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Gay & Bisex

Professione seduttore - 1


di adad
13.02.2022    |    7.708    |    8 9.4
"Vieni anche tu?” “Io mi fermo un altro poco..."
Marzio era sdraiato ai bordi della piscina del resort in cui stava passando alcune settimane di vacanza: per quell’anno avevano infatti deciso di evitare viaggi avventurosi in capo al mondo, come avevano fatto altri anni, ma di concedersi ferie di tutto riposo: e cosa meglio di un resort in cui puoi trovare di tutto e tutto a portata di mano?
Qualcuno si chiederà: come, “avevano”? eh, già, perché Marzio era in compagnia della giovane moglie, la bellissima Katia (rigorosamente con la K), in quel momento sdraiata accanto a lui, con un costume che sottolineava, più che nascondere quello che non si deve vedere, occhiali di tendenza e un largo cappello di paglia naturale, per coprirsi il volto e la testa dai cocenti raggi del sole. Una donna indubbiamente molto affascinante, come testimoniavano le cupide occhiate che le lanciavano più o meno di nascosto la maggior parte dei frequentatori della piscina. La maggior parte, dicevo, perché bisogna dire che qualche occhiata andava anche al magnifico esemplare di maschio al suo fianco: fisico robusto, ma snello, cosce e petto ombrati da una leggera peluria, un costume molto meno striminzito di quello di sua moglie, ma in grado di calamitare molto più gli sguardi di ambosessi per le rilevanti imbottiture delle parti giuste, se capite cosa intendo.
Quando, poi, lo sguardo concupiscente si scivolava più in alto, si trovava di fronte un volto degno di una star di Hollywood, per lo meno di quelle di una volta, che sprizzavano cinematografica mascolinità da tutti i pori: lineamenti regolari, labbra piene, sempre atteggiate al sorriso, occhi grandi e incredibilmente verdi, quando erano aperti a guardare il mondo.
Adesso però erano chiusi, ma quell’atteggiamento rilassato lo rendeva ancora più affascinante. Qualcuno si chiederà: “Ma come, con una figa di quella portata sdraiata al suo fianco, anziché illustrarci le grazie di lei, perdi tempo a parlare di lui?” E che vi devo dire? si vede che io sono uno di quelli, il cui sguardo è stato calamitato dai vezzi conturbanti del manzo. Fatevene una ragione… anche perché sto cercando giusto un modo per liberarmi di lei e avere campo libero con lui.
E infatti, ecco che poco dopo, Katia si tirò a sedere:
“Amo, - disse con voce stanca – è troppo caldo, vado in camera a riposarmi. Vieni anche tu?”
“Io mi fermo un altro poco. Ti dispiace, amore?”
“Fa come vuoi.”
E Katia si alzò, raccolse il borsone con le sue cose e si allontanò, sbattendo le chiappe, con l’aria, per la verità, un po’ stizzita.
Marzio la seguì con lo sguardo; per un momento fu tentato di seguirla, ma poi si rilassò, richiuse gli occhi e continuò a rosolarsi sotto il sole di luglio, che già aveva conferito alla sua pelle una magnifica, quanto morbida, abbronzatura.
Il caldo si stava facendo implacabile e Marzio cominciò ad avvertire con fastidio i rivoli di sudore che gli scorrevano addosso. Forse avrebbe fatto meglio a tornare in camera, farsi una doccia, raggiungere Katia e magari… L’uccello ebbe un fremito nel suo bozzolo, ma lui si contenne; anche perché non aveva voglia di tornare in camera, era una lucertola, lui, preferiva starsene al sole per ore e ore,
quasi a fare scorta di energie, contro il freddo umido e nebbioso dell’inverno padano.
Così, si alzò e si tuffò in piscina, sentendo il fresco dell’acqua come una sferzata di puro benessere. Sguazzò una decina di minuti nell’acqua, poi tornò alla sdraio e si ridistese, lasciando al sole il compito di asciugarlo.
Ben presto si sentì prendere da una leggera sonnolenza e ci si abbandonò con un senso di piacere quasi sensuale. D’un tratto, un’ombra gli passò davanti, soffermandosi un momento e oscurandogli le palpebre chiuse. Subito dopo, un fruscio, come di qualcuno che si stesse accomodando nella sdraio al suo fianco.
Pensando che fosse tornata Katia, Marzio volse la testa e socchiuse le palpebre; stava per dire qualcosa, quando realizzò che era un uomo quello che lo stava fissando con un ampio sorriso sulla faccia.
Spalancò gli occhi e lo fissò con aria interrogativa.
“L’ho svegliata? – disse piano quello – Mi scusi… Le dispiace se mi siedo qui? Ho notato che la signora che era con lei se n’è andata… E le altre sdraio sono occupate…”
Marzio stava per rispondergli in maniera alquanto brusca, ma il tono calmo e la voce morbida dello sconosciuto lo ammorbidirono:
“C’era mia moglie, ma è tornata in camera… si accomodi pure.”, si trovò a mormorare meno scorbuticamente di quanto avrebbe voluto, o avrebbe fatto in un’altra occasione.
“Sua moglie… lo avevo immaginato… bellissima donna…”
Marzio si voltò, aggrottando le ciglia.
“Oh, lo dico senza malizia…”, sorrise l’altro.
Ma innegabilmente il complimento alla sua signora valse a gratificarlo e Marzio tornò a poggiare la testa e chiudere gli occhi, abbandonandosi alla carezza del sole sulla pelle dorata.
“Siete qui in vacanza?”, gli giunse da lontano.
Che rottura di palle! Stava per rispondergli in malo modo, ma l’educazione prevalse. Aprì gli occhi e si volse a guardarlo.
“Sì”, rispose, cercando perfino di sorridere.
Ci fu qualche altro scambio di banali battute, mentre l’astio di Marzio si andò via via attenuando, tanto che alla fine si scoprì quasi contento di scambiare due chiacchiere con qualcuno che non fosse sua moglie.
“La vedo in forma, complimenti.”, disse ad un tratto lo sconosciuto.
“Ah, grazie… - fece, arrossendo un poco – faccio un po’ di nuoto ogni tanto, corro… Ma anche lei mi sembra in forma…”
“Non mi lamento. A proposito, mi chiamo Fulvio.”, e gli tese la mano.
“Marzio”, rispose lui e gliela strinse.
“Marzio… che bel nome!... le sta bene.”
Marzio scoppiò a ridere divertito.
“Mi sta facendo la corte, per caso?”
“No… no, che idea!... per lo meno, non ancora. Ma diamoci del tu, se non le dispiace.”
Marzio ebbe la fuggevole sensazione che ci fosse una qualche allusività in quelle
parole, ma non ci fece caso più di tanto. La conversazione proseguì su argomenti più o meno leggeri, che poi sono sempre gli stessi fra due persone che si incontrano per caso e probabilmente non si vedranno mai più.
A meravigliare piacevolmente Marzio, però, fu la naturalezza con cui la conversazione si era intavolata e procedeva scorrevole, senza quei silenzi, che si verificano ogni tanto, quando, esaurito un argomento, ne cerchiamo disperatamente un altro, per evitare imbarazzanti silenzi.
“Ma insomma, - fece a un tratto Marzio – si può sapere di cosa ti occupi?”
Fino a quel momento, infatti, l’altro aveva sempre glissato, ogni volta che si sfiorava l’argomento.
“Beh, nulla di interessante, . rispose Fulvio – lavoro in un consorzio di start up, ma quello che mi piace è fare il seduttore.”
“Cos’è che ti piace? – Marzio scoppiò a ridere di cuore – Fare il seduttore?”
“Già”, assentì Fulvio con un sorriso.
“Beh, indubbiamente, il fisico del seduttore ce l’hai. – disse Marzio, dandogli una squadrata al bel corpo abbronzato – Sei un dongiovanni, allora, ti piace sedurre le ragazze… magari le mogli degli altri. Se è così devi stare attento…”
Quelle parole furono dette con levità, ma la minaccia che contenevano non era tanto nascosta.
“Veramente, - precisò Fulvio con aria serafica – la mia passione è sedurre i mariti.”
“I mariti? Non avrei detto che fossi gay.”
“Gay… che termine orripilante! Diciamo che sono un ammiratore della bellezza maschile… o virile, che dir si voglia! – rispose Fulvio con un pacato sorriso – Mi piace godere delle cose belle che il mondo ci offre… e cosa c’è di più bello e affascinante di un bel giovane?”
“Beh, una bella donna.”, rispose Marzio.
“Non dico di no, ci sono anche delle donne indubbiamente molto affascinanti… tua moglie, ad esempio.”
“Lasciamo fuori mia moglie, ok?”, disse seccamente Marzio.
“Ok, ti chiedo scusa: era solo per fare un’esemplificazione. Anche perché, per quanto mi riguarda, se dovessi scegliere chi ammirare e di chi tessere le lodi, sceglierei te, senza il minimo dubbio.”
“Senza il minimo dubbio?…”, commentò Marzio ironicamente.
“Assolutamente sì.”, rispose Fulvio con convinzione.
“Ma cos’è che ci trovi in me di così affascinante?”
Fulvio si erse col busto e si volse a guardarlo.
“Bontà divina! – esclamò con gli occhi sgranati – Ma ti sei mai guardato allo specchio? Il tuo fisico è perfetto… Si vede che fai sport, ma lo fai con intelligenza, per tonificare i muscoli, non per gonfiarli. Mi sbaglio?”
“N… no.”, rispose Marzio compiaciuto.
“E il volto…”, fece Fulvio, perso nell’ammirazione.
“Cos’ha il mio volto?”
“E’ armonioso. I tuoi lineamenti sono cesellati con una finezza, che neanche un Cellini saprebbe eguagliare…”
“Addirittura?...”, lo interruppe Marzio sospeso fra l’imbarazzo e il compiacimento.
“Oh, sì. A volte madre natura sembra assommare in un solo individuo tutto quello che sottrae agli altri.”
“Anche tu sei un bell’uomo…”, disse goffamente Marzio, un po’ per scrollarsi di dosso quella sensazione di turbamento, un po’ perché gli sembrava doveroso ricambiare tutti quei complimenti.
“Non lo nego, - rispose Fulvio – ma in una scala da uno a dieci, io mi fermo a cinque, ma tu… sfondi anche il dieci, amico mio.”
Qualcuno si chiederà come ai bordi della piscina di un resort potesse svolgersi una simile conversazione tra due giovani maschi; occorre dire, allora, che nel frattempo la gran parte dei bagnanti si erano allontanati, a cercare riparo dal rovente sole pomeridiano. Qualcuno era rimasto, ma sul lato opposto o ancora più defilato all’ombra di qualche alberello. Pertanto, i due potevano discorrere in tutta tranquillità.
“A cinque? – scherzò Marzio – Non sono esperto di bellezza maschile, ma, dai, penso che a un sette potresti arrivarci… forse anche a otto.”
“Oh, sei davvero gentile… - arrossì Fulvio – Ma tu sei incomparabile… Hai una pelle fantastica… così abbronzata… Mi piacerebbe toccarla, se non ti offende…”
“Fa pure…”, concesse l’altro.
Fulvio, allora, lo sfiorò appena sul braccio coi polpastrelli leggeri…
Fantastica… - esclamò - liscia come la seta…”
Marzio, dal canto suo, non poté reprimere un fremito di piacere a quel lieve sfioramento e Fulvio se ne accorse, ma non disse niente, sorridendone soltanto.
“Forse ti sto mettendo in imbarazzo, - disse con dolcezza – scusami…”
“No, tranquillo, - lo rassicurò Marzio – è che non sono abituato a ricevere tanti complimenti…”
“Mai nessuno ti ha detto quanto sei bello?”, si stupì Fulvio.
“Tra uomini non si usa, lo sai…”
“E le donne?”
“Le donne si aspettano che lo dica tu a loro!”
“Già. Allora, sono l’unico a dirtelo?”
“A quanto pare… Ma tu sei un seduttore… un seduttore di mariti, per giunta: è il tuo mestiere e presumo che stai cercando di sedurmi, non è così?”
Fulvio scoppiò in un’allegra risata:
“Accidenti! Hai scoperto il mio gioco.”
“Beh, non era molto nascosto, mi sembra.”
“Hai, ragione… ma è difficile mantenere il controllo davanti ad una persona così affascinante. Gli occhi non si saziano di guardare… la mani hanno voglia di toccare, di scoprire… Si fa fatica a nascondersi dietro parole pacate.”
“Immagino… E cos’è che vorresti ancora scoprire, oltre a quello che vedi?”
Il tono di Marzio era scherzoso, ma forse più per nascondere il turbamento, che nonostante tutto quelle parole, quel corteggiamento ora sfacciato, ora sommesso
gli provocavano.
Fulvio arrossì, scuotendo la testa e distogliendo lo sguardo. Marzio credette di averlo colto in fallo e pensò di prendersi la sua rivincita.
“Ahah! – esultò – Scommetto che vorresti scoprire come sono messo sotto il costume!”
“Lascia perdere…”, mormorò Fulvio, facendosi rosso fino alla radice dei capelli.
“Sono messo bene, sai?… - continuò l’altro, dandosi una vigorosa palpata – Credo che ne saresti soddisfatto pure tu, come lo è mia moglie…”
“Forse è meglio che vada… - disse Fulvio in tono mesto, alzandosi – Ti ho già rotto le scatole abbastanza. Piacere di averti conosciuto, Marzio.”, e gli tese la mano.
Marzio rimase un po’ sconcertato da quell’improvviso cambiamento.
“Anche per me.”, rispose, stringendogli la mano e rimase a fissarlo che si allontanava senza più l’atteggiamento spavaldo di poco prima.
“Cosa avrò detto di male?”, si chiese mentre Fulvio scompariva in direzione dei bungalow.
Dopo di che raccolse le sue cose e decise di raggiungere Katia, per un meritato riposino.

(Continua)
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