Racconti Erotici > Gay & Bisex > Gang Bang a New York - 1
Gay & Bisex

Gang Bang a New York - 1


di adad
09.12.2018    |    15.078    |    1 9.1
"E intanto oltrepassavo boutique di lusso, tavole calde, ristoranti d’ogni nazionalità… Camminavo ormai da oltre mezzora quando, alla fine di un isolato, ..."
Mi trovavo a New York da circa una settimana: l’azienda per cui lavoravo, a Milano, doveva avere degli importanti colloqui d’affari con una società americana, e per questa missione era stato scelto un mio collega leccaculo (in senso metaforico, s’intende). Senonché, esaudendo le mie maledizioni, un paio di giorni prima della partenza, il “fortunato” si era infortunato ed era finito dritto in ospedale con una prognosi di quindici giorni!
E siccome ero l’unico in grado di portare avanti una trattativa a livello così alto, la direzione si era vista costretta a ripiegare su di me. E’ indubbio che le maledizioni servono a qualcosa!
Naturalmente, partendo non avevo la più pallida idea della straordinaria esperienza che avrei vissuto in quella grande città: tutt’al più mi prospettavo qualche scorribanda in qualche localetto hard… a parte i giri turistici a Central Park, Manhattan ecc. da immortalare nelle foto per gli amici e i parenti.
In realtà, tra incontri di lavoro, colloqui, colazioni, pranzi e cene, di tempo a disposizione me ne restava ben poco. Come se non bastasse, i miei ospiti americani sembravano essersi assunti il compito di farmi da babysitter e non mi mollarono un istante, convinti che sarei andato incontro a chissà quali pericoli, se mi avessero lasciato da solo nella grande metropoli!
Una sera mi trascinarono perfino in un locale di lap-dance!!! Potete immaginare il disagio e l’orrore che provai, trovandomi davanti allo spettacolo indecoroso di queste donnine infrollite, che volteggiavano scompostamente attorno ad un palo, simulando chissà quali allusioni erotiche… o illudendosi di farlo.
Il pubblico, però, non era malaccio, devo ammetterlo: la maggior parte erano giovanottoni che trasudavano testosterone da tutti i pori, e attorno al cui palo avrei volentieri eseguito io una lap-dance di quelle giuste! Come Dio volle, si decisero a riaccompagnarmi in albergo, non senza aver tentato di appiopparmi una di quelle donnine… pericolo che evitai inventandomi una fidanzata gelosissima che mi aspettava in Italia.
La prima settimana a New York fu un incubo: non riuscii a rimanere un momento da solo neanche col ragazzo dell’ascensore… cosa che non mi sarebbe dispiaciuta affatto (tra parentesi). Verso la fine della seconda settimana, però, o perché stanchi di starmi dietro, o perché convinti che ormai mi fossi sufficientemente ambientato, i miei ospiti americani, mi concessero qualche serata di libera uscita.
Bisogna dire, comunque, che non è facile muoversi in una grande città che non conosci, figurarsi in una immensa come New York, che da sola è grande come mezza Italia! sapevo il nome di qualche locale, ma chissà dove si trovava… né me la sentivo di prendere un taxi e dire all’autista: “Mi porti al Chiappa la Chiappa”, è un nome di fantasia, ovvio.
La cosa migliore, pensai la prima sera che riuscii a rimanere da solo, era gironzolare nei dintorni dell’hotel, evitando naturalmente i parchi, le strade poco raccomandabili ecc. ecc., e scoprire quello che la mia buona sorte mi avrebbe offerto, questo almeno finché non avessi acquistato maggiore dimestichezza con la città.
Uscito in strada, mi guardai un momento attorno spaesato, poi raccolsi il coraggio e presi a destra. I marciapiedi erano affollati in quell’ora serale: gente che rientrava dal lavoro, bighelloni a spasso, gente di ogni colore e di ogni risma, esattamente come ci si aspetta in una città come New York: tutto un andirivieni caotico e confuso, come non è difficile trovare anche da noi, sia pure in dimensioni ridotte.
Naturalmente, si notavano numerosi volpacchiotti in quella calca: ragazzi sfrontati coi jeans, che sembravano dovessero scucirglisi ad ogni passo, tanto erano aderenti, e le magliette praticamente pitturate sui dorsi scolpiti; giovani impiegati terribilmente seducenti con la loro aria stanca e il vestito stazzonato, dopo un giorno di ufficio e di frustrazioni…
Camminavo un po’ spaesato in quella calca, gli occhi che continuavano a corrermi da un culo polposo a un pacco prominente, da un paio di gambe guizzanti a un torace scolpito… da un bel volto tenebroso a un viso angelico dal sorriso solare. Chissà se quei ragazzi si accorgevano delle mie fameliche occhiate? Probabilmente no, visto che nessuno sembrava farci caso.
Mi rammaricai di non aver pensato a consultare una guida gay, prima di partire… adesso mi sentivo davvero come un pigmeo fuori dalla giungla. E intanto oltrepassavo boutique di lusso, tavole calde, ristoranti d’ogni nazionalità…
Camminavo ormai da oltre mezzora quando, alla fine di un isolato, svoltai in un vialone leggermente più tranquillo. C’era gente anche qui, ma per lo meno si poteva camminare senza doversi far largo a gomitate. Ad un certo punto, un’insegna lampeggiante attrasse la mia attenzione dall’altro lato della strada: THE BARE LUNCH.
“Bare” è un termine fortemente evocativo per noi pornomani: immagine vivide, tridimensionali di cazzi lucidi di sugo, leccati a tutta lingua da frocetti vogliosi, scopate senza preservativo in buchi di culo tracimanti sborra… Oddìo, avrebbe potuto trattarsi tutt’altra cosa, magari una mensa assistenziale dell’Esercito Della Salvezza, anche perché a quella distanza non riuscivo a distinguere altro, ma ormai la mia immaginazione galoppava e io già mi vedevo nudo nel bel mezzo di un’orgia…
Traversai la strada al primo semaforo, dopo di che tornai indietro quel centinaio di metri: beh, il mio istinto non si era sbagliato, si trattava appunto di una libreria per adulti… un sexy shop in parole povere.
Naturalmente, non ero un novellino di questi posti, avevo già frequentato sexy shop in Italia: dove credete che andassi a rifornirmi di video porno? Ma sapevo, dalla letteratura e dal cinema, che questi americani spesso non sono semplici negozi di video o giocattoli erotici, ma sono più completi, più… attrezzati, non so se mi spiego!
Il negozio era composto di due locali, uno di seguito all’altro: questo appena entrato aveva l’aspetto di una normale libreria: scaffali ed espositori con testi sulla sessualità, romanzi erotici di autori che conoscevo di fama, album fotografici ecc. Le solite cose, insomma.
Il locale dietro, invece… beh, era il Paradiso Terrestre! Qui espositori e rastrelliere traboccavano di riviste sexy e DVD, le vetrinette era colme degli accessori più disparati, dai profilattici mangiabili ai cockring vibranti, dalle mutandine traforate ai ciucciotti a forma di pene… E in bella mostra, i falli in puro lattice delle più famose pornostar del momento!
Diedi un’occhiata veloce: non ne mancava nessuno, da quello insuperabile di Jeff Stryker… ad altri venuti dopo di lui. Cominciai ad aggirarmi fra gli espositori, cercando di capire come erano organizzati. C’erano parecchi clienti in questa parte del negozio, giovani la maggior parte, per lo meno nessuno in quel momento mostrava di avere più dei miei quarant’anni.
Ad un certo punto, svoltando l’angolo di un espositore, mi trovai davanti un ragazzo che stava sfogliando una rivista sexy. Mi fermai di colpo, rischiando di finirgli addosso!
“Sorry”, mormorai.
Lui sollevò lo sguardo, mi sorrise e poi tornò alle foto che stava ammirando. Io lo superai, ma mi fermai nelle vicinanze, per potermelo slumare meglio: era davvero affascinante. Piccolino, meno di un metro e settanta, ma con i muscoletti compatti tutti al posto giusto… spalle, braccia, glutei…
Lo squadravo con la coda dell’occhio, fingendo di cercare dei titoli nell’espositore alle sue spalle e ad un certo punto, mi accorsi che anche lui mi sbirciava con la coda dell’occhio. Sentii la familiare tensione montarmi dentro: il cuore che accelera i suoi battiti, i coglioni che cominciano a fremere, i motori del cazzo che si avviano e cominciano a pompare sangue…
Dopo un po’, il ragazzo rimise a posto la rivista e si mosse. Mi passò vicino… vicinissimo… sfiorandomi e lanciandomi un’occhiata in tralice, prima di andare oltre. Io lo seguii con lo sguardo, ammirando il culetto sostanzioso, che guizzava a ritmo del suo passo. Ebbi la netta sensazione che non portasse niente sotto…
Il ragazzo si avvicinò alla cassa, cambiò una banconota con dei gettoni, poi si diresse ad una porticina chiusa discretamente da una pesante tenda scura. Si voltò a lanciarmi un’occhiata e scomparve dall’altra parte. Beh, stavolta non c’erano dubbi sulle sue intenzioni. Rimisi a posto in fretta il DVD, che stavo fingendo di guardare, e mi avviai con passo indifferente verso la cassa.
Diedi al commesso una banconota da 10 dollari e ne ebbi in cambio una manciata di gettoni. Allora scostai la tenda e mi trovai in un corridoio semibuio, su un lato del quale si apriva una fila di porte, una accanto all’altra e contrassegnate da una lucetta, in alcune verde, in altre rossa.
Non mi ci volle molto a capire che si trattava di cabine video… un peep-show, in pratica,
e le lucette rosse indicavano quelle già occupate. Indugiai un momento per abituare gli occhi alla semi oscurità, poi scorsi il ragazzo fermo davanti ad una cabina ‘verde’. Si girò ancora una volta a guardarmi, poi entrò e richiuse la porta alle sue spalle.
Rimasi interdetto: per quanto ne sapevo, le cabine di un peep-show sono minuscole, appena lo spazio per sedersi, non ci si stava in due… E poi, avevo sentito distintamente lo scatto della chiusura…
La sua lucetta era intanto girata al rosso. Più che altro per fare qualcosa, mi diressi alla cabina libera alla sinistra della sua. Entrai e come immaginavo era poco più ampia di una di quelle macchine automatiche per le foto che si vedono nelle stazioni.
L’interno era fiocamente illuminato solo dalla luce fluorescente di un piccolo schermo sulla parete di fronte. Chiusi la porta, girai attorno allo sgabellino tondo fissato al pavimento e mi sedetti, fissando lo schermo baluginante all’altezza dei miei occhi. “Che cazzo ci faccio qui?”, mi chiesi. Avevo immaginato una bollente avventura di sesso americano e mi ritrovavo seduto come uno scemo nella cabina di un peep-show, con l’unica prospettiva di farmi una sega guardando un cazzo di film porno! E quel cretino…
Pescai un gettone dalla tasca e lo inserii nell’apposita fessura. Istantaneamente, sullo schermo si materializzarono due lesbicacce impegnate in un reciproco lavoro bocca-figa… Andiamo bene!, esclamai depresso, allungando immediatamente la mano a cercare qualcosa di meglio.
Fu in quel momento che sentii un fruscio alla mia destra e un sentore dolciastro di cazzo non troppo pulito spandersi nell’aria. Mi girai di scatto e mi accorsi di un foro di una decina di centimetri sulla parete, da cui stava facendo capolino un glande sbucciato incredibilmente grosso e carnoso. Lo fissai incredulo, col cuore che mi batteva all’impazzata: il peep-show era anche un glory hole!!! Questa era un’esperienza che mi mancava: intendiamoci, l’avevo vista un casino di volte nei filmini porno, e la trovavo anche eccitante, ma non mi era mai capitato di farla. In realtà, per quanto fosse stimolante l’idea in sé, il fatto di non sapere chi ci fosse dall’altra parte della parete divisoria mi aveva sempre bloccato.
Ma stavolta lo sapevo chi c’era: c’era il fighetto di poco prima! Cristo, che nerchia!, pensai mentre il pistone terminava la sua avanzata. Stando seduto, il buco era giusto all’altezza della mia bocca, così mi bastò girarmi sullo sgabello e allungare la mano. Lo impugnai: era saldo e caldissimo! Alla luce baluginante dello schermo, vidi una goccia formarglisi sulla punta e colare giù con un filamento cristallino.
Fu istintivo protendermi a lambirla con la lingua: era acidula e densa al palato, gustosa come piace a me! Allora presi a leccare il glande circonciso e un gemito mi rispose dall’altra parte della parete. Quel cazzo aveva un odore un po’ forte, per i miei standard, ma non era sgradevole: ingoiai il ciliegione sugoso e dopo un paio di spazzolate di lingua, non sentivo più niente, se non il sapore gustoso di un bel cazzo maturo.
Leccai e succhiai, coinvolto dalla situazione e dall’aroma di maschio che mi arrivava attraverso il foro della parete. Ero talmente preso che non mi accorsi di niente, se non quando con un grugnito profondo il ragazzo si liberò e il suo cazzo mi schizzò in bocca una piena di crema soffice e amarognola, che mandai giù automaticamente, rendendomi conto di cosa era successo solo quando lui ebbe smesso di sborrare e io di ingoiare.
L’idea di essere stato quanto meno imprudente non mi sfiorò neppure e anzi continuai a lappare quanto ancora scolava dal suo taglietto, finché smollato e rattrappito, l’uccello si dissolse nel buio del foro adesso vuoto.
Rimasi lì, aspettando non so neanch’io cosa… magari che comparisse un dito a farmi cenno di infilare il mio in quel buco… Invece, sentii il suono inequivocabile di una zip tirata su e subito dopo il cigolio di una porta che si apriva e si richiudeva.
Ma che cazzo!... Se n’era andato! Fu tale la delusione, che l’uccello teso allo spasimo mi si smollò istantaneamente, senza che avessi avuto neanche la possibilità di tirarmelo fuori dalle mutande. Pensai di rimanere un altro poco, ma ormai avevo perso tutte le mie motivazioni, così mi alzai e uscii.
Tornai nel negozio e girai l’occhio fra le rastrelliere e gli espositori, ma il ragazzo era scomparso e nessuno di quelli presenti nel negozio attirò particolarmente la mia attenzione. Fu allora che l’occhio mi cadde su alcuni DVD ed ebbi un tuffo al cuore leggendo un paio di titoli di uno dei miei attori preferiti in assoluto: Ronny Hunt. Era un attore della mia giovinezza, a dire il vero: nato come top, ricordo le seghe forsennate che mi ero fatto vedendo il suo enorme cazzo sverginare i frocetti offerti in sacrificio alla sua virilità. Quanti nastri avevo distrutto per vedere scatto dopo scatto il suo cazzo poderoso che dopo aver pistonato implacabile nelle vergini carni, usciva lasciando una voragine fremente che si richiudeva pian piano, mentre veniva riempito dagli schizzi biancastri di un cazzo in orgasmica fibrillazione. Perdonatemi l’entusiasmo, ma quei ricordi erano ancora forti nel mio cuore e non solo… ci siamo capiti.
Decisi, allora, di riprendere la ricerca interrotta: qualche novità del mio idolo, tanto valeva approfittare dell’occasione. E finalmente le mie fatiche furono premiate, in quanto riuscii a trovare i suoi due ultimi film, che avevo cercato invano in Italia
Soddisfatto almeno di questo, andai alla cassa, restituii i gettoni non consumati per farmeli rimborsare, e consegnai i due DVD per il pagamento.
“You like Ronny Hunt!”, osservò il cassiere, ti piace Ronny Hunt.
“Sì, - risposi con un sorriso – moltissimo.”
“E’ una puttana mangiacazzi!”, ghignò lui.
Poi mi fissò.
“Vuoi scopartelo?”, mi chiese inaspettatamente.
“Come? – esclamai, guardandolo con aria interrogativa – Non capisco.”
Lui, allora, allungò la mano a lato della cassa e prese un volantino, che mi consegnò.
IL GIORNO 16 MAGGIO, GANG BANG ANEW YORK CON LA PARTECIPAZIONE DELLA SUPERSTAR RONNY HUNT! PER L’ADESIONE, RIVOLGERSI ecc. ecc.
Una gang bang con Ronny Hunt! L’emozione mi lasciò un momento senza parole. Fissai il cassiere con gli occhi che mi brillavano. Lui ammiccò con un sorriso lascivo.
“Grandioso, non trovi?”
Pagai i DVD e uscii, tornando verso l’albergo. Altroché se era grandioso, pensai e subito il mio cervello si mise in azione, perdendosi in mille fantasticherie… Ronny!... ! Cazzo! Poterlo vedere di persona... mettere le mani su quel bel culone… ficcarci il cazzo,
sborrarci dentro!
Non so come riuscii a imboccare la strada giusta e a ritrovarmi nella mia stanza.
In preda ad un’euforia ormai incontenibile, telefonai alla casa di produzione, al numero indicato nel volantino. Ovviamente, vista l’ora, rispose la segreteria telefonica. Allora lasciai un messaggio, dicendo che ero molto interessato, a partecipare alla gang bang con Ronny Hunt; lasciai i miei dati e il mio cellulare e li pregai di richiamarmi. A quel punto, fui a lungo dibattuto se godermi i DVD che avevo appena comprato, ma alla fine decisi di no: preferii aspettare e godermi Ronny Hunt, questa volta in carne e ossa


(continua)
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.1
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Gang Bang a New York - 1:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni