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Addio al celibato


di adad
10.10.2021    |    22.828    |    18 9.3
"Ma Terenzio, in qualità di testimone dello sposo, aveva in mente qualcos’altro: non gli sembrava giusto metter fino al celibato dell’amico in una maniera..."
Finalmente era arrivato il giorno delle nozze. Miranda si preparava trepidante, attorniata da uno stuolo di parrucchiere, truccatrici, acconciatrici, stiratrici, inservienti varie e fotografi che riprendevano ogni momento della vestizione della sposa, onde poterlo poi eternare nell’album del matrimonio con annesso DVD.
Questo succedeva a casa della sposa e possiamo presumere che lo stesso succedeva a casa dello sposo, ad esclusione ovviamente delle parrucchiere, truccatrici e il resto della compagnia, e forse anche del fotografo. Ma si sa, i maschi sono più parchi… o almeno dovrebbero esserlo.
Il guaio è che a casa dello sposo non c’era nessuno: gli amici che avrebbero dovuto assisterlo nella vestizione e sostenerlo moralmente in quei momenti cruciali, mancavano pure loro e i cellulari risultavano spenti… E questo a poco più di tre ore dalla cerimonia… Cosa diavolo era successo? Lo sposo era forse scappato via?
Tranquilli: il promesso sposo, che da questo momento chiameremo Corrado, non se l’era data a gambe, si stava invece appena svegliando, dopo… Ma andiamo per ordine e partiamo dalla sera precedente… quella del fatidico addio al celibato.

La festa era stata organizzata dal testimone dello sposo, Terenzio, che fra le altre cose era il suo migliore amico. Inizialmente, l’idea era stata di andare in un club di spogliarelliste e farsi una sbornia mega galattica, tipo Una notte da leoni, che per chi non lo conoscesse è un film demenziale con un Bradley Cooper da sbocchinare all’istante.
Si era messo all’opera, Terenzio, ma Carmelo aveva espresso le sue perplessità: nonostante l’addio al celibato fosse per definizione una festa fuori dagli schemi, in cui tutto è permesso, o quasi, non gli sembrava corretto nei confronti di Miranda andare in un club di spogliarelliste, in cui qualcuno avrebbe potuto giocargli qualche brutto scherzo.
Così aveva insistito per una bisboccia in casa, solo gli amici più stretti, vale a dire Terenzio, i gemelli Evan e Roberto, e infine Sandro, suo collega d’ufficio: solo loro cinque, fratelli più che amici, una serata a scolarsi una birra dopo l’altra, a raccontarsi storie e a guardarsi qualche film d’azione in tv.
“E per azione, non intendo quello che vi passa per la testa!”, aveva precisato Carmelo.
“E cosa dovrebbe passarci per la testa?”, chiese Sandro.
“Per esempio quei DVD che nascondi nella scatola di scarpe sul ripiano in alto dell’armadio.”
“Quali DVD? lì ci tengo solo le foto della prima comunione…”, fece Sandro con aria innocentina.
“Sì, e quelle della prima notte di nozze di Cicciolina!”, commentò Evan, ridendo.
Sandro sollevò entrambe le mani, in segno di resa.
“Ok, ok, niente DVD.”, fece.
E così avevano fatto una buona scorta di birra, qualche bottiglia di spumante, che non deve mancare ad un addio al celibato, altri beveraggi e uno scatolone di stuzzichini e patatine.
Ma Terenzio, in qualità di testimone dello sposo, aveva in mente qualcos’altro: non gli sembrava giusto metter fino al celibato dell’amico in una maniera così dimessa. E decise allora di organizzare una sorpresa…
La sera della festa i quattro amici si trovarono di buonora nella villetta fuori città, appartenente alla famiglia di Terenzio, e sistemarono tutto il sistemabile: le birre in frigo, gli stuzzichini sul tavolo ecc. ecc., in modo che fosse tutto pronto all’arrivo del nubendo. Il quale a suo tempo venne accolto con un lungo applauso e i bicchieri già colmi di bollicine, per il primo degli innumerevoli brindisi che avrebbero costellato il corso della serata.
La festa ingranò subito, del resto erano tutti ottimi amici, avevano un sacco di cose da raccontarsi e un sacco di aneddoti di cui ridere. L’atmosfera era già calda, gli spiriti esaltati, parte per l’alcol trangugiato e parte per la partita di rugby che stavano seguendo in diretta sul maxischermo, quando sentirono una lunga scampanellata al portoncino d’ingresso.
Si azzittirono tutti e si guardarono in faccia: chi poteva essere? Nessun altro sapeva che si trovavano lì, nemmeno Miranda o qualcuna delle ragazze degli altri.
“Vado io!”, fece Terenzio, che scattò in piedi dal divano e corse ad aprire: non poteva che essere la sua sorpresa!
Fece scattare la serratura, aprì il portone e si trovò davanti un giovanottone vestito da ufficiale di marina, che gli strizzò l’occhio e lo scostò, avviandosi verso il salone da dove venivano le voci e il baccano. Si fermò un attimo, davanti alla porta chiusa, poi la spalancò, fece il suo ingresso teatrale e si bloccò all’istante sulla soglia, guardandosi attorno.
I quattro nella sala gli fissarono gli occhi addosso, mentre dietro di lui compariva Terenzio, non meno stupito e costernato di loro.
“Dove sono le ragazze?”, chiese il nuovo venuto con una bella voce baritonale.
“Quali ragazze?”, chiese qualcuno.
“Le ragazze dell’addio al nubilato…”, disse il marinaio con voce non più tanto sicura.
“Ma qui non c’è nessun addio al nubilato!”, protestò Terenzio, che si sentiva responsabile del pasticcio.
“Scusate, - fece il giovane - ma qui non è… - e tirò fuori dalla tasca un biglietto ripiegato – non è via delle Margherite, numero sette?”
“Sì” rispose Terenzio.
“E allora qui c’è un addio al nubilato.”
“Qui non c’è nessun addio al nubilato, vuoi ficcartelo in testa? – cominciò ad arrabbiarsi Terenzio – Questa è casa mia e non c’è nessun addio al nubilato.”
“Non capisco… l’agenzia mi ha dato questo indirizzo… Ci dev’essere stato uno sbaglio… devono avermi dato l’indirizzo sbagliato…”
“Sembra proprio di sì! Ma adesso arrivederci: aspettiamo un’altra persona.”, tagliò corto Terenzio.
E poi rivolto agli amici:
“Scusate, ragazzi, volevo farvi una sorpresa e avevo ingaggiato una…
spogliarellista… ma, come vedete, l’agenzia ha combinato un pasticcio…”
“Guarda che se hanno mandato me, non verrà nessun’altro.”, precisò il nuovo venuto.
“Beh, lo vedremo: adesso mi sentiranno,”, disse Terenzio, prendendo il cellulare.
“Ah, è inutile che chiami, a quest’ora l’ufficio è chiuso, non c’è nessuno.”
Terenzio rimase bloccato con il cellulare che suonava a vuoto, mentre gli altri si guardavano in faccia.
“Cioè, facci capire, - esordì Roberto – tu volevi organizzarci una sorpresa: hai ingaggiato una spogliarellista e l’agenzia ti ha mandato questo qui? Bella sorpresa davvero!”, e scoppiò a ridere fragorosamente.
“Scusi, lei! – intervenne, piccato, il nuovo arrivato – io non sono “questo qui”. Mi chiamo Mik e sono un professionista dello spettacolo.”
“Perdonami, - fece Roberto, cercando di controllarsi – ma la situazione è davvero comica.”
“Un professionista dello spettacolo, hai detto?”, intervenne Carmelo per stemperare un po’ l’atmosfera che si era venuta a creare.
“Sono spogliarellista e intrattenitore.”, rispose Mik.
“Accidenti!”, ghignò Sandro sotto i baffi.
“Scusate, ma cosa state festeggiando, qui.”
“Il mio addio al celibato!”, fece Carmelo, arrossendo fra un ridacchiamento generale.
“Beh, allora se volete, posso esibirmi io per voi.”, propose Mik.
“No, no, no non se ne parla! Vai pure e buonasera a te.”, tagliò corto Terenzio.
“Decidete voi. Io sono già stato pagato e non ci perdo niente. A me non crea problemi esibirmi davanti a un pubblico maschile. Mi chiamano alle feste per l’otto marzo, ma spesso anche a fare spettacoli nei locali per scambisti o ai gay pride. Sono un professionista, mi esibisco per chi mi paga.”
“Ti spogli, vero?”, chiese Evan.
“Perché questo interesse?”, chiese il gemello.
“Per curiosità. Non sono mai stato in un club per scambisti o agli spettacoli del gay pride… chiedevo.”
“Beh, - sorrise Mik – spogliarmi è lo scopo dello spettacolo.”
“Tutto nudo?”, era sempre Evan a chiedere.
“Dipende dalle richieste del cliente.”
“E per questo spettacolo?...”
“Non importa, ormai. Vi saluto, ragazzi, e mi scuso io per l’agenzia.”, fece Mik, accingendosi ad uscire.
“No, aspetta. – lo fermò Evan – Ragazzi, è qui, è stato pagato, facciamolo esibire. E che cazzo!”
“Ma sei fuori di testa? - scattò Roberto – Non siamo mica a un gay pride!”
“Che sciocchezza! Dai, non ho mai visto uno spogliarello… Che ne dite, ragazzi?”
Seguì una discussione accesa, condita da qualche mala parola, finché Corrado: “Scusate, scusate, - disse, alzandosi in piedi e facendo agli altri segno di tacere – siccome il diretto interessato dovrei essere io, credo che tocchi a me decidere. Per l’addio al mio celibato avevo chiesto una festa tra amici, in cui noi cinque ci saremmo ubriacati, guardando qualche cazzata in tv; il buon Terenzio aveva pensato di farci una sorpresa, che purtroppo… non è andata, come avrebbe
dovuto. A questo punto, cosa posso dire? approfittiamo del contrattempo e godiamoci lo spettacolo del nostro amico, che non possiamo mortificare con le nostre fisime. Ok, Mik, facci divertire.”
Tutti sembrarono soddisfatti della decisione e si accomodarono sui divani, mentre il ballerino, dopo aver sgombrato il centro della sala, tirava fuori dallo zainetto un CD e chiedeva di inserirlo nel lettore. Nel frattempo che Terenzio accendeva il lettore e inseriva il disco, Mik si defilò, uscendo dalla sala, ma appena le note calde e sensuali, non dico da nove settimane e mezzo, ma quasi, cominciarono a diffondersi dalle casse, il ballerino rientrò e iniziò il suo numero con movenze dapprima lente e quasi esitanti, ma via via più audaci e provocanti, mentre si liberava del giubbetto e della camicia, rimanendo a torso nudo, fra gli applausi dei presenti, bene o male conquistati dal magnetismo della sua esibizione.
Lo spettacolo continuò, sempre più caldo, con gli spettatori sempre più interessati, al punto che quando Mik chiese a cenni se volevano che si togliesse i pantaloni, fu un coro di sì a rispondergli, accompagnato da fischi, urletti e battimani, forse degni di miglior causa.
Sorridendo soddisfatto e incitandoli ad essere ancora più calorosi, con una mossa fluida, Mik si afferrò i pantaloni e se li strappò via, rimanendo con un perizoma d’un rosso fiammante e talmente ridotto, che a malapena gli conteneva i genitali.
“Vai così!”, urlò Evan, attirandosi un’occhiataccia del gemello Roberto.
Erano tutti ammaliati alla vista del fisico armoniosamente muscoloso del ballerino, che continuava la sua esibizione con movenze ora provocanti ed allusive. Poi avvenne.
Qualcuno, non è mai saputo chi:
“Nudo! Nudo!”, prese a gridare.
“Nudo! Nudo!”, se ne aggiunse un altro, tra un coro di fischi ed urletti.
“Nudo! Nudo! Nudo!”, urlavano adesso tutti e cinque, ridendo, con lo sguardo allupato e già qualcuno con il cazzo duro.
Fingendosi sorpreso, Mik si indicò il perizoma con entrambi gli indici, come a chiedere: anche questo?
“Nudo! Nudo! Nudo!”, fu la risposta corale e Mik, fermatosi un momento a fissarli con un sorrisetto sarcastico, si tolse con uno strappo il triangolino fiammante e, dopo averlo fatto roteare in aria, lo lanciò con un ghigno verso Corrado, che lo prese al volo e se lo portò involontariamente al naso.
Ma nessuno se ne accorse: tutti fissavano l’inguine che Mik si copriva con una mano, continuando ad accennare movenze di danza.
“Togli quella mano! – gridarono in diversi – faccelo vedere!”
“Nudo! Nudo!
“Facci vedere l’uccello!”
“Fuori il cazzo!”
E Mik li accontentò: allontanò la mano e lasciò che il suo cazzo e le palle penzolassero liberamente, mentre lui proseguiva una danza ormai decisamente erotica. E non ci fu bisogno che qualcuno urlasse “duro, duro”… perché fu lui stesso che ad un certo punto se lo prese in mano e si diede a menarselo lentamente, facendolo intostare ed esibendolo orgogliosamente tra fischi ed applausi.
A questo punto, la cosa degenerò, ammesso che non fosse già degenerata in precedenza: sempre con movenze sensuali e impugnando il suo cazzo duro, Mik si avvicinò a Corrado e iniziò ad agitarglielo davanti, mentre quello si ritraeva, turbato dalla vista e dall’odore penetrante della virilità maschile.
“Toccalo… - lo invitò Mik – è l’addio al tuo celibato, ti meriti qualcosa di speciale…”
“Toccalo!”, gli fece eco Sandro, la cui eccitazione era ormai incontenibile.
“Toccalo!”, lo incitarono altri.
E alla fine Corrado lo toccò… con la punta delle dita… e ritrasse subito la mano, come scottato.
“Prendilo.”, disse allora Mik.
“Prendilo!”
“Prendilo in mano…”
“Fagli una sega…”
“Fagli una pompa!”
Confuso dalla strana, impensabile situazione che si era creata, stordito dagli incitamenti degli amici, nonché dalla vista di quel cazzo che gli veniva sventolato davanti al naso, senza sapere neanche lui cosa stesse facendo, Corrado sollevò il braccio e lo prese in mano… impugnandolo dapprima con esitazione, ma subito dopo con salda fermezza.
È difficile dire le sensazioni che gli provocò prendere in mano il cazzo duro di un altro uomo: probabilmente non se ne rese neanche conto neanche lui, obnubilato com’era dal sopraggiungere così tumultuoso di eventi nuovi e inaspettati.
Gli sembrava di essere un automa privo di volontà propria, ma in balia del capriccio altrui. E fu il capriccio altrui che prese a suggerirgli:
“Fagli una sega… Prendilo in bocca… Fagli una sega… Prendilo in bocca…”
Se ne stava lì immobile a fissare imbambolato la cappella sguainata del cazzo che stringeva in mano, senza sapere neanche lui cosa stava succedendo.
“Prendilo in bocca!”, prese a urlare Sandro, che già si era tirato fuori l’uccello duro e aveva preso a menarselo.
“Prendilo in bocca! Dai, prendilo in bocca…”, suggerivano gli altri non meno eccitati.
“Fai contenti i tuoi amici, prendilo in bocca… divertiti quest’ultima notte…”, diceva Mik insinuante.
E Corrado finalmente dischiuse le labbra, Mik si avvicinò e, fissandolo negli occhi, gli lasciò scivolare in bocca la cappella.
“Evvai!!!!”, esultò Evan allupato, spingendo la mano fra le cosce del gemello Roberto.

Fu l’aria fresca del mattino, che entrava dalla finestra aperta, a svegliarlo. Corrado rimase un momento rintontito, non riuscendo a capire dove si trovava. Non era casa sua, si rese conto, non appena riuscì a socchiudere uno spiraglio dolorosissimo delle palpebre incollate: non era il suo letto, quello, non era il suo armadio. Si accorse di essere nudo.
“Che diavolo è successo?”, si chiese.
Poi si ricordò dell’addio al celibato: doveva essere rimasto da Terenzio. Si vede che era troppo ubriaco per tornare a casa sua. Doveva alzarsi; fra un po’ ci sarebbe stata la cerimonia…
Stiracchiandosi, sfiorò con la mano una pelle nuda al suo fianco.
“Non mi dirai che ne vuoi ancora…”, sentì una voce sonnacchiosa al suo fianco.
Corrado saltò fuori dal letto e si voltò da dove proveniva la voce. Quello che vide lo lasciò di stucco: steso sopra le lenzuola, c’era un uomo, nudo pure lui, che si stava smanettando l’uccello duro.
“E tu chi cazzo sei?”, chiese.
“Come, chi sono… sono Mik… non ricordi lo spogliarello per l’addio al tuo celibato?”
“Quale spogliarello?... e che ci fai nel mio letto, nudo?…”
“Non ricordi proprio niente? In effetti, eri abbastanza fuori di testa, ieri sera.”
“Cosa è successo?”
“Beh, è successo che io ho fatto il mio spettacolo, poi vi è venuta la fregola e… abbiamo fatto sesso tutti quanti.”
Corrado diventò livido a quelle parole.
“A… abbiamo fatto sesso? Chi ha fatto sesso?”
“Tutti quanti. Eravate scatenati, sembrava vi fosse venuta la chiavarola. Me l’avete succhiato, vi siete inculati…”
“Vi siete?... Vuoi dire… pure io?”
“Sei stato tu a cominciare, me l’hai succhiato per primo e hai pure ingoiato… Poi l’hai succhiato a altri due o tre, mentre il tuo testimone di nozze ti inculava… e poi pure altri ti hanno inculato.”
“Non ci credo…”
Mik fece spallucce.
“Sembravi un invasato e quando ti ho portato a letto, che non ti reggevi in piedi, me l’hai succhiato ancora e ti sei fatto inculare almeno un paio di volte. Non ne avevi mai abbastanza.”, ridacchiò.
Istintivamente, a quelle parole, Corrado si toccò in mezzo alle chiappe: scoprì di avere il buco indolenzito con tutto un viscidume impiastrato attorno.
“Gesù!...”, gemette, sedendosi sulla sponda del letto e prendendosi la testa fra le mani.
Mik gli si sedette accanto.
“Non è la fine del mondo, dai. Può capitare a tutti di fare una sciocchezza. Eravate bevuti, vi siete eccitati… E si sa: quando il maschio si eccita, deve sfogarsi… è una legge di natura.”
“Ma io… fra poco devo sposarmi!”
Mik gli passò un braccio sulla spalla con atteggiamento comprensivo e Corrado gli allungò la coda dell’occhio in mezzo alle gambe, all’uccello che si stava lentamente smollando.
“Non mi ricordo niente… - mormorò – Dove sono gli altri?”
“Dormiranno ancora: la festa è andata avanti fin dopo le due.”
Corrado si alzò e uscì dalla camera, seguito da Mik. Raggiunta la sala, quello che vide lo lasciò di sasso: abbracciati sul divano, entrambi nudi, c’erano Sandro e Roberto, mentre per terra, sul tappeto, Evan e Sandro si slurpavano, impegnati in un godurioso sessantanove.
“Devo tornare a casa… mi aspettano in chiesa fra un poco…”, fece Corrado, sconvolto.
“Aspetta… c’è tempo… - gli bisbigliò Mik all’orecchio – diamo un ultimo addio al tuo celibato.”, e postatoglisi dietro, gli fece scivolare l’uccello duro in mezzo alle chiappe e glielo piantò nuovamente tutto quanto nel sedere.


P. S. Quanti fossero preoccupati per la cerimonia di nozze, posso rassicurarli che lo sposo e il testimone, sia pure un po’ trafelati, raggiunsero puntualmente la chiesa, che tutto si svolse nel migliore dei modi e il matrimonio risulta finora uno dei più felici.
Devo precisare, però, che al matrimonio ci fu un invitato in più e che il giovane Alessandro, in arte Mik, è tuttora uno degli amici più cari ed assidui di Corrado.
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