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Gay & Bisex

Lotta di classe - 2


di adad
19.02.2019    |    10.218    |    7 9.6
"“Aspetta, - gli disse allora Fabio – facciamo un tuffo..."
Anche Tony ebbe un momento iniziale di ripulsa e fu quasi sul punto di afferrarlo per i capelli e allontanarlo con un calcio: cosa diavolo stava combinando? Ma poi si lasciò andare sulla sdraio e chiuse gli occhi, abbandonandosi alle sensazioni che Fabio gli procurava e gemendo forte, ormai senza ritegno, ogni volta che l’altro gli picchiettava il filetto con la punta della lingua, facendogli contrarre violentemente l’uccello, o ne ingoiava una buona metà, spompinandolo con ritmo sapiente.
E intanto che lo succhiava, con una mano Fabio gli carezzava il petto levigato o gli reggeva la sacca dei coglioni, impastandola delicatamente e dandoci ogni tanto dei
leggeri strattoni, che scuotevano Tony con gemiti che erano di dolore, ma ancor più di piacere. Poi, inaspettatamente, Tony gli poggiò una mano sulla testa, carezzandogli piano i capelli.
“Sì… - sospirò – Dai… sei bravo…”
Subito dopo, emise un lungo gemito di gola e si irrigidì, arcuando la schiena sulla sdraio; l’uccello gli si inturgidì fino allo spasimo… E infine un urlo:
“Ahghhh!... Cazzo… sborro!... Mi fai sborrare!...”, e spasimi violenti lo scossero, mentre il cazzo impazzito pompava fuori a scatti schizzate di sugo.
Appena capì che l’altro stava per godere, Fabio avvolse le labbra alla base della cappella, succhiandola con foga, mentre con la destra masturbava freneticamente l’intero gambo del nerchio, portandolo al parossismo. Poi arrivò la sborra, densa, copiosa. Fabio se la tenne in bocca, finché l’altro non ebbe finito di spurgare; a quel punto, cominciò a ingoiarla, un poco alla volta, gustandone appieno il ricco sapore speziato, mentre continuava a mulinare la lingua attorno alla cappella che si andava via via smollando.
E continuò a leccare e succhiare, finché Tony non gli afferrò il volto con entrambe le mani e lo sollevò, staccandoselo dall’uccello.
“Basta, ti prego… - ansimò con voce tremante – Mi fai morire!”
Fabio lo fissò sorridendo e si sedette per terra davanti a lui, appoggiandosi all’indietro sulle braccia.
“Come va?”, gli chiese.
“Bene, - disse piano Tony, accennando anche con la testa – Però… ci sai fare… Sei bravo…”, aggiunse, tanto per dire.
“Me la cavo…”, rispose con modestia.
“Non credevo che facessi pure l’ingoio…”
“Veramente, non lo faccio mai, ma… tu avevi qualcosa di particolare… non so… mi è sembrato di non poterne fare a meno…”
“Che tipo che sei!”, commentò Tony con una punta di imbarazzo.
Fece per risistemarsi, rimettendosi negli slip tutto l’apparato ormai floscio.
“Aspetta, - gli disse allora Fabio – facciamo un tuffo.”, accennando con la testa alla piscina
“Ma me le bagno…”, fece Tony, indicando le mutande.
“Toglitele.”, disse Fabio e si alzò in piedi, sfilandosi gli slippini e gettandoli da una parte.
Tony lo fissò incuriosito: era la prima volta che si trovava davanti un uomo nudo, a parte qualche raro video porno, certo. Gli fece uno strano effetto la vista del bigolone semiduro che ciondolava pesantemente fra le gambe di Fabio, come gli fece un strano effetto sfilarsi pure lui le mutande e rimanere nudo assieme ad un altro… Ma tutto era strano quella mattina, tutto fuori dall’ordinario. Fabio si tuffò e lui gli corse dietro. Il contatto violento dell’acqua fresca sulla pelle accaldata fu straordinariamente piacevole, soprattutto per Tony, che per la prima volta se la sentiva scorrere attorno alle palle nude e insinuarglisi nello spacco, vellicandogli la tenera mucosa del buchetto.
“Wow! E’ fantastico!”, gridò riemergendo in un’esplosione di spruzzi.
Nuotò verso Fabio, che lo osservava più in là con gli occhi lucidi d’emozione.
“Sei bellissimo… - gli disse – Sembri un sirenetto delle acque.”
“Ma dai, stupido!”, rise Tony, imbarazzato al complimento e mandandogli qualche spruzzo con le mani.
Cominciarono a rincorrersi, a capriolare nell’acqua, sgusciandosi fra le mani l’uno dell’altro in una in una lotta giocosa e primordiale, quasi un corteggiamento d’amore fra due splendide creature prima ancora della notte dei tempi.
Quando vennero fuori ansimanti e sorridenti, non erano più due avversari in una spietata lotta di classe, ma due amici, due compagni, felici di una loro segreta complicità. Fabio si distese su un lato del materassino, a pancia in giù, la guancia appoggiata sulle braccia incrociate,lasciando il posto a Tony, che lo raggiunse infatti con naturalezza, senza bisogno di esserne invitato.
Fabio chiuse gli occhi, ancora ansimante; sentiva vicino a sé la presenza desiderata dell’amico, il suo calore quasi a contatto di pelle. Appoggiato sul gomito, Tony era sdraiato al suo fianco e lo guardava. Aveva la mente ancora confusa: vecchie e radicate convinzioni, ora cominciava a non sentirle più così sicure… Doveva metabolizzare un sacco di cose nuove.
In particolare, era quanto successo prima che doveva analizzare, capire… Lui era un ragazzo normale, andava a donne, gli piaceva la figa, com’era stato possibile che di punto in bianco si fosse lasciato succhiare il cazzo da un frocio? E gli era anche piaciuto!... Beh, questo non significava niente, i froci ci sanno fare… Era stato solo una questione fisica… o no? Fabio aprì gli occhi e gli sorrise.
“Sul serio sei venuto mentre mi guardavi, prima?”, gli chiese Tony.
Fabio accennò di sì con la testa e lui scrollò la sua, ancora incapace di capire, di accettare. Poi, d’un tratto, inspiegabilmente, allungò la mano e gli sfiorò lievemente le natiche levigate.
“Hai un bel culetto, - gli disse – se fossi una ragazza, te lo scoperei volentieri.”
“Puoi farlo lo stesso, - rispose Fabio – non mi offendo mica!”
“No…”, rise Tony, ma continuò a carezzare quelle morbide rotondità, mentre il cazzo iniziava a sua insaputa a ritornargli duro.
“Hai mai scopato nel culo?”, gli chiese Fabio, reprimendo a stento i brividi di piacere e di desiderio, che quelle carezze gli procuravano.
“No…”, rispose Tony e tacque con aria assorta.
“Sai, le ragazze non sono molto disposte a…”, aggiunse dopo.
“Immagino”
“Voi fro… Oh, scusami!”, e si interruppe arrossendo e ritirando bruscamente la mano.
“No, - lo implorò Fabio – continua, ti prego… E’ così bello!...”
Sia pure con una certa esitazione, Tony allungò nuovamente la mano e le sue carezze,
persa ben presto l’iniziale riluttanza, si fecero via via più vogliose e indiscrete. Fabio vi si abbandonò con un sospiro beato e aprì leggermente le gambe, come a fargli capire che poteva andare oltre. E Tony capì o fu una cosa istintiva: sta di fatto che la sua mano scese spudoratamente più in basso.
“Ti piace, vero?”, chiese con voce roca.
“Sì…”, sospirò lascivamente Fabio, sperando che l’altro non si fermasse.
E Tony non si fermò, insinuandogli la mano nello spacco del culo. Fabio fremette, aprendo ancora un poco le gambe.
“Sei una puttana…”, ridacchiò Tony.
“Sì…”
“Sei una lurida puttana in calore!”, ripeté il giovane, ormai preso nel gioco.
La punta del suo dito aveva individuato un punto morbido, umido, cedevole… A quel contatto, Fabio aprì ulteriormente le gambe e con un gemito sordo sollevò leggermente il bacino. Tony, allora, insistette, roteando e affondando un poco il dito. Ormai era eccitato pure lui e quando Fabio allungò la mano e gli impugnò il cazzo duro, l’istinto predatore del maschio riprese il sopravvento, annullando ogni considerazione, ogni resistenza.
“Vuoi che te lo metto?”, sibilò Tony con la gola secca.
“Sì… per favore…”, lo pregò l’altro, puntando in su il bacino in un’oscena, quanto struggente offerta di se stesso.
Tony gli si posizionò velocemente dietro, in ginocchio, e infilatogli i pollici nello spacco del culo, gli aprì le chiappe, come aveva visto fare una volta a una donna in un film porno. Adocchiò le grinze rugose del buchetto roseo, che boccheggiava quasi ad invitarlo, e si sentì torcere lo stomaco, consapevole che qualcosa di irreparabile stava per compiersi.
D’impulso ci puntò sopra la punta del cazzo e spinse dentro. Il glande, sbavato e scivoloso, affondò subito oltre lo sfintere, accolto da un gemito soffocato. Ringalluzzito dalla facilità di quella prima vittoria, Tony diede un altro affondo; ma stavolta la resistenza fu maggiore e lui si sentì quasi strappare via la pelle del cazzo, trattenuta indietro dalla strettezza del pertugio.
Per fortuna, il sudore funse in qualche modo da lubrificante e il suo trivello avanzò a poco a poco, facendogli scoprire il lancinante piacere di quella faticosa penetrazione.
“Cazzo, che stretto! – ansimò d’un tratto – Mi si sta sbucciando l’uccello…”
Fabio gli rispose con un gemito e dimenando leggermente il bacino per facilitare a sé la dilatazione e a lui l’avanzata.
“Ti faccio male?”, gli chiese Tony premuroso.
“No… un po’… - rispose Fabio con voce rotta – Ma adesso passa… Non preoccuparti… Continua… Non fermarti…”
Ma non c’era bisogno che glielo dicesse lui: anche volendo, Tony non sarebbe riuscito a sottrarsi all’impulso animalesco di sopraffazione che lo pressava, fibrillandogli in ogni molecola del corpo, impulso reso ancora più selvaggio dalla consapevolezza che stava inculando un uomo, che stava imponendo ad un altro uomo la sua superiorità sessuale!
Ormai il suo cazzo era dentro per oltre la metà. Sto inculando un uomo!...Lo sto violentando… lo sto stuprando!...
Si chinò, allora, in avanti, abbrancò Fabio, passandogli le braccia attorno al petto, e col bacino diede un colpo deciso, affondandogli interamente nel culo fino alle palle. Il giovane urlò e si dimenò nella stretta, ma lui lo tenne saldamente.
“Sei mio… - grugnì – Ti sto stuprando, frocio rottinculo… Sono io il maschio adesso… Sono io il padrone!”, e accompagnava ognuna di queste parole con feroci colpi di bacino, che facevano sguaiolare Fabio di dolore, misto però ad un sempre più rilevante piacere.
“Ti piace il mio cazzo, vero, puttana? – continuò Tony – Dillo, dillo che ti piace il cazzo del tuo padrone… Dillo, stronza puttana!”
“Sì… - gemette Fabio, ed era sincero – Mi piace il cazzo del mio padrone…”
“E il tuo padrone te lo ficca tutto in questo culo di merda! E’ così che lo vuoi il cazzo del tuo padrone, vero, frocio?”
“Sì… E’ così che lo voglio, padrone…”
“Sì… A voi froci piace farvi sbattere il culo dai maschi, non è vero?”
”Sì…”, gemette Fabio, ormai travolto anche lui dalla libidine.
Era la prima volta che gli succedeva di essere preso da un ragazzo così eroticamente
selvaggio e la cosa lo mandava fuori di testa. D’impulso, allungò indietro le braccia, abbrancò Tony per le natiche sudate e se lo premette contro ancora più forte.
“Ah, è così che lo vuoi, troia puttana! – ghignò quello, mordicchiandogli con foga la nuca – Te lo stai godendo, vero? Te lo stai godendo il cazzo del tuo maschio!... Te lo senti nel culo? Senti, senti come si muove… lo tiro fuori e te lo sbatto dentro… lo ritiro fuori e te lo risbatto dentro… Senti come si muove bene nel tuo culo rotto… Ah!”, e con queste parole, prese a pompare, assaporando nell’intimo la sua superiorità di Maschio proletario… che si fotteva nel culo un borghese di merda!
Il ritmo di vogata fu lento all’inizio e a tutto cazzo, inteso a gustare appieno il piacere fisico che gli derivava dal fatto di scopare in un buco così diverso dalla figa, stretto, caldissimo… senza l’impaccio di preservativi, senza patemi anticoncezionali…
Ma poi cominciò a sentire una vibrazione particolare in fondo alle palle, una vibrazione che gli si irradiò lungo tutta la canna del cazzo, e l’urgenza dell’orgasmo prese il sopravvento. Il suo ritmo si fece allora più frenetico, la sua stretta attorno al torace di Fabio più convulsa.
“Vengo, troia puttana… - ansimò Tony – Ti sborro nel culo, cazzo… Ti sborro nella
pancia! Eccola, puttana, eccola… Ohhh… Ohhh… Ohhh…”, e concluse la sua corsa forsennata con uno, due, tre affondi violenti in ognuno dei quali un corposo getto di sborra schizzava fuori con uno scatto del suo nerchio congestionato.
Fabio ne sentì le contrazioni all’interno dello sfintere e un grande languore lo prese, una voglia di unirsi all’orgasmo dell’amico, ma non si mosse, quasi timoroso di rompere la magia di quel momento, in cui non erano soltanto i loro corpi a congiungersi.
Tony raddrizzò il dorso, puntellandosi con le mani alle spalle di Fabio. Tremava tutto.
“Ti ho inculato, cazzo!... – ansimò – Ti ho inculato, figlio di puttana!”
Poi estrasse lentamente l’uccello e se lo guardò a lungo… Era tutto arrossato, sporco di sborra e di muco anale. Ci si passò sopra la mano per pulirlo, quindi si distese sulla schiena a fianco dell’amico, ancora a quattro zampe, e lo fissò con gli occhi stralunati.
Fabio allungò la mano per carezzarlo sulla guancia, ma lui gli agguantò il polso con forza.
“Ti ho inculato!”, ripeté, come a cercarne conferma.
“Sei stato grande.”, gli disse Fabio con un caldo sorriso.
A quelle parole, Tony emise un lungo sibilo liberatorio e si rilassò, chiudendo gli occhi e poggiandosi il dorso della mano sulla fronte sudata. Fabio stette un pezzo a contemplarlo: lo trovava ancora più bello, ancora più seducente, nell’abbandono spossato che segue l’orgasmo. Infine si distese pure lui, si prese in mano l’uccello e
iniziò a masturbarsi. Tony se ne accorse e aprì gli occhi a guardarlo. Poi si girò sul fianco e si puntellò sul gomito, passandogli l’avambraccio sotto la nuca.
“Sì, dai, fatti una sega, - mormorò dolcemente – voglio vederti venire.”, e con l’altra mano prese a carezzargli lievemente la coscia.
Fabio rabbrividì e gemette a quel contatto. Tony continuò a carezzarlo, fino a sfiorargli le palle con la punta delle dita. Per un po’ ci giocò, poi la mano risalì verso la base del cazzo… scalzò via quella di Fabio e le si sostituì nell’impresa.
“Voglio fartelo io… - mormorò – Voglio farti venire io…”
Era la prima volta che impugnava l’uccello di un uomo; pensava che gli avrebbe fatto senso, ma non era così: gli dava anzi come una sorta di euforia… specialmente la consapevolezza che il piacere dell’altro dipendeva adesso da lui…
Fissando il cazzo che stringeva in mano, Tony continuò a pompare energicamente, mentre Fabio gli si dimenava accanto sguaiolando… Finché sentì l’organo irrigidirsi nella stretta delle sue dita e vide l’amico contrarsi in tutto il corpo e affrettare il respiro, dando nel contempo dei colpi secchi di bacino. Allora accelerò il ritmo e un attimo dopo uno schizzo violento lo raggiunse sulla guancia, caldo e appiccicoso, seguito da altri più deboli, che dilagarono sul petto e sulla pancia di Fabio, fino a infradiciargli il folto cespuglio del pube.
Tony continuò a pompare con la mano adesso bagnata, mentre Fabio si abbandonava esausto e ansimante. Allora sorrise, gli depose un bacio leggero sulla fronte e si distese al suo fianco. Giacquero un pezzo, esausti, sporchi di sesso e di lussuria, senza pulirsi, senza parlare, ad occhi chiusi, ma vigili entrambi, quasi sgomenti ora all’enormità di quanto era successo.
Fabio fu il primo a riscuotersi. Si tirò a sedere.
“Diamoci una ripulita, - fece - poi preparo qualche panino…”
Tony si alzò e andò a controllare l’orologio in tasca ai pantaloni.
“Cazzo! – esclamò – Sono le due passate! No, devo scappare… farò la doccia a casa… - e prese a rivestirsi in fretta – Dovevamo vederci a mezzogiorno… La mia ragazza mi uccide!”
Fabio lo guardò con un’ombra di rimpianto negli occhi. Era già finita… Ma, del resto, cosa doveva aspettarsi? Recuperò i suoi slippini ingrommati di sborra ormai asciutta e se li infilò. Poi seguì l’altro che, raccolti i suoi giornali, correva difilato verso la porta d’ingresso.
Prima di aprire, Tony si voltò. Gli tese la mano e Fabio gliela strinse, sentendo un’ondata di calore corrergli per tutto il braccio.
“Senti, - gli disse Tony, con la voce che tradiva un certo imbarazzo – scusami per le cose cattive che ti ho detto… Non le pensavo veramente, sai? Era solo per gioco e… e anche un modo per… Era la prima volta che … che lo facevo con un ragazzo, capisci?”
“Sì, - mormorò Fabio, stringendogli ancora forte la mano – non preoccuparti, non mi sono offeso… era per gioco, lo so…”
“In realtà, - proseguì Tony – sono stato davvero bene qui con te… Ti ringrazio, davvero… di tutto.”
Fabio sorrise e gli lasciò la mano.
“Passerai ancora da queste parti?”, e indicò il pacchetto dei giornali.
“Non è escluso… Devo andare… Scusami…”, e aprì il portone e uscì, chiudendoselo alle spalle.
Fabio si sentì come ingoiare in un abisso gelido. Si sentì senza forze e si appoggiò con la fronte al portone chiuso, incapace di muoversi, perfino di pensare.
Tony si allontanò una decina di metri per la strada deserta e assolata, poi si bloccò, incapace di comprendere e di reprimere il senso di vuoto che improvvisamente gli si era aperto dentro, nel petto. Si voltò a guardare il portone chiuso e gli parve che il suo malessere si acuisse… Scrollò la testa e proseguì, ma si bloccò ancora dopo alcuni passi.
Sono stato davvero bene qui con te… Risentì le sue stesse parole e si voltò di nuovo a guardare il portone. Quand’è l’ultima volta che sono stato così bene?, si chiese. L’ultima volta?... Mai!!! Mai gli era successo di stare così bene con qualcuno!... di sentirsi così tranquillo, così gratificato, così… desiderato! Ho voglia di farti un pompino… Cristo!… Mai nessuno lo aveva pregato con tanto struggente desiderio… Mai nessuno lo aveva fatto sentire così importante… Ma cosa gli stava succedendo? Cazzo, Roberta mi sta aspettando, sarà furibonda… Affrettò il passo… Roberta? Tornò a fermarsi… Ma cosa vuole quella da me? Cosa vogliono tutti da me? Guardò i giornali che teneva in mano…
“Ma vaffanculo!”, esclamò.
Li gettò in un cassonetto parcheggiato a lato della strada e tornò indietro di corsa. Bussò col pugno al portone chiuso, quasi fosse consapevole che l’altro era ancora lì. Il portone si aprì subito.
“Sei tornato…”, mormorò Fabio, illuminandosi in volto di una gioia talmente incontenibile, che Tony se ne sentì avvampare.
Entrò e richiuse il portone, appoggiandovisi con le spalle.
“A che ora hai detto che tornano i tuoi?”, farfugliò senza fiato, più per l’emozione che per la corsa.
“Restano a cena fuori… Non prima di mezzanotte.”, rispose Fabio.
“Ok, allora abbiamo un po’ di tempo per noi.”, disse Tony e gli pizzicò lievemente un capezzolo.
“E la tua ragazza?...”
“Ma chi se ne frega! – sbuffò Tony con una spallucciata - Andiamo in camera tua, dai…”
“Sì, padrone.”, scherzò Fabio.
“Cretino!”, ghignò Tony, allungandogli una pacca sulla natica.
Si fissarono a lungo negli occhi… avevano tante cose da dirsi, adesso! Poi Fabio lo prese per mano.
“Vieni”, mormorò dolcemente e lo condusse verso le scale.

FINE
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