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Matilde 02-09 - Ricordando Debra


di Alex46
25.02.2019    |    1.305    |    0 9.2
"Guardo le mie labbra rosa, piene..."
Una donna che non si guarda spesso allo specchio esiste? Non credo. Io lo faccio sempre, almeno appena è possibile. C’è un modo fugace, quando non si ha tempo che per una veloce rassettatina ai capelli. Chi usa il rossetto può muovere le labbra un attimo per dare un’uniformità di colore smarrita da poco. Ci sono modi più studiati, quando c’è più tempo. E infine c’è il modo che io chiamo “eccitante”. Guardarsi per piacersi, per esibirsi a se stessi.
Questa sera, davanti allo specchio, mi osservo con attenzione, quasi devota nella mia liturgia del piacere. Guardo le mie labbra rosa, piene. Penso alle sue, più sottili, che mi baciano con passione. Che labbra abbiamo! Con che gusto ci baciavamo! Con il desiderio di lei represso così a lungo, non appena la penso in una situazione come questa, sola con me stessa e con le mie fantasie, galoppo sull’onda dei ricordi e delle belle sensazioni provate assieme.
Sento la sua lingua cercare la mia, scivolarmi in bocca, esplorarmi rapace, quasi vorace, mentre il suo respiro diventa aritmico e si confonde nelle fasi del mio.
Elenco mentalmente tutti i punti o le zone in cui mi ha baciata, ma è impossibile, ricordo la dolcezza che mi invadeva quando mi baciava, quando mi liberava dai vestiti. All’agitazione che sapeva far nascere dentro, alla voglia che spingeva a mostrarsi.
Comincia sempre con il calore, mentre sono qui, sola, davanti a uno specchio che restituisce un’immagine di donna in compagnia della sua voglia, ma soprattutto del desiderio della sua donna lontana.
Quante volte mi sono chiesta come fa una donna a desiderare tanto un’altra persona del suo stesso sesso, specie se gli uomini non le dispiacciono, anzi. Non c’è una risposta, se non quella, solo apparentemente banale, di credere che di fronte alle anime non esiste sesso.
Intanto mi libero di tutti i vestiti, rimango nuda con davanti solo me stessa. Oggi ho su un giro di finte perle. È inestricabile la connessione che si prova tra sesso e amore, è incomprensibile ma meravigliosa.
Mi accarezzo la pancia, tracciando con le dita tatuaggi immaginari, come se fosse lei ad averli disegnati e io adesso mi limitassi a ricalcarli. Un tatuaggio che solo noi abbiamo visto, che abbiamo sentito legarci come un quadro che resta nel tempo.
Sono nuda completa, i piedi per una volta scalzi, senza orpelli erotici di alcun tipo, perfino senza smalto sulle unghie.
Gioco a provocare la mia eccitazione, a vedere quanto poco resisto lasciandomi correre verso episodi vissuti. La mano sfiora la figa, un dito si insinua verso l’interno.
Ascolto la sua voce chiedermi di spingere il dito dentro di me: dentro e fuori come la sua lingua quando cercava il mio piacere. Quella lingua, con quelle labbra sottili che mi succhiavano quasi a voler cogliere l’essenza del desiderio, cioè la mia essenza più profonda.
Godo del desiderio di essere sua. Buddha diceva che il desiderio è l’origine del dolore... Sarà, ma se questo è il dolore, ben venga. Vorrei essere posseduta completamente, piegata a ogni suo volere, a ogni sua voglia. Il dolore a ben vedere c’è, perché io sto soffrendo del fatto che Debra sia lontana. Non basta augurarmi che anche lei provi lo stesso tipo di dolore. Ma so anche che l’eccitazione e il godere fisico sono una buona medicina, per questo devo avere almeno un orgasmo quotidiano solo per lei.
Il dito cerca il clitoride eccitato, lo pizzica, lo tocca lasciando che questo gesto si associ a lei fino in fondo. Lei che mi tiene le gambe aperte, lei che si tuffa dentro di me, lei che mi lecca il suo desiderio.
Apro gli occhi, che avevo chiuso per poco. Le dita affondano nella figa fradicia assecondando un’eccitazione incredibile e provocandone altra. Due dita, tre dita. Le ritraggo, le lecco, le affondo nuovamente e ogni volta è più bello di prima. Il clitoride così duro duole a ogni tocco, ma è un dolore misto al piacere.
- Debra, ti voglio, ti voglio amore mio! Perché te ne sei andata? Ho bisogno di te...
Cerco ancora di più, so che sto per venire, e verrò per lei, pensando a lei che se ne è andata. Spingo ancora il dito, là dove c’era una volta la sua lingua. Quanti orgasmi avrò ancora in vita mia? Ora conta solo questo, non ho alcun limite.
Chi ci ha insegnato che godere è peccato? Chi ha detto che può essere amore solo tra uomo e donna, altrimenti c’è solo depravazione? Chi ha inventato la parola depravazione?
Ormai non ho limiti. Nel sognarla con la sua voglia che mi entrava dentro, che mi riempiva completamente. Sento il suo calore, il suo respiro, le sue mani sui fianchi, mentre esplodevamo assieme.
Anche ora vengo con lei, gridando il mio orgasmo, da sola.
Seduta per terra davanti allo specchio, mi lecco le dita fradice di passione. Assaporo il gusto della mia esplosione, del mio canto giornaliero per Debra.
A Michele racconterò anche questo, lo terrò informato di quanto sia sempre e ancora pazza di lei. Solo lui mi può capire.
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