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Matilde 03-01 - Senza sapere chi sei


di Alex46
21.03.2019    |    7.895    |    2 8.5
"Mi fa sdraiare e mi mette la lingua dove prima aveva il cazzo..."
«Sto tornando da un viaggio di lavoro, è notte fonda, la strada è libera e lascia tempo per spaziare con la mente...
Penso a tutto quello che è successo tra noi, quando a un certo punto un pirla qualunque mi supera e rientra davanti a me quasi tagliandomi la strada.
- Ma che cazzo fa quel deficiente?
Si allontana e io penso “non hai un Ferrari... vuoi correre? Adesso ti faccio vedere io con chi hai a che fare”.
Spingo sull’acceleratore e dopo poco gli sono a culo: siamo entrambi sulla terza corsia. Dentro di me gongolo come una scema.
- Allora? Che fai, non ti sposti?
La sua Passat metallizzata rientra e io con un piccolo movimento del piede premo un po’ il pedale. Siamo illuminati dalle luci giallastre di un autogrill, posso guardarlo di sottecchi. Posso vedere che mi sta accennando un sorriso.
Basta quello per scaldarmi, in quei giorni non avevo fatto sesso, quindi la bestia in me non era per nulla latente. Dopo tutto quel lavoro, non ci voleva una traversata notturna di mezza Italia, ci voleva una sana scopata. E allora, via.
C’è ancora un po’ di spazio per affondare sull’acceleratore, ma la macchina è quasi al massimo, sento che non è prudente, decido di spostarmi quando il tachimetro segna quasi 180.
Guardo lo specchietto e lui è di nuovo lì. Mi risorpassa e i nostri occhi si incontrano nuovamente, ma questa volta nella semioscurità.
- Bello... allora cerchi guai!!!
L’adrenalina nel sangue aumenta, e solo perché sono molto concentrata non mi metto a pensare che avrei voglia di fare una scopata proprio in quell’istante su quella macchina... con un perfetto sconosciuto... senza neppure averlo visto bene in faccia.
Ci sorpassiamo per un po’ di tempo poi, in un momento in cui sono davanti, decido l’ovvia opzione di fermarmi in autogrill, sicura che mi segua.
Quando scendo, lui mi posteggia vicino e non riesco a trattenermi dal dirgli “Complimenti!”, come dire, brutto pirla, ti sembra il modo di guidare, riferendomi al suo primo taglio di strada.
Non parla, ostenta tanta di quella sicurezza da fare quasi rabbia... ma in me scatena pensieri osceni!
Lui l’ha capito benissimo. È solo questione di un attimo, poi ci avviamo assieme verso l’ingresso. Giunti alle luci della porta girevole, si avvicina e mi infila selvaggiamente la sua lingua in bocca, e io gli rispondo con uguale violenza.
Sono lì in piedi, vestita da lavoro, con sopra però la giacca a vento. Credo di essere ben desiderabile... Le sue mani si infilano tra i miei capelli, lungo la schiena, giungono al culo e lo stringono.
- Credo che del mio rossetto non ci sia rimasta più traccia! – esclamo ridendo quando ci stacchiamo. È carino, potrei trombarlo lì.
Anche lui ride e mi chiede dove abito... non eravamo distanti da Milano, più o meno ad Agrate. Gli propongo di venire da me. Lo dico senza pensarci, ne sono sorpresa ma sento che deve andare così. Lui accetta. Roberto avrà le sue prime corna.
- Seguimi!
Senza neppure entrare al bar, ritorniamo alle auto, salgo sulla mia e riparto, seguita a ruota da lui. Mentre guido verso casa mi perdo via con la testa, pensando che sono una pazza, ma chi lo conosce questo? Però è un tipo che mi piace.
Poi guardo lo specchietto e mi dico che si vive una volta sola, che non siamo due bambini e che se deve succedere qualcosa tanto vale che sia un’avventura vera.
Posteggiamo davanti a casa, ci riabbracciamo davanti al portone, saliamo, poi appena entrati, neanche ancora tolte le giacche, gli dico: - Vuoi un caffè?
- No, voglio che mi fai un pompino.
Lo guardo e penso “Cosa credi, di avermi sconvolta?” E così rilancio immediatamente.
- Ma se non ti spogli, come faccio?
- Fallo tu!
Gli slaccio la cintura, il bottone, abbasso la cerniera e lascio scivolare giù i suoi pantaloni.
Mi inginocchio, gli tengo le mie mani strette sulle natiche e con la lingua seguo il profilo di un cazzo che ha raggiunto una buona dimensione. Poi lo succhio piano, lo avvolgo in un sali e scendi facendo pressione con le labbra. Lui comincia a dare segni di piacere e preme la mia testa contro di sé.
- Succhia, succhia... - mi dice. Ma io non voglio fargli bocchini, voglio scopare e subito. Mi fermo, mi alzo e in un impeto di violenza lo trascino sul divano, mi spoglio e allora lui fa lo stesso. Gli chiedo di mettersi il preservativo, poi quando lui riesce a prenderlo da una sua borsa dico: - Te lo infilo io.
Siamo pronti, la mia eccitazione è al massimo, ma anche lui non scherza, le sue mani mi stringono avide e mentre mi entra dentro, così, senza alcun altro preliminare, mi stringe allo spasimo.
Siamo piuttosto disordinati e ingordi, a volte andiamo a tempo a volte no, è selvaggio, rude... e mi incita a parlare... - Ti piace il mio cazzo?
- Sì – ed è vero.
- Lo vuoi tutto dentro che ti spacco la figa?
- Sììì - mi lascio andare completamente e le parole escono da sole tra un sussulto e l’altro... - dai, sbattimi così, più forte, sììì, mi piace il tuo cazzo. Perché non ti conosco, non so neppure come cazzo ti chiami, mi piace fare la troia così, con uno sconosciuto. Ho visto subito che mi piacevi, che eri un bel tronco di cazzo, dai, così, dai!
In breve siamo bagnati di sudore, i movimenti diventano sempre più veloci... lo sento che dice “vengo, vengo!”
Allora mi lascio andare anch’io del tutto e ci regaliamo un orgasmo da ricordarcelo.
Nonostante sia venuto, lui per un po’ continua, poi si ferma e lo tira fuori, prende fiato e io con lui.
Mi guarda e dice: - Non pensare che sia finita.
- E chi lo pensa? - rispondo maliziosa.
Mi fa sdraiare e mi mette la lingua dove prima aveva il cazzo. Si sta leccando tutta la sborrina della mia venuta. Perdo di nuovo controllo, ora sto tirandomi la sua testa verso la figa, ho le dita artigliate ai suoi capelli, biondi, quasi dorati.
Riesco nella mia eccitazione anche a pensare: “ma io questo l’ho almeno guardato bene in faccia?”, poi ogni dubbio si ricolloca perché, pur senza aver smesso di godere, ora l’orgasmo ha raggiunto il suo culmine.
Lui è di nuovo eccitato, si muove sul letto per assumere la posizione del 69.
- Allora, adesso me lo puoi fare questo pompino?
E riprende a leccarmi, mentre io cerco di accontentarlo. Ci vuole un po’, io mi godo il suo gran leccare ormai senza più orgasmi ma poi decido di finirmi con un dito sul clitoride. Bastano poche stimolazioni per sentire di averne ancora, lui capisce che io sto arrivando e a quel punto mi sborra in bocca, mentre io vengo debolmente.
Stiamo lì un qualche minuto, poi ci riaccostiamo testa contro testa.
- E ora il copione direbbe che te ne devi andare...
Lui accondiscende stringendo leggermente le labbra. Mentre ci rivestiamo penso che non c’è stata tenerezza, ma neppure c’è stata volgarità; non c’era pudore, ma una fortissima attrazione, forse l’ennesima illusione.
Ci salutiamo e scopro che ha due occhi intensi.
- Come ti chiami?
- Debra. E tu?
- Giovanni. Posso avere il tuo numero?».

- Vi piace? – ci chiede Debra, interrompendo il racconto. Io non le rispondo, sono troppo assorta nello sfregarmi tra le cosce, piano però, per non godere e potermi centellinare il piacere del suo racconto.
Michele è anche lui attento, ha di nuovo il cazzo duro, se lo sta carezzando con parsimonia. Ci limitiamo ad annuire, facendole chiaramente capire che vogliamo sentire il seguito.
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