bdsm
Michela una vita da sottomessa Atto 15


01.07.2025 |
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"Toglie il plug con un gesto deciso, un pop che echeggia, e si lancia su di me, il suo cazzo che entra nella mia fica, poi nel culo, ma i miei buchi sono troppo aperti, un abisso che lo..."
La luce del mattino si infiltra attraverso le tende del bungalow, un raggio caldo che mi pizzica gli occhi mentre li apro, il corpo ancora pesante dalla notte di lussuria. L’odore di salsedine e frangipane si mescola al muschio che emana dalla mia pelle sudata, un ricordo delle mani e dei corpi che mi hanno devastata. Daniela, già sveglia, mi ordina di alzarmi, la sua voce un comando che mi fa rabbrividire. Facciamo una doccia veloce, l’acqua fresca che scivola sulla mia pelle, il sapone al cocco che mi avvolge, un sollievo momentaneo dal fuoco che mi brucia dentro. Rimettiamo i plug al loro posto, il pop umido che echeggia, un peso che mi dilata, il ronzio che vibra come un battito segreto. Indosso una canotta oscenamente corta, un velo di tessuto nero che lascia in vista il tatuaggio sulla mia fica: una diavolessa sdraiata sul pube, la scritta SLAVE in lettere gotiche che urla la mia sottomissione. Gli anelli ai capezzoli spingono contro la stoffa, scintillando, mentre quelli alle grandi labbra tintinnano a ogni passo, un suono che attira gli sguardi. Daniela, accanto a me, indossa una canotta simile, il suo profumo di sandalo che mi soffoca, un faro di dominio che mi tiene incatenata.Usciamo dal bungalow, il sentiero di sabbia che scricchiola sotto i piedi, l’odore di caffè e pane tostato che ci guida verso la colazione. Nel ristorante all’aperto, il sapore del mango fresco mi esplode in bocca, dolce e succoso, mentre il caffè amaro mi pizzica la lingua. Omar ci aspetta fuori, seduto sul cofano di un’auto, il suo odore di sudore e salsedine che mi travolge. I suoi occhi ci divorano, un sorriso malizioso: “Così vestite siete due magnifiche troie. Ma in città, non allontanatevi da me se non volete essere violentate.” Il suo tono è un misto di avvertimento e desiderio, e il mio cuore salta, un brivido che mi accende la fica. Saliamo in macchina, Daniela davanti accanto a Omar, io sul sedile posteriore, le gambe spalancate tra i sedili, la mia fica aperta in mostra, gli anelli che danzano, il plug che vibra, visibile e osceno. La canotta è sollevata, il culo nudo sul sedile di similpelle bollente, un calore che mi brucia la pelle, il ronzio del plug che si mescola al rombo del motore.La strada per la città è dissestata, piena di buche che fanno sobbalzare l’auto, ogni scossone un tormento. Il plug si sposta dentro di me, un peso che preme sempre più in profondità, un dolore che si trasforma in piacere, la barretta al clitoride che sfrega senza sosta, un fuoco che mi fa gemere: “A-ahhh!” Daniela si gira, i suoi occhi che brillano, e io, con la voce spezzata, dico: “Ogni buca… è un tormento… il plug… la barretta…” Il mio clitoride è gonfio, teso, come se volesse esplodere. Omar, sentendo le mie parole, sembra prendere le buche di proposito, un sorriso sadico sulle labbra. Non resisto più, il piacere mi travolge, un orgasmo fragoroso che mi fa urlare: “Siiiiiii!” Squirto, un liquido caldo che bagna il sedile, l’odore del mio muschio che riempie l’auto, un battesimo osceno che fa ridere Daniela. Arriviamo in città, e Omar chiede: “Dove volete andare?” Daniela risponde: “Vogliamo comprare regalini per le nostre amiche a casa.”Scendiamo, la strada affollata di bancarelle, l’odore di spezie, pesce fritto e sudore che mi stordisce. Camminiamo, i nostri culi in vista, il ronzio del plug che echeggia nei miei passi. Mani sconosciute mi palpano, dita audaci che sfiorano le chiappe, poi la fica, un’invasione che mi fa arrossire, il cuore che martella. Anche Daniela è circondata, mani che la toccano, un coro di respiri pesanti che ci avvolge. Omar ci prende sottobraccio, il suo tocco fermo che mi calma, e ci rifugiamo in un negozio di abbigliamento. L’odore di cotone e incenso mi accoglie, ma il negoziante ci guarda, un sorriso che sa di rimprovero: “Così vestite, sarete sempre un oggetto di desiderio.” Girovaghiamo, ma nulla cattura la fantasia di Daniela. Il proprietario ci suggerisce di uscire dal retro e chiamare un tuk-tuk, il rombo del motore che ci chiama, l’odore di benzina che mi pizzica le narici.Saliamo sul tuk-tuk, il sedile di plastica che scricchiola sotto il mio culo nudo, e Omar propone: “Volete mangiare del pesce?” Daniela annuisce: “Sì, con un vinello bianco ghiacciato.” Ci porta da suo cugino, un ristorante sotto un pergolato, l’odore di pesce alla griglia e limone che mi fa venire l’acquolina. Ci sediamo, il legno ruvido che sfrega contro la mia pelle, il sapore del vino freddo che mi rinfresca la gola, un contrasto con il calore del sole. Tra le battute piccanti di Omar e gli sguardi insistenti dei presenti, il tempo scorre, l’odore di salsedine e sudore che si mescola al nostro muschio. Omar chiede: “Nel pomeriggio, cosa volete fare?” Daniela, con un sorriso malizioso, risponde: “Un massaggio tailandese, ma piccante. Conosci un posto?” Lui sorride: “La mia amica ha un negozio di massaggi. Vi accontenterà.”Pago il pranzo, come ordinato da Daniela, e lei mi dice, a voce alta: “Chinati, puttana, mostra il culo.” Obbedisco, la canotta che si solleva, il plug che vibra, la mia fica spalancata, gli anelli che tintinnano, il tatuaggio della diavolessa e la scritta SLAVE in bella vista. Il cugino di Omar mi guarda, i suoi occhi che brillano, e la sua mano scivola sulla mia fica, due dita che entrano facilmente, un piacere che mi fa gemere: “Siiiiiii!” L’odore del mio muschio si diffonde, il suono dei suoi movimenti umidi che echeggia, un’esibizione che mi umilia ma mi accende. Saliamo su un altro tuk-tuk, il motore che romba, l’odore di benzina e polvere che mi avvolge, e arriviamo al negozio di massaggi, un piccolo edificio con tende di seta, l’odore di olio di cocco e incenso che mi accoglie.Omar parla con la sua amica in una lingua che non capisco, il suo tono rapido e musicale. Lei ci guarda, un sorriso che promette trasgressione, e ci indica due camerini, le porte aperte come un invito. Facciamo scivolare le canotte a terra, il fruscio del tessuto che echeggia, e ci sdraiamo a pancia sotto sui lettini vicini, l’odore di olio caldo che mi pizzica le narici, il ronzio del plug che vibra contro il lettino. Arrivano due massaggiatrici, Lalita e Calumia, in camici bianchi aperti, i seni abbondanti che dondolano liberi, la pelle color bronzo che brilla sotto le luci soffuse. Lalita, con un viso dolce, si avvicina a Daniela; Calumia, dai lineamenti più duri, a me. Le sue mani iniziano dalle caviglie, un tocco fermo che risale, poi i pugni, una pressione che mi fa gemere, il suono delle sue nocche che scricchiolano. Cammina sulla mia schiena, i suoi piedi che premono, un dolore che si mescola al piacere, l’odore del suo sudore che mi avvolge.Improvvisamente, sento un corpo nudo strusciare sulla mia schiena, il calore della sua pelle, il peso dei suoi seni che sfiorano, poi un manganello duro che preme tra la mia fica e il culo. Calumia è una trans, il suo cazzo che si indurisce, un mostro di oltre 22 cm, spesso e pulsante, che mi fa rabbrividire. Toglie il plug con un gesto deciso, un pop che echeggia, e si lancia su di me, il suo cazzo che entra nella mia fica, poi nel culo, ma i miei buchi sono troppo aperti, un abisso che lo inghiotte senza resistenza. Frustrata, infila entrambe le mani, una nella fica, una nel culo, un fisting doppio che mi devasta. Le sue dita si aprono, un dolore acuto che mi strappa un urlo: “Aaaah!” La mia fica squirta, un getto caldo che bagna il lettino, l’odore di muschio che si diffonde, un orgasmo che mi travolge, il mio corpo che trema. Non si ferma, le sue mani che si muovono in un ritmo feroce, le dita che roteano, un altro squirt che mi fa urlare: “Siiiiiii!” Il liquido cola, un lago che riflette le luci, il mio culo che si tende, un fuoco che mi consuma. Un terzo orgasmo mi colpisce, un’esplosione che mi fa perdere i sensi, un urlo che squarcia la stanza: “Siiiiiii, cazzo!” La mia fica pulsa, ogni getto un’esplosione, il pavimento che si inzuppa, l’odore di muschio che soffoca l’aria, il mio corpo che si contorce, un tempio di lussuria devastato dal piacere. Ogni squirt è un’offerta, un liquido caldo che bagna il lettino, le mie cosce, il pavimento, un lago che testimonia la mia sottomissione, il tatuaggio della diavolessa e la scritta SLAVE che brillano sotto la luce, un marchio che urla il mio destino.Lalita si avvicina, offrendo la sua fica alla mia bocca, il sapore salato che mi inebria, la mia lingua che scava, le sue dita che entrano, un gemito che le sfugge. Daniela, su un altro lettino, prende il cazzo di Calumia in bocca, il suono umido del suo pompino che echeggia, poi fista il suo culo, un ritmo che la fa urlare. Lalita si sdraia, invitando Daniela a un 69, le loro lingue che danzano, l’odore di muschio che riempie la stanza. Daniela geme, la sua fica che squirta sotto la lingua di Lalita, un liquido caldo che bagna il lettino, un primo orgasmo che la fa tremare: “Siiiiiii!” Il suo corpo si inarca, le sue cosce che tremano, un getto che schizza, un lago che si forma sotto di lei, l’odore di muschio e sudore che si mescola all’incenso. Lalita non si ferma, la sua lingua che scava, le sue dita che entrano, un secondo squirt che esplode, un urlo che si unisce al mio: “Siiiiiii, cazzo!” Il liquido cola, bagnando il pavimento, un altro orgasmo che la travolge, il suo corpo che si contorce, un terzo squirt che schizza, un’esplosione che la fa urlare, l’odore di muschio che soffoca l’aria, un coro di lussuria che ci unisce. Calumia, ripresasi, mi incula, il suo cazzo che mi riempie, un ritmo che mi fa tremare, un quarto orgasmo che mi colpisce, un urlo che squarcia la stanza: “Siiiiiii!” Il mio squirt si mescola a quello di Daniela, un lago che riflette le luci, l’odore di muschio e sudore che ci avvolge, un tempio di piacere consacrato al nostro abbandono.
Ci alziamo, spossate, le canotte che tornano a coprire i nostri corpi devastati, il ronzio dei plug che riprende, un peso che mi dilata. Usciamo dal negozio di massaggi, l’odore di olio e muschio che ci segue, e la padrona ci saluta in un inglese stentato: “Quando volete, siamo qui, pronte per ogni vostro desiderio.” Ci indica una doccia, l’acqua fresca che lava via il sudore, il sapone al cocco che mi avvolge. Due inservienti ci asciugano, i loro occhi che si spalancano vedendo il mio tatuaggio della diavolessa e la scritta SLAVE, gli anelli che tintinnano. Una mi guarda, poi si rivolge a Daniela: “È la tua slave, vero?” Daniela annuisce, un sorriso sadico: “Sì.” Riprendiamo un tuk-tuk, il rombo del motore che mi culla, l’odore di benzina e polvere che mi pizzica le narici, e torniamo dal cugino di Omar per la cena. Cammino a gambe larghe, il mio corpo ancora devastato dal fisting di Calumia, l’odore del mio muschio che si diffonde, attirando gli sguardi. Nel ristorante, mi siedo su una sdraio, la canotta che si solleva, il plug che vibra, la mia fica spalancata, gli anelli che danzano, il tatuaggio in mostra. Omar mi guarda, ridendo: “È proprio distrutta. Stasera volevo portarvi in un localino particolare.” Daniela risponde, calma: “Si riprenderà. Sul tardi ci andiamo.” La cena è a base di riso speziato, il sapore che mi brucia la lingua, l’odore di pesce e citronella che mi avvolge. Ci sediamo sotto il pergolato, gustando un rum locale, il sapore dolce e alcolico che mi scalda la gola, il suono delle onde che si mescola al brusio dei commensali. Daniela mi guarda, i suoi occhi che mi inchiodano, il suo profumo di sandalo che mi soffoca, un comando silenzioso che mi fa tremare. Sono la sua schiava, pronta a brillare nel suo abisso, il mio corpo devastato, il mio cuore marchiato per sempre, ogni passo un’offerta, ogni orgasmo un inno alla mia sottomissione.
#damabiancaesib
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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