere.
Sto macinando sempre il dubbio che questa sera non volevo complicazioni sentimentali, cioè non volevo lui ma un qualsiasi maschio. Che non voglio far l’amore con lui, voglio semplicemente scopare. Sarà vero questo? Non riesco a rispondermi, così, inquieta mi sollevo, lo faccio uscire e mi volto. Così gli do la schiena e mi sistemo per prenderlo nuovamente. Non credo che Michele badi a questo mio leggero nervosismo, è semplicemente eccitato all’idea che io voglia adottare questa posizione, quella che tante volte avevamo scelto con Debra presente: perché quella che è lì a guardare può vedere tutto del coito.
Ancora una volta il cazzo scivola dentro di me in modo rapido ed efficace. E anch’io posso guardarmi, vedere il pene entrare in me: lo guardo spingere le labbra della vagina e affondare nella pancia. Penso a Debra, a quanto lei ami proprio questa scena esatta e a quanto mi spiace che non sia presente ora. Ma mi viene da dire dell’altro.
- A te non piacerebbe che ci guardasse un uomo?
- Sì, magari il famoso Marco... quello mi sta già sulle balle!
- Beh, potrebbe essere anche proprio lui...
- E non pensi a che punizione potrebbe essere per lui guardare ma non toccare?
Mi sto godendo questo cazzo meraviglioso, lo sto cavalcando con un leggero moto rotatorio, e mi sto godendo anche questa conversazione come non mai, perciò non ho difficoltà a rispondergli: - No, in questo momento vorrei solo che guardasse e non toccasse...
- Sì, non toccasse... proprio tu. Tu che questa mattina ti sei lasciata sfuggire che avresti preso i cazzi di un... plotone, vogliamo dire? Te lo dico io come andrebbe a finire con il tuo “spettatore”. Mi faresti sborrare e poi ti getteresti su di lui per averne ancora e subito...
- No, prima chiederei il tuo consenso!
- Consenso accordato, Matilde!
Bastano queste tre parole per darmi una frustata di eccitazione, per farmi perdere qualunque ritegno. Ormai lo sto stantuffando come una pazza.
- Sì, me lo scoperei, certo. Aahh! E tu staresti lì a guardare, con il cazzo moscio, saresti impotente, potresti solo vedere le mie sborrate su di lui, il mio trattarlo come cazzo umano, il mio sbattimento di figa su quel cilindro di carne che ha preso il posto del tuo, che si sta bagnando del tuo sperma, che mi sciaborda in una figa fradicia di sborra...
- Se tu potessi scegliere, preferiresti che ci fosse qui Debra oppure Marco?
Non me l’aspettavo questa domanda, davvero bastarda. Ha colpito nel segno questo maledetto figlio di puttana. In realtà non so neppure io cosa vorrei...
- Se ci fosse Debra proverei la morbosa eccitazione di farlo con te davanti a lei, la moglie legittima, con il suo pieno consenso. Lei poi non sta mai a guardare e basta, in genere si masturba alla grande. Proverei, aah, il piacere di essere io al suo posto, perché io sono più brava, più troia, più tutto.
- E se invece ci fosse Marco, lì a tirarsi un segone?
- Questo si può paragonare solo nel caso che io a Marco non la dessi... allora sì che sarebbe una punizione. Questo renderebbe i due casi simili. Ma è praticamente impossibile, lo sai anche tu...
- Quindi...?
- E quindi... quindi devo, aah, proprio scegliere?
Forse sto gemendo e fremendo in maniera troppo plateale, ma questo dimostra che sto godendo solo fisicamente. Manca quell’eccitazione unica che solo l’amore può dare, però questo cazzone che mi faccio scorrere dentro genera un piacere fortissimo.
Forse stiamo esagerando con le congetture, ma il gioco è anche questo... Intanto lui mi afferra per i fianchi e mi solleva lentamente, così da ritrovarci giù dal tavolo. Purtroppo abbiamo dovuto staccarci. Mi sfila la gonna, ora mi vuole completamente nuda, con gli occhi mi promette un orgasmo indimenticabile, ma nello stesso tempo insiste con la sua domanda.
Non voglio deluderlo e rispondo con uno sguardo implorante: - Non so, amore... – ecco, mi è sfuggita la parolina, ora potrei anche dirgli che lo amo, ma non è questo che lui vuole da me.
- Non so... Marco mi piace, ma non sono sicura che sarebbe una buona idea... Sai cosa ti dico? Che potrei scoparmelo solo se voi foste anche un po’ gay e faceste l’amore assieme voi due. Allora sì che potrei farlo. In pratica lui sarebbe la sostituzione di Debra...
- Tu sei pazza, Matilde, tu sei completamente fuori... tu meriti solo che ti spacchi questa figa a colpi duri.
E così dicendo mi penetra con un colpo secco, con tanto di contraccolpo sul muro dove mi ha appoggiata.
- Toh, troia, prenditi questo cazzo che è il mio... provaci solo a toccarne un altro e vedi cosa succede, brutta bagascia che non sei altro...
Ora mi sta facendo veramente godere, sono prossima all’orgasmo, non lo trattengo più. Lui mi sbatte sempre più forte, tiene il mio piacere al massimo livello finché i miei gemiti non coprono i suoi insulti.
- Aahh, arrgh, godo, sborro con il tuo cazzo, è tutto il giorno che voglio venire così, solo tu ci puoi riuscire amore, mi stai facendo, aaahh, godere, come, aahh, aahh, la più gran troia.
Esplodo con una violenza senza pari, con una serie di sussulti tesi a inglobare quanto più cazzo mi è possibile. Poi mi calmo un poco, è stato troppo violento per durare. Lui lo capisce e si ritrae. Penso che voglia svuotarsi nella mia gola, invece mi afferra e mi costringe a voltarmi e a chinarmi. È brutale, devo veramente averlo eccitato fino ai precordi.
Eseguo docilmente, ma il messaggio è: - Puoi prendermi come vuoi, ma sbrigati a venire subito! E ogni volta che mi succede di pensare questo, avviene l’esatto contrario, come se lui avesse le antenne. Eccolo che mi ripunta il cazzo sulla figa, pensavo volesse un finale anale, per me poteva andare anche bene!
Ora che sono soddisfatta e appagata la sua voce mi pare il grugnito di un animale, sta continuando a blaterare che sono una troia, che lui mi manda affanculo me e quel pirla di Marco, che sicuramente un po’ frocetto lo è, eccetera, eccetera.
Mentre pompa con forza dentro di me, geme e ansima come stesse facendo uno sforzo immane. Chiudo gli occhi e inclino il culo in modo da offrirgli il massimo stimolo, in fondo se lo merita.
Non mi da fastidio, ma neppure ho voglia di farlo godere come si deve, questa sera ho già avuto quello che cercavo. Così uso solo la tecnica, sposto leggermente il pube, lo abbasso e lo stringo. Ho la sensazione che ora lui mi senta meglio e che finalmente stia entrando nella disposizione di spirito della sborrata finale.
“Voglio vederti riempire! Voglio che sia proprio mio marito, il mio uomo, a riempirti di sborra” ripenso alle parole di Debra.
Ecco, lo sto facendo ora, farmi riempire dal seme di Michele, da come grugnisce ora direi che ha parecchio da emettere, ma senza Debra non mi va. Eccolo, due ultimi affondi violenti, i lombi che si contraggono... È enorme e sta per venire!
- Ora, ora, vengo, Matilde, ti sborro dentro, ti annego la figa!
Ora è davvero tutto finito, la giornata si conclude qui. Sono appagata, ho soddisfatto la mia voglia, ma ancora mi chiedo perché oggi non gli volevo bene.
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