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Gay & Bisex

Raccolta punti - 1


di adad
03.01.2021    |    8.611    |    11 8.4
"I licenziamenti, infatti, erano passati da dieci a quindici, perché nel frattempo la situazione era peggiorata..."
Il volume di vendite al supermercato “Il Risparmioso” era da tre mesi in forte calo. I clienti scemavano di giorno in giorno, nonostante le offerte, gli sconti, i 3x2 e cavolate varie. Con le vendite calavano gli incassi e con il calo degli incassi si profilavano all’orizzonte i licenziamenti del personale, se non la chiusura definitiva.
La comunicazione ai sindacati era già partita: qualora non ci fosse stata una svolta, dieci lavoratori, dei cinquanta attualmente impiegati, erano a rischio licenziamento.
I sindacati avevano minacciato uno sciopero; ma la Direzione aveva risposto:
“Liberi di fare quel cazzo che volete: questi sono i numeri. Se scioperate ci fate solo un favore.”
E lo sciopero era fallito sul nascere: oltretutto nessuno dei commessi, banconisti, cassieri ecc. ci teneva a perdere chissà quanti giorni di stipendio, dopo che erano già sotto la spada di Damocle del licenziamento.
Quel giorno, la Direzione del Risparmioso era riunita in seduta straordinaria per discutere la questione e mettere a punto una strategia capace di arginare il calo dei profitti ed evitare i licenziamenti.
Discussero per ore, si tirarono in faccia tutti i pesci possibili e immaginabili, si rinfacciarono colpe vere e immaginarie, si accusarono reciprocamente di fallimenti e incompetenze, finché non trovarono altra soluzione, se non cominciare a spedire le lettere di licenziamento a quindici dei cinquanta lavoratori.
I licenziamenti, infatti, erano passati da dieci a quindici, perché nel frattempo la situazione era peggiorata.
Il Direttore stava per chiudere mestamente la seduta, quando il ragionier Pasquetti, un giovane decisamente promettente del reparto promozioni, trovò il coraggio di far emergere la sua voce nella cacofonia assordante delle urla.
“Scusate…”
Ma nessuno lo sentì o gli diede retta.
“Scusate.”, ripeté, alzandosi.
Questa volta qualcuno lo notò e si voltò dalla sua parte; qualcuno cominciò a tacere.
“Ha qualcosa da dire, ragionier Pasquetti?”, chiese il vice direttore (o vice direttrice) dottoressa Cancellini.
Il tono non era dei più cordiali, anche perché c’era una vecchia ruggine tra i due, in quanto il ragioniere aveva rifiutato, tempo addietro, certe proposte della dottoressa… ma non voglio scadere in pettegolezzi… dico solo che qualche pensierino sul ragionier Pasquetti ce lo avrei fatto pure io, per cui posso capire l’acredine della dottoressa nel vedersi rifiutata.
“Ecco, - esordì il giovane ragioniere, un po’ intimidito – partire con i licenziamenti, oltre che doloroso per quei poveracci, mi sembra avventato al momento, tanto più che ci avviciniamo alle feste natalizie.”
“E allora cosa propone… ragioniere?”
Era ovviamente la Cancellini a parlare, del resto lo sapevano tutti che chi comandava veramente era lei.
“Ecco, io direi di fare un ultimo tentativo con una raccolta punti…”
“Ah ah ah ah ah! – lo interruppe la donna – E cosa mettiamo in palio stavolta panettoni e pandori?”
“No, non panettoni e pandori, dottoressa, - rispose placidamente Pasquetti – mettiamo in palio pompini!”
“Ehhhhh!”, fece stridulamente la dottoressa.
“Ascoltate. – continuò il ragionier Pasquetti, appena si furono acquietati gli urletti e le risatine degli altri membri della Direzione – La gente è stufa di tazzine, centrini, strofinacci da cucina e altre cazzate del genere. La gente è demoralizzata per la crisi, ha pochi soldi e li spende malvolentieri. Bene, proponiamo premi diversi, premi trasgressivi, perché la gente ha una voglia fottuta di trasgredire: ti piace un ragazzo? ok, raccogli 50 punti e gli fai un pompino!”
“Lei è pazzo!”, fece la dottoressa.
“No, no, un momento, il ragioniere non ha tutti i torti…”, intervenne l’anziano dottor Marchi, che oltre a intendersene di strategie di mercato, aveva anche una certa, segreta passioncella per i pompini.
“E che facciamo? – intervenne la signora Menadito, capo contabile – mettiamo su un casino?”
“No, non occorre nessun casino, - disse il dottor Marchi, che aveva fatto subito sua l’idea del ragioniere – abbiamo diversi impiegati giovani e di bell’aspetto: potrebbero essere loro il premio che noi offriamo. Su base volontaria, naturalmente. – aggiunse per prevenire possibili contestazioni di carattere sindacale o di altro genere.
“Ovviamente, riceverebbero un gettone per ogni prestazione - precisò il dottor Pasquetti – un gettone, il cui valore sarà da stabilire, ma io direi sui 50 euro.”
“Un gettone extra stipendiale?”, chiese la Menadito.
“Naturalmente.”
“Ascoltate, - riprese il dottor Marchi, adesso decisamente infervorato – noi sappiamo che il 90% dei nostri clienti sono signore e sappiamo anche che non perdono occasione di dare un’occhiata ai nostri avvenenti commessi…”
“E questo da quale indagine di mercato lo deduce, dottor Marchi?”, lo interruppe acida il vice direttore (o vice direttrice).
“Se lei si facesse un giro ogni tanto fra gli scaffali, lo vedrebbe con i suoi occhi. – fu la risposta non meno acida del dottore – Tornando a noi, le signore hanno individuato l’oggetto dei loro desideri, allora noi gli diciamo: ‘Bene, cara signora, quel ragazzo ti piace? raccogli i punti e potrai sbottonargli i pantaloni’ Io credo che avremo una risposta interessante.”
Alla fine, si decise di affidare al ragionier Pasquetti e al dottor Marchi uno studio esplorativo di fattibilità, con particolare riguardo a costi e benefici; mentre il vice direttore (o vice direttrice) dottoressa Cancellini avrebbe collaborato con l’Ufficio Legale, per esaminare gli aspetti giuridici del progetto.
Qualcuno suggerì di creare un’apposita task force, ma la proposta venne rimandata al mittente a suon di fischi.
Contemporaneamente, il Direttore Generale, coadiuvato dai signori Scarpanti e Maselli, rappresentanti sindacali dei lavoratori, si occuparono della questione “premi”. Furono radunati i dipendenti maschi al di sotto dei quarant’anni, dotati di una certa avvenenza fisica, e venne illustrato loro il progetto.
Le proteste, possiamo immaginare quali furono: “Ma che cazzo andate dicendo?”, “Ma voi siete pazzi!”, “Ma per chi ci avete presi?”, “Siamo forse prostitute?”, per riferire solo quelle più riferibili. E non arretrarono neanche davanti al pericolo reale dei possibili licenziamenti. La contrarietà degli interessati non si addolcì neanche davanti alla promessa di gettone extra stipendiale…
“Extra stipendiale? E che vòr di’?”, fece uno.
“Praticamente, ci pagate una marchetta!”, sbottò un altro.
“Ma annate a pijavvela ’nder culo!”, urlò un terzo, borgataro romano.
Comunque, alla fine, spiegate le cose con calma, illustrata la possibilità di portarsi a casa ogni mese anche cento, duecento euro in più sullo stipendio, le proteste cominciarono a calmarsi: Per un pompino... e cosa vuoi che sia? Stai lì, te lo fai succhiare e non solo conservi il posto di lavoro, ché di questi tempi… ma ci guadagni pure un extra… Ma sì, per un pompino… c’è gente che per soldi se lo fa mettere pure nel culo…
“Oh, un mio vicino de casa ha ammazzato la madre, pe’ rubaje ducento euri, oh! A noi ce fanno na pompa e ce pagano pure!”
Sembrava che le cose si fossero appianate, quando:
“E se ce capita ’n omo? - fece ad un tratto il borgataro – Io co’ ’n omo nun ce sto!”
Ci si trovò allora ad un punto morto, perché ad un tratto tutti si scoprirono etero intransigenti e anche chi prima si era detto disponibile (perché, tanto un pompino è un pompino e una bocca vale l’altra) a questo punto si tirò indietro per paura di essere etichettato come “ricchione”.
Poi il signor Scarpanti, rappresentante sindacale, propose un supplemento di 10 euro, in caso di fruitori maschi e le coscienze furono tacitate. Ottenuto l’assenso, si fecero i colloqui attitudinali e vennero selezionati dieci ragazzi, fra cui il borgataro Gedeone.
Intanto, il dottor Marchi e il ragionier Pasquetti avevano elaborato uno schema di regolamento: per ogni dieci euro di spesa, il cliente avrebbe ottenuto un bollino da attaccare su un’apposita scheda, da compilare poi con i propri dati e il nome del premio prescelto, e consegnare alla Direzione: con cinquanta punti gli si poteva tirare una sega; con cento fargli un pompino. Il concorso non prevedeva altro, ma ci si riservava altre iniziative in base all’andamento dei primi mesi.
Come stabilisce la legge, dalla raccolta punti erano esclusi i dipendenti del supermercato… il che creò qualche malumore, specialmente nel dottor Marchi, che aveva già puntato gli occhi sul giovane banconista del pesce, il bel Valentino, al cui cefalotto sperava di abboccarsi quanto prima.
Ma la legge è legge e siccome la faccenda era parecchio delicata, si preferì non correre rischi ed estendere il divieto anche ai parenti di primo e di secondo grado. Assieme alla scheda per i bollini, sarebbe stato distribuito un opuscolo con il regolamento e le foto dei ragazzi premio, in modo che ognuno potesse fare comodamente la sua scelta. Per motivi di riservatezza, si preferì non fornire particolari sugli attributi intimi dei ragazzi in palio, anche se forse sarebbe stata l’informazione più importante.

Il passo successivo fu la promozione pubblicitaria mediante manifesti e annunci sui giornali , alla radio e alla televisione. E qui scoppiò il finimondo, tanto che il Direttore Generale ad un certo punto si strappò una manciata dei pochi capelli, che gli restavano, e rimpianse di non essere scappato in Patagonia con la cassa, dopo aver dichiarato fallimento: che andassero tutti a cagare!
Le associazioni femministe cominciarono a sbraitare di sfruttamento della frustrazione delle donne, che venivano attirate e spinte al consumo dalla lusinga del pene maschile. È una bieca campagna consumistica di stampo maschile a danno delle donne. E giù cortei, sit in, flash mob, scritte oltraggiose sui muri del supermercato e degli edifici adiacenti. Alcune del metoo minacciarono di bruciarsi davanti al supermercato, se l’iniziativa non fosse rientrata, ma poi non ne fecero più niente. Le associazioni gay, fecero finta di protestare, giusto per non rompere con gli altri gruppi, ma sotto sotto cominciarono a compilare lunghe, lunghissime liste della spesa. Le lesbiche se ne fregarono e anche le trans, che di cazzi da succhiare ne avevano anche troppi, con tutti i politici e i calciatori che riempivano le loro agende. Gli altri supermercati, che avevano subodorato le potenzialità del concorso, presentarono esposti per concorrenza sleale, istigazione e sfruttamento della prostituzione e chi più ne ha più ne metta.
Ma alla fine, quando tutti ebbero fatto la loro passerella, e il TAR ebbe sentenziato la liceità dell’iniziativa, le acque cominciarono a calmarsi e finalmente il concorso partì.

(continua)
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