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Matilde 03-25 - Il dopo garage


di Alex46
27.04.2019    |    2.506    |    1 9.4
"Michele si appoggia stringendola a una mia caviglia, ma Debra nonostante abbia la testa sulla mia figa spalancata non la degna d’uno sguardo e continua a..."
Messo piede in casa ci precipitiamo in cucina, così come siamo. È un attimo preparare un piatto freddo di formaggi e affettati, con il solito cabernet a portata di mano. Siamo felici, ridiamo per tutta una serie di piccole battute. Dentro di noi sappiamo che la seratina è ben lungi dall’essere conclusa.
Debra e io siamo vestite esattamente come prima della sessione fotografica, solo le nostre intimità sono diverse e sanno di sesso. Io quasi me lo sento, come pure mi sembra di sentire il sesso di Debra in tutta la sua complicità.
Ora però vogliamo compiacere il nostro uomo. Abbiamo fatto quello che ha voluto, ci siamo compiaciute di mostrarci in tutta la nostra troiaggine, ma adesso vogliamo da lui del sesso vero.
Debra e io andiamo in bagno a lavarci e indossare sotto microgonna e hot pants un bel paio di mutandine, io azzurrine, Debra bianche. Poi decide anche di cambiare reggiseno e ne indossa un altro coordinato con gli slip.
Uscite dal bagno ci facciamo guardare da Michele, poi io approfitto di un momento in cui lui è in piedi per togliermi ancora il reggiseno rosso e accostarmi a lui di schiena, in modo che lui mi possa abbracciare. Lui è già a torace nudo e mi cinge il busto da dietro, appoggiandomi la mano sulla pancia. Anche Debra si avvicina, non esita ad appoggiargli il seno, ancora coperto, sulla schiena, lui le cinge la coscia destra, costringendola quindi ad avvicinarsi sempre di più. Debra si tocca le tette con fare voglioso, Michele mi bacia la spalla, io giocherello con la mia microgonna.
Dopo questo momento di amorosa vicinanza, mi discosto per sfilarmi la microgonna, e così anche Debra si toglie gli hot pants. Michele ci osserva in piedi, noi ai suoi lati, sembra che aspetti che lo spogliamo.
E così facciamo, Debra gli abbassa i jeans, io già vado a frugare alla ricerca del cazzo, quando ci accorgiamo che il nostro è senza boxer, per questo che all’interno la patta è tutta bagnata!
Mentre Debra lo aiuta a liberarsi dalla copertura dei jeans, io non mi piego e accetto il suo bacio sul collo. Gli tengo il cazzo in mano, sento che s’indurisce e s’ingrandisce sempre più. A entrambe lui appoggia le mani sulle natiche, per tenerci strette. Poi però ci fa capire che vuole che glielo prendiamo in bocca, che lo lecchiamo, da ogni parte. Così ci mettiamo accucciate e iniziamo a dargli grandi leccate, senza badare molto al fatto che spesso le nostre lingue si trovino a leccarsi a vicenda. Facciamo anche del rumore, ci piace che questo gesto sia il più osceno possibile. Lui ci spinge le schiene verso il suo sesso, per costringerci quasi a leccare senza requie.
È bello il nostro uomo, senza un filo di grasso, muscoloso. Protende il bacino in quella posizione che solo gli uomini possono assumere, come a dire che il cazzo è tutto nostro. E i suoi pantaloni sono lì a mezz’aria.
Andiamo avanti qualche minuto a officiare il membro, come fosse sacro. Lui se lo tiene con la mano in modo che resti abbassato, per favorirci. Senza rendercene conto, Debra e io ci siamo divise i compiti: lei lecca la punta e il glande, io mi dedico di più alla base e alle balle, quasi cercando di entrare con la lingua, facendo pressione, tra queste e il pene.
Questo sembra piacere molto a Michele, lui starebbe lì tutta la sera a godersi leccata e pompino, ma il risultato è che anche noi ci ritroviamo di nuovo infoiate, come se la serata iniziasse ora. Quasi a un segnale, sia Debra che io cominciamo a toccarci da sole la figa, scostando appena con le dita la sottile striscia di stoffa delle mutandine. Questo ci dà un sollievo parziale, ma allo stesso modo ci rende ancora più fiere di quello che stiamo facendo.
Michele ha gli occhi ben aperti e vede quello che stiamo negoziando, ma ugualmente io riesco a dire tra una leccata e l’altra: - Anche tu ti stai toccando, Debra? Non ne hai ancora abbastanza per questa sera, vero? Vero che è bello leccare Michele e accarezzarsi?
- Mmmm – risponde dopo un po’ Debra – mi eccita un casino succhiarti il cazzo Michele, mi eccita da bestia pensare che tra un po’ lo prenderò dentro. Mmmm... così mi tocco, lo so che ti piace che mi tocchi... mmmm.
Questo dialogo ha il potere di portare Michele alla soglia dell’orgasmo. Così poco dopo ci fa segno di smetterla, se no ci sborrerebbe in faccia.
Mi rialzo e mi accosto al tavolo, in piedi mi cerco la vulva sotto le mutandine, che scosto per farla vedere. Debra mi raggiunge e si china su un mio capezzolo, forse pensa di non aver dedicato ancora attenzione sufficiente alle mie tette. Michele ne approfitta per calare lentamente gli slip a Debra e mentre lo fa le bacia il fondo schiena.
Ormai Debra è scoperta, si capisce che sarà la prima ad assaggiare la delizia di Michele, che intanto si siede sulla sedia, con una canna così diritta da fare impressione. Ha le gambe allungate, a piedi nudi, sembra essere in attesa che una di noi si sieda sul suo cazzone. Debra afferra al volo la situazione e scavalca le gambe di Michele, restando però in piedi e dandogli la schiena. Sembra quasi che voglia la mia benedizione.
Io mi avvicino, la bacio teneramente ma a labbra bagnate, mentre lei mi cinge la schiena per attirarmi a sé. Con l’altra mano si appoggia sulla sua coscia. È spalancata sopra suo marito che le punta il membro verso la figa, senza però alzarsi per entrare. Io le accarezzo un seno attraverso la stoffa del suo bra, ma nello stesso tempo non esito a toccarmi la figa. So che è lei la prescelta. Il bacio vuol dire “vai, tocca a te”.
Per un po’ stiamo in questa posizione, senza che Debra si decida a farsi penetrare. Poi, con un sorriso, si stacca, mi fa sedere sul tavolo, a gambe semiaperte. Deve avercela su con i miei capezzoli perché subito dopo è china su uno di loro e mi lecca come una bambina viziata. La sedia dov’era seduto Michele è finita per terra di lato e lei ci ha appoggiato un piede con il solito sandalo rosato. Michele si è messo dietro di lei e la penetra, approfittando della sua posizione reclinata e aperta. Incomincia il va e vieni, mentre io mi accarezzo la figa senza alcuna vergogna, sempre scostando le mutandine.
- Non voglio ancora venire – dice Michele – voglio vedere come fate ancora un po’ le troie per me.
Allora mi separo da Debra e vado a sdraiarmi sul divano, non prima di essermi anch’io calata le mutandine. Sono lì, nuda, attendo che qualcuno venga a farmi fare qualcosa. Ed ecco che Debra si dispone carponi sopra di me, offrendomi il culo da leccare. Io le abbraccio il bacino, la attiro alla mia bocca e inizio una serie furiosa di leccate al buchino. Lei fa cenno a Michele di mettersi a canna eretta davanti a lei e subito dopo, appoggiata sulle braccia diritte accanto al mio bacino, si mette a leccarlo ripetutamente dal basso verso l’alto mentre Michele si tiene e si strizza la punta.
Debra sta per godere, lo sento. Quasi mi stringe i sandali sulle tempie mentre alza il culo su e giù per fare in modo che la mia lingua entri sempre di più. Michele si appoggia stringendola a una mia caviglia, ma Debra nonostante abbia la testa sulla mia figa spalancata non la degna d’uno sguardo e continua a leccare Michele. Fino a che mi viene a sussulti in faccia, ed è la quarta volta, questa sera.
Dopo qualche istante si rialza in piedi, sorridendo: - Facciamo un gioco – dice complice e, senza aspettare alcuna risposta, trascina Michele ancora una volta seduto sullo sedia rimessa diritta.
Si dispone in piedi a cavalcioni delle sue gambe, dando a lui la schiena, poi mi chiama a sé.
Io mi avvicino a lei, che mi abbraccia, nel frattempo si è tolta anche lei il reggiseno. Siamo tette contro tette, lei accenna a una specie di danza, un po’ avanti un po’ indietro, cercando anche di abbassarsi e costringendo me a fare altrettanto.
Allora capisco: lo scopo è quello di giocare con il cazzo di Michele, non fargli capire quale sarà la figa che si concederà. Dopo un po’ lo sento, ogni tanto lo sfioro ma Debra non cessa il moto ondulatorio. Solo ora mi accorgo che Debra aveva nel frattempo avviato un CD, e che ci stiamo muovendo a suon di musica, Personal Jesus dei Depeche Mode.
Debra mi sorride, mi fa le boccucce, come stesse davvero ballando, mi sta letteralmente seducendo. Dio, come mi piace....
Ma Debra è una gatta cui piace cambiare gioco spesso, e ora è davvero scatenata. Ora ha deciso che vuole prendersi il cazzo di Michele, ma me lo vuole far pesare, vuole che anch’io la compiaccia in questo suo essere regina. Mi spinge ancora sul divano, mi mette le tette in bocca, mi appoggia la figa sulla mia, si struscia. Michele a questo spettacolo non resiste, si avvicina da dietro e la penetra senza il minimo complimento, tanto è fradicia che di più non si può. Io sento che la sua figa cola addosso alla mia tutti gli umori, e il cazzo di Michele che va su e giù fa rumori osceni, spingendo il liquido dell’orgasmo precedente a gocce sulla mia pancia, sento l’umido della sborra di Debra, e questo mi fa diventare pazza di voglia....
Lei ormai è del tutto concentrata sull’uccello che sta prendendo, ha la schiena ricurva, lo sguardo verso l’alto a occhi chiusi... sì, sta godendo ancora, tra poco almeno, lo vedo...
- Mi fate venire ancora... mi sento così vacca... no, ancora un momento.
E, detto fatto, si rialza di nuovo, con gran dispiacere di Michele che stava per concludere. Lo fa sedere ancora una volta sulla sedia appoggiata con la spalliera al tavolo. Poi prende un’altra sedia e la piazza sopra al tavolo stesso.
- Siedi sopra lì, Matilde!
Aiutandomi con le ginocchia salgo sul tavolo, poi spalanco le gambe e mi metto a cavalcioni, protesa in avanti.
- Così, bene in avanti, la figa devi averla qui davanti alla mia faccia!
Lei si siede a cavalcioni di Michele, poi con un dito comincia a sditalinarmi e un attimo dopo mi penetra. Io sono lì, a gambe divaricate a 140 gradi, i tacchi sul tavolo, lei intanto aiuta Michele a impalarla e ricomincia il coito interrotto di prima. Mentre si agita su e giù, mi tortura con quel dito, nessuno si accorge che le si slaccia perfino la catenina in vita e le cade per terra. Pretende che io mi accarezzi il clitoride.
- Accarezzati, Matilde, fallo per me, goditi questo sesso coniugale... lo vedi questo è mio marito che mi scopa, come è suo dovere fare. Ed io me lo scopo, mentre tu stai qui a masturbarti e a guardare. Ti piace? Come è scopare mio marito? Lo sai bene, vero, brutta troia che non sei altro?
- Tu sei una troia vera, con un marito così hai bisogno anche della figa da leccare e da toccare. Non ti basta mai, sei venuta quattro volte questa sera, e io solo due per mano tua, neanche di Michele. Sei cattiva... ma mi piaci così, perché sei una grande figa, sei la donna più figa che io abbia mai conosciuto o visto.
- Tu sei la figa, tu... ahhh, dio mi fai venire Michele, tu mi stai facendo sborrare di nuovo, sento che mi stai sfondando, amore...
- Sei tu che ti sfondi, sei tu che governi questa cavalcata... Debra, ti amo! Tra poco vengo anch’io...
E nel sentirli proclamare la loro vicinanza all’apice, io li precedo con un urletto imprevisto, ed è una sorpresa anche per me: di quegli orgasmi improvvisi, leggeri, quasi cerebrali.
E loro, di fronte a me che gemo sommessa, si lasciano andare a una sborrata liberatoria, di quelle possibili solo dopo una serata di sesso represso. Solo dopo alcuni minuti Debra la smette di agitarsi e si accascia letteralmente addosso a suo marito.
È il momento che i due si riposino un poco, li lascio così seduti una sull’altro e vado in cucina a preparare qualcosa di fresco da bere. Torno in soggiorno con della spremuta d’arancia per tutti.
- Ragazzi, questa sera mi pare che andiamo forte! Ricordatevi però anche un poco di me, povera bambina abbandonata...
- Se ne hai ancora voglia, perché non ci fai vedere di cosa sei capace? – mi provoca Michele.
- Cosa vorresti vedere, qualcosa di molto erotico o di molto osceno?
- In questo momento non sono in grado di apprezzare queste differenze così fini...
Allora io afferro il mio dildo, sempre quello rosso, lo lecco in punta poi dico scandendo le parole: - Va bene, adesso allora mi masturberò per voi, davanti a voi. Non dovrete fare niente, solo guardare ed eventualmente incoraggiarmi a essere ancora più troia. Fino a che non sborrerò come una fontana, dalla voglia che ne ho. Assumerò tre posizioni, l’ultima sarà quella decisiva. Guardate!
Detto fatto, vado in stanza a cambiarmi le scarpe, per indossarne un paio di pelle nera, con un tacco più alto, molto meno “sportivo”. Ritorno in soggiorno con passo regale, riafferro il dildo, lo lecco ancora, poi, assicuratami che loro siano sempre lì seduti a guardare, mi accuccio e appoggio la schiena sul bordo del divano, le gambe spalancate e i piedi ben appoggiati per terra. Quasi il culo tocca il pavimento, perché è proprio all’altezza dei talloni, io li guardo entrambi in un modo che potrebbe sedurre un santo, poi, decisa, m’infilo con un colpo solo lo strumento nella figa. Mentre me lo muovo, non chiudo gli occhi, li guardo fissi, senza sorridere, con aria di sfida, come a dire “non mi avete voluto, e adesso vedete un po’ cosa vi siete persi”.
La mia masturbazione deve fare immediatamente il miracolo. Michele si sta già massaggiando il cazzo, che non ha più l’aspetto floscio di prima. Debra sembra trasfigurata, davvero intenta a osservarmi, come se fosse lei stessa a farlo. Il dildo entra ed esce e ogni volta muove un poco le grandi labbra, che sono gonfie, ripiene di voglia. Ed io sento nella pancia e nel profondo quel desiderio di riversare sul mondo tutto ciò che ho dentro.
Ma è giunto il momento di assumere la seconda posizione, che in verità avevo pensato solo durante la prima: non c’era nulla di programmato.
Così mi accascio per terra, mi appoggio sul fianco destro con la gamba corrispondente un po’ piegata; l’altra gamba l’alzo raso terra, in modo da potermi raggiungere la figa con la mano sinistra e continuare a stantuffarmi. Ora in volto mi si può leggere euforia e godimento, concentrazione sul prossimo orgasmo, molto prossimo. La testa è abbandonata di lato sul pavimento, i capelli sparsi, gli occhi chiusi. Tra poco godrò.
- Matilde – sei una cosa da far arrapare un morto! – m’incita Michele.
- Sembra che ti sei esercitata – ironizza Debra – cosa hai fatto, le scuole dalle suore? Oppure hai lavorato in un localino... vai così, che vai forte. Ci fai sentire delle bombe pronte a esplodere...
In quel momento mi viene un’idea fulminante, un’idea trasgressiva. Un po’ me la covo, continuando a masturbarmi, poi decido di metterla in pratica.
E così assumo la terza e ultima posizione.
M’inginocchio a terra, rivolgendo loro la schiena. Poi allargo le ginocchia il più possibile, una posizione faticosa, pur non essendo la spaccata, perché le gambe non sono distese bensì ripiegate. Quindi abbasso il busto, testa compresa, fino al pavimento. Credo di sembrare una rana. Ed è così che m’infilzo ancora. Dalla loro posizione privilegiata vedono il dildo quasi sparire, le labbra si tendono, la figa quasi mi scoppia, ma mi provoca una goduria tremenda solo il pensare quello che loro osservano.
- Michele, portami per favore uno specchio, voglio vedere anch’io quello che vedete anche voi.
Un attimo dopo lo specchio è lì appoggiato sul pavimento e io posso vedermi mentre m’infilo il grosso cazzone rosso nella figa che sta per farmi godere. È solo questione di attimi.
- Matilde – mi incita Debra – fallo, dai, ora. Così, voglio vederlo così il tuo amore per noi... Così non me l’avevi fatto vedere mai, lo vorrò provare anch’io.
Ma io ormai voglio dare corso allo spunto tremendo, a quell’atto mai fatto che ora, sì, proprio ora, voglio fare.
- Debra, svaccati sul divano, così come sei, i tacchi per terra – le ordino – e tu, Michele, guarda bene cosa farò adesso.
Quando Debra si è sistemata, mi alzo anch’io, senza neppure togliermi il coso dalle gambe. Goffamente la raggiungo e mi sdraio di schiena sul suo bacino e sul suo busto. Lei non fa nulla, è in attesa di vedere dove arrivo con la mia creatività.
- Michele, porta qui la sedia. Debra, rannicchia i piedi larghi sulla sedia... così, sì.
Ho il culo proprio sulla sua pancia, gliela schiaccio, le fighe sono così vicine da poterle confrontare. Solo che la sua è lì inerte, mentre la mia è stantuffata da un oggetto rosso che mi sta facendo arrivare rapidamente al paradiso...
- Debra, toccati, ti prego, anche se non ne hai tanta voglia...
- Devo farlo...?
- Certo che devi farlo, te lo ha chiesto... – incalza Michele.
E quando vedo che anche Debra, dopo le prime carezzatine caute per via di un qualche indolenzimento, si fa più decisa e brusca, allora mi lascio andare a tutta la violenza di cui sono capace e in breve sussulto un orgasmo ciclopico, a lungo rimandato, voluto, represso, condiviso.
- Aaahhh... ggodo... ggodo! Dio, come sborro, questo dildo mi fa impazzire.. perché ci siete voi che mi guardate... Aaahh, mmmm, godo,sììììì!
Debra si sta smanettando decisa, ma è ancora lontana dal venire. Michele si masturba apertamente, sembra un posto di pazzi.
Ed è qui che decido di superare il Rubicone.
- Siete pronti? – domando dopo essermi tolta il dildo e averlo appoggiato al divano: mi sono un po’ ripresa, sento e vedo Debra masturbarsi sfregandosi da sotto la mia coscia.
- Siamo pronti a cosa? – chiede Debra tutto d’un fiato.
- A questo.... – e mentre lo dico mi rigiro sulle sue cosce, e rivolta verso di lei comincio a pisciare. Sì, a pisciarle addosso, a mollare uno zampillo d’orina che in un attimo inonda la mano di Debra, poi si ricasca sul pavimento con il rumore della pioggia.
L’effetto dirompente della mia pisciata è superiore a quello che io stessa avevo pensato. Non c’è rincrescimento, non c’è vergogna. È la mia orina, i miei amanti potrebbero sentirsi di berla. Per terra c’è una chiazza di piscio, ma Debra si è riavuta dalla sorpresa e ha già ripreso a masturbarsi: Michele si avvicina.
- Ora voglio scoparti, sgualdrina pisciona, così come sei, guardati bene dall’andare in bagno, ti voglio così.
Mi spinge la schiena sul divano, dove io mi abbandono a gambe larghe, poi si avvicina e mi penetra. Mi tocca anche con due dita la figa, poi se le mette in bocca. Debra si è ritirata sul bracciolo del divano e lì, anche lei a gambe spalancate, continua a toccarsi: guarda suo marito che sta scopando l’amante di entrambi che le ha appena pisciato addosso: e non vede l’ora che lei sborri ancora, che la raggiunga forse nel numero di orgasmi. Che famiglia che è la nostra!
- Dai, Matilde, che anche tu fai cinque! Vedi che non sono cattiva...
Io intanto, un po’ stanca per prima, prego Michele di fare piano all’inizio, se no sento male. Gli appoggio una caviglia sulla spalla, in modo da essere il più aperta possibile. Prese queste precauzioni, mi lascio andare con la testa un po’ reclinata in basso, oltre l’orlo del divano.
Ma dopo qualche minuto sono costretta a cercare un diversivo, prego Debra di avvicinarsi.
- Ti voglio leccare piano, Debra. Michele mi sta facendo un po’ male. Devo avere esagerato, prima, con quel cazzone.
Lei si avvicina, più che la figa mi offre il culo, data la posizione, ma va bene lo stesso, io la lecco da sotto, lei si sgrilletta. Sento il sapore della mia orina. Michele ha capito che deve interrompere. Così si mette da parte e ci guarda per un po’, poi dice: - Debra, mettiti sopra di lei e baciala. Ci penso io a te.
Debra non se lo fa ripetere, si dispone sopra di me in modo che io possa leccarle le tette, assai sensibili anche quelle. Il suo culo è dunque per aria, la mia figa giace sul divano, in abbandono. Il piscio è sempre lì per terra.
Michele ci osserva da vicino, poi decide di toccarci con le dita. A me piano, pianissimo. A Debra più deciso, entrando anche un po’. Poi sento che avvicina la bocca e mi lecca, avido.
- Ti piace la mia orina? Lo senti che sa di piscio la mia figa? O non senti niente... Non è più dolce come al solito...
- Matilde, io la tua orina potrei berla a colazione...
Questa dichiarazione, a suo modo, d’amore ha l’effetto di eccitarmi ancora, così gliela spingo di più sulla faccia, lo incito: - Dai, allora, se ti piace, leccami, sììì, cosììì, sììì.
E ogni tanto do una leccatina alle tette di Debra che mi pendono sulla faccia, ha un respiro ansimato, sembra che anche lei sia sul punto.
- Sto pensando a come mi hai pisciato sulla mano....
Poi è davvero un momento. È l’orgasmo, credo l’ultimo. Godiamo assieme, come sempre o quasi.
- Ti amo, Debrina mia.
- Ti amo, Matilde. Sono del tutto tua.
E in quella lei si mette al mio lato, per potermi baciare. D’ora in poi ci
baceremo soltanto. Anch’io sento un desiderio pazzesco di baciarla, di dimostrarle che il mio amore per lei va oltre il sesso, ben oltre.
Intanto Michele sta strofinandosi il cazzo sulla mia figa, con il chiaro intento di procurarsi una sborrata. Per stasera ci saranno più solo coccole, e anche lui vuole essere della partita senza più voglia di sesso.
Così si strofina, si sfrega a lungo, noi ci baciamo, sembriamo incuranti di lui, ma non è vero, lui lo sa bene.
Debra mi appoggia anche lei le mani sulla figa, non per masturbarmi ma per sentirmi, per farsi sentire di più.
- Dai Michele, sborraci addosso, tirati una sega storica. Fa vedere come lo fai.
- Sì, Debra ha ragione. Noi ci siamo masturbate tutta la sera, adesso tocca a te.
Michele a queste parole si eccita ancora di più, ma non si masturba con le mani. Continua a sfregarsi, poi improvvisamente si alza quel poco, ci osserva un momento tutte intente a baciarci, entrambe ci stiamo massaggiando il sesso, quasi per l’ultimo relax prima della quiete e del bagno.
Poi sborra, sì, sborra come una fontanella, dove la trova tutta quella sborra, nel fondo dei coglioni, la trova. E mugola di piacere, e la sborra mi si appiccica tutta sulle natiche, poi mi cola nella figa e giù per le gambe. A quel punto lui è in piedi: ci alziamo anche noi, poi ci abbracciamo tutti e tre insieme, ci baciamo con l’ultima passione, quella dell’amore vero.
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