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Incesto - 1


di adad
07.09.2019    |    40.669    |    18 9.7
"“Sei peloso sulla pancia, - osservò Val – non me n’ero mai accorto..."
Mino era sdraiato sul letto, la schiena appoggiata alla testiera, illuminato dal sole che entrava dalla finestra aperta in quel caldo pomeriggio di fine maggio.
Indossava una canottiera multicolore e un paio slip, non proprio freschi di bucato, ma deliziosamente gonfi al posto giusto, che davano una nota di raffinata impudicizia alla sua figura snella ed armoniosa.
Aveva accantonato un momento i libri dell’esame universitario che stava preparando, per rilassarsi con un cruciverba sul proprio tablet.
Era talmente assorto nella ricerca del 3 orizzontale, nove lettere: “ Di lui si disse che poco prima di essere morto era ancora vivo”, che non sentì la porta che si apriva e l’ombra che gli si avvicinava silenziosamente.
“Poco prima di essere morto era ancora vivo… - borbottò Mino – E chi cazzo sarebbe?...”
“Monsignor de La Palisse!”, disse l’ombra sedendoglisi a fianco.
Mino ebbe un sobbalzo.
“Cazzo, Val, mi hai spaventato! – fece accigliato – Quand’è che la smetterai di fare il cretino?”
“Quando non mi divertirò più così tanto a farti spaventare”, disse il fratello, sedendoglisi a fianco.
“Una volta o l’altra ti faccio divertire io con due sganassoni.”, ribatté Mino, passandogli un braccio sulle spalle.
“Ok, come vuoi. Ma prova con La Palisse. Vedi? hai anche la elle iniziale. La-pa-li-s-se. Vedi che ci sta?”
“E chi sarebbe?”
“Ma… uno lì…”, rispose Val evasivamente, mentre carezzava con lo sguardo le belle gambe tornite del fratello.
“Come, uno lì? ma sei scemo totale?”, finse di imbufalirsi Mino.
In realtà voleva un gran bene al fratello sedicenne, dal quale si sentiva adorato.
“Cos’è il 7 verticale?”, chiese Val, appoggiando distrattamente la mano sulla coscia del fratello.
“Ma non avevi niente di meglio da fare, che venirmi a rompere le scatole, mentre mi prendo un momento di relax?”, scherzò Mino, mettendo via il cruciverba, consapevole che il fratello non gli avrebbe dato requie.
“Che antipatico che sei! – gli fece il muso Val – Pensavo che ti sentissi solo e volevo farti un po’ di compagnia… Me ne vado,me ne vado, visto che ti disturbo così tanto.”, e gettò la gamba fuori dal letto per alzarsi.
“Ma no, cretino, ti prendevo in giro. - rise Mino, trattenendolo per un braccio – resta, mi fa piacere.”
“Sul serio?”
“Sul serio. Sei il mio fratellino preferito.”, e gli diede un bacio sulla guancia.
“Per forza, sono l’unico che hai!”
“Particolare insignificante. Hai già finito di studiare?”
Val stava per concludere il secondo anno di liceo e non se la cavava male.
“C’è ancora qualcosa, ma lo farò dopo. Adesso voglio rompere le scatole al mio fratellone!”, disse Val e, fulmineamente, allungò le mani per dargli pizzicotti sul petto e sull’addome.
Ridendo, Mino si raggomitolò su se stesso per difendersi, poi passò al contrattacco e ci fu un momento di lotta, durante la quale, Val si ritrovò immobilizzato sotto il fratello che gli stava disteso addosso e gli teneva saldamente i polsi sopra la testa.
“Ti arrendi?”
“Manco morto!”, rispose Val, cercando di liberarsi.
Ma dopo qualche vano tentativo:
“Ok, ok, mi arrendo.”, disse con gli occhi che gli brillavano di gioia e di eccitazione.
Nella lotta infatti, l’uccello gli era venuto duro, e la cosa era evidente sotto i leggeri pantaloncini, ma Val finse di non accorgersene, quando gli si tolse di dosso e tornarono a sdraiarsi fianco a fianco. A Mino la canottiera era risalita, scoprendogli lo stomaco fino all’ombelico.
“Sei peloso sulla pancia, - osservò Val – non me n’ero mai accorto.”, e allungò la mano a carezzare la leggera peluria.
Mino non riuscì a reprimere un brivido e si tirò giù la canottiera in tutta fretta.
Parlarono un po’ di varie cose, ma Val seguiva il discorso sempre più fiaccamente: aveva ancora sotto le dita la sensazione vellutata di quella carezza furtiva. La sua eccitazione crebbe ulteriormente e il contatto così ravvicinato con il fratello, l’aroma muschioso che sentiva provenire dalle sue ascelle, la visione del montarozzo voluminoso fra le sue gambe, in cui era ben evidente adesso il profilo tozzo dell’uccello molle posto di traverso, lo trasportarono in una dimensione, che travalicava la normale affettuosità tra fratelli.
Val fremeva dalla voglia di allungare la mano sulla morbida protuberanza e farla sua; ma come avrebbe reagito il fratello? A prescindere dal fatto che gli piacevano le donne, cosa che poteva anche essere irrilevante, come avrebbe reagito davanti ad una proposta concreta? Probabilmente si sarebbe incazzato, lo avrebbe disprezzato, lo avrebbe allontanato… e quest’idea lo faceva star male più dell’eventuale delusione: non potergli più stare vicino con la franca affettuosità di ora, non poter più godere di questi dolci momenti di intimità…
Mino si accorse che il fratello era distratto, che non lo stava più ascoltando da un pezzo.
“Cos’hai? – gli chiese – Sei preoccupato per qualcosa? Problemi a scuola?”
“No… - rispose lui: e poi di getto – Mi chiedevo… Secondo te, è incesto fare un pompino al proprio fratello?”
Mino lo fissò trasecolato:
“Cosa?”
“Ti chiedevo se si puòconsiderare incesto fare un pompino al proprio fratello…”, ripeté Val, quasi senza sentire le sue parole per il battito del cuore che gli rintronava nelle orecchie.
“Ma cosa ti salta in mente? Non lo so… Perché me lo chiedi?”
“Perché… perché ho voglia di farti un pompino.”, disse Val con voce sorda, fissandolo negli occhi e allungando la mano a sfiorare il montarozzo, che sentì morbido e caldo sotto le dita.
Mino gliela scostò bruscamente.
“Di’, ma sei impazzito? – esclamò – Cosa ti salta in mente? Sono tuo fratello!”
Val si sentì gelare il sangue di vergogna e imbarazzo:
“Scusa… scusami…”, mormorò pallido e tremante.
E si alzò dal letto, uscendo dalla stanza sotto lo sguardo ancora incredulo del fratello. Tornato in camera sua, il ragazzo si sedette sulla sponda del letto e cominciò a tremare, stringendosi al petto le braccia.
Non era tanto la delusione a farlo star male, quanto la vergogna per essersi esposto così goffamente e la consapevolezza di aver provocato una frattura forse insanabile con l’amato fratello. Ma ormai la frittata era fatta!
Perché non era stato zitto? Perché aveva dovuto comportarsi così da stupido? Doveva immaginarlo che il fratello avrebbe reagito in quel modo. E adesso? Come riparare? Con quale coraggio, con quale faccia tosta avrebbe potuto ripresentarsi a lui? E per dirgli cosa? non è vero niente?
In quel momento sentì bussare leggermente. Sollevò la testa, sconvolto, disse:
“Chi è?”
E la porta si socchiuse, lasciando entrare Mino. Indossava ancora la canottiera multicolore e gli slip stazzonati. Si avvicinò, si sedette accanto a lui sulla sponda del letto.
“Scusami - mormorò, passandogli un braccio sulle spalle - Non avrei dovuto parlarti così.”
“No, scusami tu.”, disse Val, rannicchiandoglisi contro.
Stettero un pezzo in silenzio. Val sentiva battere sotto l’orecchio il cuore di Mino e si sentiva prendere da un indicibile struggimento.
“E’ vero quello che mi hai detto prima?”, riprese Mino.
“Lascia perdere, per favore.”, si scosse Val, staccandosi da lui e facendo per alzarsi.
“E’ vero?”, insistette il fratello.
Senza rispondere, con le guance in fiamme, Val si alzò e si allontanò di qualche passo, poi si voltò, gli cadde in ginocchio davanti e affondò il volto nel suo grembo, cingendolo con le braccia. Sentiva l’aroma acre dell’inguine del fratello, sentiva sotto la guancia il calore del pene, attraverso il sottile tessuto degli slip, il suo lento indurirsi. Quando fu turgido, Val sollevò lo sguardo, si fissarono negli occhi e dopo un lungo momento, Mino accennò di sì con la testa.
Senza muoversi dalla sua posizione, con il cuore in tumulto e un groppo alla bocca dello stomaco, Val infilò, allora, la mano sotto gli slip del fratello e, sia pure con un certo impaccio, estrasse di lato il cazzo in piena erezione e i coglioni morbidi. Non immaginava che fosse così grosso… Lo tenne stretto nella mano, meravigliato nel sentirlo così caldo, così duro, sotto la guaina carnosa… Il glande era interamente ricoperto dallo spesso prepuzio. Val non sapeva decidersi: all’improvviso non sapeva più cosa fare, nonostante tutte le volte che si era figurato quel momento.
“Scappellalo…”, gli suggerì dolcemente Mino, trattenendo a stento la frenesia che si era impadronita di lui.
E Val lo scappellò, piano piano, beandosi nel veder emergere dall’orlo increspato del prepuzio la punta rosea e poi l’intero corpo del glande, come un piccolo elmetto dagli orli svasati. L’odore si fece più intenso, più acre, ma a Val piacque: era l’odore del cazzo, l’odore di suo fratello in calore. Val chiuse li occhi, accostò le labbra e senza esitare ingoiò l’intero glande, restando un momento ad assaporarlo. Quante volte lo aveva immaginato, sognato, desiderato… e quante seghe si era sparato immaginando minutamente ogni passaggio, ogni sensazione. Sentì il corpo del fratello fremere, mentre lui gli succhiava piano il glande, spremendolo fra lingua e palato. Val eseguiva i gesti che aveva costruito nelle sue fantasticherie, ma non poteva riconoscere gli odori e soprattutto i sapori, non avendoli mai provati finora; ma quegli odori e quei sapori gli piacquero all’istante, lo entusiasmarono, come lo gratificarono gli evidenti segnali del piacere che il fratello stava provando.
Mino, intanto, si era rovesciato all’indietro sul letto e gli teneva una mano sulla nuca, carezzandolo piano. Non era la prima volta che gli facevano un pompino, ma questo era speciale: quanto gli mancava in perizia, suppliva con la passione.
E poi era il fratello a farglielo, quel fratello di cui mai aveva supposto un amore così pieno, un amore così forte. Mino si sentiva gonfiare il cuore d’emozione, mentre le succhiate sempre meno incerte del fratello lo trascinavano inesorabilmente verso l’orgasmo. E poi d’un tratto, il limite di non ritorno fu superato: la sborra addensata nei suoi coglioni cominciò a ribollire, il suo intero corpo cominciò a tremare e le sue labbra a gemere sempre più irrefrenabilmente.
Val sentì quel cambiamento, sentì le palle del fratello indurirsi, contrarsi, sentì il suo cazzo farsi più duro e fibrillante… capì dai suoi gemiti che stava per venire. E infatti:
“Vengo… vengo…”, lo avvertì Mino con voce strozzata.
Ma lui non ci pensò minimamente a staccarsi: non lo aveva mai fatto nelle sue fantasie e voleva capire fino a che punto anche in questo si fosse avvicinato alla realtà. Quando ormai il fremito di Mino si fece inarrestabile, Val serrò le labbra sotto la cappella, limitandosi a suggerla e a rotearci attorno la lingua, mentre la sua mano scorreva rapida su e giù lungo la mazza.
E finalmente avvenne: con un grugnito di gola e una parossistica contrazione del corpo, Mino si abbandonò all’orgasmo: il suo cazzo scattò e rovesciò nella bocca del fratello un copioso fiotto di seme denso e colloso, a cui ne seguirono altri, finché rispondendo all’istinto,Val si lasciò andare a ingoiarli.
Anche dopo che Mino ebbe finito di eiaculare, Val si tenne il suo cazzo in bocca, continuando a succhiarlo, finché non fu del tutto molle e svuotato. Allora si alzò e si sedette sulla sponda del letto accanto al fratello. Mino aveva l’aria stralunata, ancora ansimante per l’orgasmo che lo aveva scosso, ma quando il fratello gli si stese accanto, gli passò attorno le braccia e lo strinse freneticamente a sé.

(continua)
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