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Gay & Bisex

Prima di cena


di adad
26.09.2020    |    9.151    |    2 8.3
"Appena dentro, Jim accese un paio di lampade, si tolse il soprabito e si versò un whiskey..."
Il commissario di polizia Jim Perez camminava nel buio della stradina, incassata fra le vecchie mura delle case, le mani in tasca, la testa china, immerso nei suoi pensieri. Il caso del marinaio annegato, che all’inizio era apparso così semplice, si era andato via via complicando nel corso delle indagini, tanto che adesso non ci si capiva più niente, anche se la colpa non era sua, ma principalmente degli sceneggiatori, che non dovevano avere le idee molto chiare.
Svoltò per il vialetto che portava all’ingresso della sua casa, quando un’ombra fuoriuscì dalle tenebre, andandogli incontro.
“Tu?”, esclamò l’uomo, sollevando la testa sorpreso.
“Sì”, fece Marjory, avvinghiadoglisi addosso e cercandone le labbra per un bacio infuocato.

“E non è possibile! – scattò Ferdy, scagliando contro il muro il telecomando – Non faccio in tempo a farmi piacere uno che subito c’è qualche stronza che gli si butta addosso!”
“Cos’hai?”, gli chiese Matteo, sopraggiungendo dalla cucina, richiamato dal rumore.
“E non è possibile! – ripeté Ferdy – Insomma, da dove salta fuori quella stronza?”
“Quale stronza?”, fece Matteo che non aveva capito niente.
“Quella!”, disse Ferdy, indicando la donna sullo schermo del televisore, che continuava a baciare il bel commissario.
“Ma sei scemo? – lo rimbeccò Matteo – È un film… e poi che c’entri tu?”
“C’entro perché quell’attore mi piace e adesso arriva quella stronza e gli si butta addosso.”
“Ma è un film.”, ripeté l’altro.
“E’ una serie, ma non importa! Sempre così succede. L’altro giorno ero al supermercato e incrocio un figo da stracazzi; non faccio in tempo a girare il carrello per andargli dietro e godermi un po’ lo spettacolo del suo culo… che arriva una stronza e gli si appiccica addosso e mi rovina tutto il divertimento!”
“Adesso ti metti pure a tampinare i maschi nei supermercati…”, disse Matteo con un sorriso divertito.
“Non dire sciocchezze!”, sbuffò Ferdy.
“Magari era la sua ragazza… o la moglie.”, cercò di rabbonirlo l’altro.
“Era una stronza lo stesso! E comunque, lo sai che ti amo.”
“E meno male! – rise Matteo – non oso immaginare cosa faresti, sennò.”, e se ne tornò in cucina a preparare la cena.
Ferdy e Matteo vivevano assieme ormai da tempo. Il loro rapporto, iniziato quasi per caso, era andato consolidandosi nel corso del tempo, finché avevano deciso di regolarizzare il loro rapporto. Erano una bella coppia, si amavano e si capivano; ma Ferdy non riusciva proprio a sopprimere l’impulso di allungare lo sguardo sulle grazie nascoste di qualche bel ragazzo, quando lo incrociava per strada o, per l’appunto, al supermercato. Matteo lo sapeva e all’inizio ne era rimasto ferito, ma poi si era reso conto che si trattava di una mania innocente e forse tutto sommato salutare, visto che funzionava come valvola di sfogo per quelle pulsioni che non trovavano soddisfazione nell’ambito del loro matrimonio. Finché allungava solo lo sguardo, non c’erano problemi: se poi avesse cercato di allungare anche qualcos’altro, ci avrebbe pensato lui.

“Dobbiamo parlare.”, diceva intanto il commissario Jim Perez alla donna, da cui era riuscito finalmente a staccarsi.
Nella trama della serie, Marjory era una vecchia fiamma ricomparsa all’improvviso nella terza stagione, sposata con un altro ma con una gran voglia di mollare il marito e rimettersi con l’antico amore.
“Sì, dobbiamo parlare.”, rispose lei.
“Vediamoci domani sera, beviamo qualcosa.”
“A domani.”
E si separarono, lei allontanandosi nel buio della notte e lui aprendo la porta per entrare in casa. Appena dentro, Jim accese un paio di lampade, si tolse il soprabito e si versò un whiskey. Alla luce soffusa delle lampade, appariva ancora più bello alla soglia della maturità.

A dire il vero, Ferdy preferiva i maschietti più giovani, ma quel bel dilfone quarantenne lo aveva conquistato fin dalla prima puntata: alto, moro, con i lineamenti regolari e gli occhi di un nero penetrante. Aveva quelle labbra carnose che facevano desiderare di baciarlo fin dalla prima occhiata. Quella spruzzata di grigio alle tempie era la ciliegina sulla torta.
E poi c’era il fisico asciutto e quel gran pacco inguinale, che i jeans aderenti mettevano meravigliosamente in risalto.

Dopo aver girovagato per la casa, Jim andò in bagno e si preparò a farsi una doccia. Si tolse la camicia, mostrandosi a petto nudo, con quei muscoli solidi e la leggera peluria che copriva i pettorali, assottigliandosi verso l’addome, fino a diventare una striscia di peluria più folta e scura, che scompariva sotto la cintura dei pantaloni.

“Speriamo che si mette nudo…”, sospirò Ferdy, pur sapendo che quello era il massimo della trasgressione concesso ad un prodotto “per famiglie”.

Dando le spalle alla camera, Jim cominciò a slacciarsi i pantaloni… Il cuore di Ferdy prese a battere forte per l’aspettativa… Jim se li abbassò un poco, mostrando l’orlo delle mutande, poi si avvicinò col volto allo specchio come per esaminarsi qualcosa sulla fronte. Ferdy si protese verso lo schermo come per guardare meglio… Gli sguardi sembrarono incrociarsi nel riflesso dello specchio…
“Ma si può sapere cosa cazzo vuoi da me, che continui a spiarmi a ogni passo, e mi segui pure quando vado a pisciare? Hai mai sentito parlare di privacy?”, scattò Jim, voltandosi incazzato verso di lui.
Col volto infuriato era ancora più bello, ancora più maschio… più affascinante.
“Non ti seguo pure quando vai a pisciare! – replicò Ferdy piccato – Non l’hanno mai fatto vedere… e già che ci siamo, perché non ti hanno mai fatto spogliare più di così?”
“Ti piacerebbe se mi togliessi tutto, eh?”, ghignò Jim, cambiando atteggiamento e diventando d’un tratto più amichevole, quasi complice.
“Non dico di no… Del resto, sei un bel manzo… davvero bello…”
“Questa è una serie per famiglie, non un film a luci rosse… - rispose Jim - E poi, perché vorresti vedermi più nudo di così? Ci tieni davvero tanto? Sei frocio per caso?”
“Ma che dici? Questi sono affari miei!”
Il bel volto di Jim si aprì ad un largo sorriso.
“Scusa, scusa, - fece serioso – non volevo offenderti, ho un sacco di amici gay, sai? Non me la prendo mica se ti piaccio.”
E d’un tratto gli fu davanti con i pantaloni aperti e il bozzolo bianco degli slip che strabordava fuori dalla patta. Gli occhi erano accesi di una luce diavolina.
“Magari vorresti darmi una palpata, eh? Chissà quante seghe ti sei fatto a pensarci… Dai toccami, frocetto.”, e gli prese la mano, portandosela al pacco.
Ferdy avvertì il calore sensuale di quella carne ancora nascosta; il sangue gli salì alla testa per rifluire difilata al cazzo, che gli si stirò dolorosamente dentro le mutande. Prese a palpare quell’involucro molle, che sentiva pulsare sotto le sue dita, come un ventre gravido.
“Accidenti, ti piace proprio… - mormorò Jim – vorresti succhiarmelo, vero?”
Ferdy non rispose, si limitò a guardarlo con aria stralunata. Ma cosa diavolo stava succedendo?
“Sì, che vorresti succhiarmelo… - continuò Jim con voce suadente – Dai, tiramelo fuori… Succhialo… Vediamo se sei bravo come gli altri…”
“Te l’hanno succhiato in molti?”, fece Ferdy, sentendosi la gola asciutta.
“Tutti quelli che mi hanno visto…”, rispose enigmaticamente l’altro.
Ferdy, allora, gli abbassò i pantaloni i pantaloni sotto le natiche, poi premette le labbra sul pacco ancora più voluminoso, aspirandone con voluttà il caldo profumo dolciastro… Oh, sì, prometteva di esserci un signor cazzo nascosto sotto il velame umidiccio degli slip! Sempre respirandone il profumo via via più coinvolgente, Ferdy cominciò a leccare e mordicchiare la sacca, risalendo poi lungo l’asta ormai ben delineata, fino a raggiungere la pozzetta bagnata alla sua sommità.
“Indossa pure lui Calvin Klein.”, pensò stupidamente, facendo caso al suo marchio preferito.
Ma l’informazione non gli raggiunse neanche la centrale operativa, perché vinto dall’afrore pungente dello spurgo, abbassò di scatto la cintura e si calò come un avvoltoio sulla cappella snudata, che avvolse fra le labbra e risucchiò in gola.
“Wow…”, fece Jim, gettando indietro la testa, nel sentirsi avvolgere e vellicare la verga da una lingua calda e bagnata.
“Wow…”, pensò Ferdy, slurpando golosamente la primizia densa e gustosa che quel cazzo gli stava regalando.
“Oh, sì… - sentì Jim sospirare –Dai, frocetto, succhia… fammi godere… fammi vedere quanto sei bravo con la bocca…”
Ferdy non aveva certo bisogno di incitamenti, adesso che ce l’aveva in bocca e sotto la lingua: gli abbassò anche gli slip e, liberatogli l’arnese, lo afferrò saldamente con la destra, lo scappellò, tirando del tutto giù il prepuzio, e prese a leccare e vellicare tutt’attorno il glande con la punta della lingua, facendolo vibrare come un violino… o come un contrabbasso, vista la voluminosità dell’organo in questione. E mentre con mano, bocca e lingua gli lavorava il cazzo, Ferdy usò l’altra mano dapprima per palpargli i grossi coglioni, penzolanti nello scroto appeso, poi, passandogliela dietro, per insinuargli le dita nello spacco del culo, fino a raggiungere il tenero buchetto.
“No…no... oh, quello no…”, sospirò Jim, perso nel piacere del pompino.
Ma Ferdy non gli diede retta e dopo averglielo stimolato delicatamente con la punta delle dita, premette con il medio e forzò agevolmente la strettoia dello sfintere, penetrando fino alla terza nocca nel condotto untuoso.
“Woooowwww…”, gemette Jim, inarcandosi e spingendogli ancora di più il cazzo nella bocca.
Istintivamente, Ferdy capì d’aver toccato il tasto giusto e incrementò l’azione succhiandolo con maggior vigore e stantuffandogli il dito in profondità, cercando nel contempo di raggiungere e massaggiargli la prostata nel modo migliore. I risultati non si fecero attendere: a gambe larghe e semiflesse, le mani nei capelli, in piedi davanti a lui, Jim cominciò a dimenarsi e a sguaiolare come un tarantolato, spingendo il bacino ora indietro, per piantarsi ancora più a fondo il dito impertinente di Ferdy, ora avanti, per affondargli tutto il cazzo in gola.
Tutti e due sembravano aver perso ogni controllo: più Jim si dimenava e sguaiolava, più Ferdy succhiava con foga e gli affondava le dita, ora due, nelle profondità dell’ano.
“La cena è pronta.”, disse all’improvviso, incongruente, la voce di Marjory dalla cucina.
Nessuno dei due ci fece caso.
“La cena è pronta!”, ripeté la voce, adesso più maschile.
Jim cominciò, allora, a diventare evanescente, il suo corpo impallidì e perse consistenza, il suo cazzo si dissolse dalla bocca di Ferdy, che invano cercò di fermarlo e conservane le sensazioni.
“La cena è pronta. – ripeté Matteo, facendo capolino dalla cucina – E’ la terza volta che ti chiamo. Ti sei addormentato, per caso?”
“N… no, stavo guardando…”
“Ah, sì, stavi guardando il tuo bello, lì…”, sorrise Matteo con aria comprensiva.
Anche Ferdy sorrise e con un’ultima occhiata al piccolo schermo, in cui Jim e Marjory sedevano al tavolo di un pub, sorridendo al loro amore ritrovato, spense il televisore e raggiunse la cucina.
“Accidenti, - fece aspirando il voluttuoso aroma che proveniva dai fornelli – hai fatto lo stufato.”
“Sì e con le patate, come piace a te.”
Ferdy gli andò vicino e l’abbracciò.
“Sei un tesoro, - disse, scompigliandogli i capelli – e... hai ragione, mi ero proprio addormentato.”
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