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Matilde 04-16 - Siamo una coppia bi-porno


di Alex46
24.05.2019    |    12.179    |    0 8.8
"Mentre loro stanno scambiandosi il sybian con grandi carezze e baci, Elisa e Adele hanno preso il nostro posto e si stanno facendo sbattere con i nostri cazzi..."
Un minuto dopo, ad applausi terminati, ci tuffiamo entrambe in piscina e da lì ci godiamo le signore che ci elogiano per nome, ci confidano quanto si sono eccitate. La stessa Elisa, che l’altra volta non aveva preso parte a nessuna evoluzione di gruppo, dice di essersi toccata e di essere venuta di nascosto dalle altre, e in silenzio, guardandoci. Francesca si mette in bocca il mio dildo, perfino...
Segue una mezz’oretta di chiacchiere, in cui non dico facciamo amicizia con loro, ma quanto meno miglioriamo la conoscenza. Noi siamo in acqua, loro più o meno vestite ai lati della piscina. Sono così eccitate da confessarci tutto, i problemi con i mariti, le loro tendenze lesbiche, la noia a volte di giorni troppo uguali nel benessere. E soprattutto le loro voglie, la brama suprema di godere glielo si legge negli occhi a queste signore, alcune sono anche madri di famiglia, quasi tutte a loro modo sono simpatiche. Solo con Rita e Monica tardiamo a familiarizzare, forse perché loro sono una conoscenza solo di oggi.
- E ora siete pronte per la sorpresa? – cinguetta Elisa.
- Quale sorpresa? – domandano in coro le altre.
- Se venite in casa vi mostro – dice Elisa porgendoci due bellissimi asciugamano mentre risaliamo sul bordo con la scaletta. Passando davanti al buffet mi servo di qualche salatino e mi bevo una terza sangria, mentre Debra preferisce qualcosa di analcolico.
Entriamo dunque in casa, così diversa con la luce da quella sera famosa, e lei ci guida in una stanzona dove a prima vista ci sono solo attrezzature da ginnastica, ma guardando meglio c’è anche un letto e soprattutto... troneggianti su un tavolo tre macchine, sicuramente infernali. Una la riconosco, è il sybian, quella sex-machine già vista in azione quella sera al localino con Alba e Monica. Ma ci sono altri due complicati trabiccoli di un genere che non ho mai visto.
Noi siamo assolutamente nude, quindi pronte, se vogliamo, a provare queste macchine del piacere.
Elisa illustra brevemente il macchinario. Sono doni che il marito le ha fatto negli anni, ogni tanto si concedono il piacere di usarle assieme, lui che guarda come la moglie a volte ha voglia di farsi sbattere di fronte a lui. Qualche volta, e di rado, le ha usate con amiche, di preciso con Laura e Francesca.
Oltre al sybian, dunque, c’è una specie di dildo il cui movimento non è su e giù bensì a piccole ondulazioni avanti e indietro; poi c’è una macchina più grossa e più complicata con un lungo braccio che spinge avanti e indietro, in orizzontale, un dildo di dimensioni maggiori. Quest’ultima si chiama Stallion. Tutti e tre i marchingegni sono governabili in intensità grazie alle apposite playstation dedicate. Infine Elisa, orgogliosa, ci mostra anche una strana specie di vibratore, una specie di microfono da appoggiare sul clitoride, in genere mentre l’altra macchina ti stantuffa dentro il dildo.
- Quella con cui io godo di più è comunque il sybian, un modello molto sofisticato che non si limita a muoverti il dildo dentro in su e giù ma te lo agita anche leggermente avanti e indietro. E poi la posizione cui ti costringe è quella più erotica, non vedo l’ora di vedervi... da cosa volete incominciare?
- Beh, voi stareste qui a guardarci come prima? – chiedo io stuzzicante.
- Certo, siamo qui apposta...
- E vorreste vederci venire come prima?
- Sì, ci piacerebbe... però se siete stanche non c’è problema...
- Noi difficilmente ci stanchiamo – azzardo, leggermente immodesta.
- E allora io prendo la macchina piccola, tu quella grossa... ti va bene? Io sono venuta più di te e mi da l’idea che la macchina grossa sia un bell’impegno e ti devasti mica male... vero Elisa? – osserva Debra.
- Per me va bene – dico io, mentre Elisa annuisce a quanto chiesto da Debra.
Detto questo, è tutto molto semplice. Io mi siedo sul letto e mi sistemo in attesa che Elisa mi prepari il macchinario.
- Ti secca se sarò io a governare? – mi chiede Elisa.
- No, affatto, anzi – rispondo.
Intanto Debra si accuccia sopra la macchinetta, preme un bottone per prova e, dopo aver visto il movimento, spegne.
La stessa cosa fa Elisa per me.
Ci spalmiamo di una crema apposita, in dotazione. Ha un buon odore. Siamo vicine, entrambe sul letto.
Quando diciamo d’essere pronte, Elisa riattacca e, dopo pochi secondi, io provo il piacere di questo mostro di Stallion che m’invade la figa, di fronte a sei donne straeccitate. Se ne può perfino sentire l’odore di questa eccitazione, soprattutto della nostra.
Debra s’impala sul dildo, poi accende il meccanismo. Il piacere è immediato, per entrambe. Perché è un atto davvero degradante, credo che questo sia l’ultimo stadio cui si può arrivare…
La stanza si riempie del ronzio delle due macchine, nel mio caso quasi un cigolio, ma subito dopo anche dei nostri mugolii. Non riusciamo a trattenerci, questo è davvero troppo. La mescolanza di trasgressione, esibizionismo e goduria fisica è a un livello tale da essere quasi insopportabile. Preferiamo perciò finirci in fretta, chiediamo assieme che qualcuno aumenti la velocità. Ci accontentano in un secondo, dunque un attimo dopo siamo in piena frenesia, stiamo squassando il letto. Io nell’agitazione mi muovo troppo, il fallo fuoriesce. Elisa è costretta a spegnere e riaccendere: - Ecco perché è meglio farsi legare, con questa macchina... – osserva.
La luce del sole al tramonto entra dall’unica finestra, aperta. E colora di caldo due femmine invasate che si fanno scopare da due macchine, insieme. E blaterano di cazzo e di figa, vorrebbero sborrare il mondo, godono in modo irrefrenabile per parecchi minuti, come se non ci fosse nient’altro sulla terra, come se null’altro importasse, solo la loro figa sbattuta da una miserabile macchina. Sudate fradice per questo godere plurimo mai si compreranno questi aggeggi depravanti. Questo è davvero troppo, anche se ora dobbiamo andare fino in fondo. Mi ritrovo a pensare ad Elisa che si fa sbattere con suo marito che la guarda, che magari si tira una sega, le sborra addosso, a lei che gli dice “piuttosto che farmi chiavare da te preferisco questa macchina di merda!”.
Dopo una serie di umilianti ma esaltanti orgasmi di cui perdo immediatamente il conto, sentiamo improvvisa la voglia di scambiarci il posto: così proseguiamo a venire, non sono orgasmi multipli, sono semplicemente continui.
Ma viene il momento in cui dobbiamo accasciarci sfinite, pregando che qualcuno spenga.
Siamo assolutamente, completamente e definitivamente distrutte: lo sguardo stravolto preghiamo di non insistere, di non farci provare più nulla.
Nel frattempo Francesca e Laura si sono denudate e si stanno dando il cambio sul sybian, con urla e squittii fortissimi. Poverine, dopo un pomeriggio così...
Noi stiamo a guardare inebetite, Francesca e Laura godono come pazze. Dopo è la volta di Monica e Rita, che prendono il loro posto leccandosi prima il fallo fradicio degli umori delle amiche. Anche loro si danno il cambio, e basta poco per farle godere. Mi piace come viene Rita, mi ricorda me. Non hanno un corpo perfetto, comunque si muovono bene e mi sembrano molto affiatate tra loro. Devono essere del tutto lesbiche, sono infatti le uniche a non essere sposate e a non aver mai parlato di un uomo.
Mentre loro stanno scambiandosi il sybian con grandi carezze e baci, Elisa e Adele hanno preso il nostro posto e si stanno facendo sbattere con i nostri cazzi fradici.
Debra e io ci guardiamo: a costo di morire, dobbiamo avere l’ultima parola. Aspettiamo pazientemente che tutte abbiano finito, poi lentamente, in modo quasi teatrale, ritorniamo assieme sul letto, munite dei nostri dildo. Sono quasi le otto di sera e siamo a pezzi. Lo diciamo, che siamo sfatte, che raramente ci siamo ridotte così. Se siamo così è perché loro ci hanno incitato per avere da noi l’ultimo spasimo.
- Dunque vogliamo chiudere in bellezza, per voi. Ma se sveniamo, dovete farci rinvenire... – concludo con un sorriso piuttosto stanco.
Debra si getta subito a leccarmi la figa, io sono così sensibile che, tette tra le mani, sento che sta per arrivarmi l’ennesimo orgasmo. La sto a guardare mentre mi lecca, quasi incredula di poterlo ancora fare invece di essere in catalessi in qualche angolo della stanza. Poi Debra ha in serbo una cosa che fa raramente, mi penetra dapprima con uno, poi con due infine con quattro dita, platealmente, come una macellaia farebbe con una scrofa. E io godo in modo pazzesco, urlandole tutto il mio amore e il mio odio per dover subire un gesto così osceno. Non la smetto più di venire, è preoccupante. Debra sostituisce alle dita il mio dildo, io le riporgo la figa mentre mi sgrilletto senza la minima vergogna, sborrando lo sborrabile, fino alla fine di una serie interminabile di sussulti, lì, nuda come un verme, nelle mani della mia amante.
Poi tocca a me restituirle il favore, solo che io passo subito alle quattro dita, cercando di agganciarle la parte più sensibile all’interno della figa, quella che nessun dildo potrebbe andare a titillare. E i risultati si vedono, subitanei. Debra viene come una cavalla, se possibile ancora di più che sotto la tortura troppo piacevole delle macchine... Mi prega di non smettere, urla come una pazza, abbiamo paura che qualche giardiniere dei dintorni intervenga.
Ma nessuno si fa vivo, siamo solo noi e il nostro sesso impazzito. Quello stesso sesso sconvolto e drogato di se stesso che ci fa finalmente correre al sybian, in gara a chi arriva prima. È lei la fortunata, ci sale sopra a quel cazzo viscido delle sborrate delle altre donne: ma è nel culo che lo fa entrare, io mi aggrappo in ginocchio alla playstation, le sto vicino mentre urla a perdifiato come se le scavassero nel ventre, come se il piacere e il godimento glielo scolpissero a colpi di cazzo finto...
Dopo un po’ non la riconosco più, ha il viso assolutamente stravolto ma non riesce a staccarsi da quella macchina infernale. Sono io a spingerla via, a metterle il controllo in mano e quindi a cavalcare per un po’, cercando di sopravvivere con la coscienza ormai ridotta a un lumicino alle onde di godimento supremo. Ma a differenza sua, continuo a farmi sbattere la figa.
Mi devono allontanare, perfino le troie intorno hanno avuto paura che succedesse qualcosa, magari un infarto. Debra e io stiamo lì almeno una mezz’ora a cercare di riprenderci, instupidite dal troppo godere.
Sono quasi le nove, ed è ancora abbastanza chiaro. Ci chiedono se vogliamo fermarci a cena, che qualcosa si poteva rimediare. Loro si fermano tutte, noi sappiamo già come andrà a finire. Pertanto decliniamo, gentili ma ferme. Rinfrescate, poi rivestite, quando siamo ormai sul punto di andarcene, dopo aver salutato tutte, Elisa ci accompagna al cancello. Sorridendo ci porge una busta, pregandoci di accettarla, come d’accordo.
- Fai una cosa, Elisa. Non stare a dire alle altre che non vogliamo denaro, però tu adesso questi soldi li tieni e domani li destini a qualche opera di bene, che so, in Africa, in Asia, per qualche terremoto o tifone – le dice Debra.
- No, non vogliamo soldi. Non ci offendiamo, però non li vogliamo davvero. Noi abbiamo fatto tutto questo esclusivamente per il nostro piacere e quello del nostro uomo. Scusaci – aggiungo io.
- Va bene, non insisto. Però è giusto che io lo dica alle altre che voi avete voluto fare beneficenza. Allora... ciao! E ancora grazie! La mia casa per voi è sempre aperta, telefonatemi quando volete!
Ci attende un breve viaggetto in macchina nelle ombre serali, dopo aver telefonato sollecite a Michele che stiamo arrivando. Siamo così sfinite che quasi non ci scambiamo una parola e troviamo solo la forza di sorriderci ogni tanto.
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