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Gang Bang a New York - 2


di adad
10.12.2018    |    8.865    |    1 9.4
"Manny mi accompagnò con gli occhi..."
La mattina successiva, ovviamente, non richiamò nessuno. Alle nove ci riunimmo per proseguire i lavori, ma durante una pausa provai a richiamare la casa di produzione. Mi rispose una voce giovanile.
“Hello?”
“Ciao, - feci io, conoscendo i modi amichevoli degli americani – sono Fabio. Ho telefonato ieri sera per la gang bang con Ronny Hunt. Ho lasciato il mio numero…”
“Ah, sì, - mi interruppe lui – ho visto. Ma sai, siete in tanti a telefonare…”
“Senti, - gli dissi, allora, con la migliore affabilità che riuscii a trovare – sono italiano e mi trovo casualmente negli States. Ci terrei molto a partecipare alla gang… Ho sempre ammirato molto Ronny Hunt…”
“E chi non lo ammira, dolcezza? – ridacchiò il tipo – ma abbiamo già…”
“Sono un tipo molto maschio, - buttai lì, e comunque è vero – maschio italiano… e sono ben dotato…”
“Ben dotato, dici?”, il suo tono appariva interessato, ora.
“Molto… moooolto dotato!”
Seguì una lunga pausa di silenzio; il cuore mi pulsava alle tempie.
“Senti, caro, - disse lui alla fine – prova a passare in ufficio… così vediamo cosa si può fare, okay?”
“Okay, grazie!”, esultai io, ben consapevole dell’ambiguità di quelle parole.
“Ok, tu sai come funzionano queste cose, vero?”
“Certo, certo… - altroché se lo sapevo – Potrei passare oggi pomeriggio… verso le sei, se per te va bene.”
“Per le sei, tesoro. E di’ che hai parlato con Manny.”
Evvai!!!!
Alle sei del pomeriggio, puntuale, salivo al secondo piano dello stabile, in cui erano gli uffici della “Condor Movie”, la casa di produzione per la quale lavorava attualmente Ronny. All’ingresso chiesi di Manny e mi mandarono in una stanza arredata sommariamente, ma con gusto.
Un tavolo scrivania da un lato, un paio di poltroncine, un armadietto metallico, diversi computer e vari poster alle pareti delle più famose pornostar in pose… eloquenti!
“Manny?”, chiesi al giovane seduto al computer, che mi guardò con aria interrogativa.
“Sono Fabio. Ho telefonato stamattina…”, feci.
“Ah, sì. L’italiano moooolto dotato…”
Arrossii e gli feci un sorriso a trentadue denti, mentre venivo avanti e mi sedevo alla poltroncina davanti al suo tavolo. Manny mi accompagnò con gli occhi.
“Non sembri male.”, osservò.
“Grazie, te l’ho detto che sono maschio…”
“Già… Il fatto è, vedi, che abbiamo già completato la gang per dopodomani…”
Faceva parte del gioco? Ad ogni modo mi sentii svuotare completamente, il battito cardiaco mi scese a -30!
“Mi dispiace, - continuò Manny, vedendo la mia aria abbattuta – forse avrei dovuto dirtelo stamattina… Beh, se ti interessa, abbiamo in programma un’altra gang, sempre con Ronny, a Detroit il 25…”
“Torno in Italia fra un paio di giorni…”, mormorai deluso.
Manny tornò a voltarsi verso il computer, come a farmi capire che lui non aveva più niente da offrire.
“Non si potrebbe?...”, azzardai.
“Mi dispiace.”, ripeté lui.
Adesso toccava a me rilanciare e decisi di mettere sul piatto il mio pezzo forte. Mi alzai e mi sbottonai i pantaloni, cavando ostentatamente fuori il serpentone, che già si librava semiduro a mezz’aria.
“Peccato… - feci con tono indifferente – Non trovi che Ronny ne sarebbe stato soddisfatto?”
Manny si girò e sgranò gli occhi: lo fissò, spalancando la bocca. Allora me lo presi in mano, che era ormai turgido e possente, e feci scorrere il prepuzio su e giù, sapendo quanto questo eccita gli americani, che sono per lo più circoncisi. Vidi, infatti, Manny deglutire sonoramente e diventare paonazzo.
“Notevole, non trovi?”, gli dissi, ammiccando e continuando a far scorrere il prepuzio carnoso.
Allora, Manny si alzò, girando attorno al tavolo mi venne vicino e lo prese in mano. Mosse la pelle su e giù alcune volte, incantato alla vista dentro e fuori del glande, poi si chinò e con un sospiro di soddisfazione ne ingoiò mezzo. Lasciai che si ingolosisse quindi, perfidamente, glielo sottrassi.
“Peccato davvero…”, sospirai, facendo per rimettermelo nei pantaloni.
“Aspetta… - boccheggiò lui, afferrandomelo – Fred? Ehi, Fred?”, chiamò.
Dopo un attimo, un ragazzo si affacciò alla porta e rimase basito, vedendo me con i pantaloni aperti e il suo collega col mio cazzo stretto in mano. Potrei giurare che sentii
distintamente le sue ghiandole salivari entrare in azione.
“Il nostro amico italiano, qui. – disse Manny, accennando a me con la testa – ci terrebbe a partecipare alla gang con Ronny dopodomani…”
“Abbiamo già…”, mormorò l’altro, facendosi avanti con gli occhi puntati al mio svettante gingillo.
“Quanti sono?”, chiese Manny.
“Quindici…”, rispose Fred con un filo di voce e allungando la mano a sfiorarmi il pestello.
“Uno più, uno meno, quello neanche se ne accorge! – tagliò corto Manny, concludendo la trattativa con un reciproco guadagno – Okay?”, fece rivolto a me.
“Okay, Manny. – annuii conciliante – Ma…”
Il ragazzo si stava già chinando per riprendere il pasto interrotto: alla mia obiezione, girò la testa, sollevando gli occhi.
“Beh, sistemiamo le cose, prima, - dissi con allegria – e poi… Non trovate?”, conclusi, passando un braccio anche sulla spalla di Fred.
Da noi si dice: chi paga prima, viene male servito… Manny dovette capire l’antifona, perché si affrettò a prendere dei moduli nell’armadietto. Con tutta calma, allora, tornai a sedermi sulla poltroncina, sempre col cazzo dritto oscenamente fuori dai pantaloni, e compilai tutto il modulame necessario: generalità, attuale residenza, particolari anatomici ecc. ecc. Poi sottoscrissi la mia richiesta di partecipare alla gang bang in programma il 16 maggio 20**; mi dichiarai a conoscenza delle condizioni richieste e dei rischi ad esse connessi, sollevandone la produzione da qualsiasi responsabilità presente o futura; infine concessi alla “Condor Movie”il diritto di riprendere e commercializzare la mia immagine senza alcuna limitazione.
Sapevo infatti che qualcuno poneva delle condizioni, quali ad esempio di non essere ripreso in volto o roba del genere; ma a me non importava: stavo per coronare il sogno della mia vita e volevo che tutti lo sapessero. E se qualcuno mi avesse detto: “Ma, e se lo vengono a scoprire sul posto di lavoro?”, gli avrei risposto semplicemente: “Non me ne fotte un cazzo!”
Messa l’ultima firma sui moduli in duplice copia, una per me, una per loro, spinsi
indietro la poltroncina, allargai le gambe, intrecciai le mani dietro la nuca e guardai i due frocetti in attesa, invitandoli con un cenno della testa ad accomodarsi.
Beh, quanto avvenne nella successiva mezzora è facilmente immaginabile: Fred e Manny mi si inginocchiarono una da una parte, uno dall’altra e presero a slinguarmi il bisteccone da cima a fondo, soffermandosi a turno a ciucciarmi il glande scappellato.
In seguito, mi tolsero le scarpe e mi sfilarono via pantaloni e mutande; Manny, allora, mi si accosciò davanti e mi sollevò le gambe, facendomi poggiare i piedi sul piano del tavolo. Così facendo, mi trovai a spingere in avanti il bacino: era quello che lui voleva! Mentre Fred, chino su di me, si preoccupava di sollazzarmi il cazzo, Manny mi lavorava a colpi di lingua il buco del culo con incredibile perizia. Io gemevo e sbrodolavo ormai fuori controllo e fu così che mi colse l’orgasmo. Sparai tutta la mia riserva DOC nella bocca di Fred, che però non la ingoiò ma, fatta rovesciare a Manny la testa all’indietro, gliela riversò sulla lingua, dopo di che presero a baciarsi, passandosi la mia sborra e leccandosela l’uno dalle labbra dell’altro.
Ero a dir poco strabiliato. Avevo già visto in qualche film una cosa del genere, ma assisterci di persona vi assicuro che è uno spettacolo strappabudella… soprattutto se la sborra che stanno degustando è la vostra!
Alla fine, i due mi si fiondarono sul cazzo, che aveva continuato a sbrodolare copiosamente, e giù a leccare come forsennati, lucidandomelo tutto fino ai coglioni. Ma non era finita, ovviamente: mentre Fred mi dava le ultime passate sotto il filetto, facendomi vibrare dalla testa ai piedi, Manny si rialzò, si aprì in fretta i pantaloni, si cavò fuori l’uccello e me lo infilò in bocca, senza darmi neanche il tempo di dire Ba!
Ebbi un attimo di sconcerto, data l’immediatezza della cosa, e di ripulsa, ma poi mi dissi: E che cazzo! Ronny Hunt val bene una pompa! E anche quel cazzetto sodo e sugoso valeva una pompa, lo ammetto. Così mi ci applicai con impegno e con passione, come richiesto da una corretta etica professionale.
In realtà le pompe furono due, perché giusto il tempo di ricevere e gustare la produzione di Manny, che Fred era lì pronto a darmi anche la sua.
Girai, allora, la testa e glielo presi in bocca, senza bisogno di esserne stimolato, offrendo anche a lui un breve saggio dell’arte bocchinara made in Italy. Dico breve, perché in effetti venne dopo appena un paio di slinguate, ma la sua produzione fu di tutto rispetto e forse anche meglio di quella di Manny, vuoi per qualità che per quantità.
Uscendo dagli uffici della “Condor Movie”, poco dopo, confesso che mi sentivo una vera vacca! Ma avevo raggiunto il mio scopo: avevo in tasca il pass che mi avrebbe permesso di vedere e scopare Ronny Hunt, il porno idolo di tutta la mia vita! e con un po’ di fortuna, forse sarei riuscito anche a parlarci…
Qualcuno disse che il fine giustifica i mezzi… Ebbene, Ronny Hunt era un fine che giustificava qualsiasi mezzo… almeno per me!
Il giorno successivo, demmo gli ultimi aggiustamenti al testo preliminare dell’accordo, che adesso schiere di avvocati di ambo le parti avrebbero analizzato e autopsiato sillaba per sillaba. Il mio compito era finito e, dopo un brindisi e una cena, fui finalmente libero di prepararmi al grande evento della mia vita.
La gang era fissata per le 14 e sarebbe andata avanti “ad libitum”… finché avessimo avuto voglia di scopare e soprattutto sborra nei coglioni da produrre. Non esisteva copione, naturalmente, ognuno avrebbe improvvisato quello che si sentiva di fare: ci avrebbe pensato la produzione a selezionare le scene e a montare il film. E’ probabile che con il materiale girato in una gang si arrivassero a tirar fuori anche due o tre film.


(continua)
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