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UN RAGAZZO IN VACANZA


di RedTales
21.08.2019    |    33.420    |    7 9.8
"Un qualcosa di diverso da quello che provava quando papà lo scopava..."
Francesco era proprio contento. Era andato in quel bar con la speranza di rimorchiare qualcuno da scoparsi ma non aveva proprio sperato di trovare un ragazzo. E che ragazzo!
“E cosa ti piace fare?”
“Un po’ di tutto. Mi piace quando l’altro prende l’iniziativa e mi fa fare… Io mi lascio fare...”
Quell’uomo lo intrigava. In quel posto c’era andato nella speranza di trovarne uno maturo e ci era riuscito quasi subito. Si, era andata bene e sembrava anche il tipo giusto.
“A te?”
“Mi piace fare il maschio” e lo sottolineò con una risatina “fare un po’ quello che mi viene. Guardare, toccare, scopare… mi piace decidere cosa fare. Come dire… mi piace stare sopra...”
aggiunse mentre pensò: “meglio vedere subito fin dove arriva il ragazzo. Certo che un bocconcino così non è che si trova tutti i giorni.”
“Si, va bene. E’ quello che cercavo. E poi mi piacciono quelli grandi.”
“Beh! Allora lo hai trovato. Sono quasi uno e novanta.”
“Si, ma anche grandi d’età. Preferisco gli uomini maturi. Diciamo dalla quarantina in su. Anche oltre i cinquanta.”
“Quindi li cerchi proprio grandi. Non ti interessano più giovani?”
“No. Vanno troppo di fretta. Non hanno mai iniziativa. A loro basta un bocchino o se va bene una scopata di corsa e via. Io cerco qualcosa in più…”
“Mh! Quindi vuoi di più e cosa esattamente?”
“Non so, essere al centro dell’attenzione. Dei preliminari… sentire le mani che mi toccano dappertutto… giocare… farmi fare un po’ di tutto… magari sentirti parlare… Insomma, cose così.”
“Ok. Diciamo che hai trovato l’uomo giusto. Ma ci vai spesso in quel bar?
“Qualche volta, quando papà allenta la corda.”
“Ti tiene sotto controllo?”
“Si, è geloso. Gelosissimo. Non mi lascia mai uscire, neanche adesso che siamo in vacanza. Mi vuole tutto per lui.”
Francesco rimase un po’ incerto in quanto gli pareva di capire che quel ragazzo se la facesse con suo padre.
“Ma te la fai con tuo papà?”
“Si, da un poco.”
“E quando ha cominciato? Ma quanti anni hai?” chiese guardandolo meglio e osservando le braccia minute, il viso liscio e le gambe completamente senza peli e forse gli sembrò più giovane di quanto aveva pensato e iniziò a preoccuparsi.
“Quasi venti.”
“Ah… bene!” esclamò tranquillizzato.
“Ma non è stato lui a cominciare, sono stato io. Un tre anni fa e ho tanto trafficato fin che me lo sono fatto. All’inizio ero felice, poi è diventato geloso. Uno strazio. Phil di qua, Phil di la. Dove vai. Con chi vai, Quando torni. Due palle.”
“Insomma ti vuole tutto per se.”
“Si, ma a me piace anche cambiare ogni tanto.”
“E oggi pomeriggio ti ha lasciato andare?”
“Non lo sa. E’ dovuto tornare a casa per lavoro e rientra domani. Così oggi… faccio quel cazzo che voglio. A mamma non interessa.”
“Chiaramente la mamma non sa di te e papà.”
“Chiaramente.”
“Ecco, siamo arrivati, abito in questa villetta. Tranquilla. Vivo da solo. E’ la classica casetta delle vacanze.”
“Eccoci qua. Bevi qualcosa?”
“Qualcosa di fresco.”
“Cosa preferisci, acqua, Coca, aranciata, birretta...”
“Coca va bene.”
Andò in cucina e ritornò con la bottiglia e due bicchieri.
Come il ragazzo si mise a bere, lui iniziò a spogliarsi.
Filippo rimase immobile a fissarlo. Non si aspettava un inizio così rapido ma fu curioso di scoprire come fosse fatto. Nonostante fosse più vicino ai cinquanta che ai quaranta aveva un bel fisico: asciutto e tonico. Lo osservò con attenzione notando come braccia e gambe fossero moderatamente muscolose e come la pancia fosse piatta. Quasi dappertutto era ricoperto da una rada peluria nera che si infittiva sul petto e sul basso addome per diventare folta su gambe e braccia. E dedicò la giusta attenzione anche al pene che gli apparve subito ben proporzionato con tutto il resto e quindi di generose dimensioni.
Comunque ci mise poco e rimase completamente nudo mentre l’altro, dopo averlo ben squadrato, appoggiò il bicchiere e lo imitò.
Anche Filippo fu veloce perché, sfilate le scarpe e la maglietta, sotto i i corti pantaloncini non portava niente.
Anche l’uomo lo squadrò con attenzione notando il fisico esile e magro con una leggera abbronzatura che si intuiva per il leggero colore più chiaro della parte che stava sotto il costume.
Era completamente depilato e la pelle appariva liscia.
“Cazzo che fisico! Ma ti depili?”
“Si, a papà non piace il pelo. Anche mamma è tutta depilata, anche lì.”
Allungò una mano su una spalla e iniziò ad accarezzarlo.
“Mh! Sei proprio morbido e liscio. Ma ti metti la crema?”
“Si.”
“Vieni, sediamoci e finiamo di bere, così mi racconti cosa ti fa papà.”
Francesco si sedette sul grande divano e gli fece cenno di appoggiarsi con la schiena su di lui. Ubbidì.
E, mentre le grandi mani dell’uomo iniziarono ad accarezzarlo iniziò: “mi fa un po’ di tutto. Ma poi dipende dal tempo che abbiamo. Se è di fretta gli basta una sveltina ma se siamo sicuri che la mamma non c’è allora gli piace proprio giocare con me e mi fa di tutto. E’ così che mi piace.”
“Ma di tutto cosa?” insistette continuando a far scorrere le mani dappertutto.
“Per esempio lo devo leccare tutto, dai piedi fino alla fronte, piano piano, senza saltare neanche un centimetro. Oppure si mette la Nutella dove vuole e io lo pulisco sempre con la lingua. Altre volte mi lega i polsi e mi tiene prigioniero o mi fa camminare a quattro zampe.”
“E ti piace?”
“Si, tutto. Tanto. E’ questo che cerco e che i ragazzi giovani non sanno mai darmi.”
“E ti strizza i capezzoli o le palle?” continuò a chiedere mentre con la mano gli serrò i testicoli.
“Si, a volte me li lega con delle corde o mi mette delle mollette sui capezzoli e me li tira.”
“Per questo li hai così belli grossi.” lo interruppe stringendo anche forte la presa mentre Filippo si lasciò scappare un soffocato lamento per la fitta.
“E come sei a pompini?”
“Bene, li faccio benissimo.”
“E te lo infili tutto dentro?”
“Ci provo ma a volte mi viene la nausea...”
“Proveremo. E il culo? Ti sento bello aperto” riprese dopo avergli infilato un dito con facilità dentro.
“Si, lo prendo da sempre. Da quando ho cominciato lo ho sempre preso.”
“E ti piace? Ci godi?”
“Si mi piace, ma non da orgasmo.”
“Quindi scopate solo quando mamma è via.”
“No, a volte se ha tanta voglia e mamma è in casa dice che deve uscire e io gli chiedo di darmi un passaggio e andiamo in un posto tranquillo e gli faccio un pompino.”
“E papà ti masturba?”
“Quasi mai...”
“E quanti anni ha papà?”
“Cinquantatré...”
“Bene, proprio bene. Sai che sei proprio il ragazzetto ideale per una tranquilla scopata di metà luglio?”. Rise e Filippo sorrise girando la testa verso di lui.
“E papà ti fa anche vestire da donna?” proseguì facendo scorrere la mano sul pisello del ragazzo che ormai era completamente duro.
“Spesso, con le cose della mamma. Mamma ha certe cosette intime...” sussurrò con una vocina maliziosa.
“Bene, qualche cosetta ce l’ho anch’io. Vieni, andiamo sopra. Ti sei già eccitato. Ti tira proprio bene. Non vedo l’ora di assaggiarti.” concluse smettendo di armeggiare con il suo sesso.
Gli fece strada nella camera al piano di sopra e dopo aver acceso il clima aprì un armadio e, prese dal cassetto un paio di autoreggenti gliele allungò. Filippo le indossò mentre l’uomo armeggiò ancora in un altro cassetto.
“Perfetto, così sei perfetto” esclamò vedendolo con le gambe coperte fin quasi all’inguine.
Lo invitò quindi ad allungare le mani: “mettiamo queste” disse riferendosi a delle polsiere con velcro che gli bloccarono le mani.
“Adesso ti senti meglio? Pronto a soddisfare le mie voglie?”
Il ragazzo sorrise allungandogli uno sguardo complice e si fece trascinare in un angolo della stanza dove, dal soffitto, penzolava una grossa corda che, dopo averla agganciata ai suoi polsi, tirò lentamente fino a farlo restare con le braccia protese verso l’alto.
“Adesso sei tutto mio. Posso farti proprio quello che voglio” gongolò soddisfatto accarezzandogli il culo a lungo.
Infine presa una benda nera, gli coprì gli occhi e concluse la preparazione bloccandogli anche le gambe con una cavigliera. prima di sedersi davanti a lui per iniziare a toccarlo dappertutto. Le mani si spostarono dal collo all’inguine per godere di quella pelle liscia, indugiarono sui capezzoli fino a farli diventare dure. Li assaggiò anche tra le labbra e li morsicò con decisione facendolo tremare per il dolore. Ovviamente baciò e leccò un pochino dappertutto quel delizioso bocconcino che ormai fremeva e, alla fine, si concentrò sul sesso che successivamente si infilò in bocca. Se lo lavorò con lenti e abili movimenti continuando a sentire quel corpo immobilizzato fremere e cercare quasi di sottrarsi a quel trattamento che continuò a lungo.
“Ti piace?”
“Tanto” sussurrò Filippo smettendo per un attimo di ansimare mentre Francesco continuava ad accarezzarlo con la mano e facendo scorrere la bocca in su e in giù sentiva pulsare quel caldo salsicciotto che stringeva con forza.
Anche se all’inizio il ragazzo aveva cercato di trattenere i mugolii di piacere ormai non ci riusciva più ed esprimeva in modo inequivocabile che stava godendo e che lo stava portando dritto dritto verso l’orgasmo che, puntualmente, arrivò dopo un’altra manciata di minuti. Francesco continuò anche dopo i primi schizzi e perseverò ancora e ancora nonostante il ragazzo avesse iniziato a supplicarlo, prima piano ma poi a gran voce di fermarsi, di smettere perché non riusciva più a sopportare tutte quelle scariche di piacere che stavano continuando ad avvolgerlo.
E nonostante cercasse di agitarsi con tutto il corpo per sottrarsi a quello stillicidio l’uomo continuò a lungo finché non lo vide letteralmente lasciarsi andare a peso morto, sorretto solo dai polsi che lo tenevano appeso.
Fu solo a quel punto che si alzò, gli scoprì gli occhi e mettendosi con il viso proprio davanti al suo gli disse: “guarda cosa mi hai fatto” riferendosi alla faccia che era ricoperta del suo sperma un po’ dappertutto.
“Muoviti, pulisci, leccalo tutto.”
Pur senza fiato e non avendo mai assaggiato il suo sapore, iniziò a leccare, ripulendo ogni centimetro del viso.
Lo lasciò fare fin che non si sentì a posto quindi gli schiacciò le labbra contro le sue e gli sparò in bocca la lingua coinvolgendolo in un lunghissimo e appassionato bacio al sapore di sesso.
“Piaciuto Phil?”
Fece di si con la testa.
“Ti senti abbastanza usato?”
Annuì ancora.
“Adesso voglio godere anch’io. Ormai mi tira di brutto, vedi?”
Abbassò la testa e osservò un grosso cazzo duro, perfettamente perpendicolare al corpo e con un’ enorme cappella violacea protesa verso la sua pancia.
“Ormai non vedo l’ora di spingertelo tutto nel culo. Hai proprio un bel culetto.” aggiunse avendo ripreso ad accarezzarglielo e dopo avergli spinto dentro a fatica il medio.
“Ahi! E’ asciutto, bagnalo un po’.”
Quindi, pensando al cazzo provò a dire, quasi preoccupato per quello che sarebbe successo poco dopo: “è tanto grosso. Hai il lubrificante?”
“No, se vuoi puoi fare con la tua saliva.”
A quella risposta la preoccupazione si fece concreta.
“Ma mi farà male.”
“Allora dovrai leccarlo per bene...”
Si spostò, allentò la corda in modo che potesse piegarsi ed arrivare su di lui e gli ritornò vicino.
“Dai, comincia che ho proprio voglia di sbattertelo dentro. Mi piace il tuo buchetto, nonostante il papà che te lo sfonda di continuo sembra proprio stretto.”
Non se lo fece ripetere, si abbassò e iniziò a leccare e umettare a più non posso quel imponente bastone.
Lo lasciò fare traendone un deciso piacere per parecchi minuti prima di riprendere la sedia e sedercisi sopra a gambe larghe. Lo afferrò per i fianchi e, verificato che aveva corda a sufficienza, gli tolse la cavigliera e gli ordinò di sedersi su di lui.
“Sei stato bravo con la bocca, meriti un aiutino.” E, prima che si sedesse, sputò alcune volte sulla mano e gli lubrificò il solco tra le chiappe e il buchetto.
A quel punto se lo sistemò nel modo migliore afferrandolo per le gambe che allargò e gettò oltre le proprie e, individuata la posizione della fessura, lo fece appoggiare sopra.
“Ecco, sei messo bene, adesso inculati, fammi vedere come lo sai prendere tutto.”
Filippo che si teneva sollevato solo con le braccia sentì la cappella nel punto giusto e, lentamente allentò la presa lasciandosi scendere ma quasi con millimetrica precisione. Percepì la punta allargarlo e cercare di vincere la resistenza dello sfintere e si abbassò ancora fino ad appoggiarsi completamente. Provò qualche movimento e poi se ne uscì con un: “mi fa male. Non entra. E’ troppo grosso.”
“Spingi di più. Lasciati andare, vedrai che lo prendi tutto.”
I muscoli tesissimi delle braccia si allentarono ancora un pochino ma quell’affare non voleva saperne di entrare.
In fondo quello del suo papà aveva dimensioni nella media e gli altri che aveva preso, forse una decina in tutto, non erano mai stati così… generosi in quanto a dimensioni.
“No, non entra, è troppo grosso.”
Dopo avergli ordinato di tirarsi su Francesco sputò copiosamente sulle dita e le passò nuovamente dentro e tutto attorno al buchetto per poi farlo scendere nuovamente.
Ma questa volta, appena lo sentì centrarsi nel posto giusto diede un deciso colpo in avanti con il bacino e, come per magia, unitamente ad un urlo del ragazzo, la cappella si inabissò completamente dentro.
Filippo provò a tirarsi su ma lui lo bloccò per i fianchi in modo che non potesse liberarsi.
“Ah! Mi fa male. Che male. Spostati, lasciami. Devo tirarlo fuori. Mi fa male.”
“Aspetta, dura un attimo e poi passa. Ormai ti ho preso e non ti lascio.”
“Dai, tiralo fuori, mi fa male” quasi piagnucolò ignorato.
Però era vero, la fitta che aveva sentito era sparita e ormai la sensazione era solo di un’ingombrante presenza dentro. Un qualcosa di diverso da quello che provava quando papà lo scopava. Papà lo sentiva ma con questo la percezione era decisamente migliore. Si sentiva proprio allargare ma soprattutto si sentiva… riempito.
“Prova a scendere, fallo entrare di più.”
Le braccia con i muscoli ormai tesi allo spasmo e doloranti per la forza che dovevano fare per sorreggerlo si abbassarono di poco, poi ancora un pochino.
“Di più non entra. Lo sento sbattere in fondo. Basta così”.
“Ma se è mezzo fuori.”
“Ti dico che non va di più.”
“Passato il male?”
Con una certa esitazione balbettò un incerto si.
E a quel punto Francesco se ne uscì con un: “soffri il solletico?” e, prima che potesse mettere a fuoco cosa voleva dire, lo pizzicò con decisione su entrambi i fianchi. La sorpresa gli fece perdere di colpo la forza delle braccia e in un attimo si sentì cadere in basso e si ritrovò completamente impalato.
Lanciò un urlo deciso, più per lo stupore di cosa era successo che per il reale fastidio. Lo aveva preso tutto ed era completamente appoggiato con il culo sulle gambe dell’uomo.
“Ci voleva tanto? Visto che potevi infilarlo tutto.”
Filippo fece alcuni respiri profondi come per sottolineare che era fatta.
“Passato? Tutto bene. Adesso ti piace?”
“Mi sembra di essere pieno. E’ così lungo e così grosso...”
“Adesso metti bene i piedi sulle mie gambe... Si, così. Appoggiali bene... Perfetto. Adesso comincia a muoverti sulle gambe e scopati da solo. Io ti do il ritmo.”
E, afferrato bene per i fianchi cominciò a spingerlo in alto.
Prima quasi con cautela per accertarsi che la cosa non gli facesse ancora male ma poi sempre con più disinvoltura iniziò una gran bella scopata.
Dopo un po’ Francesco iniziò ad assecondare il suo ritmo anche con dei movimenti del bacino, come per farlo affondare il più possibile ma stando ben attento a non uscire da quella calda e ora umida fessura.
“Che cavalcata! Sei proprio una meraviglia. Mi piace scopare con te. E che pelle. Sembri una di quelle troiette che si vedono solo nei video. Dio che culo.”
L’uomo continuò a parlare a lungo mentre il suo giovane amante se ne stava zitto, muovendosi incessantemente e intento a godersi quel qualcosa che era più forte di tutto quello che aveva provato. Forse perché stava durando molto a lungo quando il papà se la “sbrigava” in una manciata di minuti o per quella posizione in cui si sentiva veramente riempire fin dentro la pancia ogni volta che i loro corpi si attaccavano o semplicemente per l’esperienza di Francesco che sembrava davvero un amante ideale ma gli sembrava quasi di poter arrivare all’orgasmo così.
Dopo un buon quarto d’ora di quello sbattimento tutti e due erano imperlati di sudore che continuava a sgocciolare dal corpo del ragazzo per lo sforzo nonostante il clima acceso e, finalmente, all’ansimare di Filippo si aggiunse l’altro che ormai era vicino al traguardo.
Smise di parlare per godersi quegli istanti e dopo una serie di grugniti sempre più sordi e ravvicinati, alla fine emise un suono strozzato che si fermò praticamente in gola a coronamento di un’eiaculazione che era stata prolungata ed abbondante.
Quasi subito lo fermò, stringendolo a sé e facendolo restare tutto dentro e lasciò passare alcuni minuti in cui respirò in fretta.
“Grande! Una scopata veramente grande! Sei mitico. Davvero! Ne scopo diversi ma tu sei davvero perfetto. Hai un culo d’oro.”
Dicendo questo si impossessò nuovamente del pisello del ragazzo che per il piacere provato durante la sodomizzazione era nuovamente durissimo e lo maneggiò con forza, scappellandolo ripetutamente e continuando fino a che non lo sentì venire.
A quel punto spostò indietro la sedia e si tirò fuori dall’altro corpo che rimase, appeso per le braccia, immobile davanti a lui.
“Guarda come coli! La senti scendere sulle cosce? Oggi ne ho fatta tanta.”
Dal buchetto che continuava ancora a pulsare per il gravoso compito che aveva appena affrontato uscivano, quasi ritmicamente, dei fiotti di sperma che unti ad altri umori e forse alla saliva, scendevano lungo le cosce del ragazzo. Aspettò che finisse di sgocciolare e quindi si alzò e gli passò una mano sulle gambe cercando di raccogliere più crema possibile e poi, girandogli intorno, la pose davanti alla sua faccia.
“Lecca, pulisci bene. Questa è roba mia.”
La linguetta iniziò a scorrere sul palmo e tra le dita, quasi avida di quel nettare e si fermò solo quando non ne restò più.
“Bravo. Sei proprio bravo.”
Un attimo dopo era libero, senza più polsiere.
“Vieni, sdraiati un po’ qui.”
Francesco si era steso sul lettone e lo chiamò vicino a se. Rimasero a riposarsi chiacchierando della scopata e di cosa avrebbero fatto ancora ma, almeno per quella volta, non fecero altro e, dopo una doccia ristoratrice fatta assieme, lo riaccompagnò in centro.
Si scambiarono il telefonino certi di ritrovarsi nei prossimi giorni.
“Quando papà non c’è chiama che passo a prenderti...”
“Si, forse anche domani se andiamo in spiaggia con la mamma… dico che vado a fare una passeggiata sull’arenile e appena non mi vedono più...”
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