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Matilde 01-16 - Padrona


di Alex46
29.01.2019    |    5.114    |    1 9.1
"Mi abbasso vicino a lei e gliela faccio scorrere sulle natiche, facendola anche un po’ rotolare..."
Finalmente Michele ritorna! Tra noi tre è grande festa, ogni sera ci vediamo da loro e si finisce sempre a letto. Praticamente a casa mia ci vado a cambiarmi la mattina e basta. E, durante la giornata, la solita routine di lavoro.
Una sera, a cena da loro, per scherzo, non so come, me ne esco con una frase del tipo, “stasera fate quello che vi dico io, sono io che comando”. I due, ridendo, accettano, tutti eccitati per quello che sarò in grado di inventare. In un orecchio a Debra dico di aspettarsi di prendere il cazzo di Michele solo in bocca, e nulla più.
La serata scorre piacevolmente, fra risate e piccoli imbarazzi che alimento per scaldare l'atmosfera. Quando Debra serve il creme caramel mi diverto a imboccarla come una bambina, facendole aprire la bocca e tirare fuori la lingua. Subito dopo l'ultimo boccone la bacio, riprendendomi il creme caramel che aveva ancora in bocca. Lei ride; sembra un po’ brilla, ma non ha bevuto, accetta i miei scherzi con disinvoltura, e la tensione è ormai quasi insopportabile.
Trovo il modo di chiamarla in cucina, per appartarci un momento: appena entra la bacio nel modo più lascivo. Le alzo la gonna e la palpo, senza tanti complimenti, nel modo in cui so che normalmente si bagna subito. Le dico cosa succederà, più tardi.
- Questa notte ti leccherò fino a sfinirti... ma faremo a modo mio. Avrai il cazzo di Michele che ti tapperà la bocca mentre ti lecco la figa, così è sicuro che starai zitta. Proprio come ti avevo promesso. E non osare discutere, si farà così e basta.
È strano che io parli in modo così duro, quasi mi stupisco io per prima. Ma mi eccita da morire, e voglio andare fino in fondo. Sembra che anche lei si stia eccitando, in questa pretesa obbedienza: così trovo il coraggio di andare avanti.
- Quando saremo di là, tu ti abbassi gli slip senza toglierti la gonna. E lo fai piano, per farci vedere che mi obbedisci volentieri. Lo fai in piedi, davanti a noi, ma girata in modo da esporci il culo; e quando le mutandine saranno basse alle ginocchia, ti chinerai in avanti in modo da abbassarle ancora e mostrarci il culo in pieno. Voglio che il tuo culo entri nel cervello di Michele. Poi ti sdrai sul divano, a pancia in giù: gonna alzata e slip alle caviglie. Così devi stare, ferma. È tutto chiaro?
Qualche volta le avevo dato ordini di vario genere, prima di allora, e mi aveva sempre guardato con stupore, indipendentemente dall’obbedirmi o meno. Perciò mi aspetto un rifiuto da un momento all'altro.
E invece annuisce, senza altri commenti. È rossa in viso e, come sempre, davvero molto bella.
Mentre mi avvio verso la porta - Resta qui fino a quando non ti chiamerò – le dico - e non toccarti. Se la figa ti tira troppo, puttanella, puoi strusciarla contro l'angolo del tavolo. Ma non toccarti per nessun motivo. Ti piace che ti chiami puttanella? O preferisci troietta?
Lei non mi risponde, ha gli occhi bassi e aspetta solo che io esca dalla cucina.
Allora io torno in sala, Michele mi guarda in modo strano, come a chiedermi cosa cavolo c’eravamo dette.
- Sei impaziente? – gli chiedo.
- Ma cosa vuoi fare? Sei strana stasera.
Non gli rispondo, ma mi siedo un attimo di fianco a lui e lo bacio sulle labbra, con dolcezza.
È la prima volta che lo faccio questa sera, voglio rassicurarlo in qualche modo. Poi però mi stacco a forza, rimandando in un angolo di mente il desiderio di lui, senza dimenticarlo.
In punta di piedi torno a sbirciare in cucina: Debra non ha resistito, sta strusciando la figa sulla spalliera della sedia, che è arrotondata e all’altezza giusta. So che lo fa apposta, per apparire più vogliosa di quello che già è.
- Sei proprio una troietta. Michele, sai cosa fa tua moglie? Si sta sfregando la figa sulla sedia, ed è a occhi chiusi. Debra, vieni qui ora!
Lei interrompe la sua pratica masturbatoria, probabilmente malvolentieri, ma ci raggiunge con lo sguardo basso e contrito. O è un’attrice nata oppure è entrata più di quello che pensavo nella parte e nell’atmosfera voluta da me.
Per filo e per segno Debra esegue i miei ordini. Si mette in piedi davanti a noi ma vicino al divano, si alza la gonna e si abbassa lentamente le mutandine, fino alle ginocchia. Qui si volta un momento a guardarci, uno sguardo pieno di sfida, poi si china in avanti, quasi al rallentatore e mentre lo fa si abbassa gli slip fino alle caviglie. Poi resta in quella posizione, in attesa di ordini.
- Ora sdraiati!
Lei, un po’ goffamente per via degli slip, esegue: siamo stupefatti e incantati dalla bellezza dei gesti che Debra fa in maniera del tutto spontanea, mai banale. Emana erotismo da tutte le parti: è un sogno.
Il silenzio nella stanza è concreto: così, mentre Debra si sdraia sul divano a pancia in giù, come le avevo detto di fare, vado a mettere un po' di musica.
- Quanto è bella, però. Sarà troia, ma è una gran bella figa.
- Sì, è stupenda.
Mi avvicino al divano, per guardarla meglio. Mi esalto anche soltanto a pensare che siamo in due a guardarla. Passando vicino al tavolo prendo una pesca dal vassoio. Mi abbasso vicino a lei e gliela faccio scorrere sulle natiche, facendola anche un po’ rotolare.
Lei tiene gli occhi chiusi, sente il velluto della pesca tra le cosce, le scosta leggermente. Non resisto alla tentazione di comprimerle la figa con il frutto. Debra tende le gambe e inarca la schiena, gemendo.
A vederla, lì distesa, fremere al contatto con una semplice pesca potrei perdere il lume della ragione. Devo interrompere, appoggio la pesca sul tavolo.
- Strusciati un po' su di lei – dico a Michele che ha guardato perplesso finora - falle sentire cosa l’aspetta.
Lui è ancora vestito e così come è appoggia un ginocchio sul divano, oltre il corpo di Debra, poi si abbassa a sfiorarla delicatamente con il pube. Sembra che lo faccia solo perché ha ricevuto il comando, ma poi qualcosa cambia, e Michele comincia a spingere con più violenza contro il culo di Debra, come la stesse scopando veramente, da dietro.
Lei risponde con dei versi un po’ strozzati, immagino si goda ogni spinta che riceve.
- E aprile un po' di più quelle gambe, Debra... non fare la verginella - le dico.
Poi, rivolta a Michele: - È già bagnata, vero?
Con la mano lui le sfiora il sedere, poi scende a toccarle la figa.
- Non è bagnata, è fradicia.
- E allora spogliala, non vedi che non aspetta altro?
Debra è tutto un fascio di nervi; sta quasi tremando sotto le mani esperte del marito che la stanno spogliando.
Mi alzo di nuovo per prendere da bere. Lui non ha intenzione voler prendersi più di quello che gli sto concedendo in questo momento. Si limita a fare quello che gli ho chiesto e quando l’ha denudata si ferma a guardarmi, aspetta che gli dica cosa fare. Sappiamo tutti quanto questo atteggiamento sia insolito, per un uomo che ha davanti sua moglie, nuda e completamente passiva: mi viene un sospetto.
- Cos’è, Michele, non hai il cazzo duro? - dico con un tono di rimprovero appena un po’ esagerato.
- Infatti... mi spiace.
Siamo tutti entrati appieno nella parte.
- Ci mancava anche questo frocetto... levati i pantaloni.
- Sì.
- E anche quello che hai sotto. Poi toccati, ma piano.
- Va bene.
Debra intanto cerca di rimanere immobile, nella posizione che le avevo assegnato, ma si vede che muore dalla voglia di vedere suo marito che si massaggia il cazzo.
- Vorresti toccarti, vero troia? Ci si sente più troie da mogli?
Mi risponde con un sussurro: - Ti prego...
- Puoi scordartelo!
- Ma io ne ho bisogno! Ti prego, non ce la faccio più. Tu non puoi immaginare quanto sia eccitata da questa storia...
- Smettila, e sta zitta! - ordino interrompendola - Michele, ora le devi tappare la bocca, con il cazzo naturalmente.
È finalmente l’ora di ciò per cui avevo organizzato tutto: vedere il cazzo di Michele in bocca a sua moglie, su mio ordine.
Avevo immaginato tutta la sequenza, in una sorta di scena al rallentatore durante la quale mi sarei trovata a venire più volte; invece è tutto molto veloce. Un istante dopo le mie parole, Michele è inginocchiato sul pavimento e lei sta già succhiandogli il cazzo, con la testa rivolta di lato. E intanto mi guarda, sempre con quell’atteggiamento di sfida, come a dire “puoi ordinarmi quello che vuoi, le peggiori porcate, che io le farò comunque”.
Allora mi avvicino, voglio domarla, a costo di farle un po’ di male. Infilo una mano tra le sue gambe e vado a cercare il clitoride, che poi prendo fra le dita e stringo con forza. Debra emette un gemito che mi dà i brividi: sta godendo anche di questo!
- Sbattiglielo bene fino in fondo, devi essere tu a scoparle la bocca, non lei a succhiare!
E finalmente ottengo quello che voglio: qualche minuto dopo Debra non ha più quello sguardo che mi aveva irritato: ha la bocca spalancata, il corpo contratto, cerca solo di respirare e di non far male a Michele.
Le apro di più le gambe. Ha la figa gonfia, sembra un fiore osceno. Ormai sbava senza ritegno, gli occhi lucidi come stesse per piangere.
- Basta così - dico. Ora che il cd è finito, ho la sensazione di essere io a dominare anche il silenzio, anche il tempo, congelato.
Lasciare lì Michele ad aspettare un mio ordine mi sembra la cosa più crudele da fare, in questo momento, quindi la più giusta. Debra freme: so quanto abbia bisogno di essere leccata, o toccata, ma ho intenzione di far aspettare anche lei.
- Sapete cosa avrei voglia di fare? Avrei voglia di masturbarmi davanti a voi, mentre voi state fermi a guardarmi, senza fare niente. Però adesso basta, non voglio essere così cattiva con voi.
Vado a mettere su un altro CD, poi torno fra le gambe di Debra, ancora aperte.
- Scopala ancora nella bocca, Michele, ma con delicatezza, stavolta.
Aspetto un momento che lui si disponga, che lei cominci a succhiare, poi vedo lo sguardo implorante di Debra. Mi chiede di leccarla, di farla godere in qualche maniera. In fondo è questo che le ho promesso.
Appoggio la lingua sul clitoride e non faccio in tempo a infilarle un dito dentro che lei viene a sussulti; è bellissimo ascoltare il suo orgasmo soffocato dal cazzo che ha in bocca.
Michele mi guarda, come a chiedermi il permesso di sborrarle in bocca. Decido di non concederglielo.
- Vai in bagno, se vuoi. Puoi farlo da solo, e in silenzio.
Michele si avvia obbediente, io gli dico anche di sbrigarsi. Mi sto chiedendo se non sto oltrepassando i limiti di un gioco, che se è bello, deve durare poco. Per qualche secondo penso a Michele che, con l’uccello nel lavandino, si sta tirando una sega.
Quindi io sono rimasta alla fin fine l'unica a non aver goduto. Sono gonfia, la figa mi fa quasi male. Ordino a Debra di girarsi sul divano, sdraiata di schiena. Poi mi siedo a cavalcioni della sua bocca e, con un mio dito sul clitoride, mi faccio finire.
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