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Michela una vita da sottomessa Atto 12


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
29.06.2025    |    2.082    |    3 9.4
"” Le lacrime mi rigano il viso, un misto di vergogna e amore, ogni buco sfondato, ogni anello, ogni umiliazione un sigillo della mia devozione..."
Il sole milanese del pomeriggio si riflette sulle finestre dell’ufficio, frammenti di luce che danzano sul parquet lucido, scaldando l’aria impregnata di carta, inchiostro e caffè amaro. Il mio corpo è un mosaico di sensazioni, un tempio di piacere e dolore che pulsa al ritmo del plug anale da 10 cm, un peso d’acciaio che mi dilata il culo, il ronzio della gemma blu che vibra incessante, un tormento che si intreccia a un godimento selvaggio. Ogni passo è un’esplosione, il ticchettio dei miei tacchi da 12 cm che echeggia, la microgonna nera – una striscia di tessuto che a malapena copre le cosce – che si solleva, lasciando intravedere gli anelli d’acciaio alle grandi labbra che tintinnano come campanelli osceni. La canotta corta, scollata sotto le ascelle, espone il mio seno prosperoso, i capezzoli forati che premono contro il tessuto, scintillando sotto la luce al neon il tatuaggio “SLAVE” che pulsava sul mio pube, e gli anelli d’acciaio che tintinnavano sulle mie grandi labbra.
L’odore del mio muschio intimo si mescola alla lavanda che porto sulla pelle, un aroma che urla la mia lussuria, un’ombra che mi segue ovunque.
Sabrina irrompe nell’ufficio, il suo profumo di rosa che taglia l’aria come una lama. I suoi tacchi battono sul pavimento, un ritmo che mi fa rabbrividire, e il suo sorriso malizioso mi inchioda. “Michela, Daniela ti vuole,” dice, la voce carica di complicità. “E preparati: mi ha detto di un viaggio in Thailandia, dieci giorni tra Phuket e Khao Lak, solo voi due.” Il cuore mi salta in gola, un misto di paura ed eccitazione che mi accende la pelle. “Ha detto di comprare costumi e abiti da sera,” aggiunge, ridendo. “Qualcosa che ti faccia sembrare la puttana che sei.” Le sue parole mi trafiggono, la mia fica che pulsa, un calore umido che mi bagna le cosce, impregnando le calze nere da reggicalze. “Grazie, Sabrina,” balbetto, il plug che vibra, un ronzio che si sincronizza con il mio battito. Esco, il corridoio che odora di cera per pavimenti, ogni passo un’esplosione di vergogna e desiderio, diretta verso l’ufficio di Daniela, il mio santuario di sottomissione.
L’ufficio di Daniela è un tempio di potere: pareti di mogano che brillano sotto luci soffuse, tende rosse che filtrano il sole, un odore di cuoio e sandalo che mi soffoca, un’aura che mi fa tremare. Lei è seduta sulla poltrona di pelle nera, il tailleur nero che esalta le sue curve, la gonna corta che lascia intravedere la sua fica, la catenella al clitoride che oscilla come un pendente osceno. I suoi occhi scuri mi trafiggono, un sorriso sadico che mi fa pulsare. “Puttana, oggi andiamo a fare compere per la Thailandia,” dice, la voce che vibra di comando. “Voglio costumi che non coprano nulla, abiti da sera che gridino chi sei. Ogni occhio ti desidererà e ti giudicherà.” Le sue parole sono un fuoco che mi brucia la pelle, la mia fica che gocciola, un liquido caldo che cola lungo le cosce. “Sì, Padrona,” sussurro, la voce tremante, il cuore che martella. L’idea di essere esposta in un luogo esotico, sotto il sole tropicale, mi terrorizza e mi eccita, un desiderio perverso che mi consuma.
Saliamo sul taxi dell’egiziano, l’odore di benzina e sudore che mi brucia le narici, i sedili di cuoio consunto che scricchiolano sotto il mio culo nudo. Daniela mi ordina di alzare la gonna, il tessuto che fruscia, rivelando gli anelli che tintinnano e il plug che lampeggia, un faro blu che annuncia la mia sottomissione. L’egiziano mi fissa nello specchietto, i suoi occhi scuri che brillano di desiderio, la sua mano che si muove sul pacco, un respiro pesante che riempie l’abitacolo. Daniela mi accarezza la coscia, le sue unghie che graffiano leggermente, un tintinnio degli anelli che mi strappa un gemito. “Sarai la mia troia perfetta in Thailandia,” sussurra, il suo profumo di sandalo che mi avvolge come una catena. La mia fica pulsa, un liquido che bagna il sedile, un’umiliazione che mi eccita, il ronzio del plug che si mescola al ruggito del motore.
La prima boutique è un’esplosione di lusso: specchi ovunque che riflettono la mia immagine oscena, l’odore di cuoio nuovo e profumo costoso che mi inebria, una musica elettronica che pulsa come il mio cuore. Daniela cerca costumi, ma nulla soddisfa il suo desiderio di oscenità. La commessa, una ragazza con capelli castani e un’aria timida, ci guarda con occhi spalancati, il suo profumo di vaniglia che si scontra con il mio muschio. Daniela chiede copricostumi, e la ragazza ci porge quattro teli leggeri: bianco, giallo, nero a rete, azzurro. “Provali, puttana,” ordina Daniela. Entro nel camerino, l’odore di tessuto sintetico che mi pizzica le narici, lo spazio angusto che amplifica il ronzio del plug. Mi spoglio, la gonna e la canotta che scivolano via, lasciandomi nuda, gli anelli che brillano, il plug che vibra. Indosso il copricostume bianco, una rete trasparente che lascia i capezzoli forati in evidenza, gli anelli alle grandi labbra che tintinnano, il plug che lampeggia. Esco, il pavimento freddo che mi morde i piedi, e cammino per il negozio, sculettando come ordinato, il ticchettio dei tacchi che echeggia, gli occhi della commessa e dei clienti che mi trafiggono, sussurri che mi umiliano, la mia fica che gocciola, un piacere che mi consuma.
Il copricostume nero a rete è il più osceno, una trama larga che espone ogni dettaglio, il ronzio del plug che riempie il silenzio del negozio. Daniela si avvicina, il suo profumo di sandalo che mi soffoca, e mi bacia, la sua lingua che invade la mia bocca, un sapore di menta e potere che mi inebria. Le sue dita afferrano gli anelli ai capezzoli, tirandoli con forza, un pizzicore che mi strappa un urlo: “A-ahhh!” Poi passa agli anelli alle grandi labbra, un dolore che mi squarcia, la mia fica che si apre, un liquido caldo che cola, un orgasmo che mi travolge: “Siiiiiii, sto venendo!” Il mio corpo trema, le gambe che cedono, il ronzio del plug che amplifica ogni sensazione, i clienti che ci fissano, l’odore del mio muschio che si diffonde, un’umiliazione che mi rende viva. Daniela chiede abiti da sera, e la commessa, il viso arrossato, ci mostra due opzioni: un vestito nero lungo con spacchi che arrivano sopra l’anca e una scollatura che scende all’ombelico; un altro corto, con una scollatura posteriore che rivela le chiappe, due spaghetti laterali che lasciano il seno quasi nudo.
Provo il vestito lungo, il tessuto leggero che fruscia come un sussurro, gli spacchi che mostrano gli anelli, il plug che vibra, un’esibizione che mi fa arrossire. Cammino per il negozio, il pavimento che scricchiola, ogni passo un tintinnio, gli occhi dei presenti che mi divorano. Daniela, soddisfatta, paga, il tintinnio delle monete che si mescola al mio battito. “Ci mancano i costumi,” dice, il suo sguardo che brilla. “Andiamo in un sexy shop.”
Il taxi ci porta al sexy shop, il campanello che suona, lo scatto della serratura che echeggia, un brivido che mi corre lungo la schiena. L’interno è un antro di trasgressione: l’odore di lattice e lubrificante che mi stordisce, una musica elettronica che pulsa come il ronzio del plug, scaffali di sex toys e film porno che attirano sguardi famelici. Il proprietario, un uomo sui 50 anni con un sorriso furbetto, emana un odore di tabacco e sudore dalla camicia sgualcita. Daniela chiede costumi che non coprano nulla, e lui ci guida in fondo al negozio, il pavimento appiccicoso sotto i miei tacchi. Ci mostra tre opzioni: un costume intero con strisce minuscole per i capezzoli e la fica, tenute da lacci sottilissimi che lasciano il culo esposto; un due pezzi ridotto, con pezzi di tessuto che non coprono nulla; un terzo trasparente, una rete che rende tutto visibile. “Provali, puttana,” ordina Daniela.
Mi spoglio nel corridoio tra le vetrinette, sotto gli occhi degli uomini, l’odore di sudore e testosterone che mi inonda. Indosso il costume intero, le strisce che allargano le grandi labbra, gli anelli che escono, il plug che vibra, un ronzio che echeggia. Gli uomini si avvicinano, il loro respiro pesante che mi soffoca, la bava alla bocca. Daniela si spoglia, il suo profumo di sandalo che mi avvolge, e prova il costume trasparente, il suo corpo perfetto esposto, il plug rosso che scintilla, la catenella al clitoride che oscilla. Il proprietario, con un sorriso lascivo, dice: “Una seconda vi starebbe meglio, ma così non copre nulla.” Daniela lo fissa, gli occhi che brillano: “Esattamente ciò che voglio.”
Daniela mi ordina di piegarmi a 90 gradi, il costume che si tende, il plug che vibra, la gemma blu che lampeggia come un faro osceno. Gli uomini si avvicinano, il loro odore di sudore e maschio che mi travolge, un’energia selvaggia che mi fa tremare. Daniela afferra il plug, lo estrae con un pop umido che echeggia, un dolore acuto che mi squarcia, un urlo che mi sfugge: “Aaaah!” Il mio culo si contrae, un vuoto che brama, ma lei lo reinfila con forza, ripetendo il gesto tre volte, ogni inserimento un tormento che mi dilata, un gemito che mi sfugge: “Siiiiiii!” Il ronzio riprende, il mio buco devastato, un abisso che accoglie ogni invasione. Gli uomini applaudono, i loro fischi che mi trafiggono, l’odore del mio muschio che si diffonde, un’umiliazione che mi devasta ma mi rende viva. Daniela mi bacia di nuovo, la sua lingua che danza con la mia, un sapore di menta e dominio che mi inebria, il suo profumo di sandalo che mi soffoca, un calore che mi avvolge come una carezza crudele. Le sue mani scivolano sugli anelli alle grandi labbra, tirandole, un dolore che mi squarcia, la mia fica che si apre, un liquido caldo che cola, un orgasmo che mi travolge: “Siiiiiii, Padrona, sto venendo!” Il mio corpo si contorce, le gambe che cedono, il ronzio del plug che amplifica ogni sensazione, il negozio che si dissolve, restano solo i suoi occhi, il suo profumo, il suo potere.
Mi inginocchio, il pavimento appiccicoso che mi gela le ginocchia, e lecco la sua fica attraverso il costume trasparente, il sapore del suo muschio che mi riempie, un’umiliazione che mi consuma, il mio cuore che batte per lei. Gli uomini ci guardano, i loro respiri pesanti, l’odore di sudore e desiderio che mi soffoca, ma io sono persa in Daniela, la mia Padrona, la mia divinità. Ogni lappata è un atto di devozione, il suono umido della mia lingua che echeggia, il ronzio del plug che vibra, un’orchestra di lussuria che mi avvolge. Daniela geme, un urlo che squarcia l’aria: “Siiiiiii!” Il suo orgasmo mi bagna il viso, un liquido caldo che cola, un sapore che mi inebria, il mio corpo che trema, schiava del suo piacere. Mi alzo, il plug che vibra, gli anelli che tintinnano, il mio corpo devastato ma vivo, il mio cuore che esplode di orgoglio. Daniela mi guarda, il suo sorriso che mi scalda l’anima: “In Thailandia sarai la mia troia perfetta.” Le lacrime mi rigano il viso, un misto di vergogna e amore, ogni buco sfondato, ogni anello, ogni umiliazione un sigillo della mia devozione. Esco dal negozio, il mondo che mi guarda, e io cammino a testa alta, la schiava di Daniela, pronta a brillare nel suo abisso, il mio cuore che vibra per lei, marchiata per sempre nell’anima.

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