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Matilde 03-15 - Pensando a Debra


di Alex46
10.04.2019    |    882    |    0 6.0
"Sono di sicuro lettere scritte dai redattori, non dalla gente..."
Il giorno dopo non mi sento bene, preferisco non andare al lavoro. Ho tosse e raffreddore, così, dopo la telefonata per avvertirli, me ne ritorno a letto, sola soletta. Prima di sdraiarmi, l’occhio mi casca sull’apposito raccoglitore delle riviste. Ne pesco due o tre a casaccio. Tra queste c’è un Penthouse, che evidentemente ha comprato Michele.
Non sto molto bene davvero, ma evidentemente dal punto di vista sessuale sono sempre in forma. Sfogliando la rivista mi eccito esattamente come succederebbe se stessi bene...
Mi abbasso i pantaloni del pigiama, sotto i quali non porto slip. Mi viene da pensare che farei bene a non metterle mai le mutandine: così potrei masturbarmi in ufficio molto più comodamente di quello che già faccio.
A parte le solite bellissime modelle, ogni tanto mi piace leggere le lettere. Sono di sicuro lettere scritte dai redattori, non dalla gente. O almeno i redattori le riscrivono: però sono spesso curiose e riescono a eccitare in men che non si dica.
Mentre con la mano sinistra giro le pagine, con la destra mi accarezzo le tette. I capezzoli sono assai sensibili, sono ancora sensibili da ieri sera quando erano in due a mandarmi in paradiso con la loro gioia di essere e di godere con me.
Non appena leggo di due donne che scopano assieme, mi fermo per riprendere fiato. Il pensiero di avere Debra qui mi fa scendere la mano dalle tette al basso ventre, sulla figa che ormai si è bagnata.
Preferisco scostare la rivista mentre m’infilo due dita e comincio a salire e scendere, con il ritmo che piace a Debra. Pensando che sia lei a farmelo, con le dita sì, ma con la testa vicina. Mi sembra un sogno.
Sarà che forse ho un po’ di febbre, ma sento dei brividi per la schiena. M’infilo un terzo dito, ma poi rallento. Non voglio farmi una sveltina, tipo quelle che mi faccio al bagno dell’ufficio.
Anzi, sto anche pensando di usare un dildo, ma il pensiero di alzarmi mi fa realizzare la mia pigrizia momentanea. E continuo così, ringraziando che mi posso curare in questa maniera così piacevole.
Ogni tanto do un occhio alla rivista, che ho lasciato aperta su due modelle che si leccano. Ma alla fine il desiderio è più forte e così dopo un minuto mi sono risistemata sul letto, con i pantaloni abbassati, la figa e la pancia fuori, con un bel dildo a mia disposizione che mi riempie la figa e mi promette una sborrata senza confini.
Per un momento penso di continuare così per tutto il giorno, l’idea di consegnare il dildo a Debra impregnato di figa, anche se so che questo non è possibile, mi fa morire di eccitazione.
Potrei telefonarle, ma mi ha detto che oggi è una giornata speciale, molto importante: meglio non disturbarla. Potrei telefonare a Michele: lo faccio meno spesso, forse vale la pena, magari però non è il momento.
Finisce che sborro così, pensando a cosa avrei potuto fare, senza rendermi conto che l’orgasmo stava salendo per conto suo.
E lo sento, lo sento che mi stanca. Sono spossata quanto serena. Come se fossi stata scopata e qualcuno mi stesse ancora ripulendo la figa con la lingua e io stessi lì, inerte.
Al tardo pomeriggio Debra rientra. Io mi ero addormentata, ero stata così sul letto senza fare nulla. Lei mi vede ancora con le gambe spalancate, il dildo accanto. L’odore di figa è ancora per aria.
Dopo una veloce puntata in bagno, Debra è già al mio capezzale e mi sta leccando come se per tutto il giorno non avesse pensato ad altro. Mi accarezza anche le tette e mi mordicchia il clitoride. La lingua a ogni colpo va sempre più giù.
Poi mi riscuoto, le faccio capire che la voglio leccare anch’io, così come è ancora vestita. Lei si sdraia sopra di me, io le entro sotto la gonna, le scosto le mutandine e la penetro mentre lei continua a fare lo stesso con me. Sa ancora di buono nonostante un’intera giornata di lavoro.
- Dai, veniamo assieme!
- Sì, Matilde. Oggi è stata una giornata bestiale, ma tornando a casa mi sono accarezzata a ogni semaforo. Non vedevo l’ora di averti tra le braccia.
- Ad ogni semaforo?
- Sì, anche se non facevo a tempo a venire... ma mi stavo eccitando per te.
- A Michele ci pensi tu, amore? Io credo che dopo questa con te, sarò fuori combattimento...
Il nostro 69 si conclude con una bella venuta, specialmente da parte sua.
- Starò a guardarvi, però – aggiungo con l’aria complice e furba.
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