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Lui & Lei

Matilde 01-12 - Di nascosto


di Alex46
22.01.2019    |    3.495    |    0 9.2
"I capezzoli sono diventati duri e sensibili, allargo un po’ le gambe..."
È fine agosto, ci sono gli ultimi scampoli di ferie e a Milano ci siamo solo noi, felici, più qualche altro sfigato un po’ meno felice. Non ho nulla da fare, mi godo le mie vacanze al caldo del sesso selvaggio. Le telefonate con Debra sono devastanti, preferiamo così piuttosto che incontrarci e fare sesso. Michele è assente, per qualche ragione preferiamo riprendere il discorso diretto solo in sua presenza. Così aspettiamo, ma non perdiamo tempo e ci ammazziamo di orgasmi.
Oggi fa proprio caldo e alle due di pomeriggio fa ancora più caldo...
Faccio un salto in ufficio, che so essere praticamente vuoto ma con l’aria condizionata, per vedere la posta e trovare un po’ di frescura.
In effetti è deserto tranne per una collega seduta nella prima stanza che fa finta di lavorare: alza appena la testa quando entro, per un cenno di saluto.
Io mi siedo in fondo all’open space, in alto in faccia alla porta, così da poter vedere se entra qualcuno.
Indosso una maglietta a maniche corte, molto aderente e una gonna a strisce, leggera, ampia, fresca e lunga fino al ginocchio.
Cosa mi prende? Non lo so, non so cosa sto facendo, so solo che senza accorgermene mi sto accarezzando attraverso la maglietta. I capezzoli sono diventati duri e sensibili, allargo un po’ le gambe.
Infilo una mano attraverso la scollatura, mi bagno le dita di saliva e accarezzo i capezzoli, col dito ci giro attorno ci gioco, li pizzico. Mi fermo, potrebbe entrare qualcuno, oppure la ragazza laggiù potrebbe alzare la testa. Assumo una posa composta, ma sotto il banco le mie mani cominciano a lavorare frenetiche.
Sono partita, ogni pudore andato, l'unica cosa che guida i miei gesti è l'eccitazione: mi sto bagnando in mezzo le gambe, le mutandine sono zuppe. Mi fermo solo un attimo, il tempo di trattenere il respiro: cosa sto facendo?
Se arriva qualcuno?
Invece che fermarmi mi eccito ancora di più: sollevo la gonna alla vita... una sensazione di libertà e freschezza: allargo le gambe nude, accarezzo l'interno coscia.
È un pensiero costante quello di Debra, una presenza che m’invade il cervello e che mi fa impazzire. Non vedo altro che lei e il suo desiderio.
La mano si posa sulle mutandine, mi accarezzo la figa attraverso la stoffa, è una scossa di piacere che quasi mi fa piegare sulla scrivania. Le dita seguono le curve delle labbra, mentre il palmo sfrega il clitoride.
È lì che il piacere si accumula in un piccolo concentrato di pelle e terminazioni nervose; è lì che sembra concentrarsi la vita in questo momento. Premo i denti sulle labbra per non gemere di piacere, infilo due dita nell'elastico delle mutandine e le sfilo via, sollevo appena il bacino e le faccio scivolare alle caviglie. Allargo ancora le gambe, ma adesso gli slip mi legano le caviglie. Me ne sbarazzo e li metto nello zaino.
Ora allargo completamente le cosce, con la destra mi sgrilletto mentre la sinistra affonda due dita dentro, le muovo in tutte le direzioni, mi riempio. Cominciano a tremarmi le gambe, voglio muoverle, tendere i piedi, distendere le dita per far scorrere il piacere dentro di me.
Sì... mi piace da morire, sento l'orgasmo montare, il sangue mi pulsa nelle orecchie... chiudo gli occhi un secondo, immagini suoni e sensazioni mi attraversano, vorrei gemere, gridare, chiamare la ragazza là in fondo, farle vedere cosa sto facendo, vorrei dirle toccami! Vorrei che fosse Michele a muoversi dentro di me, vorrei farlo sulla scrivania, in mezzo a quest’ufficio che immagino pieno di gente che lavora, davanti a tutti, carponi con la gonna sollevata mostrare loro il mio culo e le mie gambe oscenamente spalancate mentre mi do piacere con le dita. Le dita luccicano dei miei umori, tendo il bacino in avanti, solo un poco per non farmi vedere, e mentre con una mano mi sditalino, l'altra scende verso il mio sedere.
Il dito è bagnatissimo e quando lo avvicino al buchino scivola subito dentro... Se fosse il dito di Debra... non ce la faccio più... sento le dita muoversi davanti e dietro, divise appena da una sottile parete di carne. Sììì... vengo, l'orgasmo mi travolge, esplodo muta e silenziosa, appena un gemito soffocato.
Stravolta, mi piego sulla scrivania, sto ferma così qualche minuto, le mani ancora tra le gambe dove sono tutta impiastricciata del mio miele. Quasi stordita mi godo il piacere scorrermi in corpo. Mi risveglio e riaggiustandomi, ma senza reinfilarmi le mutandine, mi alzo.
Ondeggio un po’, non riesco quasi a stare in piedi. Esco incerta mentre, passandole davanti, sorrido alla ragazza ignara del piacere che mi sono data.
È bellissimo camminare in mezzo alla gente che non sospetta nulla, senza mutandine e con le gambe ancora tremanti per l'orgasmo.
Mi accorgo appena in tempo di un filo di liquidino che ancora mi cola tra le cosce: con un gesto discreto mi asciugo sulla gonna.
Mi sa che oggi lo rifarò... e soprattutto che racconterò tutto a Debra, e a Michele che tra qualche giorno dovrebbe finalmente tornare. Sappiamo, dalle sue telefonate, che anche lui si è fatto un bel po’ di seghe, di sera, pensando a noi.
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