Racconti Erotici > Gay & Bisex > Buon compleanno
Gay & Bisex

Buon compleanno


di adad
18.01.2021    |    10.171    |    9 10.0
"Il dilemma di chi potesse essere quel manzo sconosciuto e di chi e perché me lo avesse mandato continuò a non sfiorarmi la mente, e se anche lo fece, non..."
Non ho mai amato le feste di compleanno, né quelle degli altri, in cui bisogna essere tutta allegria e felicitazioni, ignorando che in realtà si sta festeggiando un passo avanti verso la vecchiaia; né men che meno le mie, in cui è il sottoscritto a ritrovarsi vittima sacrificale del rito. Perché questo in realtà è una festa di compleanno: un rito solenne, chiassoso, quanto macabro, per esorcizzare il terrore di diventare più vecchi.
È per questo che ho sempre tenuta il più nascosta possibile a tutti la data del mio compleanno, anche se c’è sempre stata qualche fuga di notizie e immancabilmente mi è arrivato qualche “tanti auguri” o “cento di questi giorni” da colleghi che sfoggiano sorrisi a cinquanta denti per l’occasione…. Magari sperando che gli offrissi un caffè. Cosa che ovviamente mi sono sempre guardato dal fare per non incoraggiare eventuali sviluppi futuri.
Come dicevo, non ho mai amato le feste di compleanno e men che meno quell’anno che oltrepassavo la soglia dei quaranta. Sì, lo so che i quaranta segnano, a dire di tutti, l’apice del vigore sessuale del maschio… ma segnano anche l’inizio del declino, il che non è una prospettiva incoraggiante. Certo, con un po’ di buona volontà ci aspettano ancora un’altra ventina d’anni di buon sesso, almeno si spera. Ma era quella data di scadenza, che mi si prospettava all’orizzonte per la prima volta, a dare al mio stato d’animo quella nota di grigiore, la mattina del mio quarantesimo compleanno… un cambiamento di scaglione, dalla trentina alla quarantina, che non mi entusiasmava affatto.
Avevo fatto di tutto perché la notizia non trapelasse, e tenendo generalmente un profilo molto basso e pochissime amicizie, e ci ero riuscito, a quanto sembrava, visto che nessuno dei miei colleghi in ufficio si avvicinò per dirmi sorridendo:
“Ehi amico, tanti auguri!”

Tornato però a casa, mi resi conto che non ero corretto con me stesso ad ignorare questa scadenza pur sempre importante nella vita di una persona; così, rovistai in frigo per cercare qualcosa di buono e scovai anche una bottiglia di spumante, dimenticata da chissà quanto tempo. Ottimo: pensai di farmi subito un brindisi alla mia salute, e stavo giusto per stapparla, quando sentii suonare alla porta. Chi diavolo poteva essere, e a quell’ora, poi? Andai ad aprire e mi trovai di fronte un giovanottone che mi lasciò a dir poco senza fiato: sui venticinque/trent’anni, un metro e ottanta, a occhio e croce, per ottanta, un volto di quelli che basta guardarli per capire il livello di testosterone in grado di sprigionare… Aggiungeteci dei jeans stretti e una camicia aperta sul torace, e capirete l’attimo di sbandamento che ebbi e di cui lui certamente si accorse.
“Il signor Carmine?”, mi chiese infatti con un sorriso che esprimeva più della semplice cordialità.
“Sì”, risposi con un filo di voce.
“Il signor Carmine Santellini?”
“Sì”, ripetei, prendendolo per un rappresentante di aspirapolveri o un attivista religioso.
“Nato a Simigliano il dieci maggio del millenovecento***?”
“Scusi, - feci allora un po’ seccato – la manda forse Maria De Filippi?”
Lui scoppiò a ridere.
“Guardi che non ho intenzione di accettare buste di nessun tipo.”, continuai.
“Non c’è nessuna busta, non si preoccupi. – fece lui – C’è invece un regalo per lei.”
“Un regalo per me?”
“Oggi non è il giorno del suo compleanno?”
“Beh, sì…”
“Oggi non compie quarant’anni?”
Lo fissai senza rispondere: come faceva a sapere così tante cose sul mio conto?
“Ma lei chi è? – esclamai – cosa diavolo vuole da me?”
“Gliel’ho detto, devo consegnarle un regalo.”
“Un regalo? E da parte di chi?”
“Mi scusi, ma questo non glielo posso dire. Non mi fa entrare?”
La più elementare regola di prudenza avrebbe suggerito di tenerlo fuori, ma come potevo dire di no a un tale rappresentante del sesso maschile? Così, mi feci di lato e lo lasciai entrare. Come se già conoscesse la casa, mi precedette in soggiorno, mentre io lo seguivo, fissando imbambolato il suo magnifico sedere compresso nella morsa dei jeans.
Lo so, lo so: mai far entrare in casa uno sconosciuto e, se fossi stato più lucido, avrei senz’altro seguito questo consiglio: quante volte lo hanno ribadito anche a Striscia la Notizia? Ma in quel momento non ero in grado di ragionare, non dico lucidamente: non ero in grado di ragionare per niente: la vista di quel corpo, l’odore di quel corpo, il magnetismo e le suggestioni che da quel corpo emanavano mi avevano completamente bollito il raziocinio. Arrivati in soggiorno:
“Allora, questo regalo?”, chiesi, fingendomi seccato.
Lui si voltò con un sorriso che mi mandò del tutto in cortocircuito, allargò le braccia e:
“Eccomi, - disse – il tuo regalo sono io!”, e prese a slacciarsi la camicia, tirandosela fuori dai pantaloni e sfilandosela del tutto.
Un’ondata di calore, di profumo speziato si avvolse e mentre fissavo con gli occhi sgranati quel petto glabro così squisitamente modellato, lui prese a sbottonarsi anche i jeans, abbassandoseli poi sotto le natiche e restando davanti a me solo con un paio di boxer aderenti, che gli facevano sul davanti un rilievo aggettante, ben sottolineato dal colore chiaro del tessuto.
“Vuoi che continui?”, fece con un sorrisino sfrontato.
Non risposi… non c’era niente da rispondere, quando tutto me stesso urlava di sì.
E lui lo capì infatti benissimo: facendo leva coi piedi si sfilò i mocassini, scalciandoli via, quindi si tolse i pantaloni e infine, trapassandomi col suo sguardo, fisso nei miei occhi, si agganciò coi pollici l’elastico dei boxer e prese a tirarseli giù lentamente… scoprendo il basso ventre… poi l’orlo rado del ciuffo…
A questo punto si fermò, sempre guardandomi fisso… e io risposi, o meglio fu l’innato istinto della troia ormai sveglio in me e incontrollabile a farlo. Mi avvicinai e mi inginocchiai davanti a lui, gli agguantai le natiche sode e le strinsi, tirandolo a me e premendo il volto sul suo basso ventre. L’odore penetrante del suo sesso mi riempì le narici e lo respirai, abbandonandomi a quella droga inebriante; i peli del suo pube mi solleticavano il mento.
Presi a smanacciargli la carne soda delle natiche, col volto sempre premuto sul suo basso ventre, di cui assorbivo il calore, respirandone ad occhi chiusi l’odore dolciastro, penetrante, coinvolgente.
Anche lui si stava eccitando, lo sentivo dai suoi sospiri, dai suoi movimenti, dal cazzo, che mi premeva con forza sotto il mento.
D’un tratto, come preso da un raptus, gli abbassai del tutto i boxer e mi precipitai con la bocca sul suo cazzo ormai bagnato, ingoiandone il glande e cercando di andare oltre. Non sono una gola profonda, non lo sono mai stato, ma quell’arnese mi magnetizzava, sentivo l’impulso di divorarlo tutto. Me lo spinsi in gola finché potei, reprimendo vari conati, ma dovetti desistere poco oltre la metà; allora retrocessi e cominciai a succhiarlo, slinguando e ingoiando il sugo che l’eccitazione gli faceva colar fuori copiosamente. E quel sugo viscoso dal sapore salmastro era ulteriore benzina per la mia libidine.
Non so come, finimmo in camera, nudi entrambi sul letto a dibatterci negli spasimi di una scopata selvaggia, fuori di testa. Ricordo a sprazzi questa prima parte della serata, forse perché fu il momento in cui agii in preda solo all’istinto, senza alcuna razionalità. Ricordo di essere stato un pezzo, con le mani e con la bocca sul suo strumento, teso fino allo spasimo… ricordo di avergli ficcato la lingua nel buco del culo e di essere stato lì a grufolarci dentro, mentre con le mani gli tenevo slargate le belle chiappe… ricordo di averglielo divorato a morsi, a baci, a leccate e ancora a morsi che lo facevano sguaiolare e sbattere sul letto forse per il dolore, forse per il piacere che i miei denti famelici gli procuravano.
Mentre stava lì con le cosce sollevate, io passavo come un indemoniato dal cazzo alle palle, al buco del culo… quel buco che mi si disfaceva letteralmente sotto la lingua.
Non capivo più niente: quel ragazzo mi aveva preso a pelle, mi aveva intossicato… non capivo niente e non riuscivo a smettere… Grufolando come un maiale, passavo dal cazzo alle palle, al buco del culo… finché presi a strofinamici con la faccia, il muso, le guance la fronte, perfino i capelli… quasi volessi entrare nel suo buco con tutta la testa… e lui ansimava e guaiva… Ero unto e sbavato di saliva e di sugo, sulla fronte, sulle guance, sul mento…
Avevo preso il controllo e lui subiva: era il mio schiavo, il mio schiavo sessuale e volevo godermelo tutto, volevo diventare tutt’uno con lui.
Ad un tratto, ricordo che gli salii a cavalcioni, gli afferrai il cazzo turgido e scivoloso, me lo puntai sul buco del culo e mi lasciai cadere giù. In un attimo di lucidità, temetti di provare chissà che dolore per questa penetrazione a freddo, ma fosse il puntello ben lubrificato, fosse la gran voglia che mi devastava fatto sta che lo sfintere non oppose resistenza e io mi sentii scorrere giù lungo il suo cazzo e in un lampo mi ritrovai seduto sul cespuglio del suo pube, con i peli crespi che mi solleticavano l’orlo stirato del buco.
Appena mi ritrovai col suo pistone tutto intero piantato nella pancia, cominciai a roteare i fianchi per assestarlo meglio e ben presto lui mi afferrò saldamente alla vita e mi tirò a sé, contemporaneamente spingendo su il bacino, quasi volesse ficcarmelo ancora più dentro. Sentivo il suo cazzo, ogni fibra del mio retto lo sentiva, grosso, lungo, bollente… Ero pieno di lui e questa sensazione di pienezza mi entusiasmava.
Poi cominciai a cavalcarlo, saliscendendo lungo tutta la sua mazza oliata, mi sollevavo fino alla cappella e mi lasciavo ricadere in un ritmo dapprima lento e voluttuoso, poi sempre più frenetico, con i nostri gemiti e il respiro affannoso a fare da controcanto.
Ricordo bene l’enorme senso di benessere che lentamente prese ad irradiarmisi dal buco del culo, diffondendosi sempre più languoroso in tutto l’organismo. Quando mi raggiunse il cervello, mi rovesciai di fianco e gli avvinghiai le gambe dietro la schiena, lasciandolo, così, libero di fottermi a suo agio. E lui lo fece, martellandomi dentro gagliardamente, finché lo sentii ingropparsi e il suo cazzo pulsante cominciò a battermi sulla prostata, mentre veniva, accompagnando ogni getto con un gemito dalle labbra socchiuse, che ben presto vennero a cercare le mie. Eravamo entrambi squassati da un orgasmo furibondo, perché mentre lui veniva, il mio sfintere prese a contrarsi come se stessi sborrando pure io, ma in realtà non lo stavo facendo, era il mio buco del culo che godeva come una figa.
Ci baciammo a lungo, rimanendo io avvinghiato a lui e lui piantato dentro di me con l’uccello ancora duro.
Non saprei precisare quanto tempo restammo a baciarci e a limonare, posso dire però che il suo cazzo non perse un attimo il suo turgore e infatti ad un certo punto il suo bacino riprese a muoversi avanti e indietro nell’eterno ritmo della pompata. Tre volte mi scopò, tre volte di seguito, senza mai tirarlo fuori. Poi andammo in bagno, io a svuotarmi e lui a pisciare e a lavarsi l’uccello imbrattato di sborra e umori anali.
Tornammo a letto e io avevo il cazzo congestionato e un dolore sordo al basso ventre, poiché fino ad allora non ero venuto. Così, mi allungai sul letto e iniziai a farmi una sega, avendo urgenza di liberarmi. Lui mi si distese accanto a cominciò a carezzarmi con dolce premura, ma io avevo bisogno di altro.
“Mettimelo in bocca…”, sospirai.
Allora, sempre stando al mio fianco, lui si girò a 69 e mi accostò alle labbra il suo cazzo molle e spompato. Ne ingoiai una buona metà, frugando con la punta della lingua fra le pieghe del prepuzio carnoso e assaporando le tracce rimaste di sperma e di piscio. I peli del suo pube mi graffiavano le labbra, mentre l’afrore intenso di sesso e sudore, che li impregnava, tornava a stordirmi.
Lui, intanto, mi aveva passato un braccio sotto la coscia e, trovato il buco ancora viscido del suo seme, ci aveva infilato dentro tre dita, spingendole fino in fondo, quasi sapesse quanto mi piace venire mentre ho qualcosa che mi occupa il retto.
L’orgasmo fu un’esplosione e insieme un sollievo per le mie povere palle ormai allo stremo.
Quando tornai dal bagno, lo sconosciuto già dormiva. Rimasi un momento a guardare le belle forme del suo corpo alla luce ovattata della lampada, poi mi rannicchiai con cautela vicino a lui e mi addormentai pure io. Il dilemma di chi potesse essere quel manzo sconosciuto e di chi e perché me lo avesse mandato continuò a non sfiorarmi la mente, e se anche lo fece, non raggiunse il mio livello cosciente, così potei dormire il sonno dei giusti.
Quando alle sette suonò la sveglia, con le palpebre ancora incollate agli occhi, allungai il braccio a tastare accanto a me. Ma la mia mano tastò solo il vuoto.
Saltai su del tutto sveglio. Che fine aveva fatto il tipo? I peggiori pensieri mi attraversarono la mente come un turbine: era un malintenzionato che aveva approfittato della notte per rubarmi tutto? Dovevo considerarmi fortunato ad essere ancora vivo? Scesi dal letto col cuore in tumulto e, nudo com’ero, corsi a fare un giro di ricognizione nell’intero appartamento: c’era tutto, non mancava niente, anche la busta con i soldi era al suo posto nel cassetto…
Allo spavento subentrò allora il sollievo… e poi il rammarico che fosse andato via, che fosse scomparso senza neanche dirmi il suo nome… perché di una cosa ero certo: che non lo avrei rivisto mai più.
In cucina, più tardi, quando andai per farmi un caffè, trovai sul tavolo un biglietto in bella mostra: BUON COMPLEANNO! c’era scritto, tutto in maiuscolo, senza una firma, né altro.
A tutt’oggi, ed è passato qualche annetto, non so chi era quel ragazzo, né ho mai scoperto se era venuto di sua iniziativa o fosse stato mandato da qualcun altro. Però è indubbio che fu una festa di compleanno a dir poco strabiliante. E alzi la mano, chi non è d’accordo.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 10.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Buon compleanno:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni