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Il Diavolo omosessuale - 1


di adad
16.11.2021    |    11.388    |    10 9.5
"Bicio, dal canto suo, lo tempestava di domande sulle sue capacità erotiche, non sembrandogli vero di poter almeno parlare con qualcuno dei suoi desideri e..."
L’annuncio comparve una mattina su vari siti internet di incontri: “Trentenne, brutto, sfigato, passivo cerca diavolo omosessuale a cui cedere l’anima in cambio di sesso. Requisiti richiesti: ottimo aspetto, superdotazione, provate abilità scopatorie. Sono aperto a qualunque demoniaca perversione”.
Parecchi a leggerlo ebbero dubbi sulla sanità mentale dell’anonimo inserzionista. I commenti più benevoli furono: “Questo qui è fuori di testa!”
Ma l’anonimo inserzionista era tutt’altro che fuori di testa: era disperato. Per cominciare, si chiamava Bicio, Bicio Baldelli, ma gli amici si divertivano a chiamarlo B. B. come la celebre Brigitte Bardot, dalla cui giovanile avvenenza il poveretto era quanto di più lontano potesse esistere.
Infatti, e questo era il suo vero problema, Bicio era brutto, brutto come pochi: di media altezza, un po’ cicciottello, i capelli di paglia grezza e i tratti del volto tutt’altro che regolari ed armoniosi. Per carità, non era il Gobbo di Notre Dame, questo è vero, ma in un mondo difficile come quello moderno, votato all’immagine, che poco spazio concede a chi non rientra in determinati canoni estetici o non riesce a imporsi trasformando in qualità le proprie anomalie, la vita del povero Bicio Baldelli non era stata facile.
Come se non bastasse, ad un certo punto della sua vita, Bicio si era accorto che i suoi gusti erotici erano dissimili da quelli dei suoi coetanei, non possiamo chiamarli amici, che frequentava solitamente: i suoi infatti erano indirizzati verso un pubblico decisamente… non femminile. Per farla breve, a Bicio piacevano i maschi. Poco male, certo, se non fosse che un po’ per la sua timidezza, un po’ per il suo aspetto fisico, i pochi approcci che aveva tentato avevano avuto un esito miseramente fallimentare, se non catastrofico, nonostante fosse a tutti gli effetti una persona colta e sensibile.
E così il povero Bicio era arrivato alla bella età di trent’anni senza aver mai goduto appieno le gioie del sesso, fatte salve le produzioni fai da te. Alla fine, memore del dottor Faust che aveva venduto l’anima in cambio della giovinezza, si disse: “Perché no?” Non gli interessava la giovinezza, visto che quella già l’aveva, per cui chiese un prezzo decisamente più basso in cambio dell’anima: solo del sano buon sesso. Magari condito con un pizzico di quella perversione che solo i diavoli sanno escogitare. E di cui, occorre dirlo, Bicio non aveva la minima idea, al di là del vago fascino evocativo: demoniache perversioni…
Come abbiamo detto, i più che lessero quell’annuncio scossero la testa, dicendo:
“Questo qui è fuori di testa.”
Ma non Mariano Velardi, un trentacinquenne volontario dei Vigili del Fuoco, che invece commentò:
“Poveraccio, dev’essere messo proprio male, se parla sul serio.”
E fu in quel momento che decise di rispondere: non perché intendesse veramente andarci a letto, comprando la sua anima, ma per la curiosità di conoscere quel tipo e vedere quale poteva essere il livello di disperazione che lo aveva portato a mettere un annuncio del genere.
Certo, non era un diavolo, ma aveva pur sempre a che fare con il fuoco!
Rispose, dunque, spacciandosi per un diavolo, ovviamente omosessuale, il che era vero, e dicendosi interessato alla sua offerta.
Ora, so benissimo che quanti leggeranno, arrivati a questo punto stanno scuotendo la testa, chiedendosi: “Ma chi è più scemo il Bicio, che ci crede, o l’Autore, che dà voce a quelle cavolate e pretende di farcele credere pure a noi?” Beh, posso assicurarvi che non siamo scemi nessuno dei due, perché la disperazione può arrivare a volte ad un livello tale, che una persona preferisce dar credito a qualsiasi assurdità, pur di non chiudere definitivamente le porte alla speranza.
Era passata una settimana e nessuna risposta era arrivata; Bicio era ormai col morale che strisciava sul pavimento: quanto più a lui stesso era sembrato assurdo un annuncio del genere, tanto più si sentiva adesso deluso dal fallimento. E quando ormai, giusto per scrupolo, una mattina aprì la mail che aveva dato come riferimento e trovò la risposta al suo annuncio, non sapeva se essere sopraffatto dal sollievo o dall’angoscia. Stette un po’ incerto sul da fare, poi l’aprì.
“Ciao, - lesse – ho visto il tuo annuncio. Mi chiamo Asmodeo, sono un diavolo omosessuale, come tu chiedi, e sono interessato a conoscerti. Se davvero sei intenzionato a vendere la tua anima, io posso farti vivere una notte e un giorno di sesso infernale. Sono bello, superdotatissimo e ottimo scopatore. Fammi sapere.”
Bicio rilesse la mail almeno una decina di volte, sentendosi prendere ogni volta da una vampata di calore: corrispondeva in pieno ai suoi desideri, forse anche troppo… superdotatissimo… ottimo scopatore… sesso infernale… queste parole continuavano a vorticare nella sua testa, creando suggestioni sempre più coinvolgenti. Che fare? Non dubitò neanche per un attimo che potesse essere il tiro di qualche buontempone: la faccenda si era fatta reale…
“A limite, lo incontro e poi decido.”, si disse alla fine e, con la libidine che già gli pulsava nelle vene al posto del sangue, rispose al messaggio.
Nel successivi due giorni, ci fu un serrato scambio di mail tra lui e Asmodeo, che non si stancava di fargli domande su domande, col pretesto di chiarire bene le cose, perché lui era un diavolo serio e non voleva che poi Bicio avesse a pentirsi della decisione presa. Bicio, dal canto suo, lo tempestava di domande sulle sue capacità erotiche, non sembrandogli vero di poter almeno parlare con qualcuno dei suoi desideri e della sue aspettative.
E Mariano, nei panni di Asmodeo, rispondeva dettagliatamente, infervorandosi a sua volta e illustrandogli quelle pratiche erotiche di cui si diceva maestro e in fondo un po’ lo era veramente. La parte migliore venne quando entrambi affrontarono il tema delle demoniache perversioni, sulle quali però è preferibile stendere un velo di decenza.
Diciamo solo che, parlandone, le voglie arretrate di Bicio si scoprirono senza limiti e quelle, pur non arretrate, di Mariano si scoprirono ansiose di ampliare i loro orizzonti. Ma per ora era tutto sulla carta, o meglio nei circuiti elettronici dei loro computer e smart: che sarebbe successo al loro incontro? “Alla peggio, gli dico che mi sono confessato e ci ho ripensato.”, si rispose Bicio. “Alla peggio, gli dico che chiede troppo per un’anima già dannata e mando a monte l’affare.”, si rispose a sua volta Mariano.
E giunse il momento. Avevano fissato un sabato pomeriggio a casa di Bicio, per concludere l’affare. E puntuale, il campanello suonò.
Tralascio lo stato d’animo con cui Bicio era vissuto in quei giorni: mille volte si era pentito di aver pubblicato l’annuncio, di aver letto il messaggio di Asmodeo, di avergli risposto eccetera eccetera, mille volte si era rammaricato di essere stato così imbecille: vendere l’anima al diavolo… cosa gli era passato per la testa? Ma ogni volta gli era bastato ripensare alle meraviglie prospettatogli dal suo corrispondente per placare l’ansia e convincersi d’aver fatto la scelta giusta.
In fin dei conti, poteva essere l’inferno peggiore della vita che aveva condotto fino a quel momento?
Quando il campanello suonò, a Bicio tremarono le gambe e si bloccò lo stomaco. Non si mosse. Il campanello suonò una seconda volta.
“E va bene, facciamolo e vaffanculo!”, si disse allora e andò ad aprire.
Quello che vide lo lasciò senza fiato: davanti a lui c’era il giovane più affascinante che gli fosse mai capitato di incrociare nella sua vita: sul metro e ottanta, atletico, con un paio di jeans stretti e una maglietta aderente che ne sottolineavano il fisico muscoloso… E poi… bello… straordinariamente bello, con quel volto regolare, gli occhi azzurri e la zazzera rossastra che si prolungava fino al mento con un velo di barba…
“Se… sei Asmodeo?”, chiese con voce roca, appena ritrovò il fiato.
A quella vista, tutti i suoi dubbi si erano dissolti.
“E chi altro potrei essere?”, rispose Mariano con una voce profonda, ma armoniosa, che fece vibrare ogni parte recondita del suo corpo.
Bicio realizzò che erano ancora sulla porta, allora si fece da parte per lasciarlo entrare. E il diavolo entrò. Ormai non si poteva più tornare indietro, ammesso che lo avesse voluto.
“Sono abbastanza bello per te?”, chiese Asmodeo con leggera ironia.
“Accidenti, sei fantastico… - riuscì a dire Bicio – Io invece…”, e abbassò gli occhi, quasi vergognoso.
Asmodeo fece spallucce.
“Era nei patti.”, disse.
In realtà, per quanto effettivamente brutto, trovava un che di simpatico in quel fisico sgraziato, in quel volto dai tratti irregolari, in quella timidezza adesso fuori luogo. Ad ogni buon conto, si era premunito ingoiando un paio di pilloline prima di uscire di casa. Le quali pilloline cominciavano a produrre il loro effetto, rigonfiandogli più del dovuto il cavallo inguinale.
Erano in piedi, uno di fronte all’altro e Asmodeo era illuminato in pieno dalla luce che entrava dalla finestra, per cui nulla si poteva nascondere allo sguardo adesso rapace di Bicio. Che senza pensarci due volte, allungò la mano per toccare il frutto proibito.
“Ah! Ah! – lo riprese Asmodeo, facendo un passo indietro e dandogli un colpetto sulla mano – Prima firmiamo il contratto.”
“Il contratto?”
“La cessione della tua anima al sottoscritto in cambio di sesso. Meglio mettere tutto nero su bianco, non si può mai sapere.”
“Beh, - fece Bicio, che aveva ritrovato un po’ del suo coraggio – se è la mia anima immortale che sto vendendo: permetterai che dia almeno un’occhiata a quello che sto comprando?”
“Puoi fidarti, - disse Asmodeo, toccandoselo – non è un tubo di plastica…”
“Caveat emptor, dicevano i romani…”, replicò Bicio.
“Wow! Attento il compratore… - ghignò Asmodeo – ma dovresti fidarti del diavolo.”
“Il diavolo è bugiardo per natura.”
Asmodeo scoppiò a ridere: quel dialogo, sa da un lato lo stava divertendo, dall’altro stava anche stemperando la tensione fra loro due, tanto che anche Bicio sorrise, accomodandosi sul divano. C’era anche un’altra cosa che stava destando l’interesse di Mariano, il fatto di scoprire una persona completamente diversa da quella che si era immaginata dal tono prima dell’annuncio e poi delle mail che si erano scambiati: stava scoprendo, infatti, una persona sensibile, intelligente, tutt’altro che squallida. E questo gli piaceva.
“Ok - assentì allora – in fondo hai ragione: mai comprare a scatola chiusa.”, e con mosse sapienti cominciò a spogliarsi.
Prima si sfilò la maglietta, consapevole dell’effetto che avrebbe prodotto sull’altro la vista del suo torace ben definito. E infatti, vide Bicio sgranare gli occhi e trattenere un momento il respiro. Poi si slacciò i jeans, ma invece di sfilarseli subito, si chinò a togliersi le scarpe e i calzini, sentendo quasi fisicamente lo sguardo di Bicio puntato sul triangolino bianco degli slip, che traspariva dalla patta aperta.
Finalmente, si raddrizzò e lentamente prese a tirarsi giù i pantaloni… sfilandoseli da una gamba e dall’altra, per rimanergli davanti gloriosamente in mutande.
“Ti basta? – fece ad un attonito Bicio – o devo togliere anche il resto?”
Bicio non rispose: fissava quella meraviglia di ragazzo che aveva davanti e i suoi occhi non sapevano dove fissarsi, tale ne era lo splendore. Ma era sempre lì che tornava il suo sguardo: ai fianchi stretti avvolti dagli slip candidi, il cui davanti era teso da un rigonfio lungo e poderoso.
D’impulso si alzò, gli si inginocchiò davanti e baciò il pacco, aspirandone il profumo a pieni polmoni… un profumo denso… caldo… irresistibile…
Asmodeo lo lasciò un momento assorto in quella adorazione, ma quando lo vide sull’atto di baciargli di nuovo l’inguine:
“Il contratto, prima…”, gli ricordò, tirandosi un po’ indietro.
“Sì…”, sospirò Bicio, ormai perso, e prese il foglio che l’altro gli porgeva.
Si accostò al tavolo e lo firmò, senza neanche leggerlo.
“Non dovresti firmare, prima di leggerlo…”, osservò Asmodeo.
“Mi fido di te.”
“Potrei imbrogliarti: noi diavoli siamo bugiardi per natura…”
Bicio fece spallucce:
“In cosa potresti imbrogliarmi? Non vuoi più la mia anima? Meglio per me…”
“Potrei andar via, senza rispettare i patti…”
“Ho già avuto da te più di quanto osassi mai sperare nella vita…”, rispose Bicio con amara dolcezza.
“Potrei volere altro…”, insistette il diavolo.
“E cosa potresti volere, che già non sia tuo? – disse Bicio, allargando le braccia con gesto impotente – Guardami, Asmodeo, sono una schifezza d’uomo, divorato da desideri che non posso realizzare… Credi che mi interessi molto se mi dai una fregatura? già poterti ammirare è stato più di quanto valesse la mia anima.”
Reprimendo un moto di commozione:
“Tranquillo, non ti darò una fregatura. Io mantengo sempre i patti. – disse Asmodeo – Vieni, fa quello che vuoi, non aver paura.”
E Bicio andò… tornò a inginocchiarglisi davanti, allungò le mani ad abbracciarlo in vita e con un gemito di bramosia gli premette il volto sull’inguine. Come invasato da un raptus erotico, prese a baciare e mordicchiare con foga il cazzo turgido che si profilava sotto la sottile maglina degli slip… respirava l’aroma dolciastro dei grossi coglioni contenuti nella borsa sottostante… grufolava in mezzo alle sue gambe come un maiale infoiato. Tutto questo già superava la più folle della sue fantasie, il più bagnato dei suoi sogni.
Mariano, dal canto suo, subiva questo assalto sempre più infoiato pure lui. Sapeva di essere un gran figo e spesso aveva giocato con la sua bellezza per soggiogare gli altri; aveva già assistito a manifestazioni di un fervore quasi idolatrico nei suoi confronti e la cosa lo aveva sempre innegabilmente gratificato; ma mai gli era capitato di ritrovarsi oggetto di un’adorazione così travolgente, così assoluta, così incondizionata. Quell’uomo stava adorando il suo cazzo, d’accordo, stava pregustando il piacere che ne avrebbe tratto, ma il suo cazzo era lui… e lui sarebbe stato a somministrare quel piacere… e quel piacere sarebbe stato anche il suo, doppiamente… piacere fisico e piacere morale per la consapevolezza di dominare e far felice un’altra persona, tramite il suo cazzo e quanto il suo cazzo avrebbe elargito.
Ma oltre a questo, sembrava ai suoi occhi che di momento in momento la bruttezza di Bicio si andasse affievolendo; d’un tratto quel volto trasfigurato dalla passione gli apparve quasi bello, con quelle lacrime di gioia che gli scendevano dalle palpebre socchiuse. Allora si pentì dell’inganno, ma ormai era fatta e poi… beh, anche per lui le priorità cominciavano ad essere altre.
Fu Bicio a rompere gli indugi: non riuscendo più a resistere, infilò le mani nell’apertura sul davanti degli slip e diede uno strappo violento, lacerando il tessuto ormai fradicio di saliva e facendo scattare in avanti l’uccello non più contenuto, che gli sbatté sulla guancia, mezzo scappellato e già rorido di bava sulla punta.

(Continua)
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